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2.5 Incidenti
Tante sono le situazioni che possono produrre incidenti in grotta:
- movimento e assestamento massi;
- caduta sassi;
- caduta durante una risalita;
- scivolata, su massi instabili o su un accumulo di fango;
- cadimento di un appoggio o di un appiglio (con possibile caduta);
- cedimento di un armo (in cui si cade sul rinvio) o di attrezzo;
- corda lesionata, anche senza rompersi;
- frana in movimento da sotto o da sopra;
- piena improvvisa;
- sfinimento;
- smarrimento della via.
Gli incidenti sono dovuti a fattori fisici (condizioni ambientali),
tecnici (materiali) e personali (preparazione).
I primi sono oscurita`, umidita` e bassa
temperatura, presenza di acqua, zone scivolose (acqua, fango, ghiaccio),
(come in una risalita o un traverso).
strettoie, labirinti, verticali, instabilita`.
I fattori tecnici sono
cedimento di meteriali, loro incorretto uso e scarsa conoscenza
(questi ultimi potrebbero essere fattori umani).
I fattori personali
comprendono la scarsa formazione e preparazione, disorganizzazione,
imprudenza e irresponsabilita`, demotivazione e demoralizzazione,
nervosismo stanchezza fatica e sonnolenza, errata valutazione delle
proprie capacita`.
In un certo senso la componente di causa umana in questi fattori
e` preponderante. I fattori fisici sono sovente dovuti ad una
errata interpretazione dell'ambiente, mentre gli attrezzi sono
ormai molto sicuri se utilizzati appropriatamente.
Percio` la vera causa degli incidenti e` la quasi totalita`
delle volte, la nostra stupidita`.
Dato che questa sembra connaturata alla natura umana, gli incidenti
sono inevitabili (in grotta come pure altrove).
Si puo` sforzarsi di prevenirli, ma bisogna essere pronti a
fronteggiarli, con misure di protezione, come per esempio raddoppiare
gli armi, e con reazioni appropriate quando succedono, per evitare
che le conseguenze diventino piu` gravi.
In grotta (come altrove) gli incidenti possono essere prevedibili
o imprevisti. I primi sono il risultato di tante piccole decisioni
sbagliate che portano ad una situazione grave.
I secondi invece sono dovuti ad una singola causa (o quasi),
come il cedimento di un armo.
La
prevenzione consiste nel ridurre le cause che potrebbero
portare ad incidenti [
221] [
222] .
Pulire i sassi sopra un pozzo e` l'esempio piu`
immediato. Anche i massi delle gallerie devono essere stabilizzati.
Armare in modo da evitare passaggi pericolosi.
Tener in conto le condizioni atmosferiche quando si entra in grotta,
poiche` gli incidenti possono succedere anche all'uscita durante il
ritorno.
La prima regole di prevenzione e` non entrare in grotta se non ti senti
in buona forma fisica. Questo non e` un invito a non andare in grotta, bensi`
a mantenere un grado di allenamento adeguato e una condizione biofisica
regolare.
La protezione consiste, ad esempio,
nel fare armi doppi (con sicura) e corrimani,
nell'usare materiali adeguati,
nel tenere sempre il casco sotto e sui pozzi, nel non sostare sotto
un pozzo, nel non guardare in su un compagno che sale o scende.
Controlla sempre gli armi:
la tua sicurezza non e` delegata ai compagni.
La reazione all'imprevisto e` importante per limitare
la gravita` dell'incidente.
Nel momento in cui succede un incidente, siamo soli.
Nell'emergenza che seguira` ci saranno i compagni.
Una tecnica per sviluppare
reazioni adeguate agli imprevisti richiede conoscere meglio gli
incidenti (per sapere quando possono insorgere, per comprenderne la
dinamica, le cause e le conseguenze) e, soprattutto,
sperimentare, in modo controllato,
le situazioni di incidente che possono succedere.
L'emergenza dipende anche da come questa viene gestita.
Una piccola emergenza puo` evolvere in un risultato tragico se gestita
male.
In caso di incidente, ogni altra attivita` speleologica passa in
second'ordine, e la cosa principale da fare e` cercare di far uscire
di grotta l'infortunato.
Anche se l'incidente sembra una cosa da poco
e` meglio sospendere la spedizione: proseguire potrebbe essere
un errore fatale che trasforma una piccola emergenza in una tragedia.
- Per prima cosa bisogna rimuovere la persona colpita dall'esposizione
alla situazione di pericolo. Questo vuol dire togliere la persona
dall'acqua, o dalla corda (se e` su un pozzo), o altro.
- Poi si procede ad una valutazione dei danni subiti, cioe`
l'analisi del ferito.
- Quindi si decide come intervenire: cure temporanee,
attivazione del soccorso speleologico, etc.
- In ogni caso tutte le operazioni sono volte a far in modo che
la persona (o le persone) che ha subito l'incidente escano fuori dalla
grotta quanto prima possibile, e meglio possibile.
Al riguardo rimando alle
Sez. 11.1
Sez. 11.2
sui metodi di disimpegno e le tecniche di primo soccorso.
Questa sezione tratta le situazioni in cui si possono verificare
incidenti e in particolare le cadute, le piene, e le frane.
Sulla caduta di massi e sassi
ricordo solo che la via deve essere pulita
al fine di prevenire possibili incidenti.
Questo vuol dire pulire i pozzi, ma anche pulire le gallerie.
Far cadere i massi instabili, prima che si muovano da soli quando
ci si appoggia il piede sopra, ...
2.5.1 Perdersi
Perdersi in grotta, non e` proprio un incidente, ma e` una situazione
che puo` condurre ad un incidente. Ci sono vari livelli di smarrimento:
da temporaneo (quando non riconosci la via, ma dopo un poco` ti ci ritrovi),
a completo (quando proprio ti sembra di non essere mai stato in quel posto
e non sai dove andare).
Se ti perdi, fermati e aspetta
che venga qualcuno che conosce la grotta a prenderti: i tuoi compagni
piu` esperti, gli amici fuori che non ti vedono uscire o il soccorso.
Il problema di ritrovare la strada in grotta e` dovuto all'ambiente, particolare
per quanto riguarda l'orientamento e la percezione che si ha di esso.
Esso e` caratterizzato da andamento complesso (in 3D), e
oscurita` (con illuminazione concentrata
su una limitata area e con ombre in avanti) [
223] .
Mancano i riferimenti soliti cui siamo abituati (cielo, sole, luna, etc.)
e ci muoviamo in un "labirinto" in tre dimensioni.
Ci sono alcuni trucchi per prevenire il rischio di perdersi [
224] .
Dovrebbero essere utilizzati ogni volta che vai in una zona per te nuova.
- guarda indietro: mentre entri girati ad osservare la via come ti si
presentera` all'uscita.
- cerca di notare gli elementi caratteristici (formazioni, pozze d'acqua,
restringimenti, arrampicate, ...): questi diventano dei punti di
riferimento sulla via del ritorno. Nota anche la morfologia dei
passaggi, segni del passaggio di persone,
- presta particolare attenzione a tutti i posti dove ci sono bivi.
Eventualmente segna la via dell'uscita con una freccia con il pennarello
da rilievo o tracciata sul fango, oppure con dei sassi.
- entrando procedi ad un passo che ti permette di osservare l'ambiente
ed imparare la via. Quando procedi non stare
attaccato al tuo compagno davanti, altrimenti vedi solo la sua schiena
o il suo sacco e non noti la forma del passaggio.
Non sono da sottovalutare anche i problemi a trovare l'ingresso di una
cavita`, oppure quelli a ritornare al campo o alla macchina.
Soprattutto poiche` le condizioni (ora e/o meteo) sovente sono diverse
al ritorno rispetto all'andata.
Ci sono due livelli di conoscenza dell'orientamento in una grotta:
una conoscenza a livello di percorso (come andare da un punto ad un
altro: questo e` quello che serve per non perdersi), e una conoscenza
a livello di mappa (cioe` una comprensione tridimensionale di come
e` disposta spazialmente la grotta: questa e` quella che serve
per cercare nuove prosecuzioni).
2.5.2 Cadute
Ci sono due tipi di cadute: quelle che si anticipano, seppur per un solo
millisecondo (per esempio si "sente" che l'appiglio cede),
e quelle che proprio non si sente arrivare. Nel primo caso
ti puoi preparare al volo (la durata di un volo dipende da quanto
si cade; in genere per cadute di pochi metri dura una frazione di secondo,
0.2-0.3 s), per esempio spingedo il corpo fuori dalla parete,
posizionandoti tenendo la testa in su, e stando pronto col corpo. La caduta a
sorpresa e` la piu' pericolosa: prima che il cervello si accorga di cadere il
corpo sta gia` cadendo. Percio` in ogni progressione bisogna evitare
posizioni che potrebbero risultare pericolose in caso di caduta. In particolare
non si deve mai arrampicare con la corda dietro una gamba: in caso di caduta
questo provoca un ribaltamento del corpo. Dunque tenere sempre la corda davanti
a se`.
Arrampicando inevitabilmente prima o poi si cade: un piede scivola, oppure
un appiglio cede, etc. Si puo cercare di trasformare le cadute in voli.
Il pensiero della caduta non deve preoccupare: l`imbrago e gli attrezzi
sono sicuri, l'armo e` ben fatto, non c'e` pericolo! Pero` la caduta provoca
una dispersione di molta energia: dopo tutto siamo esseri pesanti (80 Kg)
e la gravita` e` forte (9.81 m/s2). Inoltre la forza
massima di carico (detta anche forza d'arresto)
e` trasmessa e arriva all'armo quasi raddoppiata (come spiegato
piu` sotto) e ogni elemento della catena di sicura, piastrina,
moschettone, nodo, corda, etc. deve sostenere questa forza senza cedere.
Il fattore di caduta e` definito come il rapporto fra la lunghezza della
caduta e la lunghezza della corda su cui si cade, e che quindi assorbe
l'energia della caduta [
225] [
226] ,
Fc = H / L
In speleologia il
valore massimo di Fc
e` percio` 2 e si ha in caso di arrampicate
(valori piu` alti si hanno sulle vie ferrate).
Scendendo e risalendo un pozzo il fattore di caduta arriva al massimo
ad uno; e cio` succede quando siamo ad un frazionamento con tratto
cortissimo di corda sopra.
Sfortunamtamente un armo ha maggior probabilita` di cedere quando si e`
vicini allo spit. Questo perche` c'e` meno corda che assorbe la tensione
indotta dalle oscillazioni di risalita o da brusche frenate in discesa.
Le corde dinamiche sono designate per assorbire cadute con fattori di cadute
fino a 2, quelle statiche solo fino a Fc=1;
ecco perche` e` molto
pericoloso fare risalite assicurandosi su corde statiche.
Durante le risalite e` importante assicurarsi una buona lunghezza di
corda, sufficiente per assorbire eventuali "shock" per caduta.
Pertanto e` bene che la
persona che fa sicura dal basso lasci molta corda tra se` e l'armo di sicura.
Inoltre ogni tanto lungo la risalita mettere degli armi assolutamente sicuri
in modo che la caduta risulti sempre di pochi metri al piu'. La parte piu'
pericolosa di una risalita e` allora nei primi metri, quelli in cui si
potrebbe cadere su poca corda. Piu` si sale piu` diventa sicura la
progressione. E` altresi` importante che la corda scorra bene nei rinvii
posizionati lungo la risalita.
Fettucce ed anelli sono potenzialmente pericolosi: una breve caduta su di essi
li sottopone a grosse forze di caduta.
Essi sono molto rigidi (perche` corti),
e trasmettono tutto la forza all'armo.
Il corpo umano puo' sopportare (per un breve tempo) una forza di 12 KN
(kilonewton: unita` di misura delle forze usata anche sui moschettoni).
senza rischiare severi danneggiamenti.
Per esempio la gravita` agisce su una persoma di 80 Kg con una forza (di
gravita` appunto: il peso) di circa 0,8 KN (pari a 80 Kg per
9.81 m/s
2).
L'energia dissipata in una caduta e` pari al peso per la
lunghezza della caduta,
E = P h = M g h
La lunghezza della caduta
h e` la somma di
H e dell'allungamento
della corda.
La forza di caduta massima che provoca sugli attrezzi
e sulla persona che cade dipende da come
questa viene frenata. Una corda statica e` poco elastica e dissipa questa
energia piu` velocemente (circa il doppio) di una dinamica, producendo pertanto
una forza di doppia intensita`. Il tempo di dissipazione dipende dalla
elasticita` della corda, da quanto essa puo estendersi.
La forza di arresto, forza massima
cui viene sottoposto il corpo che cade, si
raggiunge al massimo allungamento della corda, momento in cui
l'energia della caduta e` assorbita nell'elasticita` della corda,
E = ½A Fmax
dove
A e` l'allungamento della corda. Esso e` proporzionale
alla lunghezza
L della corda (legge di Young, in prima
approssimazione e per forze contenute), ed alla forza
A = X L Fmax
Il coefficiente di proporzionalita`
X e` denominato elasticita`
e si misura in 1/N.
Dalle precedenti relazioni si ricava
P ( H + X L Fmax = ½X L Fmax2
Fmax = P + ( P2 + 2 P H / X L )1/2
In generale F
max risulta maggiore di
2 P, il doppio del peso.
Da notare che, se
H=0, come nel caso di caduta con sicura dall'alto,
F
max= 2 P [
70] .
In effetti non tutta l'energia della caduta va ad estendere la corda.
Una (piccola) parte viene assorbita dall'imbrago e dal corpo umano
(che e` abbastanza deformabile e plastico): circa 300 J (pari a
30 kgp m) [
227] .
Una parte viene dissipata per attriti interni ed esterni della corda;
questi dipendono dalla velocita` con cui avviene lo stiramento / scorrimento
della corda.
Infine una parte viene assorbita dalla corda per plasticita`, cioe`
deforma irreversibilmente la corda.
La distribuzione percentuale dell'energia fra elasticita`, attriti e
plasticita` dipende da moltepolici fattori:
- tipo di corda (statica/dinamica e diametro);
- stato della corda (usura, vecchiaia);
- struttura dell'ancoraggio (nodi).
Tutto questo contribuisce a ridurre la forza massima agente
sullo speleologo, e anche sull'ancoraggio.
Pertanto la forza massima risulta
Fmax = k [ P + ( P2 + 2 P H / X L )1/2 ]
dove
k denota un fattore di riduzione per tener conto di questi
effetti.
Quindi la forza massima e` tanto maggiore quanto maggiore e`
il fattore di caduta e quanto minore e` l'elasticita` della corda.
L'elasticita` delle corde statiche e` di 0.04 (per corde di diametro 8 e 9 mm)
e di 0.025 (per quelle di diametro 10 mm), con un carico di 80 Kg.
Per le corde dinamiche l'elasticita` e` circa 0.06.
Incredibilmente sono piu` rigide le corde da 10 che quelle
da 8 o 9; dunque sembrerebbe meglio far risalite con corde statiche da otto
che da 10, se non fosse che si spezza la corda in caso di caduta!
(Meglio una dinamica!)
Per una persona di 80 Kg, e un fattore di caduta
Fc=2, risulta
Fmax = 18 KN (per corda statica)
Fmax = 9 KN (per corda dinamica)
In caso di scorrimento della corda sul freno (per esempio mezzo barcaiolo),
la forza massima si riduce [
227] , tuttavia e` abbastanza difficile
controllare lo scorrimento della sicura di uno in caduta, mentre e`
molto piu` comune bloccare la corda sul mezzo barcaiolo, anche perche`
la tensione sul nodo e` notevolmente ridotta dai passagi nei rinvii,
e dagli attriti con la roccia.
I limiti dei carichi di rottura UIAA degli attrezzi sono
ancoraggi |
2500 Kgp |
maniglia |
2000 Kgp
|
moschettoni |
2000 Kgp |
croll |
1700 Kgp
|
fettucce |
2200 Kgp |
discensore |
2200 Kgp
|
imbraghi |
1500 Kgp |
|
|
spit |
2500 Kgp |
fix |
1300-1500 Kgp
|
corda 8 mm |
1600 Kgp |
corda 9 mm |
2000 Kgp
|
corda 10 mm |
2500 Kgp |
|
|
Nota: la maniglia scorre su corda con un carico di 4-6 KN.
Cosa succede all'ancoraggio durante la caduta? Di solito la forza
sull'ancoraggio e` accresciuta di circa il 66% rispetto alla forza
sulla persona. Infatti la forza si trasmette (un po attenuato dall'elasticita`)
dallo speleologo che cade lungo la corda a quello che lo assicura. Entrambi
le forze hanno lo stesso verso (cioe` verso l'alto, contro la gravita`).
Percio` sul punto di ancoraggio queste due forze si sommano (effetto
carrucola) risultando in una
forza pari a circa 1,66 volte di quella sullo speleologo che cade.
Quindi sull'ancoraggio i 18 KN diventano 30 KN (con corde statiche e fattori
di caduta 2). Questo e` troppo! Meglio usare corde dinamiche, con cui la forza
sull'ancoraggio e` di 15 KN e l'ancoraggio, se e` buono, riesce a
sopportarla.
Per lo stesso motivo il fattore di caduta reale, rapporto fra la altezza di
caduta e la lunghezza di corda che assorbe la caduta, deve tener conto
che sotto al rinvio piu` alto, la corda interviene parzialmente
nell'assorbimento dell'energia, tanto meno quanto piu` ci sono attriti
con la roccia e nei moschettoni. Quindi il fattore di caduta reale
risulta (i coefficienti sono solo indicativi)
F = H/(L0 + 0.62 L1 + 0.59 L2 + ...)
dove L0, denota il tratto di corda fra la persona e il primo rinvio,
e L1, ..., indicano i tratti di corda tra i rinvii successivi.
2.5.3 Piene
Le piene sono dovute a forti temporali, oppure a pioggia su neve
accompagnata da un improvviso innalzameto della temperatura.
La copertura della vegetazione puo` aiutare a tamponare l'effetto della
piena diluendo nel tempo l'afflusso d'acqua.
In montagna bisogna tener conto che il debito idrico delle cavita`
durante il disgelo varia con il ciclo diurno, con un massimo nelle
ore pomeridiane o serali.
Durante una piena improvvisa temporalesca l'acqua puo` salire
improvvisamente, spingendo l'aria nelle gallerie e generando cosi`
il rombo che preannuncia l'arrivo della piena.
In tal caso l'unica cosa da fare e` raggiungere velocemente un
punto alto per evitare di essere colti dall'onda d'acqua.
Quando si e` colti da una piena improvvisa, occorre valutare attentamente
i rischi che si possono trovare uscendo:
- passaggi bassi allagati e/o bloccati,
- pozzi sotto cascata,
- instabilita` di frane causate dall'acqua.
Se ci sono pericoli e` meglio cercare
riparo in un punto alto (asciutto e sicuro) e aspettare.
Solitamente la piena si esaurisce alcune ore dopo che ha smesso di piovere.
E` invece molto piu` pericoloso cercare di raggiungere l'uscita
affrontando la piena, anche se questa puo` essere la reazione
istintiva.
Anche la risalita di pozzi sotto cascata puo` risultare pericolosa.
Non sottostimare la forza dell'acqua in caduta in una cascata.
Risalire contro la spinta dell'acqua e` piu` faticoso, oltre al
fatto che ci si bagna (e quindi ci si raffredda molto di piu`)
e c'e anche il rischio di soffocare a causa dell'acqua nebulizzata
nella cascata.
Percio` bisogna cercare un riparo in una zona alta della grotta,
lontano se possibile dai flussi d'acqua.
Isolarsi dalla roccia, sedendosi su una corda, o un sacco,
mangiare qualcosa ogni tanto, e bere ad intervalli regolari
un sorso di qualcosa di caldo, o almeno dolcificato
(tanto acqua non manca).
Avendo di che bere, anche senza mangiare, ma potendo
riposare (dormire) una persona puo` sopravvivere alcuni giorni
in attesa che la piena scenda ed arrivino i soccorsi.
Risparmiare l'illuminazione: una sola luca e` sufficiente.
Se ci si rifugia in una galleria laterale secondaria,
lasciare dei segni per eventuali soccorritori.
Sicuramente si prendera` molto freddo, ma il pericolo e` limitato
e ben presto la piena defluira` e si potra` uscire.
2.5.4 Frane
I pericoli di una frana sono il suo movimento per assestamento
mentre ci si passa in mezzo, oppure mentre si smuovono massi
e sassi e si scava nel tentativo di superarla.
Ci sono frane di massi, sassi, ghiaia, sabbia e argilla
(questi ultimi tre si chiamano piu` spesso "riempimenti").
Tutti possono franare quando diventano instabili, e questo succede
soprattutto in seguito alle sollecitazioni causate dal nostro
passaggio o ancor piu` dagli scavi.
L'acqua facilita` la mobilizzazione dei riempimenti di sabbia e argilla;
percio` riempimenti stabili se secchi, possono diventare pericolosi
quando inzuppati d'acqua.
I rischi di una frana sono di restare intrappolato dalla
caduta di materiale, e di restare sommerso da questa (come in
una valanga).
Se si resta intrappolati, i compagni (o il soccorso) possono
venire a liberarci. Inoltre possiamo cercare di trovare un
varco per uscire (se e` caduto poco materiale).
Se si resta sommersi, e` molto peggio: ci si fa male;
non ci si riesce a muovere, e c'e` da sperare di avere
uno spazio per respirare.
2.5.5 Sfinimento
Lo sfinimento e` l'esaurimento delle riserve energetiche, accompagnato da
una riduzione del tono nervoso.
E` il risultato di un processo per cui alla fine l'individuo e` incapace di
compiere alcuno sforzo.
E` una situazione grave e i compagni devono prestare aiuto e attenzione
allo speleologo sfinito.
Solitamente e` accompagnato da ipotermia che complica il
problema. Questo e` naturale dato che vengono meno le riserve energetiche
che permettono all'organismo di mantenere la temperatura corporea.
Le cause dello sfinimento sono in parte attribuibili all'ambiente fisico
e in parte allo speleologo:
- acqua;
- elevata umidita`;
- bassa temperatura;
- ostacoli il cui superamento richiede sforzo fisico con conseguente
perdita di acqua e accumulo di tossine nei tessuti;
- vestiario insufficiente;
- attrezzatura non regolata bene o inefficiente;
- mancanza di tecnica;
- mancanza di allenamento;
- condizioni fisiche inadeguate (mancanza di riposo, recente malattia);
- obiettivi mal pianificati;
- scarsa alimentazione e idratazione (anticipano l'insorgere della
fatica);
- mancanza di affiatamento nella squadra (incomunicabilita`, e
non confidenza nei compagni).
E` importante saper distinguere fra una normale fatica e i sintomi di
uno sfinimento:
- spossatezza estrema rispetto allo sforzo fatto,
difficolta` di recupero;
- sensazione di freddo, tremori e pallore;
- rigidita` muscolare, con crampi;
- aumento della frequenza respiratoria e cardiaca;
- inappetenza, disturbi digestivi, vomito;
- scarsa urina e di colore scuro;
- diminuzione dell'attenzione e della coordinazione, sonnolenza;
- alterazione del carattere, allucinazioni visive e uditive.
Ai primi sintomi bisogna ricorrere ai ripari.
Prestare cure allo speleologo sfinito e farlo riposare per recuperare le
energie. Non cercare di convincerlo a continuare, o a tentare di uscire.
Se e` il caso uno esce a chiamare il soccorso.
Somministrare alimenti secchi e bevande calde in quantita` progressive.
Fare una tenda con un telo termico e farlo sdraiare sotto con le gambe
leggermente sollevate.
Fornire aiuto psicologico (non e` questo il momento delle recriminazioni
per la mancata esplorazione).
marco corvi - Mon Aug 25 12:11:03 2008
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