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L'open source si pone a livello di testo aperto (il testo chiuso è un'esperienza che ha accompagnato il capitalismo maturo dell'800-900), come inevitabile esito della condivisibilità delle conoscenze e del problem-solving resi possibili dalla rete. Si tratta di uno sviluppo, nato con il primo software libero, storicamente documentato in BERRA-MEO 2001. 

Nella fase pre-commerciale della rete (fine '70-inizio anni '80) si erano create comunità di lavoro software, che furono successivamente assorbite nella logica di mercato quando si sviluppò il Pc come  prodotto di consumo. Ma non tutti persero fiducia nello spirito di collaborazione. E nell'84 Stallman iniziò la sistematizzazione dei principi del software libero.

Stallman si rese conto che la condivisione dei saperi e delle conoscenze sulla programmazione (nata negli anni '70 sopratutto ad opera di studenti californiani che "rubavano" pezzi di programmazione provenienti dall'ambiente militare) non poteva reggere senza una chiara definizione giuridica dei diritti di libera circolazione. Per operare liberamente si dimise dal MIT-laboratorio di Intelligenza Artificiale e si dedicò alla crezione del sistema-ambiente GNU.

Anche la rete internet  nasce (1989)  come strumento collaborativo essenziale (nel caso specifico, per la soluzione di problemi relativi alla fisica della particelle). Data fondamentale, ritengo, è il 94, quando Tim Berners-Lee rifiuta di brevettare il linguaggio HTML, che diventa patrimonio del consorzio 3WC (organizzazione no-profit).

Si può fare - come ha proposto Giulio Cesare - studente/hachtivisita nell'incontro  con Stallman (BO 2002 giu) un parallelo tra "open source" e "moderatismo" rispetto al free sw movement che sarebbe più avanzato e "progressista". Ma Stallman vede nelle due aree un 99% di identità, e attribuire il residuo 1% di differenza all'origine "Apple" dell'open source.

Su questi temi si sviluppa l'azione e la riflessione in www.freaknet.org  [pratiche possibili: adottare il sistema Unix-Linux  - v. l'autobiografico  TORVALDS 2001 -nella pubblica amministrazione, evitando lo spreco di risorse costituito dalla rincorsa agli aggiornamenti imposti dalla Microsoft, e del conseguente ricambio forzato dell'hardware (Linux va bene anche su un 386)]. Sul tema: www.econ.org/tpo (che ha organizzato un convegno a Bologna sul tema nel gennaio 2001 e l'incontro tra hacker nel giu 2002), vedi freeware in ../siti/sit-media.htm.

Richard Stallman, già ricercatore al MIT di Boston, da vent'anni sistematico propugnatore del software libero. 

Mi sono entusiasmato nel vedere, all'Hackers' Meeting tenuto nel giugno 2002 al TPO di Bologna, diverse centinaia di giovani partecipare e discutere (in inglese) con  Richard Stallman, che spiegava le strategie del free software e il potenziamento della Free Software Foundation  ([email protected]) che ora si diffonde dagli Usa all'Europa. Così ho appreso che il progetto di Stallman nasce nell'84, anno in cui fonda in America il movimento per creare programmi liberi da licenza basati sul sistema Unix interamente libero, con la sigla GNU (GNU's Not Unix). Il primo passo di tale movimento è stato  quello di impostare su un piano di correttezza giuridica il lavoro che veniva svolto, attraverso la definizione della GNU Public Licence (GPL), vale a dire la licenza che indica le applicazioni libere da diritti, basata su un codice sorgente libero. La prima versione usabile di GNU e stata fatta da Torvald, che nel 92/93 ha reso disponibile il sistema operativo GNU/Linux ( www.gnu.org/gnu/linux-and-gnu.htm). In particolare la FSF mira a potenziare la creazione di dizionari liberi da copyright. In generale tutta la produzione funzionale (non artistica o biografica), come dimostra la diffusione tumultuosa dei programmi con codice sorgente libero, è destinata inesorabilmente a scavalcare  i limiti  del copyright. In questo senso  lo spazio è aperto per la costruzione di un libero dizionario p.e. di filosofia o di altri scibili.  E la scuola è un settore privilegiato per lanciare tali progetti. 

Lo gnu, simbolo del libero software e - ironicamente - interpretato da Stallman come simbolo di un nuovo verbo religioso, quello del free software

Un segnale, a livello mondiale, dell'inadeguatezza del copyright è stato portato da Shawn Fenning (soprannominato Napster), quando nel  maggio 1999 mise a disposizione degli amici il programma che consentiva la condivisione di file musicali tramite internet trasformando i pc dei singoli utenti collegati peer-to-peer in un deposito di pezzi musicali liberamente prelevabili. 
Shawn Fenning creatore di Napster 

Prima che Napster fosse trasformata in un sito a pagamento (per l'inevitabile pressione delle case discografiche), milioni di utenti hanno potuto essere protagonisti della società aperta che - in base al puro lume della ragione- si delinea per il futuro della comunicazione. Fenning, studente della Northeastern University, scrisse a 18 anni  il codice di quella che doveva essere una delle più autorevoli (insieme all'e-mail e all'Instant Messaging) applicazioni  per la rete. Nel solo mese di febbraio 2001 gli utenti scaricano da Napster  2,79 miliardi di file (media giornaliera 1,57 milioni).  Fenning  ha cambiato definitivamente il modo di vedere relativamente alla distribuzione dei prodotti del pensiero e alla proprietà intellettuale. Da segnalare anche il giovane californiano Gene Kan (suicidatosi nel 2002), creatore del programma Gnutella che consentiva di scaricare musica gratis attraverso la condivisione dei file in rete. 

Secondo me anche la posizione di uno dei fondatori di Internet (STOLL 2001), che mette in guardia dall'esasperata rincorsa ai mezzi tecnici in educazione, rincorsa che può mettere in ombra il ruolo dell'uomo nella comunicazione educativa, va inquadrata nell'esigenza sentita soprattutto dai ricercatori, di porre un patrimonio di conoscenze in rete che sia alla portata di tutti. Questo è il terreno di soluzione dei problemi p.e. dei bug nei sistemi operativi, o del monitoraggio antivirus, laddove il contributo di tutti gli utenti è necessario per avere il polso della situazione.

(20/1/2002) Oggi la rete ha 300 milioni di utilizzatori (equivalente al 70% dei ceti professionali del mondo, da cui proviene l'85% del reddito del pianeta), ma il web si è ormai trasformato in una piattaforma da mercato monopolistico mondiale: mettendo assieme sw, hw e servizi applicativi, si ha che per il 95% tale produzione è concentrata in 5 società: MS, Intel, IBM, Compac e Cisco. Allora il "digital divide" - che al primo livello separa grosso modo il mondo del "golden billion" cioè il primo mondo industrializzato dal "terzo mondo", è ora da considerare per un livello più interno, vale a dire che anche all'interno dei 300 mln di utilizzatori abbiamo un "digital divide": tra chi si mette al PC come "terminalista" e chi si mette al pc per "produrre senso". Zygmunt Bauman mette in guardia proprio su questo punto:  la produzione del futuro è appunto produzione di senso. Ora è in poche mani. La rete serve ormai per canale di vendita dello streaming (audio-video). L'editoria è destinata  infatti a perdere peso dal punto di vista della "produzione di oggetti di comunicazione", ma è destinata a rafforzare il suo ruolo di "produttrice di senso" e di garanzia di qualità del prodotto immesso sul mercato informatico globale. In questo senso si muovono Dreamwork di Spielberg e AOL/Time Warner. Il Sogno di una rete che condivida le conoscenze tra produttori (sogno di Tim Berners-Lee) è destinato a frantumarsi di fronte al monopolio capitalistico dell'informazione. Come è successo per il cinema, che Lumiere concepiva libero e autoprodotto, e che invece Thomas Edison (1903) e poi Hollywood hanno trasformato in merce monopolizzata. (sintesi da  art. di Michele Mezza sul "Manifesto" di oggi). 

C'è anche chi pensa (Dan Sperber - primo convengo digitale 2002 su "Schermi e reti - una trasformazione del rapporto con la scrittura" in www.text-e.org) ad un prossimo futuro completamente oralizzato (nel senso che la scrittura-lettura viene demandata ad operazioni tecnologiche digitalizzate). Nel dibattito su sito emerge la necessità di distinguere tra la massa di pensieri personali immessi in rete e lo specifico del "libro" emesso elettronicamente, che è tentativo di ricerca sistematica. 

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FONTI

BERRA-MEO 2001, Mariella Berra - Angelo Raffaele Meo, Informatica solidale, TO: Bollati-Boringhieri, 2001

STOLL 2001,  Clifford Stoll, Confessioni di un eretico hi-tech. Perché i computer nelle scuole non servono, TO:Garzanti, 2001

TORVALDS 2001, Linus Torvalds, Rivoluzionario per caso, TO:Garzanti, 2001

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