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DIARIO DI TRE ITALIANI A BOSTON

di Vittorio Festa

 25/3/04 gioved�

L’arrivo a Beantown

Eccoci qui finalmente a Boston, sembra di atterrare sull’acqua, ma niente paura, poi arriva la terra ferma. E’ il nostro secondo viaggio nel Massachusetts, dopo la "ricognizione" di due anni fa. Il gruppo � costituito da Luca Martinelli, 28 anni, da Milano, Dario De’ Sivo, 26 anni da Napoli e dal sottoscritto, ventottenne napoletano, fondatore del Celtics Fan Club Italia, che conta finora pi� di duecento iscritti.

 

26/3/04 venerd�

Prima contro i Nets

La mattina si fa un giretto per Boston, citt� affascinante e a misura d’uomo, piena di graziosissimi negozietti e pub tipicamente "Irish". Nel centro domina "Quincy Market", dove alloggiano chioschi che preparano cibi caratteristici di ogni parte del mondo e d’America. Ma la nostra testa � gi� alla partita serale contro i Nets: � in gioco la nostra qualificazione ai playoffs. E allora, finalmente! Linea Orange da Downtown Crossing a North St.-Causeway St. , ed ecco comparire il Fleet Center, grosso casermone grigio, nemmeno tanto bello da vedere, se raffrontato alle nuove sfavillanti arene americane. Lo stadio si trova proprio oltre lo spazio dove una volta sorgeva il Boston Garden. Che tristezza, ora esiste solo nei nostri ricordi: "Thanks for the memories", recita lo striscione che ricorda il mitico tempio dei Celtics, ora abbattuto, appunto. All’interno dell’arena una simpatica signora ci dipinge sul volto un trifoglio verde con i numeri dei nostri giocatori preferiti: il 12 di Ricky, lo 0 di Waltah e il… 56 di Brandon Hunter. L’ingresso in campo � preceduto dall’abbraccio negli spogliatoi, visibile sullo spettacolare "JumboTron", accompagnato dallo speaker con una "music intro" tipo Guerre Stellari, ma � la presentazione della squadra il momento pi� eccitante, sotto le note di "Welcome to the Jungle" dei Guns ‘n Roses, la Giungla �, ovviamente, il Fleet.
I Nets sono senza Kidd e Martin (peccato!), con il solo Jefferson a portare avanti la baracca; noi siamo al completo, con Pierce e McCarty ali, Blount centro, Welsh e Atkins guardie. La partita trascorre senza sussulti fino al terzo quarto, dove le due squadre iniziano ad incrementare il livello difensivo, ma i C’s vincono abbastanza facilmente. Su tutti spiccano la potenza fisica di Pierce, l’atletismo di Jefferson, la sicurezza di Chucky Atkins. A fine partita proviamo un timido tentativo per ottenere qualche autografo dai giocatori, prontamente bloccato dalla tremenda security. Ma noi non molleremo…

 

27/3/04 sabato

Ottime amicizie

La sera proviamo a dare un’occhiata ai Bruins di hockey, con nostro grande stupore pi� amati dei Celtics da queste parti. Conosciamo per caso Charlie, buffo poliziotto italo-americano dall’accento siciliano degli anni ’30. Notizia inutile, penserete voi, in realt� sar� fondamentale per i nostri piani…

 

28/3/04 domenica

Tommy & Bob

La partita contro Philly, senza Iverson (accidenti!) sar� trasmessa in diretta nazionale, noi ci saremo, ma dobbiamo farci notare. Perci� la sera ci presentiamo con una bandiera italiana con sopra i nostri nomi e la scritta "Celtics Fan Club Italia". Prima del match in campo, c’� Mike Gorman, telecronista ufficiale dei biancoverdi per FoxSportsNE, insieme a Tom Heinsohn, ex biancoverde maglia n.15 ritirata e 10 titoli vinti, e nientemeno che Bob Cousy, the "Houdini of the Hardwood", colui che ha reinventato il ruolo di play nella NBA. Guardano sorridendo il nostro striscione, sicuramente meravigliati; poco dopo il guascone Heinsohn ci firma il primo autografo, commentando: "Bella Italia, mi piace mangiare!" (l’avevamo capito Tom, vista la stazza!) e poi anche Cousy, senza dire una parola, ci firma la bandiera con quella manona spaventosamente grande (ora si capisce come riuscisse a fare magie con quel pallone!). I Greens battono facilmente i Sixers tenendoli al punteggio pi� basso di sempre. Altro tentativo di raggiungere i giocatori andato a vuoto; persa la battaglia, ma non la guerra…

Nemmeno il tempo di gioire per la "nostra" seconda vittoria consecutiva, che si pensa subito alla trasferta della sera successiva a East Rutherford contro i Nets. Ci si vede ad uno sport-bar per seguirla in TV? Perch� invece non si va l�, sono solo 200 miglia! Detto, fatto.

 

29/3/04 luned�

Viaggio nel New Jersey

Di buon mattino ci incamminiamo verso Sud, direzione Meadowlands, con la nostra fiammante auto fresca di noleggio. Dopo circa quattro ore di viaggio, ecco comparire, veramente in mezzo alle paludi, il Meadowlands Sport Complex, con l’ippodromo, il Giants Stadium e la Continental Airlines Arena. All’ingresso dei Celtics in campo sventoliamo al solito la nostra bandiera, un paio di giocatori ci guardano come se ci avessero riconosciuto. La partita � stupenda, punto a punto, e si conclude con una tiratissima vittoria dei nostri tra i "Boo"dei tifosi di casa e l’euforia dei pochi celtici presenti. Indimenticabile per� rimarr� la schiacciata di Jefferson (al n.1 poi tra le schiacciate della settimana in NBAction): � stato in aria un’eternit�! Vedere dal vivo una partita NBA d� davvero la percezione reale dell’atletismo e della rapidit� dei movimenti dei giocatori, si comprendono inoltre perfettamente schemi e aspetti del gioco che dalla TV si notano appena.

 

30/3/04 marted�

Giro a Manhattan

La visita a Ground Zero � stata molto emozionante: � allucinante il vuoto che si presenta davanti, sembra l’effetto dell’esplosione di un ordigno nucleare! Dopo aver deposto dei fiori vicino ai nomi degli eroi del WTC, passiamo il pomeriggio all’NBA Store e poi a Central Park. La sera rientriamo a Boston

 

31/3/04 mercoled�

TrailBlazers troppo forti

La partita contro Portland al Fleet Center dimostra l’effettivo strapotere dei teams dell’Ovest rispetto a quelli dell’Est. Portland � davvero una bella squadra: dominati i Celtics in zona pitturata sia in difesa, con un Ratliff stratosferico, alto e agile, sia in attacco, con un Miles scatenato che, tra ganci, sospensioni e alley-hoops (mittente Stoudamire, un torello), piazza il suo career-high con 31 punti. Boston, e lo ha dimostrato in tutte le partite da noi viste dal vivo, nonostante un backcourt di discreto livello (Atkins, Pierce , Davis e Banks su tutti), � troppo debole nel settore lunghi per competere ad alti livelli. Ainge, datti da fare, ok?

 

1/4/04

Visita alla Basketball Hall of Fame

Decidiamo di trascorrere tutta la giornata a Springfield, 90 miglia e Ovest di Boston, per vedere la mitica Hall of Fame. Essa � costituita da tre piani: nel primo sono riportati nomi, foto, storia di tutti i giocatori eletti, tra cui Meneghin, introdotto nel 2003. Nel secondo sono conservate le maglie di gran parte dei giocatori in questione, oltre che delle squadre allenate dai pi� grandi coaches della storia tra cui Wooden, Smith, coach K, Auerbach, Wootten, Jackson, Holtzman, Holman, ecc... C’� poi il settore multimedia dove si pu� giocare 1 contro 1 con Kidd, ovviamente in realt� virtuale, oppure misurare la propria abilit� a rimbalzo e nelle palle recuperate. Al piano terra, infine, � riprodotto uno stupendo campo di basket in parquet dove si pu� giocare tutto il tempo che si vuole, con a lato l’auditorium e gli immancabili negozi. Tutto molto bello, ma sinceramente ci aspettavamo qualcosa di pi�.

 

2/4/04

Golden State, l’ultima occasione

Per noi � l’ultima partita "live" di questa stagione, il morale � cos� e cos�, anche perch� non eravamo ancora riusciti ad incontrare i giocatori. Durante la partita facciamo il nostro solito baccano. Vinciamo facile contro i californiani, ormai gi� con la testa alla prossima stagione. Proviamo un ultimo tentativo alla ricerca del nostro amico poliziotto, ma di lui nessuna traccia; andiamo per� lo stesso al varco antistante gli spogliatoi. Un altro uomo della security, senza fiatare, ci fa passare, Charlie lo aveva avvertito! Non potevamo credere ai nostri occhi, eravamo in una zona "proibita", insieme a giornalisti e parenti dei giocatori. Ci scateniamo allora con autografi e foto: prima Lafrentz, poi Perkins (in maglia Nets…), Stewart, Mihm, col quale abbiamo avuto un divertente scambio di battute ("Wassup, you guys are everywhere", afferma ridendo lo spilungone da Texas Univ., ricordandosi di noi anche dalla trasferta in New Jersey). Incrociamo poi Ricky Davis, Welsh, McCarty, Jumaine Jones, Double P (trascinato via dai body-guards prima che potesse firmarci la bandiera), il grande ex Cedric Maxwell, coach Carroll, il quale, gentilmente fermatosi a parlare con noi, ci ricordava di divertirci a Boston non solo andando a vedere le partite di basket (simpatico!). Altro divertente siparietto si � inscenato con l’artefice della rivoluzione di Boston, il mastodontico (ce lo immaginavamo pi� mingherlino) Danny Ainge che afferma:"I’m not any more an autograph guy", ma che ci concede lo stesso una firma proprio perch� venuti apposta da molto lontano, e volevamo pure vedere! Il giocatore che ci ha dato pi� "sfizio" � stato per� Chucky Atkins, ci aveva salutato dopo ogni partita e ci conosceva bene gi� anche lui. Giocatore di grande personalit�, sia in campo che fuori, disponibilissimo e lontano anni luce dal prototipo della superstar, ci ha ricordato che, ad ogni modo, i giocatori NBA sono ragazzi come noi: � il nuovo idolo del nostro fan club!
Alla fine arriva pure il poliziotto Charlie che urla, col pugno alzato, "Italian Power!", dicendo poi a noi:"You guys have been crazy", riferendosi alle migliaia di Km fatte apposta per arrivare fini qui. "Yes, for the C’s", gli rispondiamo noi.

 

3/4/04

Ritorno a casa. See Ya Beantown!

 

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