PERE COTTE E FICHI SECCHI

di Eros Capostagno

La settimana scorsa l'Italia ha rimediato un nuovo scacco diplomatico, quando prima l'Irlanda, poi la Norvegia, le sono state preferite quali rappresentanti non permanenti dell'Europa occidentale in seno al Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

Mentre l'Irlanda � stata eletta al primo scrutinio quasi all'unanimit�, la Norvegia ha dovuto attendere il quarto ballottaggio, quando i voti ricevuti dall'Italia si erano progressivamente ridotti alla met� di quelli iniziali. Come si dice familiarmente, la candidatura dell'Italia � caduta come una "pera cotta".

La cosa ci rattrista ma non ci sorprende. Soprattutto dopo aver letto (Corriere della Sera, 11 ottobre) le dichiarazioni a caldo di Paolo Fulci, ambasciatore italiano all'ONU sino all'anno scorso, colui che aveva "preparato il terreno" perch� l'Italia venisse eletta.

L'ambasciatore Fulci innanzi tutto si rammarica che "la ininterrotta catena di successi degli ultimi sette anni [...] si sia spezzata". Non sappiamo se, con queste parole, l'ambasciatore intendesse attribuire al suo successore la colpa della sconfitta, anche se l'accenno ai suoi precedenti successi lo lascerebbe, per contrasto, pensare: sarebbe un po' meschino ma, tutto sommato, umanamente comprensibile.

Quello che � illuminante invece, � il resto dell'intervista, in cui il Fulci elenca i primi cinque punti del suo personale "decalogo, le regole d'oro -come lui afferma- per vincere le elezioni all'ONU".

Apprendiamo infatti che, siccome "il voto del Liechtenstein vale quanto quello americano", e che "le elezioni si vincono o si perdono a New York, non nelle capitali", � necessario, secondo questo decalogo "incaricare ciascun membro dell'ambasciata [italiana all'ONU] di sedurre un gruppo di Paesi".

Oh bella, che la Diplomazia agisse anche nelle alcove non � certo una novit�, anche la Contessa Castiglione � una benemerita dell'unit� d'Italia, ma che bisognasse riempire un'ambasciata di ma�tresses d'alto bordo per guadagnare simpatie, ci giunge davvero nuova. Noi pensavamo che il rispetto e la considerazione degli altri Paesi derivassero da altre valutazioni.

Per esempio c'� il rispetto "dovuto", e riguarda quei Paesi che il rispetto lo impongono, grazie alla forza di cui si sono dotati e che consente loro di reagire senza esitazioni a provocazioni o minacce, siano esse militari o anche solo commerciali. Purtroppo non � il caso dell'Italia e lasciamo dunque stare.

E c'� il rispetto che un Paese si guadagna grazie all'immagine che riesce a dare di s�, alla coerenza e affidabilit� della propria politica sia interna che estera, alla solidit� delle proprie Istituzioni, alla seriet� e credibilit� che i propri rappresentanti manifestano nei rapporti internazionali.

Ora, con tutto il rispetto, se � vero che l'Irlanda e soprattutto la Norvegia contano come il due-di-coppe-quando-briscola-�-denari, nello scacchiere politico internazionale, � altrettanto vero che esse si sono guadagnate tutta la considerazione di cui godono e di cui il voto all'ONU costituisce un giusto riconoscimento.

Non ci sembra che altrettanto possa dirsi dell'Italia. La stabilit� politica interna � un elemento altamente caratterizzante, come la pizza gli spaghetti e la mafia, con un valzer di Ministri e Primi Ministri dettato non dalle scadenze elettorali ma dai giochi di Palazzo, come il ribaltone del 1994, il golpe bianco di Scalfaro, gli sgambetti a Prodi e D'Alema, il "taglio dell'erba" sotto i piedi di Amato dimostrano. Con buona pace di quanti si stracciano le vesti e gridano alla bestemmia quando si osserva come l'attuale Governo sia stato gi� delegittimato dalla sua stessa maggioranza.

Nel mezzo di questo valzer, la Diplomazia italiana si trova a piroettare con grande agilit� e con una unit� di intenti da far invidia all'armata Brancaleone. Cos�, se un Primo Ministro porta l'Italia in guerra a fianco degli alleati, ci sar� sempre un Ministro del suo Governo o un leader della maggioranza, che operer� in favore del nemico, come accadde con Bertinotti durante la guerra del Golfo o, pi� recentemente, con Cossutta e lo stesso Ministro degli Esteri, Dini, che accorsero a dare sostegno e legittimit� a Milosevic mentre gli aerei italiani lo bombardavano. Senza dimenticare la missione in Albania, che fu bocciata da parte della maggioranza e resa possibile solo dal sostegno dell'opposizione!

Per carit�, l'affidabilit� dell'Italia quale alleato non � nuova ed � ben nota, con tutte le conseguenze che ci� ha sempre comportato, come hanno potuto constatare Andreotti e Craxi da quando liberarono il terrorista Abu Abbas.

Anche il machiavellismo nelle relazioni internazionali finisce regolarmente per rivelarsi frutto di superficialit� ed improvvisazione, come dimostra il goffo tentativo di Prodi di convincere Aznar a boicottare insieme la nascita dell'Euro, e non certo frutto di strategia politica a lungo termine. Quanto allo stesso Prodi, paga oggi le conseguenze della sua leggerezza alla Commissione Europea, dove � stato accettato come Presidente "sotto tutela", senza poteri in politica estera (affidata ad un indipendente Solana -spagnolo, guarda caso-) e pronto ad essere smentito dai Capi di Stato appena si azzarda a prendere un'iniziativa autonoma (vedi il suo auspicato incontro con Gheddafi).

Cinque anni fa, quando iniziammo l'avventura di questo Osservatorio Politico, ci eravamo chiesti se l'Italia fosse diventata una Repubblica delle Banane (v. Le banane nel N.3), ma non avevamo ancora compreso l'importanza delle banane nella nostra politica estera. Oggi comprendiamo.

E' noto infatti che i Paesi europei occidentali (leggi Francia) e quindi la Commissione Europea, vogliono favorire l'esportazione in Europa delle banane africane, quelle cio� prodotte dalle loro ex colonie, bloccando l'importazione di quelle delle multinazionali americane, che si approvvigionano in Costa Rica. Orbene, che fa il Ministro degli Esteri, Dini? Naturalmente si schiera a favore delle multinazionali americane, con grande gioia dei partners europei e dei Paesi africani collegati, che poi magari si vendicano all'ONU. Logico, no?

Se guardiamo poi alla situazione politica interna italiana, ci chiediamo quale considerazione un osservatore straniero possa avere di un Paese che ha deciso di non controllare pi�, ma anzi di incoraggiare, l'immigrazione selvaggia. O che tollera come necessari ammortizzatori sociali (v. Ammortizzatori sociali nel N� 48) gli assalti western ai treni da parte dei contrabbandieri pugliesi (sei assalti negli ultimi sei mesi).

In politica economica poi (ammesso che l'Italia della sinistra ne abbia una), il Bel Paese si impoverisce sempre pi� rispetto ai partners europei e fa in modo da scoraggiare gli investimenti stranieri, mentre nel contempo l'Irlanda azzecca la via giusta e diventa una potenza.

Tutto ci� non trova posto nel Decalogo del dottor Fulci, e quindi pu� anche darsi che le ambasciate irlandese e norvegese all'ONU abbiano conquistato il seggio al Consiglio di Sicurezza solo grazie ad una pi� efficace opera di seduzione, come egli dice. Se cos� fosse, non dovrebbe essere poi tanto difficile per l'Italia riconquistare il seggio la prossima volta, immettendo magari in ruolo giovani diplomatiche dai tratti mediterranei, che avrebbero certamente buon gioco rispetto a delle lentigginose irlandesi dai capelli rossi o delle allampanate norvegesi sbiancate con la candeggina.

Se cos� per� non fosse...

...potremmo sempre far ricorso agli altri punti del decalogo dell'ambasciatore Fulci, per esempio a quello che precisa: "sii presente a tutti i ricevimenti, certi Paesi si dissanguano per darli, non andarci � uno schiaffo".

Ed � quello che caldamente raccomandiamo al dottor Sergio Vento, successore di Fulci all'ONU: invece di sproloquiare su Israele ed i Palestinesi, dovrebbe piuttosto partecipare a tutti i "ricevimenti dell'ambasciatore", ma soprattutto portandosi dietro grandi vassoi di Ferrero Rocher, come saggiamente fa l'Ambrogio televisivo.

Cosa c'entra? C'entra, c'entra, eccome! Non sar� mica un caso che, rientrato in Italia dopo i successi all'ONU, l'ambasciatore Fulci � diventato nientemeno che il Vice Presidente della Ferrero?

Tranquilli ragazzi, con questa diplomazia l'Italia va certamente a nozze. Con i fichi secchi.

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