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L'Osservatore europeo

 

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Un'Unione molto precaria!

 

Da un lato l’Europa sembra già fatta: la UE è ben strutturata, la gente viaggia tra i suoi Paesi senza controlli alle frontiere, ne sente parlare di continuo alla TV, Internet abbonda di siti, ogni cinque anni ci sono le elezioni europee, eccetera.

Dall’altro, l’uomo della strada ha vero interesse solo nei fatti di politica nazionale e le strutture comunitarie danno l’idea di lontani organismi tecnocratici, al punto che ora sono attaccate dal movimento anti... globalizzazione!

La violenta contestazione al Consiglio Europeo di giugno a Göteborg mostra una insofferenza crescente dei giovani e dei cittadini verso un'Europa «grande mercato» senza alcuna vocazione politica, incapace di affrontare con un coraggioso progetto democratico le sfide della globalizzazione.

Questo accade per il modo con cui è stato condotto il processo di integrazione e all’ottica nazionale con cui i problemi europei sono stati affrontati. L'opinione pubblica non è mai stata finora chiamata alla partecipazione e al dibattito, ma è sempre stata posta davanti a fatti compiuti, come nel caso dell'euro.  

 

Dopo mezzo secolo di integrazione a piccoli passi, l'Unione europea ha accumulato poteri e competenze da Stato sovrano, come la moneta, e si avvia a costruire una difesa europea. Tuttavia, il deficit democratico si è aggravato. I poteri esecutivi e legislativi sono nelle mani di un organo non democratico, il Consiglio europeo, che decide all'unanimità.

A favore dell’irreversibilità della UE sta la constatazione della convenienza delle istituzioni comunitarie alle quali soprattutto si devono la prosperità dell’Europa, lo stabilirsi di rapporti pacifici, l’adeguamento delle dimensioni del mercato alle sue nuove necessità. L’UE, per quanto confederale, sembra ormai una realtà stabile.  

Ma il fatto che i Trattati sono pur sempre patti tra Stati rimasti sovrani non permette agli europei di cullarsi nell’illusione che quanto di buono c’è sia per sempre. Chi assicura agli europei che una seria crisi internazionale non crei condizioni tali da disfare l’UE?  

Le tensioni internazionali (nel mondo islamico, nell’Europa orientale, in Africa e nell’America latina) e le incognite (della politica degli USA, della condotta della Cina,...) sono numerose e preoccupanti. La politica economica dei singoli Stati potrebbe, per cause internazionali, subire divergenze profonde. La pretesa dei singoli membri della UE di mantenere una politica estera separata lavora contro la loro solidarietà (come s’è visto nella guerra nell'ex-Jugoslavia).  

Basterebbe un ambizioso uomo politico alla guida d’un effimero governo in uno dei Paesi maggiori, per mandare all’aria quanto costruito in cinquant’anni.
Nei momenti difficili il Consiglio dei Ministri e il Consiglio Europeo che sono le sue massime autorità, non possono ricevere stimolo dalle difficoltà, essendo una congrega di componenti nazionali cui non sta a cuore l'Unione in quanto tale ma (ad essere ottimisti) la salvaguardia degli interessi del proprio Stato. 

La democrazia europea è possibile e necessaria. Senza un governo federale, l'Europa dovrà subire le regole del mercato globale decise dagli USA, non riuscirà a garantire uno sviluppo sostenibile per la salvezza ecologica del Pianeta e l'emancipazione del Terzo mondo, non riuscirà a costruire un nuovo ordine internazionale di pace e di giustizia.

 

La UE, per quanto meravigliosa, è dunque un'Unione precaria.

 

 

 

 

Il memorandum per il governo italiano

Leggi anche: "Federalismo ed Unione Europea", A. Vicentini - G. Anselmi, 1994, Edizioni Praxis 3, Bolzano

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