L'ABBRONZATURA

di Eros Capostagno

Nello scorso dicembre, Ernesto Galli della Loggia, l'illustre politologo corsivista del Corriere della Sera, prese spunto dai funerali di Marcello Mastroianni per un'acuta disamina del radicamento del centrodestra nel Paese.

Avendo rilevato come nessun esponente del Polo avesse partecipato alla spartizione delle spoglie dell'attore scomparso (opera peraltro tipica degli avvoltoi), il professore ne ricavava la dimostrazione di come la destra fosse avulsa dal contesto sociale italiano, non avesse radici nell'anima popolare.
La conclusione era scontata, la destra non ha titoli per governare il Paese.

Ci siamo già soffermati su quest'episodio nel numero 12 della rivista (v. Maestri di Giornalismo), senza peraltro attribuirgli una valenza eccessiva, convinti come eravamo che a chi per contratto deve per forza "buttare giù" un articolo per un quotidiano, possa capitare una giornata "no", oppure possa una tantum capitare di scrivere l'articolo nelle stesse condizioni in cui più frequentemente scrivono i loro pezzi certi corrispondenti stranieri da Roma, condizioni mirabilmente descritte da Vittorio Feltri in un fondo di tre anni fa.

Ma il corsivo di domenica scorsa 2 marzo ("Se il candidato diffida del Polo") ci costringe a riaprire il caso.

Nel chiudere il corsivo, che spiega perché molti sarebbero riluttanti ad esporsi pubblicamente sotto il simbolo del Polo delle Libertà, il prof. Galli della Loggia ritiene difficile pensare ad una possibile alternanza di governo, visto che da una parte c'è il centrosinistra e dall'altra "il nulla".

A questa conclusione Egli giunge sulla base di tre osservazioni:

- Fini, qualunque cosa faccia o dica, è per definizione "fascista", non avendo comunque mai fatto abbastanza per "riuscire a cancellare il suo imbarazzante passato";
- Berlusconi è portatore di valori "non democratici" (e di cui ci si deve in pubblico vergognare), su cui una persona ragionevole non può fondare il futuro della società italiana;
- la gente, nel segreto dell'urna, vota magari Berlusconi perché intimamente lo ammira e concorda con le sue idee, ma non ha il coraggio di dichiararlo apertamente, rendendosi conto che il Cavaliere rappresenta appunto valori di cui vergognarsi.

Un imbarazzante passato

Sul primo di questi argomenti non vale neanche la pena, per il nostro politologo, soffermarsi troppo, in quanto "...non dovrebbe esserci neppure bisogno di ricordare ancora una volta il carico di reale e potenziale delegittimazione che il ricordo soltanto del fascismo significa...".

Non sappiamo quali ricordi abbia il della Loggia: noi che siamo nati dopo la guerra, non potendo avere un ricordo diretto, dobbiamo affidarci alle ricerche storiche (possibilmente quelle serie) o alla saggistica attuale (v. ad es. Sergio Romano, commentato nel numero 13 - Convergenze parallele) - per saperne di più. Per sintetizzare, ci sembra di capire che, accanto al riconoscimento della ricostruzione materiale e morale dell'Italia nel primo decennio di potere, viene contestato al regime fascista la mancanza di libertà d'espressione, tipica di ogni regime, l'abbraccio finale e letale col nazismo e soprattutto l'aver intrapreso una guerra dalla parte sbagliata, quella dei perdenti.

Qualunque ne sia il giudizio, resta il fatto che per noi e per due terzi (o giù di lì) della popolazione italiana, il fenomeno del Fascismo è finito nel '45, addirittura nel '43 per tutto il Centro-Sud, e che per saperne di più, a distanza di cinquant'anni, occorre andare sui libri di storia, come per Napoleone, Garibaldi o Francesco Giuseppe.
Constatiamo inoltre che in questi cinquant'anni l'Italia è stata, ed è tuttora retta sulla base dei valori della Resistenza e dell'Antifascismo. Non comprendiamo quindi quale sia"l'imbarazzante passato" di Fini, che contribuisce per un terzo al "nulla" del centrodestra. Pazienza, non essendo illustri politologi non possiamo pretendere di capire tutto.

In contrapposizione al nulla, Galli della Loggia vede per antinomia un centrosinistra consistente, presentabile e portatore di valori democratici.

O bella! Qui restiamo un poco turbati.

Il Governo attuale di sinistra-centro e la sua maggioranza sono costituiti per l'essenziale da un partito, il PDS, che ha cambiato i suoi connotati "comunisti" (simbolo e denominazione) pochissimi anni fa, dopo il crollo del comunismo sovietico, ed un altro, il PRC, che addirittura quei connotati rivendica e ripropone a modello per la società italiana.

Senza bisogno di libri di Storia, sappiamo per esperienza diretta che questi connotati e questi modelli hanno portato (scusate l'ordine sparso e l'elenco incompleto) soppressione di qualunque libertà di stampa e di pensiero, lavori forzati e manicomi criminali per i dissidenti, impossibilità di varcare liberamente le proprie frontiere (muri...), interventi militari in paesi soggiogati onde portare aiuto ai partiti fratelli (Ungheria, Cecoslovacchia), guerriglie in giro per il mondo, rivoluzioni culturali, distruzione dei mezzi di produzione, abolizione della proprietà privata, povertà di massa.
Scusate se è poco.

Gli esponenti di questi partiti, fino a ieri (ancora oggi quelli di RC) ci additavano certe ideologie e certi modelli come esempi di realizzazione del "paradiso" dei lavoratori dove, nella felicità generalizzata, gli ospedali funzionavano, la tecnologia era all'avanguardia, le comuni agricole producevano grano a più non posso e così via, propugnavano la dittatura del proletariato e magari sognavano di ridurre Berlusconi a chiedere l'elemosina.

Che ora qualcuno abbia abiurato all'antica fede ci fa piacere. Resta il problema di capire come un illustre politologo consideri "il nulla" chi ha un imbarazzante passato a livello forse di antenati, dando invece piena sostanza e valenza a chi vanta un proprio passato, per non dire quasi presente, di questo calibro!

Non vorremmo aver bisogno di qualche Siniavsky, Daniel, Solgenytsin o Sacharov nostrani, per far cadere i veli, o le veline, dagli occhi di tanti commentatori.
A meno che non pensi inconsciamente proprio a questo, ai rischi che si corrono mettendosi contro il Regime, il Galli della Loggia quando afferma "...è giudicato inopportuno, perché apportatore di conseguenze negative, notificare palesemente che ci si schiera con il centrodestra".

L'abbronzatura

La seconda componente del "nulla" risiederebbe nel successo di Berlusconi, simbolicamente rappresentato "dagli abiti, all'abbronzatura al sorriso, tutto parla solo di successo, di televisione, di ricchezza", cose sospette in democrazia secondo Della Loggia "a causa della natura profondamente e ambiguamente non democratica (...) che di ognuna di quelle cose è propria".

Profondamente non democratica. Ora, ognuno è libero di attribuire un valore morale ad ciascuno di questi aspetti, e certamente nella tradizione cristiana il concetto di "povertà" ha un valore santificante ben più elevato di quello di "ricchezza", anche se nei Paesi che hanno avuto la Riforma, il successo ed il profitto vengono considerati come manifestazioni della ricompensa celeste, conformemente alla parabola dei talenti, mentre nei Paesi che invece della Riforma si sono beccati la Controriforma, la ricchezza, il profitto, il successo vengono, almeno in pubblico, demonizzati.

Comunque, cosa c'azzecchi tutto ciò con la democrazia, non è immediatamente evidente, anzi.

Abbiamo ancora sotto gli occhi gli effetti che in questo secolo ha prodotto in tanti Paesi un'ideologia anti-liberale e anti-capitalista, che prometteva la redenzione degli oppressi e la vera "democrazia". E' curioso che nessun illustre politologo si chieda cosa sarebbe oggi l'Albania (o la Romania, o...) se, invece di cinquant'anni di regime "democratico e popolare", si fosse consentito a qualche esponente del "nulla", di creare con capacità (successo), inventiva (imprese, televisione libera), investimenti (ricchezza) e magari anche con sorrisi e abbronzature, ognuno trentamila posti di lavoro, come il non-democratico rappresentante del "nulla" nostrano.
Discorso valido anche al di qua dello Ionio.

Cecità? Malafede? Fate voi. Resta il fatto che, di fronte al "nulla" liberale/capitalistico del centrodestra, c'è un valido centrosinistra, apportatore dei grandi valori del pauperismo universale: dagli apporti sociali e materiali (e elettorali?) dell'immigrazione miserevole (per i cattocomunisti), alla redistribuzione egualitaristica della ricchezza che nessuno è messo in grado di produrre (per i post- e neocomunisti), ai sempre nuovi modelli di sviluppo bucolico, basati su certo catastrofismo illuminato (per i verdi).
Amen.

La doppia morale

La terza componente del "nulla" si rifà direttamente ad una presunta ipocrisia generalizzata degli italiani, che in privato sostengono e perseguono gli stessi valori del centrodestra, ma in pubblico se ne vergognano, si "moralizzano" per così dire, e quindi li rinnegano, tanto non ci sono Galli a cantare tre volte.

A parte il fatto che la morale pubblica in Italia ci sembra, al contrario, ad un livello di considerazione alquanto più basso della morale privata, riteniamo che la spiegazione sia molto più semplice e vada ricercata nella tendenza storica a non opporsi mai apertamente al vincitore di turno per non avere noie, se non addirittura a passare apertamente e sfacciatamente nel suo campo, in modo da sentirsi sempre vincitori: antifascismo docet.

E' comunque vero che l'attitudine ad una doppia morale sia molto accentuata in Italia rispetto ad altri Paesi, per precise ragioni storiche, più volte analizzate su questa rivista.

E ancora una volta non comprendiamo perché un illustre politologo se la prenda con chi, per salvaguardare la propria esistenza, evita di opporsi apertamente al conformismo di regime, e non se la prenda invece con chi, ai vertici del Potere, fà della "doppia morale" una bandiera da esternare con orgoglio.

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