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2.Ultima frontiera: la scenografia virtuale e la modellazione in 3D
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televisione

 

Testata di Rai 3. scenografia realizzata da Euroscena di Roma, sito ufficiale: http://www.euroscena.com

 

 

 

 

Scriveva Leandro Castellani, nel 1970, in Come si fabbrica un programma TV:

"In Italia le trasmissioni televisive hanno circa venti anni di vita. Difatti � solo nel 1949 che dal "Centro di produzione" della R.A.I.-TV di Torino, furono irradiate le prime trasmissioni sperimentali, cio� di prova, mentre le trasmissioni regolari iniziarono qualche anno pi� tardi, nell'autunno del 1953.
Ma la storia della televisione � molto pi� antica, pensate, � antica quanto la storia del cinema, ha pi� di cento anni. Solo che, mentre il cinema mosse abbastanza speditamente i primi passi e divenne adulto in una ventina di anni, la televisione continu� a balbettare per un bel pezzo. (...)
Innanzitutto la parola "televisione" � composta da due parole che vengono dal greco e che significano "lontano e visione". Se consultate il vostro dizionario troverete una definizione di questo genere: trasmissione a distanza, per via elettrica, di immagini in movimento.
Come fa un'immagine ad essere trasmessa a distanza? (...) Innanzi tutto, c'� una stazione di partenza ed una stazione di arrivo. La stazione di partenza si chiama "trasmittente" e di solito si trova nello stesso luogo (o "centro di produzione televisiva") dove viene fabbricato lo spettacolo televisivo: si tratta di un sistema di apparecchiature che forniscono un'"immagine". La stazione di arrivo � il "televisore" di casa vostra, che vi d� ancora un'"immagine". Eppure se vi affacciate alla finestra non vedrete mai delle immagini viaggiare per aria, cos� come non sentirete viaggiare per aria i suoni della radio. Quelle che viaggiano per aria, come anche nel caso del telegrafo e della radio, sono semplicemente delle onde di natura elettrica. Per trasmettere un'immagine � quindi necessario che essa si formi in immagine dentro al nostro televisore. (...)
Ebbene, ogni immagine televisiva (cio� ogni immagine colta dall'"obbiettivo" di una telecamera) si proietta sulla superficie pi� larga di uno strumento a forma pi� o meno di cono, che si chiama "tubo catodico" (o, con parola inglese, "image-orthicon), contenuto nella telecamera stessa.
Possiamo immaginarci la superficie del "tubo catodico da ripresa" come se fosse una griglia, una rete composta da quadratini fittissimi: quindi su di essa l'immagine verr� scomposta in un minutissimo mosaico di quadratini, cio� di "punti" pi� o meno luminosi. Dentro il tubo, un fascio di piccolissime cariche elettriche, che si chiamano "elettroni", si muove avanti e indietro velocemente su questo mosaico di punti luminosi, bombardandoli. E ogni punto luminoso dell'immagine, sentendosi colpito dal bombardamento di elettroni, "reagisce" con violenza, buttando fuori a sua volta una piccola carica elettrica che sar� tanto pi� forte quanto pi� luminoso � stato il punto colpito. Quindi il fascio di elettroni, che va avanti e indietro sulla superficie del tubo in senso orizzontale, come farebbe il raggio di un riflettore che volesse esplorare un reticolato (e che si chiama, per questo suo movimento, "pennello elettronico) provoca la trasformazione dei punti pi� o meno luminosi di una immagine in altrettante "reazioni" elettriche o "impulsi".
Trasmessi e diffusi da tutta una serie di antenne, attraverso le onde elettromagnetiche nell'atmosfera, questi impulsi elettrici vengono raccolti, alla fine del viaggio dall'antenna televisiva del nostro apparecchio e, dentro il televisore, trovano un altro "tubo catodico", assai simile al "tubo da ripresa". La superficie pi� larga del tubo non � altro che lo schermo del nostro televisore, sul quale gli impulsi elettrici si trasformano di nuovo, per un processo contrario a quello di partenza, i punti luminosi che, nel loro insieme, riformano l'immagine trasmessa. Quando dunque, sullo schermo del televisore, vedete il volto di un vostro beniamino � perch� gli scienziati e i tecnici hanno scoperto il modo di trasformare quel viso in centinaia di segnali luminosi, i quali a loro volta hanno scatenato innumerevoli impulsi elettrici che si trasformano in immagine davanti a vostri occhi, nel momento in cui urtano lo schermo del tubo catodico nel televisore. Naturalmente l'immagine sar� tanto pi� nitida quanto pi� scrupolosamente il fascio di elettroni (cio� il "pennello elettronico") l'avr� esplorata, cio� quanti pi� viaggi orizzontali avanti e indietro esso avr� compiuto. Questi viaggi orizzontali possiamo chiamarli "righe", essi debbono essere di egual numero sia in partenza che in arrivo, sia nel "tubo catodico da ripresa" della telecamera che nel "tubo catodico" del televisore. Perci� il numero delle "righe" dell'immagine televisiva viene stabilito in maniera fissa dalle varie reti o sistemi televisivi. Maggiore � il numero delle "righe" e pi� scrupolosa e accurata � l'esplorazione (o bombardamento) dell'immagine effettuata dal "pennello elettronico", quindi maggiore � il numero degli "impulsi" elettrici che si mette in viaggio, quindi pi� perfetta � l'immagine trasmessa e ricevuta. Lo standard europeo, cio� il numero di righe adottato in Europa � 625."

Castellani, Leandro. Come si fabbrica un programma TV, Brescia, 1970, Editrice La Scuola

Mentre in un libro pi� recente leggiamo:

"La parte ottica (di una telecamera) comprende un obiettivo a fuoco variabile ("zoom") che fornisce l'immagine da trasmettere al tubo elettronico. Quest'ultimo si incarica di trasformare al tubo elettronico. Quest'ultimo si incarica di trasformare in corrente elettrica l'immagine ottica. Il tubo elettronico � formato da una placca di mica ("mosaico") su cui si forma l'immagine come sulla retina dell'occhio umano e un fascio di elettroni (pannello elettronico), simile al nervo ottico, che analizza punto per punto l'immagine, in una sorta di andirivieni orizzontale e che trasmette ad amplificatori gli impulsi elettrici differenti che corrispondono alle variazioni di intensit� luminosa dell'immagine. Parte della telecamera � anche un dispositivo di ricezione, un piccolo schermo, per il controllo dell'immagine da parte del "cameraman".
L'immagine elettronica viene registrata su un nastro magnetico (simile a quello dei registratori), su cui si impressionano contemporaneamente anche i segnali audio. Questo procedimento di registrazione viene chiamato "ampex" (dal nome della ditta americana che per prima ha fabbricato l'apparecchio)."

Paola Palombaro, Una nota oscura presenza: la televisione, in Marco Dallari, Guardare intorno. Un approccio pedagogico alla cultura visuale e audiovisiva. Scandicci (Firenze), 1986, La Nuova Italia. 

Sul Manuale di Psicodramma di J Moreno invece leggiamo, al capitolo Il cinema terapeutico:

"Procedimento operativo di una trasmissione televisiva.

La televisione � basata sulla diffusione delle onde luminose registrate da una telecamera, come la radi � basata sulla diffusione delle onde sonore registrate da un microfono. Le onde luminose vengono convertite in impulsi elettrici a mezzo di un tubo a raggio catodico, conosciuto come iconoscopio, che si trova all'interno della telecamera. Questi impulsi elettrici vengono quindi trasmessi attraverso l'etere e ricevuti da un tubo a raggio catodico simile collocato nell'apparecchio ricevitore domestico che li riconverte in luce. Cos� lo spettatore vede nel proprio televisore un'immagine identica a quella registrata dalla telecamera in studio. In tutti i procedimenti televisivi che abbiamo finora osservato, vengono usate due telecamere: Una situata su un dispositivo a treppiede relativamente semplice, e viene spostata su ruote in qualsiasi punto del pavimento dello studio, mentre la seconda � sostenuta da un meccanismo molto complicato, noto come giraffa, che permette l'impiego di una vasta gamma di angolazioni per la telecamera. La giraffa pu� anche venir spostata su ruote, volendo. queste telecamere sono note rispettivamente come la numero "uno" e la numero "due". Il teatro di posa vero e proprio, cio� il luogo dove si fanno e vengono ripresi i programmi, � noto come "studio". Tuttavia le produzioni sono controllate dal regista del programma e dai suoi assistenti tecnici che stanno dietro una parete divisoria di vetro in quella che viene detta la "sala di controllo", che � sollevata a una certa altezza rispetto allo studio, cosicch� gli occupanti possono godere di una visuale interamente libera da ostacoli sull'intera produzione. Il regista del programma � in comunicazione telefonica continua con la "troupe di studio", che � formata dai cameramen, gli elettricisti, i macchinisti ecc., che sono necessari per il funzionamento meccanico della produzione. La troupe, come gli attori, � sottoposta alla supervisione di un individuo noto come "direttore di scena", che � responsabile della buona rappresentazione della produzione nel suo insieme e che inoltre trasmette al personale della produzione gli ordini impartiti dal regista dalla sala di controllo. (...) La preoccupazione maggiore del regista del programma � la regia dei cameramen per lo spostamento e per l'avvicinamento delle telecamere, cosicch� all'occhio dello spettatore giunga un flusso gradevole e variato di angolazioni della telecamera. Per facilitare questo procedimento, davanti a lui si trovano due tubi a raggi catodici del tipo usato in un comune televisore. Ognuno di questi tubi � collegato elettronicamente a una delle telecamere sulla scena, mettendolo cos� in grado di vedere esattamente quello che vede ognuna delle telecamere. Dato che si trasmette una sola immagine per volta, c'� solo una telecamera "in onda", e il regista pu� scegliere l'immagine successiva da trasmettere per mezzo della telecamera inattiva dirigendo il cambio da una telecamera all'altra. Ci� viene effettuato in pratica da una serie di comandi elettrici attivati da un tecnico seduto immediatamente a destra del regista. Il regista indica quale camera bisogna mandare in onda dicendo semplicemente: "La Uno", o : "La Due", riferendosi alle telecamere numero uno o numero due nello studio."

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