Teatro
romano
ricostruzione del Teatro
Marcello di Roma
Una
parte determinante sulla formazione degli spettacoli e del gusto letterario romano ebbero
gli spettacoli ellenistici e italioti (ilarotragedia,
magodia,
mimo, atellana,
flaci) e quelli
romano-italici (flescenni, satura),
Gli spettacoli pantomimici o decisamente non letterari . Le linee storiche essenziali
offerte in questo paragrafo vanno integrate da particolareggiate esposizioni svolte circa
i generi letterari in testi consigliati nella bibliografia, particolarmente nell'Enciclopedia
dello spettacolo, Roma, 1954, Editore Le Maschere, alle voci commedia,
satiresco dramma,
tragedia, togata,
tabernaria, palliata,
pretesta, mimo, pantomimo,
venazioni, ludi, naumachia,
galleggiante spettacolo,
pirrica.
La tipologia degli edifici per spettacoli � particolarmente varia
a Roma: teatro, anfiteatro,
circo, naumachia,
odeon, stadio,
nonch� cavea.
1.
Storia della messa in scena e
organizzazione degli spettacoli
Fonti: tali soni innanzitutto i
lavori drammatici integri (commedie: 20 di Plauto, 6 di Terenzio, il Querolus;
tragedie: 9 di Seneca. L'Octavia); quindi il passo di Livio sui
pi� antichi spettacoli. Il Imo volume del De Architectura di
Vitruvio e il IV dell'Onomastikon di Giulio Polluce (II sec. d.
C.) elencanti scenari e maschere teatrali, gli scolli plautini e
terenziani di Elio Donato (circa 350 d.C.), specie i commenti a Terenzio.
Preziosi sono anche i documenti archeologici e iconografici: gli edifici
per spettacoli conservatisi, le rappresentazioni vascolari italiote, le
pitture parietali etrusche e pompeiane, i mosaici e sarcofaghi con scene
di spettacoli, le statuette e le maschere teatrali di marmo, bronzo,
terracotta, le miniature dei codici medievali di Terenzio, le quali
riflettono l'iconografia dell'et� imperiale.
2.
Le origini
Il carattere etrusco di molti
istituti della repubblica romana arcaica (V-VI sec. a. C.) � comune anche
alle forme pi� antiche di spettacolo: i fescennini, scenette popolari
eseguite durante le feste del raccolto, eventi che fanno datare la stoia
del teatro romano. Danze eseguite da uomini e dove con accompagnamento di tibiae
e citharae sono raffigurate in molte
tombe etrusche come parti degli spettacoli funebri (tombe Del
Triclinium, Delle Leonesse, Dei Leopardi, Di Giustiniani, Delle Bighe
a Tarquinia). Dall'Etruria vennero anche la lotta, il pancrazio,
la corsa delle bighe. Con gli spettacoli giunsero a Roma gli attori (istriones)
e con personaggi mascherati cole il Phersu (Tomba di Pulcinella) o Charun,
un demone col martello (Tomba dell'Oreo e Francois a Vulci)
assunto poi a modello per il servo incaricato della rimozione dei cadaveri
dall'anfiteatro.
Etrusco
era anche l'uso di tribune per gli spettatori di riguardo (Tomba delle
Bighe). Alle danze etrusche, ai fescennini erano collegati i bozzetti
drammaturgici che col nome di satura passarono dalle campagne nelle
citt�. Dagli osci della Campania che avevano assimilato la cultura greca,
i romani derivarono le fabulae atellane Oschi ancora in et� tarda,
esemplati sui fliaci italioti che dedicati a temi mitologici e alla
vita quotidiana, erano recitati su un palcoscenico di tavole poste su
pali, spesso collegate mediante scaletta con lo spazio antistante:
L'orchestra di un teatro,l'arena di un circo, un mercato o la piazza
davanti a un tempio. Vi era una parete di fondo, talvolta con finestra,
colonne, porta con tettoia. Colonne laterali sostenevano un soffitto. Fu
questo il nucleo primitivo del palcoscenico romano basso, che anche in
epoca tarda ebbe spesso la scaletta sulla fronte. Le maschere provinciali
dell'atellana (Pappus, Dossenus, Bucco) compaiono nel Vaso di
Leningrado, nella raffigurazione farsesca della contesa per il tripode
di Deifi, in cui Erode, Apollo e Jolao sono assimilati rispetto a Dossenus,
Maccus e Bucco. Secondo Livio l'atellana veniva recitata da liberi
cittadini e non dagli attori professionisti che erano schiavi. L'inizio
degli spettacoli osci, talora recitati da attori campani, si situa intorno
al 300 a. C. a Roma. In quello stesso periodo Ritone di Siracusa crea l'ilarotragedia,
imotata da Plauto nell'Amphitruo, da lui definito
"tragicommedia".
Da
principio non esistevano edifici particolari per gli spettacoli, tranne il
Circo Massimo realizzato da Tarquinio Prisco nel VI secolo a. C.
Posti
per gli spettatori non esistevano ancora: i carceres
e la spina erano
dati da barriere di legno o da funi. Nel circo, oltre le gare ippiche, si
davano anche i ludi romani e i ludi scenici.
Nel
mondo romano il teatro raggiunse una stabilit� di forme architettoniche
assai tardi, cominciando ad apparire stabilmente quale complemento degli
edifici pubblici nei fori e nei centri delle citt� pi� importanti, solo
nel corso del I secolo a. C.
E'
nel 75 a. C. che si costruisce il piccolo teatro in pietra di Pompei che
in realt� � un odeon. A differenza del teatro greco, quello
romano , costruito in pietra, sorreggeva la sua cavea inclinata con un
poderoso e complesso sistema di costruzioni radiali ed inclinate, che
formavano, con lo sviluppo perimetrale delle loro pareti esterne, un
percipuo organismo architettonico a pi� ordini sovrapposti, costruendo
uno spazio chiuso isolato da ogni contatto visivo con la realt� esterna,
ove valessero i soli aspetti illusionistici della finzione scenica. Con
una struttura di questo genere � stato possibile agli architetti romani
disporre un complesso sistema di scale, corridoi coperti, passaggi voltati
e porte di accesso alle gradinate (vomitatoia),
per organizzare meglio l'afflusso e il deflusso delle molte migliaia di
spettatori che il teatro conteneva, poich� in Grecia, a differenza che a
Roma, gli spettatori dovevano riversarsi nella orchestra e poi uscire
attraverso le paradoi
(passaggi tra il pubblico e la cavea) con notevoli ingorghi di
traffico. Caratteristica importante � che mentre nel teatro greco lo
spazio per gli spettatori aveva una struttura che si prolungava per alcuni
metri oltre la met� della circonferenza, nei teatri romani il posto per
il pubblico non oltrepassava il semicerchio e il circolo orchestrale
veniva ridotto a mezza circonferenza. Per difendersi dal sole e dalla
pioggia, un grande telone (velarium)
o una tettoia ricoprivano il complesso.
pianta e sezione del Teatro Marcello di Roma
3. Il
Teatro Marcello a Roma, in parte conservato perch�
incorporato nel '500 nel Palazzo Savelli Orsini � il primo grande teatro
edificato nella Roma repubblicana. Costruito fra il 23 e il 13 a. C.,
rappresenta il prototipo di questi organismi architettonici. La cavea �
sostenuta da una struttura radiale in cotto. il paramento esterno in
blocchi di pietra squadrata, presenta la caratteristica sovrapposizione
degli ordini dell'architettura romana: al piano inferiore il tuscanico
(senza base), al quale succedono lo jonico e
il corinzio. Sulla struttura struttura
archivoltata, preferita dai romani, sono applicati gli ordini
architettonici con funzione di scansione ritmica delle superfici, le quali
in una successione costante e degradante della curva, moltiplicano il
motivo di base e creano un insieme di grande effetto.
Gli anfiteatri,
sconosciuti nel mondo greco, sono organismi arcitettonici prettamente
romani. L'etimologia del termine significa <<doppio teatro>>;
infatti la pianta ellittica e le file di sedili sopraelevate fanno
presumere che l'anfiteatro pu� essere considerato un edificio che deriva
dalla fusione di due teatri a scene contrapposte, con cavea continua
attorno all'arena, per battaglie navali (naumachie).
Uno
dei pi� antichi teatri in muratura � quello di Pompei (80 a. C.)
costruito in parte sul pendio di un colle, alla maniera dei teatri greci.
I primi edifici interamente autonomi risalgono all'et� claudia del primo
secolo dell'impero. Fra questi sono da ricordare l'anfiteatro di Verona
(50 d. C.) e quello di Pola (I sec. d. C.). Nell'et� flavia ne esistevano
nelle diverse citt� dell'impero oltre ottanta, ma il pi� grande di tutti
fu costruito a Roma e ancora oggi si pu� ammirare la sua imponente
rovina.
Anfiteatro Flavio, detto il Colosseo a Roma
4. Il
Colosseo, o Anfiteatro Flavio, fu innalzato da Vespasiano
verso il 75 d. C. e inaugurato da Tito nell'80. La pianta ellittica
misurava 188 metri sull'asse maggiore e 156 metri su quello minore.
L'altezza complessiva superava i 48 metri. Oltre 50.000 spettatori
potevano trovare posto nella sua cavea parzialmente occupata da un
velario, sostenuto da un ingegnoso sistema di tiranti. Particolare
menzione merita il sistema distributivo, che organizza l'afflusso e il
deflusso degli spettatori attraverso molti vomitatoria, che dalla
cavea portano a numerosi corridoi anulari ricavati fra i muri radiali che
sostengono la cavea stessa.
sezione del Colosseo
6.
I romani a teatro
Dal punto di vista dell'atteggiamento dei romani a teatro notiamo
profonde differenze rispetto a quello greco: lo spettacolo romano nacque
in un primo tempo con chiari scopi di lucro e trov� nella figura del conduct�r
(una sorta di impresario) il perno amministrativo ed organizzativo cui
facevano capo sia gli autori che gli attori. In un secondo tempo fu lo
stato stesso ad accollarsi complessivamente la "gestione" delle
attivit� teatrali e furono quindi gli edili ad assumersene globalmente il
carico economico.
Segu�, quindi, la costruzione di edifici fastosi e
colossali, specchi fedeli di ostentazione formale e, nonostante che
la grande massa degli spettatori privilegiasse i giochi del circo, dove
avvenivano massacri di uomini e bestie, anche le rappresentazioni teatrali
erano molto seguite. Lo spettatore medio era scarsamente educato ad
apprezzare la spiritualit� della tragedia greca e preferiva, quindi, la
commedia. Polluce, nel suo Onomasticon ci d� una ricca descrizione
di maschere, relative soprattutto al teatro greco, ma comprensive anche
dei tipi della commedia nuova e riferibili, quindi, alle corrispondenti
imitazioni romane. Le maschere paiono ben delineate da tipici
caratteristici somatici orientati in senso caricaturale. Anche il costume,
decisamente tipicizzato a seconda del sesso e del ruolo, aveva il compito
primario di aiutare il pubblico a riconoscere rapidamente i personaggi. I
vecchi vestivano in bianco, il rosso caratterizzava i giovani, i parassiti
venivano condannati al grigio, mentre le cortigiane vibravano nel calore
dell'ocra. Per quanto riguarda le calzature, per la tragedia si us� il coturno
e per la commedia il socco.
A parte questa parentesi nella quale tuttavia non cessarono di
esistere spettacoli estremamente sanguinosi, la situazione degener� a tal
punto che, alla nascita del Sacro Romano Impero, la nuova religione
ingaggi� una lotta senza tregua contro la spettacolarizzazione della
brutalit� e contro la lussuria degli spettacoli mimici, da associare lo
stesso esercizio dell'arte scenica al demoniaco, tanto che ne decret� la
fine.
7.
Confronto fra gli ordini architettonici greci e romani
Le colonne greche erano costruite
a rocchi sovrapposti e le
scanalature, ricavate in opera, mentre le colonne romane spesso erano
monoliti non scanalati, perch� costituite con marmi venati o granito.
I greci sovrapponevano gli ordini
soltanto all'interno del templi, per sostenere le travi dei tetti e negli sto�
(portici a due piani). In Roma gli ordini architettonici, divenuti
elementi decorativi, furono generalmente sovrapposti come per esempio nel Colosseo,
nel Teatro Marcello ecc. L'architettura greca us� gli ordini
dorico, jonico e corinzio, i romani aggiunsero l'ordine
tuscanico, di derivazione etrusca e il composito.
Nell'ordine dorico, poco usato, i romani aggiunsero la base, variando l'abaco e
l'echino, mentre
al posto dei mutuli, nella cornice usano
talvolta delle dentellature. Le colonne sono generalmente lisce.
L'architrave anzich� sporgere oltre il filo esterno delle colonne �
sullo stesso piano e i triglifi del fregio sono in asse con la mezzaria
delle colonne, anche quando queste sono d'angolo. Nel dorico greco, le
scanalature dei triglifi sono arrotondante alla sommit�, mentre in quello
romano sono rettangolari. Le differenze nell'ordine jonico consistono
nella base e soprattutto nel capitello, che in Roma ha un raccordo
rettilineo fra le due volute; anche le dimensioni sono diverse: quello
greco � pi� allungato, mentre quello romano si presenta pi� corto e
largo. L'architrave, generalmente liscio in Grecia, viene suddiviso dai
romani in fasce orizzontali sovrapposte e decorate.
L'ordine corinzio, molto usato dai romani e poco dai greci, presenta una
notevole differenza nel capitello. In quello greco le foglie d'acanto, che
circondano la campana del capitello derivano
dall'acanthus spinosus che ha le foglie appuntite, mentre quello
romano derivano dall'acanthus mollis, che termina a punta e con
sezione piatta. Inoltre a Roma, la trabeazione � ricca di motivi
ornamentali scolpiti; nella cornice si trovano dei medaglioni che la
distinguono da quella jonica. L'ordine composito, sconosciuto presso i
greci, appare per la prima volta a Roma nell'Arco di Tito (82 d.C.)
ed ha una trabeazione simile a quella corinzia.
Mentre in Grecia gli ordini architettonici obbediscono a precisi rapporti
modulari, in Roma non esistono regole fisse e il loro uso, generalmente
condizionato alla struttura archivoltata, acquista valore di modulazione
plastica nello spazio.
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