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teatro
Greco
1. Lo spazio scenico
2. Macchine teatrali del teatro greco
3. Temi della letteratura drammatica
4. Ordine dorico
Jonico
Corinzio

Romano
1. Storia della messa in scena e organizzazione degli spettacoli
2. Le origini
3. Il Teatro Marcello
4. Il Colosseo
5. Gli spazi scenici
6. I romani a teatro
7. Confronto fra gli ordini architettonici greci e romani

Medioevo e sacra rappresentazione

Rinascimento
1. Teatri di corte e scena dipinta
2. La scena mutevole
3. Il Rinascimento in Europa

Inghilterra
Francia
Spagna

Barocco
1. La scaena ductilis
2. L'edificio teatrale nell'et� barocca

Neoclassicismo, Romanticismo
1. I teatri meccanici
2. Stanislavskij e la crisi del realismo

Il Novecento
1. I pionieri Appia e Craig
2. Le avanguardie artistiche e gli sviluppi sull'edificio teatrale

cinema
Considerazioni sulla scenografia

televisione

Teatro romano


 

 

 

 

ricostruzione del Teatro Marcello di Roma


Una parte determinante sulla formazione degli spettacoli e del gusto letterario romano ebbero gli spettacoli ellenistici e italioti (ilarotragedia, magodia, mimo, atellana, flaci) e quelli romano-italici (flescenni, satura), Gli spettacoli pantomimici o decisamente non letterari . Le linee storiche essenziali offerte in questo paragrafo vanno integrate da particolareggiate esposizioni svolte circa i generi letterari in testi consigliati nella bibliografia, particolarmente nell'Enciclopedia dello spettacolo, Roma, 1954, Editore Le Maschere, alle voci commedia, satiresco dramma, tragedia, togata, tabernaria, palliata, pretesta, mimo, pantomimo, venazioni, ludi, naumachia, galleggiante spettacolo, pirrica. La tipologia degli edifici per spettacoli � particolarmente varia a Roma: teatro, anfiteatro, circo, naumachia, odeon, stadio, nonch� cavea

1. Storia della messa in scena e organizzazione degli spettacoli
Fonti: tali soni innanzitutto i lavori drammatici integri (commedie: 20 di Plauto, 6 di Terenzio, il Querolus; tragedie: 9 di Seneca. L'Octavia); quindi il passo di Livio sui pi� antichi spettacoli. Il Imo volume del De Architectura di Vitruvio e il IV dell'Onomastikon di Giulio Polluce (II sec. d. C.) elencanti scenari e maschere teatrali, gli scolli plautini e terenziani di Elio Donato (circa 350 d.C.), specie i commenti a Terenzio. Preziosi sono anche i documenti archeologici e iconografici: gli edifici per spettacoli conservatisi, le rappresentazioni vascolari italiote, le pitture parietali etrusche e pompeiane, i mosaici e sarcofaghi con scene di spettacoli, le statuette e le maschere teatrali di marmo, bronzo, terracotta, le miniature dei codici medievali di Terenzio, le quali riflettono l'iconografia dell'et� imperiale.

2. Le origini
Il carattere etrusco di molti istituti della repubblica romana arcaica (V-VI sec. a. C.) � comune anche alle forme pi� antiche di spettacolo: i fescennini, scenette popolari eseguite durante le feste del raccolto, eventi che fanno datare la stoia del teatro romano. Danze eseguite da uomini e dove con accompagnamento di tibiae e citharae sono raffigurate in molte tombe etrusche come parti degli spettacoli funebri (tombe Del Triclinium, Delle Leonesse, Dei Leopardi, Di Giustiniani, Delle Bighe a Tarquinia). Dall'Etruria vennero anche la lotta, il pancrazio, la corsa delle bighe. Con gli spettacoli giunsero a Roma gli attori (istriones) e con personaggi mascherati cole il Phersu (Tomba di Pulcinella) o Charun, un demone col martello (Tomba dell'Oreo e Francois a Vulci) assunto poi a modello per il servo incaricato della rimozione dei cadaveri dall'anfiteatro.
Etrusco era anche l'uso di tribune per gli spettatori di riguardo (Tomba delle Bighe). Alle danze etrusche, ai fescennini erano collegati i bozzetti drammaturgici che col nome di satura passarono dalle campagne nelle citt�. Dagli osci della Campania che avevano assimilato la cultura greca, i romani derivarono le fabulae atellane Oschi ancora in et� tarda, esemplati sui fliaci italioti che dedicati a temi mitologici e alla vita quotidiana, erano recitati su un palcoscenico di tavole poste su pali, spesso collegate mediante scaletta con lo spazio antistante: L'orchestra di un teatro,l'arena di un circo, un mercato o la piazza davanti a un tempio. Vi era una parete di fondo, talvolta con finestra, colonne, porta con tettoia. Colonne laterali sostenevano un soffitto. Fu questo il nucleo primitivo del palcoscenico romano basso, che anche in epoca tarda ebbe spesso la scaletta sulla fronte. Le maschere provinciali dell'atellana (Pappus, Dossenus, Bucco) compaiono nel Vaso di Leningrado, nella raffigurazione farsesca della contesa per il tripode di Deifi, in cui Erode, Apollo e Jolao sono assimilati rispetto a Dossenus, Maccus e Bucco. Secondo Livio l'atellana veniva recitata da liberi cittadini e non dagli attori professionisti che erano schiavi. L'inizio degli spettacoli osci, talora recitati da attori campani, si situa intorno al 300 a. C. a Roma. In quello stesso periodo Ritone di Siracusa crea l'ilarotragedia, imotata da Plauto nell'Amphitruo, da lui definito "tragicommedia".
Da principio non esistevano edifici particolari per gli spettacoli, tranne il Circo Massimo realizzato da Tarquinio Prisco nel VI secolo a. C.
Posti per gli spettatori non esistevano ancora: i carceres e la spina erano dati da barriere di legno o da funi. Nel circo, oltre le gare ippiche, si davano anche i ludi romani e i ludi scenici.
Nel mondo romano il teatro raggiunse una stabilit� di forme architettoniche assai tardi, cominciando ad apparire stabilmente quale complemento degli edifici pubblici nei fori e nei centri delle citt� pi� importanti, solo nel corso del I secolo a. C.
E' nel 75 a. C. che si costruisce il piccolo teatro in pietra di Pompei che in realt� � un odeon. A differenza del teatro greco, quello romano , costruito in pietra, sorreggeva la sua cavea inclinata con un poderoso e complesso sistema di costruzioni radiali ed inclinate, che formavano, con lo sviluppo perimetrale delle loro pareti esterne, un percipuo organismo architettonico a pi� ordini sovrapposti, costruendo uno spazio chiuso isolato da ogni contatto visivo con la realt� esterna, ove valessero i soli aspetti illusionistici della finzione scenica. Con una struttura di questo genere � stato possibile agli architetti romani disporre un complesso sistema di scale, corridoi coperti, passaggi voltati e porte di accesso alle gradinate (vomitatoia), per organizzare meglio l'afflusso e il deflusso delle molte migliaia di spettatori che il teatro conteneva, poich� in Grecia, a differenza che a Roma, gli spettatori dovevano riversarsi nella orchestra e poi uscire attraverso le paradoi (passaggi tra il pubblico e la cavea) con notevoli ingorghi di traffico. Caratteristica importante � che mentre nel teatro greco lo spazio per gli spettatori aveva una struttura che si prolungava per alcuni metri oltre la met� della circonferenza, nei teatri romani il posto per il pubblico non oltrepassava il semicerchio e il circolo orchestrale veniva ridotto a mezza circonferenza. Per difendersi dal sole e dalla pioggia, un grande telone (velarium) o una tettoia ricoprivano il complesso.


pianta e sezione del Teatro Marcello di Roma

 

 

 

 

 

 

3. Il Teatro Marcello a Roma, in parte conservato perch� incorporato nel '500 nel Palazzo Savelli Orsini � il primo grande teatro edificato nella Roma repubblicana. Costruito fra il 23 e il 13 a. C., rappresenta il prototipo di questi organismi architettonici. La cavea � sostenuta da una struttura radiale in cotto. il paramento esterno in blocchi di pietra squadrata, presenta la caratteristica sovrapposizione degli ordini dell'architettura romana: al piano inferiore il tuscanico (senza base), al quale succedono lo jonico e il corinzio. Sulla struttura struttura archivoltata, preferita dai romani, sono applicati gli ordini architettonici con funzione di scansione ritmica delle superfici, le quali in una successione costante e degradante della curva, moltiplicano il motivo di base e creano un insieme di grande effetto.
Gli anfiteatri, sconosciuti nel mondo greco, sono organismi arcitettonici prettamente romani. L'etimologia del termine significa <<doppio teatro>>; infatti la pianta ellittica e le file di sedili sopraelevate fanno presumere che l'anfiteatro pu� essere considerato un edificio che deriva dalla fusione di due teatri a scene contrapposte, con cavea continua attorno all'arena, per battaglie navali (naumachie).
Uno dei pi� antichi teatri in muratura � quello di Pompei (80 a. C.) costruito in parte sul pendio di un colle, alla maniera dei teatri greci. I primi edifici interamente autonomi risalgono all'et� claudia del primo secolo dell'impero. Fra questi sono da ricordare l'anfiteatro di Verona (50 d. C.) e quello di Pola (I sec. d. C.). Nell'et� flavia ne esistevano nelle diverse citt� dell'impero oltre ottanta, ma il pi� grande di tutti fu costruito a Roma e ancora oggi si pu� ammirare la sua imponente rovina.


Anfiteatro Flavio, detto il Colosseo a Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

4. Il Colosseo, o Anfiteatro Flavio, fu innalzato da Vespasiano verso il 75 d. C. e inaugurato da Tito nell'80. La pianta ellittica misurava 188 metri sull'asse maggiore e 156 metri su quello minore. L'altezza complessiva superava i 48 metri. Oltre 50.000 spettatori potevano trovare posto nella sua cavea parzialmente occupata da un velario, sostenuto da un ingegnoso sistema di tiranti. Particolare menzione merita il sistema distributivo, che organizza l'afflusso e il deflusso degli spettatori attraverso molti vomitatoria, che dalla cavea portano a numerosi corridoi anulari ricavati fra i muri radiali che sostengono la cavea stessa.


sezione del Colosseo

 

 

 

 

 

 

6. I romani a teatro
Dal punto di vista dell'atteggiamento dei romani a teatro notiamo profonde differenze rispetto a quello greco: lo spettacolo romano nacque in un primo tempo con chiari scopi di lucro e trov� nella figura del conduct�r (una sorta di impresario) il perno amministrativo ed organizzativo cui facevano capo sia gli autori che gli attori. In un secondo tempo fu lo stato stesso ad accollarsi complessivamente la "gestione" delle attivit� teatrali e furono quindi gli edili ad assumersene globalmente il carico economico.
Segu�, quindi, la costruzione di edifici fastosi e colossali, specchi fedeli di ostentazione formale e, nonostante  che la grande massa degli spettatori privilegiasse i giochi del circo, dove avvenivano massacri di uomini e bestie, anche le rappresentazioni teatrali erano molto seguite. Lo spettatore medio era scarsamente educato ad apprezzare la spiritualit� della tragedia greca e preferiva, quindi, la commedia. Polluce, nel suo Onomasticon ci d� una ricca descrizione di maschere, relative soprattutto al teatro greco, ma comprensive anche dei tipi della commedia nuova e riferibili, quindi, alle corrispondenti imitazioni romane. Le maschere paiono ben delineate da tipici caratteristici somatici orientati in senso caricaturale. Anche il costume, decisamente tipicizzato a seconda del sesso e del ruolo, aveva il compito primario di aiutare il pubblico a riconoscere rapidamente i personaggi. I vecchi vestivano in bianco, il rosso caratterizzava i giovani, i parassiti venivano condannati al grigio, mentre le cortigiane vibravano nel calore dell'ocra. Per quanto riguarda le calzature, per la tragedia si us� il coturno e per la commedia il socco. A parte questa parentesi nella quale tuttavia non cessarono di esistere spettacoli estremamente sanguinosi, la situazione degener� a tal punto che, alla nascita del Sacro Romano Impero, la nuova religione ingaggi� una lotta senza tregua contro la spettacolarizzazione della brutalit� e contro la lussuria degli spettacoli mimici, da associare lo stesso esercizio dell'arte scenica al demoniaco, tanto che ne decret� la fine.

7. Confronto fra gli ordini architettonici greci e romani
Le colonne greche erano costruite a rocchi sovrapposti e le scanalature, ricavate in opera, mentre le colonne romane spesso erano monoliti non scanalati, perch� costituite con marmi venati o granito.
I greci sovrapponevano gli ordini soltanto all'interno del templi, per sostenere le travi dei tetti e negli sto� (portici a due piani). In Roma gli ordini architettonici, divenuti elementi decorativi, furono generalmente sovrapposti come per esempio nel Colosseo, nel Teatro Marcello ecc. L'architettura greca us� gli ordini dorico, jonico e corinzio, i romani aggiunsero l'ordine tuscanico, di derivazione etrusca e il composito. Nell'ordine dorico, poco usato, i romani aggiunsero la base, variando l'abaco e l'echino, mentre al posto dei mutuli, nella cornice usano talvolta delle dentellature. Le colonne sono generalmente lisce. L'architrave anzich� sporgere oltre il filo esterno delle colonne � sullo stesso piano e i triglifi del fregio sono in asse con la mezzaria delle colonne, anche quando queste sono d'angolo. Nel dorico greco, le scanalature dei triglifi sono arrotondante alla sommit�, mentre in quello romano sono rettangolari. Le differenze nell'ordine jonico consistono nella base e soprattutto nel capitello, che in Roma ha un raccordo rettilineo fra le due volute; anche le dimensioni sono diverse: quello greco � pi� allungato, mentre quello romano si presenta pi� corto e largo. L'architrave, generalmente liscio in Grecia, viene suddiviso dai romani in fasce orizzontali sovrapposte e decorate.
L'ordine corinzio, molto usato dai romani e poco dai greci, presenta una notevole differenza nel capitello. In quello greco le foglie d'acanto, che circondano la campana del capitello derivano dall'acanthus spinosus che ha le foglie appuntite, mentre quello romano derivano dall'acanthus mollis, che termina a punta e con sezione piatta. Inoltre a Roma, la trabeazione � ricca di motivi ornamentali scolpiti; nella cornice si trovano dei medaglioni che la distinguono da quella jonica. L'ordine composito, sconosciuto presso i greci, appare per la prima volta a Roma nell'Arco di Tito (82 d.C.) ed ha una trabeazione simile a quella corinzia.
Mentre in Grecia gli ordini architettonici obbediscono a precisi rapporti modulari, in Roma non esistono regole fisse e il loro uso, generalmente condizionato alla struttura archivoltata, acquista valore di modulazione plastica nello spazio.

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