IL CONGRESSO DI VIENNA

di Tito Livio

Nel 1814 le grandi potenze europee si erano coalizzate per sconfiggere "il" nemico comune Napoleone Bonaparte che, con la sua folgorante apparizione, aveva sconvolto l'assetto politico europeo, minando anche le basi filosofiche su cui tale assetto era basato.

Il loro obiettivo immediato era appunto la distruzione fisica del personaggio. Nondimeno, esse avevano anche un progetto politico, quello di riportare l'ordine consolidato in Europa, ridistribuendo ruoli e regole di convivenza.

Fu così che dopo la definitiva vittoria di Waterloo, le potenze europee si riunirono nel Congresso di Vienna, per dare seguito al loro progetto politico di restaurazione del vecchio ordine dinastico. Che quel progetto fosse ormai superato dalla Storia, si vide quarant'anni dopo, con la crisi degli Imperi e la nascita degli Stati nazionali, o comunque dei sentimenti nazionalistici, ma non è questo che qui ci interessa.

Nel 1994, mutatis mutandis, in Italia sembrò delinearsi una situazione analoga. L'improvviso irrompere di Silvio Berlusconi sulla scena politica italiana aveva sconvolto non solo gli assetti di potere che si stavano consolidando, ma anche i principi stessi del modo di "fare politica".

Così, tutti i partiti ed i potentati della Prima Repubblica, nonché le Istituzioni dello Stato, si coalizzarono contro "il" nemico, nel tentativo di annientarlo prima politicamente, poi addirittura fisicamente. Sembrò anche che ci fossero riusciti quando, nel novembre di quell'anno, lo costrinsero a dimettersi, dandogli poi la caccia giudiziaria.

Riunitisi sotto il segno dell'Ulivo, ma privi di qualsiasi tipo di progetto che andasse al di là dell'abbattimento dell'avversario, i componenti la coalizione vittoriosa si sono ritrovati tra le mani il Potere, senza avere la minima idea su come gestirlo e su quali obiettivi lavorare. Oltretutto, quel potere veniva esercitato su un Paese ridotto già in stato semi-comatoso negli ultimi anni, in particolare gli ultimi due, nei quali il PCI/PDS ed i suoi paladini avevano lanciato l'offensiva demolitrice antisocialista e antidemocristiana.

In queste condizioni, tutto ciò che hanno saputo e potuto fare, è stato attingere al patrimonio delle loro fallite ideologie. Così, se nel secolo scorso occorsero quarant'anni per rendersi conto dell'antistoricità del progetto politico delle potenze vincitrici riunite a Vienna ed assistere all'inizio della sua fine, ora la mancanza di un progetto si è rivelata subito, e con tutte le sue drammatiche conseguenze.

A livello politico. Gli scontri interni alla coalizione hanno portato al trasformismo politico, con la nascita e morte di micropartiti, formati a seconda delle convenienze del momento o per soddisfare le esigenze di poltrone del boiardo di turno, alla compravendita di parlamentari per alimentare maggioranze occasionali e tendere trappole agli "amici" (vedasi la caduta di Prodi), all'esautorazione del Parlamento con disegni di legge "blindati", su cui cioé il Parlamento non può discutere, anche nel caso di provvedimenti di estrema importanza.
Conseguenze grottesche.

A livello infrastrutture. Non una sola opera pubblica è stata realizzata o semplicemente progettata, in questi ultimi sei anni, vuoi per incapacità personale dei singoli, vuoi per la mancanza di una visione organica dei bisogni del Paese. Niente più modernizzazione ferroviaria (stop all'Alta Velocità), niente raddoppio dell'Autosole tra Firenze e Bologna, nessuna delle opere strutturali previste per Roma col pretesto del Giubileo, niente progetto MOSE per la difesa di Venezia dall'acqua alta, nessun intervento per nuove fonti di energia e nessun intervento di ammodernamento su quelle esistenti....
Conseguenze sconsolanti.

Sul piano del lavoro. Basta guardare alle cifre della disoccupazione, al crollo dell'export italiano, alla fuga dei capitali e delle aziende straniere per avere un quadro esauriente. Senza pensare alle ultime entusiastiche affermazioni di D'Alema sul fatto che la messa fuori circuito del lavoro di 13000 dipendenti Telecom "avviene senza perdita di posti di lavoro'!
Conseguenze tragiche e grottesche.

Sul piano economico. Ci troviamo di fronte ad un Ministro che si fa beffe della gente proclamando la costante diminuzione del carico fiscale che, invece, cifre alla mano, è in continua deliberata salita. Surreale.
Senza contare che le risorse così sottratte al Paese non vanno ad alimentare investimenti produttivi, ma il pozzo senza fondo delle pensioni che questo Governo non è in grado di riformare, prigioniero dei ricatti sindacali e di alcune delle sue componenti. Intanto un milione di persone ogni anno si aggiungono alla categoria dei nuovi poveri.
Conseguenze disastrose e grottesche.

Sul piano sociale. L'immigrazione incontrollata e ormai liberalizzata, con la creazione di una nuova fascia di sub-proletari, la criminalità che non ha più argini e che opera nella garanzia dell'impunità fornita dalla Magistratura, a dispetto degli sforzi delle forze di polizia, hanno creato nel Paese uno stato di ansietà, di insicurezza e di violenza assolutamente fuori da qualsiasi standard europeo.
Conseguenze spaventose e devastanti.

Sul piano istituzionale. Le manovre messe in atto negli ultimi anni da e su certi settori istituzionali, hanno gettato un tale discredito sulle Istituzioni, che non sarà facile recuperare, soprattutto in un Paese come l'Italia ove le Istituzioni erano già spesso percepite, per ragioni storiche, come qualcosa di "nemico". Non fossero bastate la Presidenza della Repubblica e certa Magistratura, ora hanno messo le mani anche sui Carabinieri...
Conseguenze deliranti.

Sul piano dell'informazione e dell'istruzione. Bisogna riconoscere che in questo campo degli obiettivi esistono davvero: quello di mettere il bavaglio agli avversari, impedire la loro campagna elettorale e fornire al Paese un'informazione controllata e censurata. A tal uopo hanno inventato la par condicio, il divieto di spot in TV, la soppressione di fatto delle Tribune elettorali, l'occupazione della RAI e della stampa, l'adozione di testi scolastici per l'insegnamento della Storia che sarebbero osceni se non fossero semplicemente cretini (v. Che fine...? nel N° 51).
Conseguenze da stalinismo reale.

Diremmo che ce n'è abbastanza per pregare il cielo durante la prossima Settimana Santa affinché ci aiuti a liberarci dal male che ha attanagliato l'Italia.

Certamente, se domenica 16 aprile gli elettori insoddisfatti si saranno fatti sentire, le possibilità che la preghiera venga esaudita aumenteranno di molto. Quando leggerete queste note, i risultati delle elezioni regionali saranno già noti. Se il Polo non avrà vinto, occorrerà lavorare ancora duramente, non ostante la repressione del Regime, perché il desiderio di riscatto raggiunga anche i rassegnati, coloro che hanno perso la speranza in un avvenire migliore, un po' come furono costretti a fare i "carbonari" ed i patrioti vari nella prima metà del secolo scorso.

Se il Polo avrà vinto e convinto, si tratterà di preparare con cura il ritorno a Palazzo Chigi del prossimo anno. Berlusconi ha detto che la lista degli eventuali ministri è già pronta. Bene, sarà allora anche il caso di far conoscere, tanto perché non ci siano dubbi sulle intenzioni, quali saranno i provvedimenti (magari "blindati") che il nuovo Parlamento sarà invitato a varare nei primissimi giorni di lavoro, a cominciare dall'abolizione sic et simpliciter delle attuali leggi contro la libertà di informazione, per proseguire poi con quelle sull'abolizione dei monopoli statali (privatizzazione della RAI e liberalizzazione delle concessioni per la telefonia e la televisione), e via via quelle necessarie alla ricostruzione del Paese (reato di ingresso clandestino, separazione delle carriere dei magistrati, riordino del fisco,...)

Coraggio, un nuovo Risorgimento e una "Nuova Frontiera" ci attendono.

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