home | players | news | history | links| club

 

I CELTICS VISTI DAL VIVO

di Vittorio Festa

 

 Analizziamo ora il viaggio a Boston da un punto di vista pi� tecnico. La squadra, come del resto ci si aspettava, data la rivoluzione praticata da Danny Ainge, � completamente diversa da quella vista due anni orsono. Allora i Celtics erano un team emergente, con due fuoriclasse (Pierce e Walker), un allenatore duro e motivato (O’Brien), una panchina solida (Rogers, Delk, Strickland) e un gruppo di guerrieri (Williams, Battie, McCarty), che aveva, dopo anni di sconfitte, finalmente raggiunto la giusta chimica per poter competere verso ottimi traguardi. E infatti eravamo arrivati a due partite dalle finali NBA, con un gioco ragionato, dettato dai ritmi di Toine e una difesa di alto livello. E invece, subito dopo fu ceduto l’utile play Anderson per un Baker ormai finito, Rogers non accett� riduzioni di ingaggio e poi gli stravolgimenti di trade-Danny con le cessioni di Walker, Williams e Battie. Il risultato � che quella di oggi, purtroppo, non � pi� una squadra, ma un insieme di giocatori che sembra messo l� quasi per caso e che cercano di trovare un’intesa, con evidente difficolt�. L’intensit� difensiva di una volta � praticamente inesistente e solo in attacco – e grazie ad esso che sono arrivate quattro vittorie su cinque partite viste – si sono viste cose buone, pi� per la bravura dei singoli che per un gioco vero e proprio. Comunque i biancoverdi oggi corrono, quando possibile, e sono sicuramente pi� spettacolari rispetto a quelli concreti di una volta, e ci� "fa vendere i biglietti, ma le partite (il titolo) si vincono in difesa", come recita la celebre frase pronunciata da MJ (correggetemi se sbaglio) e scritta all’ingresso della Hall of Fame di Springfield. Passiamo ora allo "scanning" dei singoli giocatori. Ovviamente, cinque partite viste dal vivo non possono rappresentare un quadro esauriente e definitivo della squadra, ma possono dare un’idea sullo stato di forma attuale dei biancoverdi. Partiamo dunque dal quintetto base.

 

PIERCE: E’ ovviamente il miglior giocatore della squadra. Incredibilmente potente in attacco, cerca sovente la penetrazione che si conclude quasi sempre con successo, o al peggio con i tiri liberi; non a caso contro Golden State ha raggiunto il suo career-high di tiri dalla lunetta tentati (23). Buono anche nel tiro da tre punti, quasi mai per� tira dalla media. In difesa � come sempre eccezionale nei recuperi, appena discreto sull’uomo, ed ha mostrato anche doti di stoppatore. Ma veniamo ai difetti che, ahim�, ci sono. Deve infatti ancora migliorare nel palleggio, sono infatti troppe le palle perse, soprattutto se nei dintorni si aggira un piccoletto rapido, tipo Damon Stoudamire. Inoltre, nei finali punto a punto o in rimonta, tende a forzare troppo le conclusioni, con tiri dalla distanza sparati frettolosamente oppure con passaggi avventati facilmente intercettabili. Per questo motivo � classificabile nella categoria degli ottimi giocatori, ma non delle superstar.

 

MCCARTY: Il suo ruolo � ben definito: tirare da tre e basta, con al pi� qualche contropiede. In difesa, con quel suo fisico longilineo e le braccia lunghe potrebbe essere un fattore, ma misteriosamente non lo �. Andrebbe utilizzato come ottavo, nono uomo, specialista, cos� come accadeva due anni fa, e invece � stato catapultato in quintetto, data la penuria di lunghi. Quando tira male (spesso) � un giocatore praticamente regalato agli avversari.

 

BLOUNT: E’ nella stagione migliore della sua carriera. Ha avuto l’occasione e la sta sfruttando al meglio, rendendo al di sopra dei suoi standard abituali. Bravo a rimbalzo, ha mostrato pure un tiretto dalla media che non � malvagio. L’impegno non si discute, tuttavia rimane un giocatore dal talento e dai movimenti limitati, praticamente nullo in difesa, se si esclude qualche stoppata qua e l�. Buon gregario, ma, come da voci di corridoio, non � detto che rimanga.

 

WELSCH: Elogiato da molti per la bellezza della sua tecnica di tiro, "Yeary", come viene chiamato dai tifosi di Boston, �, appunto, un tiratore puro, anche se nelle partite da noi viste non � stato granch� preciso. E’ bravo anche in contropiede, e non ha paura a tentare l’affondata. In difesa � stato spesso lasciato l� inchiodato a terra da quasi tutti gli avversari che lo attaccavano.

 

ATKINS: Molto pi� forte di quanto potessimo immaginare. Giocatore di grande personalit�, sia in campo che fuori, ha doti naturali di leader, ed infatti � lui che d� la carica alla squadra, non Pierce, dal carattere diverso e non certo un trascinatore. Ottimo tiratore da tre e eccelso anche nel portare palla, in difesa � una tigre. L’unica pecca � che non � molto rapido nei movimenti rispetto alla media dei piccoli (siamo sull’1.78) della lega.

 

DAVIS: Etichettato da tutti come un piantagrane (anche dal sottoscritto) e un perdente, nella realt� ha dimostrato di essere solo la prima cosa. Recentemente multato per una delle solite "marachelle", ha poi chiesto scusa a squadra e allenatore, ma come talento puro, in campo, non si discute. E’, come ben noto, un atleta eccezionale, fantastico in contropiede che termina quasi sempre con spettacolari schiacciate, ma non solo questo. Come sesto uomo ha pi� volte, col suo preciso tiro da fuori e con la sua energia, modificato l’andamento delle gare a suo piacimento; determinante, per esempio, � stato nella vittoria a East Rutherford contro i Nets. Il problema � che ogni tanto si dimentica di difendere. Jefferson, per intenderci, se l’� cotto a puntino.

 

MIHM: Alto, longilineo e primo (e unico) cambio dei lunghi. E’ bravo atleta e contropiedista (forse si � capito che tipo di squadra ha voluto costruire Ainge!), ed � dotato di… gran simpatia, avendolo conosciuto personalmente. Non vorremmo infierire troppo su di lui, ma non si pu� fare a meno di dire che dovrebbe metterci un po’ pi� di cattiveria, invece va su molle, e lo dimostrano quei falletti che producono solo giochi da tre punti altrui o quei non-rimbalzi presi, nettamente alla sua portata.

 

BANKS: Altra nota lieta del team biancoverde. Non � altissimo – siamo all’incirca sull’1.85 – ma � molto forte fisicamente, il che gli consente di attaccare il canestro con facilit�, alla Starbury. Sta migliorando anche in difesa, ed � magnifico atleta, riuscendo a schiacciare come se niente fosse. Talento da tenere stretto e da sviluppare, senza essere impazienti come � avvenuto con Billups e Joe Johnson. Il tiro da fuori � ancora un’idea, per lui, ma c’� tempo.

 

B. HUNTER.: Scelto al secondo giro col n.57, � sorprendentemente riuscito a "fare" la squadra. Ci� grazie al suo fisico massiccio e alla sua determinazione e fame di rimbalzi, a dispetto di un’altezza non proprio da ala grande (questo � il suo ruolo), essendo sull’1.97 scarso. E’ un lottatore, e questo ai tifosi non dispiace.

 

J. JONES: Anche lui grande atleta, ingrossatosi molto rispetto al periodo in cui emerse contro i Sixers, buono a rimbalzo. Si nota sicuramente che � scontento del suo minutaggio, ma se gioca cos� poco in questi Celtics, un motivo ci sar� pure.

 

K. PERKINS: gran fisico, e per giunta molto alto (siamo sui 2.07), � per� ancora un progetto tutto da sviluppare. Gioca solo il "garbage" time. Dopo la partita con Golden State � uscito dagli spogliatoi con la maglia "retro" dei Nets e con una catena con relativo medaglione che avrebbe potuto ricoprire una ruota dell’auto del sottoscritto…

 

STEWART: vecchio pallino di Chris Wallace, Yogi una volta rifiut� i biancoverdi per andare a Toronto, e ora il club gliela sta facendo pagare non facendogli praticamente mai vedere il campo. Con quello che guadagna (4 milioni e mezzo di $ circa quest’anno), converrebbe almeno vedere cosa combina in partita.

 

LAFRENTZ: In injured list per quasi tutta la stagione, per il noto intervento al ginocchio. E’ stato visto camminare sulle sue gambe, e questo � un fatto positivo. Torner� l’anno prossimo, a meno che non sia rilasciato per l’expansion-draft a disposizione dei Bobcats, come da "rumors" sui media di Boston.

 

COACH CARROLL: Dimagrito di circa 10 chili da quando � stato promosso capo-allenatore (foto prima e dopo la nomina messe a confronto sulla TNT, suscitando l’ilarit� di Barkley, e avreste poi dovuto vedere come hanno "sfottuto" Van Gundy…), � il classico allenatore motivatore – si � fatto espellere vedendo i suoi in difficolt� contro i Blazers tra i nostri applausi - . "Consigliato" da Ainge, ha dovuto stravolgere il modo di giocare della squadra, passando dal gioco ragionato e altamente difensivo di Obie, ad una specie di "flying circus" dei poveri, modello Nets, pi� spettacolare, ma sicuramente meno redditizio. Il suo destino era gi� segnato, nel senso che gi� si discuteva su chi poteva essere il coach l’anno prossimo. Sul Boston Globe si parlava di Dennis Johnson, poi la scelta � caduta su Doc Rivers.

 

A dispetto di un back-court di discreto livello, dunque, i Celtics sotto canestro sono proprio debolucci e ingenui, in entrambe le parti del campo. Facile dunque intuire come occorre assolutamente assoldare un "big man" forte in difesa, a rimbalzo e nel gioco in post-basso (inesistente nei Celtics di quest’anno), tipo Elton Brand. Se Blount va via, occorrer� inoltre firmare un centro, meglio se di esperienza, in attesa della crescita di Perkins; ad ogni modo l’anno prossimo dovrebbe tornare LaFrentz, bravo stoppatore, ma che preferisce giocare lontano da canestro.
Per quanto riguarda lo spot di ala piccola, la perdita di Eric Williams � stata praticamente catastrofica per gli equilibri della squadra: il "principe di Newark" era il leader difensivo in campo oltre che uno (insieme a Walker) dei capi dello spogliatoio. Servirebbe uno come lui, magari proprio lui, che quest’anno sar� svincolato.
Diverso il discorso per il settore guardie. Se dovesse arrivare Q-Richardson, allora Davis sarebbe di troppo, e lo si potrebbe utilizzare in uno scambio per ottenere qualche lungo di livello. Con Atkins e Banks in regia, invece, le cose potrebbero andare bene, data l’affidabilit� del primo e le buone potenzialit� del secondo.
Di certo, comunque, la squadra non rimarr� cos� com’�…
Come direbbe un noto personaggio, la domanda sorge ora spontanea. Non sarebbe stato meglio puntare sulla squadra che due anni fa arriv� alla finale di Conference, compiendo un sacrificio economico nel rifirmare i giocatori in scadenza e tentando di migliorarla con innesti mirati, in primis un buon rimbalzista? Perch� invece smantellare una squadra che dopo anni aveva raggiunto una chimica e un’armonia nello spogliatoio finalmente degna dei colori che rappresentava?
Ci� se lo sono chiesto in molti, ma non i nuovi proprietari e Ainge, che hanno deciso di lavorare per creare una squadra spettacolare in modo da portare maggior pubblico nonch� attirare i migliori free-agents a Boston. Secondo la dirigenza biancoverde � questa la ricetta giusta (Danny si � dato tre anni) per aspirare al tanto agognato 17� titolo. In cuor nostro vorremmo tanto che fosse cos�, ma la storia insegna che le ricostruzioni sono lunghe, piene di insidie e difficili, il rischio di fallire � elevato...

 

Report n.1 | Report n. 2 | Report n.3 | Photo Gallery

back on top

Hosted by www.Geocities.ws

1