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Seneca

4 a. C. - 65 d. C.

Fata volentem ducunt, nolentem trahunt   (Epistulae morales, XVIII, 4)

Bronzo ellenistico dagli scavi di Ercolano: detto lo pseudo-Seneca, da altri riferito ad un filosofo cinico (Museo Naz. Napoli, 5616:  (Maiuri 1957, 66) o più correttamente attribuibile ad Aristofane (Maiuri 1932,104).

Massimo rappresentante dello stoicismo romano.

Diogene Laerzio dedica allo stoicismo greco tutto il VII libro delle "Vite dei filosofi". Purtroppo il libro ci è giunto incompleto (mancano almeno 20 biografie). 

Secondo PARRONI 2001? l'opera eminentemente filosofica di S. appare dopo l'abbandono da parte di quest'ultimo del ruolo di "consigliere del principe", all'inizio degli anni '60, quando comincia per lui la  senectus. Con le Naturales Quaestiones il tema dell'essenza dell'uomo diventa quello della morale. 

SENECA in DANTE e PETRARCA

 Dante  lo pone nel Limbo con i filosofi che precorrono il cristianesimo :(Inf.,IV, 140-141)

                         ... e vidi Orfeo,
E Tullio, e Livio, e Seneca morale:

Engels lo definisce "zio" del cristianesimo (essendone invece Filone il padre).

Petrarca ne fa il destinatario di una delle Epistulae de rebus familiaribus. 

Le sue riflessioni sotto forma drammaturgica (proprio in riferimento agli scritti teatrali di Seneca) furono riprese da Shakespeare, Racine, Corneille e Alfieri.

Nietzsche sarebbe d'accordo con Dante nel porre S. come modello: è dal nichilismo romano di Seneca, più che da quello greco - che si evidenza la differenza con il nichilismo passivo cristiano diretto - anziché verso l'incontro con la natura- verso l'annullamento della natura nel soprannaturale.

Johan Michael Rottmayr, Morte di Seneca, 1695  ca [Narodni Galerie v Praha, Praga:1984, I, 216-217]

Morte scelta o subita?

[La morte del filosofo stoico  è presentata da Tacito (Annales, XV, 60-65)]

Il librettista Giovan Francesco Busenello così presenta le ultime parole di Seneca nel melodramma "L'incoronazione di Poppea" (1637) di Claudio Monteverdi:

Amici, è giunta l'ora
Di praticare in fatti
Quella virtù, che tanto celebrai.
Breve angoscia è la morte.
Un sospir peregrino esce dal core,
Ov'è stato molt'anni,
Quasi in ospizio, come forastiero.
E sen vola all'Olimpo
Della felicità soggiorno vero.

Dione Cassio e Sifilino (e in parte anche Tacito) - secondo DE CRESCENZO 1998 che volgarizza le Lettere a Lucilio - tracciano un ritratto di S. come adulatore o comunque uomo di potere che usa anche la morte come strumento di potere (S. avrebbe dapprima dato tutte le sue ricchezze a Nerone per evitare la morte, poi - costretto dall'imperatore ad uccidersi -, non riesce a gestire il suicidio fino in fondo e deve essere conclusivamente affogato dai suoi servi).

Cristoforo Savolini - morte di Seneca  - XVII sec. (Cesena) 

Fonti

PARRONI 2002  Lucio Anneo Seneca,  Ricerche sulla Natura (Naturales Quaestiones tr. e c. di Piergiorgio Parroni - Fondazione Valla), MI:Mondadori, 2002
DE CRESCENZO 1998  Luciano De Crescenzo, Il tempo e la felicità,MI:Mondadori, 1998

ZAMBRANO 1944  Maria Zambrano, El pensamiento vivo de Seneca (Presentacion y antologia), Buenos Aires:Losada, 1944

Linkografia:

http://www.geocities.com/Athens/Parthenon/5658/home_it.html

 

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