ITALIANI ALL'ESTERO - N. 4
LA COERENZA

di Calogero

Siamo costretti a tornare sul travagliato mondo dei corsi di lingua e cultura italiana per gli italiani ed i loro famigliari all'estero. Della struttura di questi corsi abbiamo gi� parlato in precedenti occasioni (v. Italiani nel Mondo-N�3 e Dietro la facciata del voto all'estero nei numeri 49 e 46) e quindi non ci dilungheremo su di essa. Ricordiamo solo che, sino al 1999, questi corsi erano finanziati per un quarto dal Ministero degli Esteri e per tre quarti dal Fondo Sociale Europeo.

L'occasione ci � data da un telegramma inviato il 22 marzo u.s. dal Ministero degli Esteri agli Enti gestori di tali corsi, per comunicare che: "...la Commissione Europea, dopo intense trattative, ha segnalato la sua indisponibilit� a cofinanziare sul Fondo Sociale Europeo per il settennio 2000-2006, attivit� linguistico-culturali [...]. E' stato pertanto indispensabile razionalizzare l'utilizzo delle sole risorse nazionali [...] e si � dovuto ricalibrare attentamente la distribuzione dei contributi stessi...".

In altre parole, la Commissione Europea non finanzier� pi� tali corsi. Per dare un'idea delle conseguenze, diremo che uno degli Enti gestori, che attendeva per il 2000 (come per il 1999) un totale di 160 milioni di lire per gestire corsi per oltre 900 allievi, si vedr� d'incanto svanire i 120 milioni europei e potr� disporre, al massimo, di 40 milioni del Ministero degli Esteri. Fatta una semplice proporzione, si vede come questo Ente potr� assicurare corsi per non pi� di 200 allievi, in pratica ancora meno se si tiene conto dei fattori di scala.

In verit� la situazione � ancora pi� grave, per due ragioni:
- tale comunicazione � giunta quando l'anno scolastico in corso � ormai prossimo alla fine, con tutte le attivit� quindi largamente svolte ed i contratti per l'affitto delle aule e per l'incarico agli insegnanti non pi� resiliabili;
- la quota di finanziamento del Ministero degli Esteri per il 2000 non � affatto certa e, come ormai � un'abitudine, verr� comunicata agli Enti ad anno abbondantemente inoltrato, e materialmente corrisposta in tranches i cui ritardi possono arrivare anche a uno o due anni. In altre parole, gli Enti sono costretti ad impegnarsi in attivit� "al buio", senza nemmeno sapere se poi disporranno dei soldi per pagarle!

A quest'ultimo proposito, nel novembre u.s. � accaduto anche che, nel corso e a margine di una visita ispettiva di funzionari ministeriali, i responsabili dello stesso Ente di cui sopra, siano stati sottoposti a pesanti condizionamenti, verbalmente e per iscritto, perch� assicurassero il regolare svolgimento dei corsi non ostante il ritardo nell'erogazione dei fondi, richiedendo a proprio nome forti prestiti bancari, visto che comunque "...il Ministero si impegnava a mantenere [i fondi] non inferiori a quelli complessivi dell'anno precedente"!.

Naturalmente non vogliamo mettere in discussione la buona fede e l'onest� intellettuale di quei funzionari ministeriali, certamente ignari dello scherzo che la Commissione Europea stava preparando, vogliamo per� mettere in evidenza lo stato confusionale in cui i governanti degli ultimi anni hanno gettato il mondo della cultura italiana all'estero.

Vediamo i fatti.

Nel gennaio 1997, un telegramma del Ministero degli Esteri comunicava: "...la Commissione [europea] ha appena informato che le risorse disponibili per il 1997, pari a circa 3,9 miliardi di lire, saranno rafforzate da ulteriori 8 miliardi di lire circa", e dunque "...attira vivamente l'attenzione sul fatto che i possibili rafforzamenti delle risorse finanziarie del Fondo Sociale Europeo attualmente disponibili per le annualit� 1998 e 1999 [...] dipenderanno dalla effettiva capacit� di spesa dimostrata nel 1997".

Poich� nei loro preventivi per il '97 avevano ipotizzato spese per soli 6,5 miliardi, gli Enti gestori furono pressantemente invitati dal Ministero ad incrementare le loro iniziative di spesa, onde non perdere questi nuovi finanziamenti.

Fu cos� che nel giro di un anno, tanto per fare un esempio, lo stesso Ente gi� menzionato, apr� nuovi corsi, portando il numero dei propri allievi da 300 a oltre 900, assumendo e retribuendo direttamente dodici nuovi insegnanti, che si andarono ad affiancare ai precedenti tre insegnanti di ruolo, inviati e retribuiti dal Ministero. Il tutto con grande soddisfazione della locale comunit� di origine italiana.

Grazie a questo incremento dei fondi dell'Unione Europea, il Ministero degli Esteri pot� ridurre la sua quota di finanziamento agli Enti operanti in Europa, dirottandoli sugli Enti dei Paesi extraeuropei.

In parallelo, lo stesso Ministero degli Esteri aveva lanciato una campagna per la massiccia informatizzazione delle attivit� degli Enti gestori, analogamente alla campagna promossa in Italia dal Ministro della Pubblica Istruzione, con inviti all'acquisto di computers ed alla organizzazione di corsi di addestramento degli insegnanti alle tecniche multimediali. Nella maggior parte dei casi, questi acquisti erano uno spreco, data la particolare natura dei corsi di lingua all'estero, ma tant'�, bisognava spendere.

Convinto di aver finalmente dato una solidit� economica agli Enti, il Ministero degli Esteri pens� bene di porre fine alla propria "presenza attiva" nella gestione dei corsi, lasciando agli Enti stessi ogni responsabilit� giuridica ed ogni possibile "grana" con le Autorit� dei Paesi ospitanti, costringendoli a prendere una veste giuridica locale. Con circolare ministeriale del 6 aprile 1998, "...i Comitati consolari di assistenza [scolastica] sono [stati] invitati a modificare il proprio Statuto, eliminando ogni riferimento alle loro origini consolari", essendo diventati "...Enti privati, autonomi, anche sul piano patrimoniale, aventi natura giuridica qualificata dall'ordinamento nell'ambito del quale sono stati costituiti".

Coerentemente con questa filosofia di progressiva "deresponsabilizzazione", il Ministero degli Esteri inizi� a ridurre anche il numero di insegnanti di ruolo (quelli cio� inviati e retribuiti dall'Italia), in vista della loro totale sostituzione con insegnanti privati, reperiti e retribuiti dagli Enti. Cosa accolta con favore, come abbiamo gi� detto negli articoli precedenti, in quanto permetteva una "privatizzazione" del settore (fermi restando gli ovvi controlli gestionali) e quindi una maggiore efficienza. Poi invece...

L'anno dopo, una volta che gli Enti si erano dati veste giuridica locale ed avevano assunto gli impegni relativi, il colpo di scena.

Gli insegnanti ministeriali venivano in effetti progressivamente ritirati, come preannunciato, senza per� che gli Enti fossero compensati con risorse economiche sufficienti per rimpiazzarli con insegnanti privati, del costo equivalente di circa 55 milioni di lire l'anno cadauno, e addirittura riducendo i finanziamenti totali in precedenza attribuiti e ritardando la loro effettiva corresponsione di uno o due anni.

In questa situazione alcuni Enti si sono trovati improvvisamente fortemente indebitati per le iniziative gi� avviate, e impossibilitati a riaprire tutti i corsi all'inizio del nuovo anno scolastico. In altre parole, appena creati come Enti autonomi e responsabilizzati di fronte alle Autorit� straniere, gli Enti sono stati letteralmente "strozzati" e lasciati alla deriva!

"L'ordine regna a Roma", ha detto qualcuno, "la coerenza certamente no" aggiungiamo noi.

Di coerenza in coerenza, si arriva cos� al 14 ottobre 1999 ove, discutendo la legge finanziaria 2000, la Commissione Esteri del Senato approva una risoluzione che "impegna il Governo a presentare un piano di riforma e di rilancio degli Istituti di Cultura che comprenda e inglobi nei corsi di lingua, quelli attualmente gestiti separatamente per gli emigranti e che preveda la graduale ma drastica riduzione dell'attuale intervento a favore delle scuole italiane all'estero [...]".

In un linguaggio insolitamente chiaro e scevro di burocratese, si impegna dunque il Governo italiano ad esautorare gli Enti appena creati!

Tale risoluzione � stata divulgata agli Enti solo nel febbraio 2000, quasi contemporaneamente alla comunicazione della fine dei finanziamenti dell'Unione Europea.

Eppure nel frattempo, come detto, come se nulla fosse, il Ministero degli Esteri attaccava, tramite suoi funzionari, i responsabili degli Enti che rifiutavano di indebitarsi con le banche straniere nell'attesa degli immancabili finanziamenti ministeriali!

Questi sono i fatti. Quello che accadr� nei prossimi mesi non sappiamo, la chiarezza di idee mostrata dai governanti italiani negli ultimi tre anni non consente alcuna ragionevole previsione. L'unica certezza appare l'assenza di qualsiasi progetto organico da parte del governo, in questo come, ahim�, in altri aspetti della vita politica e sociale italiana e della politica estera.

Quello che possiamo immaginare � che, almeno per l'anno in corso, il Ministero degli Esteri non aumenter� i fondi agli Enti europei per compensarli della perdita di quelli dell'Unione Europea. Tali fondi dovrebbero infatti essere recuperati da quelli attribuiti agli Enti extraeuropei, ma la cosa � del tutto improbabile. Infatti, con il voto generalizzato degli italiani all'estero, i paesi extraeuropei costituiscono un serbatoio di voti enormemente pi� pesante di quello europeo, e dunque questo Governo eviter� di crearvi dei malumori riducendo i fondi loro attribuiti, secondo i tradizionali canoni della politica clientelare.

In questo contesto, l'attivit� e l'esistenza stessa degli Enti di assistenza scolastica italiana in Europa sono segnate, e nel prossimo mese di settembre, all'apertura dell'anno scolastico 2000/2001, solo un quarto dei corsi attualmente esistenti potr� (forse) essere avviato. Questa � la reale attenzione degli attuali governanti verso gli italiani all'estero: molte parole e tanto fumo negli occhi.

Per concludere, non possiamo non sospettare come l'astuta mossa di D'Alema di liberarsi di Prodi spedendolo a Bruxelles, si stia rivelando come l'ennesimo boomerang per l'Italia. Infatti, per bilanciare l'apparente peso politico della Presidenza della Commissione UE, l'Italia ha perso svariate cariche in seno alla Commissione stessa, quelle cariche che piu da vicino controllano e indirizzano il flusso dei contributi europei. Non meravigliamoci dunque se i tanti fondi (troppo spesso inutilizzati) che prima di Prodi venivano attribuiti all'Italia, sono stati ora dirottati verso la Spagna ed altri Paesi, governati da gente con programmi chiari e determinati, sostenuti dal suffragio popolare, la cui statura � di una spanna al di sopra di quella dei nostri ex funzionari ed ex boiardi di partito.

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