il Rimino Sottovoce 2020

Anche i libri ci parlano
Il bibliotecario Massèra in Gambalunga (1908-28)


Aldo Francesco Massèra (1883-1928) nel 1905 vince il concorso come docente al Ginnasio superiore di Rimini, che nel 1908 è statizzato ed intitolato a Giosuè Carducci. Esso si trova nel palazzo Gambalunga. Dove c'è anche l'Istituto Tecnico Roberto Valturio, nel quale Massèra si trasferisce nel 1906. Due anni dopo è nominato reggente temporaneo della nostra Civica Biblioteca Gambalunga, succedendo agli illustri Luigi (1807-1874) e Carlo Tonini (1835-1907), padre e figlio. Massèra scompare a 45 anni. Gli subentra Carlo Lucchesi (1881-1959), dal 1929 al 1952.
All'inizio del secolo scorso la Biblioteca Civica e le "pubbliche scuole elementari, tecniche e ginnasiali" si trovano nel Palazzo Gambalunga, dal cui andito, come scrive Luigi Tonini, si accedeva ai locali della stessa Biblioteca. La notizia fornitaci da Luigi Tonini in due guide del 1864 e del 1893 contiene due date diverse per l'arrivo delle "pubbliche scuole": prima parla del 1824, poi del 1804.
Nel 1928 Massèra pubblica un articolo intitolato "Il risorgimento della Gambalunga", sul primo numero del rinnovato periodico della nostra Amministrazione comunale, intitolato "Ariminum", del quale egli è il direttore. Vi si legge una frase che è tutto un programma, per sottolineare le principali funzioni che una biblioteca deve svolgere: "Essa attende nella sua sede il pubblico che sa e vuole studiare".

Ricavo queste notizie dal saggio "Carte e libri di Massèra, studioso e bibliotecario, nella Biblioteca Gambalunga di Rimini" che la bibliotecaria gambalunghiana e studiosa riminese Maria Cecilia Antoni ha composto per un volume apparso nel 2018, in cui sono ospitati complessivamente diciannove testi. Alla Antoni, nello stesso volume, si deve pure l'inventario delle "Carte Massèra", preziosa fonte per studi e ricerche sulla cultura riminese.

Il saggio della Antoni illumina su due aspetti fondamentali: la formazione di uno studioso e la sua conseguente applicazione alla cultura nella vita cosiddetta pratica, mostrando grande cura per i problemi locali dello studio della Storia e della vita intellettuale cittadina. È proprio per questo secondo aspetto che possiamo verificare direttamente come anche i libri parlano. Può sembrare una battuta di (poco) spirito, ma è sostanzialmente una verità assoluta (se il lettore ci permette l'uso ironico di questo aggettivo). Mi conforta il fatto che un grande studioso li Letteratura come Ezio Raimondi abbia intitolato un suo volume autobiografico "Le voci dei libri", spiegando che ogni biblioteca anche personale "è un dominio pieno di mistero dal quale attingiamo una realtà più profonda" che ci guida a ricavare dalla polvere del passato le ragioni del presente.

Per molte persone, i libri sono soltanto oggetti ingombranti e fastidiosi. Per pochi sono invece beni preziosi da conservare con cura e da leggere con 'occhiali' psicologici che non allontanano la pagina da noi, ma ci permettono d'entrarci e forse anche di nasconderci dentro di essa.
Talora i volumi diventano occasioni per discutere polemicamente il valore di chi li ha composti. Come dimostra proprio un articolo che Massèra nel 1909 scrive per un foglio riminese, "il Momento": egli attacca duramente il "buon Carlo Tonini" per non aver fatto nulla per esplorare certi argomenti malatestiani studiati dai fratelli settecenteschi Francesco Gaetano (1753-1810) ed Angelo Battaglini (1759-1842, canonico e primo conservatore della Biblioteca Vaticana).
Quel "buon Carlo Tonini", leggiamo in Antoni, alludeva allo scarso valore di studioso del figlio di Luigi Tonini, peraltro autore di un ampio volume in due tomi, "La Coltura letteraria e scientifica in Rimini" (1884). Da antico frequentatore di questo testo, mi permetto sostenere che avesse ragione Massèra nell'esprimere quel giudizio. La pagina di Massèra dimostra che talora i libri non soltanto parlano, ma pure gridano. Nel tentativo di aumentare la pubblica conoscenza delle cose, e di non far vivere all'ombra di protezioni e garanzie dinastiche o politiche.
Per restare ai libri che parlano, ripenso ai tanti ricordi di lettura di un mio Maestro, il ricordato prof. Ezio Raimondi (1924-2014). Da un volume apparso nel 2014 ("Tra le parole e le cose", p. 219) riprendo una frase da lui pubblicata nel 2010: "La memoria non è un deposito di oggetti e di immagini ma un processo critico, una volontà di comprendere che sia giudizio, confronto, conoscenza, valutazione. Il passato rivive perché lo si interroga e lo si indaga, perché le sue tracce illuminate dalla ricerca della verità giovino a definire il presente e il suo farsi senso, evento, ragione di vita".
Da un volume antologico curato da Andrea Battistini nel 2016 ("Ezio Raimondi lettore inquieto") cito una frase riproposta da Giorgio Zanetti nel saggio intitolato "La memoria del presente": quando leggeva gli scritti dei maestri presso i quali si era formato, poteva udire "il suono della loro voce" (p. 269). Appunto, i testi a stampa o manoscritti parlano, come conferma nello stesso volume il saggio di Carlo Ossola intitolato "Ezio Raimondi: le voci dei libri", in cui si ripropone il titolo del volume che ho citato. Nel dicembre 2014 a lui è stata intitolata la Biblioteca di Italianistica in via Zamboni 32. I primi volumi li portammo noi studenti di Magistero dove egli insegnava, agli inizi degli anni 60 del secolo scorso.

Un ricordo personale legato alla Biblioteca Gambalunga: il 13 maggio 1938, mio padre Valfredo Montanari fu nominato Vice Bibliotecario Capo Sezione.
Più indietro negli anni, un antenato di mia madre Maddalena Nozzoli fu Bibliotecario gambalunghiano: era Ignazio Vanzi, vissuto tra 1667 e 1715 ed attivo in quel servizio tra 1711 e lo stesso 1715. Alla pagina Da Ignazio Vanzi ad Antonio Montanari...
Antonio Montanari


Pagina dedicata ad Ezio Raimondi.
Indici di Maestri e di Maestri di Bologna.
Archivio Raimondi.
Un saggio di Maria Cecilia Antoni, Il tesoro di carta del Fondo Gambetti. - "il Ponte", settimanale, n. 01, 06.01.2013
Foto di M. C. Antoni dal sito della Biblioteca Gambalunga, vedi anche qui:
Gambalunga 400 anni
Archivio M. C. Antoni



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