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CI
SERVE LA UE?
Cerchiamo di lasciare da una parte i sentimenti d'amore o di odio, di simpatia o di avversione.
Piuttosto, analizziamo se quei sentimenti hanno
un'origine logica o no.
In sostanza, vediamo se l'U.E. - che c'è, che si voglia o non si
voglia - conviene o no agli Europei e al mondo.
E se non conviene o conviene poco, vediamo come dovrebbe essere
per convenire di più.
De Rougemont sottolineava che il federalismo è
il compromesso che ottimizza i vantaggi e minimizza gli svantaggi
in situazioni nelle quali più gruppi sono coinvolti ma con
interessi distinti: in parte conflittuali, e tuttavia di
carattere sociale (ossia interessi che hanno senso nell'interazione
dei gruppi, non nella loro separazione e nel loro isolamento).
Una situazione del genere è detta da De Rougemont: "problema
federalista".
L'uomo delle caverne viveva in gruppi sociali
piccolissimi (familiari o di clan). Poi l'aggregazione è
cresciuta. Dopo il disastro medievale (sulle comunicazioni, l'interscambio,
la mobilità), i Comuni sono un po' come le Città-Stato dell'antica
Grecia. Poi le dimensioni dello stato sono cresciute. Ma si è
anche visto che un conto è la compattezza politica di un piccolo
territorio con tradizioni comuni, con vicinanza -se non identità-
culturale, ecc. e un altro conto è l'unità statale di un
territorio vasto.
Già la Serenissima ha capito che non potevano essere omologati
gli abitanti del suo Stato non appena questo andava oltre il
primo entroterra veneziano.
Verona (offertasi a Venezia col famoso "Atto di dedizione"),
era molto diversa per storia, costumi e tradizioni da Padova; e
Verona godette perciò di speciali autonomie e garanzie fin dal
suo ingresso in Serenissima.
Ordinamenti ancor più autonomi e distinti ebbero Brescia e -soprattutto-
Bergamo. La politica veneziana di non omologare, di non imporre
la propria impostazione di vita, fu tanto felice che quasi mai
nessuno dei nuovi territori ebbe la tentazione di uscire dalla
Serenissima.
Bergamo è famosa per essersi alleata persino con i Teutoni pur
di ribellarsi a Roma. Eppure restò sempre fedele a Venezia, la
quale d'altra parte ne rispettò lingua e tradizioni (tutt'ora
marcatissme)...
La Gran Bretagna è stata unificata dall'Inghilterra.
Ma il suo regno si dice Unito (ben diverso da "uno solo"!)
perché le dimensioni erano già troppo grandi per avere un
appiattimento ed una omologazione delle realtà politiche
pecedenti.
Se la Cornovaglia o il Galles possono essere considerati più
regioni territoriali che bacini di civiltà distinte, lo stesso
non si può dire della Scozia.
La Gran Bretagna non è federale (anzi: non ha neanche una
Costituzione nel senso che diamo noi alla parola; è quello che
è, come è divenuta praticamente attraverso la storia senza aver
mai definito che cos'è!); e tuttavia è composita, tutt'altro
che unitaria.
Ci sono però delle funzioni che la Gran Bretagna ha potuto svolgere perché più grande dell'Inghilterra e della Scozia; funzioni che non avrebbero potuto svolgere né l'Inghilterra né la Scozia da sole.
Col crescere della civilltà e della tecnologia,
i rapposrti tra gruppi e le reciproche interdipendenze si
dilatano.
La concomitanza del fatto che gli Stati divenivano insufficienti
a se stessi e del fatto che si è andato affermando il modello
"Stato nazionale" è alla base della volontà di
potenza e della apocalittica conflittualità che ha
caratterizzato l'Europa nei due ultimi secoli.
L'interdipendenza, (anzi, l'auto-insufficienza) ci pone davanti ad un bivio: una via è quella già battuta, quella del tentativo di dominare, di poter disporre delle risorse altrui a proprio vantaggio. Sappiamo come è andata a finire.
L'altra via è quella della collaborazione fino
al punto di misurare i problemi e adeguare loro le funzioni [principio
di sussidiarietà].
E' sbagliato che, se un problema è solubile a livello locale, se
ne occupi lo Stato.
Ma è altrettanto sbagliato che, se un problema è così grande
da non poter essere efficacemente affrontato nemmeno dallo Stato,
non si inventi una autorità di livello più alto in grado di
affrontarlo efficacemente.
Non c'è opposizione, nel federalismo, tra il riunire gli Stati
nella federazione e articolarli in strutture autoritative (come i
cantoni svizzeri o i Länder tedeschi) di livello più piccolo.
Se ora il 65% del mercato della "zona-euro"
è interno, significa che è giusto che ci sia una moneta comune.
Ma alle spalle dell'Euro? Non c'è un governo!
Raccontava Tommaso Padoa-Schioppa, consigliere della della BCE:
«Quando mi siedo alle riunioni internazionali in rappresentanza
della Banca Centrale Europea, vedo che i miei interlocutori nord-americani
e giapponesi hanno alle loro spalle un ministro del Tesoro, un
governo; io, alle mie spalle non ho nulla»
Sarebbe giusto ci fosse un'impostazione macro-economica
da parte di un governo europeo.
E questo senza avvilire le diverse peculiarità degli Stati
componenti.
Un'ultima parola sulla "patria", la
nazionalità e il nazionalismo (intendendo con ciò un sano
orgoglio nazionale).
Cerchiamo, anche qui, di essere compassati e muoverci con la
ragione e non a colpi di passionali sentimenti!
Adesso abbiamo una coscienza che ci fa sentire
Italiani. Alcuni hanno già quella che li fa sentire Europei.
Perché?
Non è la patria che crea lo Stato! E' una sciocchezza colossale
dire che i popoli, autodeterminandosi, si danno un confine,
creano il proprio Stato.
La realtà è molto diversa, e per certi espetti opposta. E' lo Stato
che, alla lunga, delimitando l'area in cui le interazioni sono più
sviluppate e più libere (anzi: più sviluppate proprio perché
più libere e tra gruppi più vicini) crea la coscienza della
"patria", di essere una "nazione".
E lo fa confondendo la nazionalità con la cittadinanza.
Alla lunga lo Stato -se non si spacca- vince: i suoi cittadini (statisticamente
parlando) si sentono accomunati in una sola nazione.
Non è vero che gli USA sono uno Stato Federale
perché, originariamente, le colonie erano abitate da gente di
unica cultura che parlava inglese!
E' vero il contrario: prima l'unica amministrazione britannica,
poi duecento anni di Stato Federale hanno determinato il fatto
che un'accozzaglia di europei provenienti dai luoghi più
disparati, alla fine sia diventata nazione.
La lealtà alla Costituzione, al proprio Stato, alla lunga diventa "nazionalità comune". La lealtà al proprio Stato è dunque la causa del sentimento nazionalista e patriottico, non l'effetto di questo!
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