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L'Osservatore europeo

 

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Doccia fredda "thatcheriana":
La pochezza dell´Atto Unico Europeo.

di PUBLIUS*



Margaret Thatcher (1925 - )

Margareth Thatcher, nuovo leader dei Conservatives, vinse le elezioni nel 1979.
Riportò così il suo partito al governo dopo cinque anni di predominio del Labour Party (col secondo gabinetto di Harold Wilson [1974-´76] e con quello di James Callaghan [1976-´79]).
Fu il primo e per ora unico esempio di premier donna.
Fu anche il primo ministro che governò più a lungo negli ultimi 150 anni di storia britannica.
Rivinse infatti le elezioni nel 1983 e nel 1987.

Non perse il posto di primo ministro per una sconfitta elettorale ma per una crisi interna alla stessa maggioranza scoppiata nel novembre del 1990.

Accadde allora che il ministro degli esteri Sir Geoffrey Howe si dimettesse esprimendo in tal modo l´insanabile dissenso con l´intransigenza della Thatcher che aveva causato il completo isolamento della Gran Bretagna nei preliminari di quella conferenza intergovernativa che si sarebbe conclusa un anno dopo col Trattato di Maastricht sull´Unione economica monetaria e sull´Unione Europea.

Fu questa anche l´unica volta nella storia britannica in cui un primo ministro fu costretto a dimettersi a causa d´un semplice insuccesso diplomatico in relazione alla politica europea. E ciò prova quanto grande sia il peso dei rapporti con la Comunità Europea nello Stato celebre per il suo euroscetticismo.

***

La politica di Wilson e di Callaghan era stata profondamente riformista in senso socialista, con particolare attenzione alla previdenza e alle garanzie dello stato sociale il cui costo, però, stava diventando insostenibile.

Sul fallimento della continuità d´una maggioranza laburista hanno pesato fortemente le divisioni interne del partito, in primo luogo attorno al nodo cruciale dell´adesione o meno al Mercato Comune.
Il referendum voluto da Wilson nel 1975 è stato emblematico in proposito. Raccolse infatti la netta maggioranza del 70% dei voti favorevoli al permanere del Regno Unito nell´Europa comunitaria: ma in buona parte dovuti all´apporto dell´elettorato conservatore o comunque stanco del Labour Party, accusato dagli oppositori di politica assistenziale e dannosa all´economia nazionale (e quindi dannosa per gli stessi ceti –operai, pensionati, ...– che da quella politica avrebbero dovuto avvantaggiarsi).

Coerente con il programma preannunciato, Margaret Thatcher si dispose a smantellare l´apparato dello stato assistenziale riportando in pochi anni la Gran Bretagna al vertice della politica liberista in Europa. [Privatizzazioni, deregulation, riforma delle Trade Unions, tagli alle tasse ed introduzione di meccanismi di mercato nella Sanità e nella Pubblica Istruzione, ...]

Jacques Delors (1925 - ), Presidente della Commissione Europea dal 1985 al 1995 Promosse una linea politica in cui la partecipazione alla CEE veniva ad essere un elemento della visione di un´area di libero mercato sempre più vasta –precorritrice della globalizzazione– nella quale la sovranità britannica in patria costituiva un assioma fuori discussione.

La popolarità della Thatcher crebbe anche per merito indubbio della sua fortissima personalità e della coerenza tra programmi annunciati e loro applicazione. In ogni situazione diede prova di fermezza irremovibile guadagnandosi l´appellativo di Signora di Ferro (Iron Lady).

Inflessibile nella lotta dura al terrorismo nell´Irlanda del Nord, abile nella diplomazia immediatamente precedente la guerra delle Falkland, risoluta nella condotta della stessa, capace di risuscitare patriottismo ed orgoglio britannico d´altri tempi: ma anche favorita dalla particolare congiuntura internazionale e dal definitivo avvio della produzione di petrolio estratto dal Mare del Nord, con grande beneficio sulla bilancia dei pagamenti.

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Su "Margaret Thatcher" si veda anche:
1.
http://www.iron-lady.com/
2.
http://www.margaret-thatcher.com/
3.
http://armey.house.gov/thatcher.htm
4.
http://www.margaretthatcher.co.uk/

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La sua massima performance diplomatica in ambito comunitario è stata certamente quella dispiegata in preparazione del Vertice di Lussemburgo (2-4 dicembre 1985).

In quell´occasione la Thatcher riuscì a vanificare le velleità del Parlamento Europeo di dar vita all´Unione Politica Europea sulla base del Progetto di Trattato da esso elaborato sotto la spinta del gruppo del Coccodrillo guidato da Spinelli ed approvato con oltre i 2/3 dei voti.

Nella preliminare conferenza intergovernativa, avviata proprio per dare concretezza al progetto e soddisfazione al Parlamento Europeo (unico rappresentante del popolo europeo, legittimato per la prima volta dal suffragio diretto) ed annunciata da capi di Stato e di governo quasi con l´intenzione di volerlo migliorare, sotto l´abile ed oculata regia della diplomazia britannica si incominciò con lo stemperare sempre più i contenuti del Trattato sino a snaturarne del tutto la sostanza per giungere a cancellarli completamente nella fase conclusiva (cioè nei lavori del Vertice) .

In quell´occasione la Thatcher riuscì ad escludere la presenza dei rappresentanti del Parlamento Europeo e della Commissione anche in sola veste di osservatori.

Il Vertice si concluse con un Trattato di modesta revisione dei tre precedenti (CECA, CEE ed Euratom) e con la promessa di realizzare entro la fine del 1992 un Mercato Unico (con libera circolazione di beni, capitali e servizi) quale perfezionamento del precedente Mercato Comune.

Nessun passo avanti, nella maniera più assoluta, nella direzione dell´integrazione politica.
Di tutto quanto diceva in proposito il Progetto di Trattato sull'Unione Europea, nell´Atto Unico Europeo (AUE) non c´è traccia alcuna!

I governi del Belgio e dell´Italia rifiutarono di firmare l´AUE in conclusione di quel Vertice di Lussemburgo, riservandosi di sottoscriverlo solo se avesse ottenuto l´avallo del Parlamento Europeo.
E' molto probabile che questa mossa altro non fu che un´ipocrita scappatoia per salvare la faccia davanti all´opinione pubblica dei rispettivi Paesi dove governi e maggioranze parlamentari avevano a più riprese intessuto gli elogi del Trattato di Unione elaborato dal P.E. (e con l´assenso pure dell´opposizione).

Qui ritorna il concetto che, quantunque rappresentanti del popolo europeo, anche i parlamentari europei non sono immuni dalla sudditanza alla politica nazionale, dovendo essi la propria candidatura e l'elezione agli apparati dei singoli partiti nazionali (di mentalità e azione assolutamente lontane dall´ottica europea).
Era scontato che il Parlamento Europeo avrebbe alla fine avallato il nuovo Trattato uscito dal Vertice di Lussemburgo, dato che c'erano solo due Stati non firmatari su dieci e dato che le forze politiche nazionali premevano per l'approvazione evocando il rischio di sfasciare la stessa Comunità.
In questo esso mostrò quel senso di responsabilità... tanto caro ai governi.
Questo avvenne nel gennaio del 1986.

Il 17 e 28 febbraio, sotto la presidenza olandese succeduta a quella del Lussemburgo, l'Atto unico europeo venne firmato all'Aja.

Per una volta ancora l´Europa politica segnava il passo.
Per una volta ancora, come ai tempi di de Gaulle, i governanti dei vari Paesi si rifugiavano nell´alibi del necessario compromesso a fronte delle insanabili divergenze di vedute.
Per una volta ancora il tutto accadde nell´indifferenza dei media che dedicarono a questi fatti scarsissima attenzione; e presentando talvolta il Trattato come un avanzamento del processo di integrazione europea.
Per una volta ancora il popolo europeo fu preso in giro.

Solo i federalisti, peraltro inascoltati, denunciarono il Trattato come “una truffa” ai danni dei cittadini europei, sottolineando l´inganno della promessa di un mercato integrato senza una moneta e senza un governo europeo.

Nel frattempo il Sistema Monetario Europeo (SME), (varato nel dicembre del 1978 ed entrato in vigore il 13 marzo 1979) non dava affatto prova di soddisfare lo scopo per cui era stato ideato.

Il sistema si basava su una “unità di conto” (European Currency Unit, ECU) –corrispondente ad una media pesata delle monete che partecipavano a definirne il “paniere”– e sull´impegno di mantenere il più possibile l´allineamento delle varie monete.
Gli Stati più virtuosi avrebbero dovuto contenere le oscillazioni del valore della propria moneta entro una banda del 2,25% mentre alle altre monete era concessa la banda del 6%.

Ma tali parametri si dimostrarono ben presto troppo ottimistici.
Nonostante i meccanismi previsti dallo SME in soccorso delle monete più deboli, il marco tedesco continuava ad apprezzarsi su lira italiana, franco francese e sterlina britannica, (monete deprezzate progressivamente da una inesorabile inflazione).
Il franco francese tentò invano di entrare nella banda stretta del 2,25% e altre monete (come la lira) non riuscirono a restare in quella del 6% se non svalutandosi.

Quanto ingannevoli fossero le promesse contenute nell´AUE risulta dal fatto che all´appuntamento del 1993 al quale gli Stati sarebbero dovuti arrivare dopo una progressiva convergenza economica, alcuni (come l´Italia ed il Belgio) vi giunsero in condizioni finanziarie paurosamente disastrate. Proprio nel 1992 l´Italia e la Gran Bretagna si videro costrette ad uscire dallo SME.
Infine nel 1993 la banda di oscillazione fu allargata al 15%: il che equivaleva in pratica alla sospensione del Sistema stesso.

In campo economico la Comunità troverà la salvezza (o quanto meno il rinvio della resa dei conti) col varo della moneta unica pattuito a Maastricht (dicembre 1991): ossia con la rinuncia alla sovranità monetaria dei singoli Stati.

Nel campo politico, invece, la mancanza d´un autentico governo europeo mostrerà tutta la scandalosa impotenza dell´Europa nelle vicissitudini drammatiche che costelleranno la storia dei successivi 15 anni.

*Relatori:
Saverio Cacopardi, Pierangelo Fiora, Simona Giustibelli, Luigi V. Majocchi, Marco Spazzini, Arnaldo Vicentini

 

 

Appendice

tratto da:
”Federalismo ed Unione Europea”
A.Vicentini - G. Anselmi, ed. Praxis 3, Bolzano, 1994.

L´Atto Unico Europeo
[Stralcio dal paragrafo: 3.2 - Nascita e sviluppo della CEE: dalla CECA all´Unione Europea.]

Nel 1979 il Parlamento Europeo divenne elettivo a suffragio universale.
Altiero Spinelli, profeta della Federazione Europea e fondatore del Movimento Federalista Europeo, deputato europeo della Sinistra Indipendente (eletto nelle liste del PCI), animando il gruppo politico Le Crocodile e come relatore della commissione del PE per la riforma delle istituzioni, diede vita alla proposta d´un Trattato di Unione Europea (approvato a larghissima maggioranza dal PE e da esso presentato a tutti gli Stati membri), contenente un abbozzo di Stato federale europeo con competenze sovrane in
materia monetaria ed economica. Nell´85 se ne occupò una Conferenza Intergovernativa che sfociò nel vertice di Lussemburgo (2-12-'85) dove il Trattato di Unione abortì (per il sostanziale veto britannico di M. Thatcher) nel famoso Atto Unico Europeo (AUE)[...]. I governi dell´Italia e del Belgio condizionarono l´approvazione dell´Atto Unico a quella da parte del PE che, rieletto nell´84, non mostrò più d´essere la forza federatrice che fu tra il '79 e l´84. L´adesione all´Atto Unico dei paesi membri (compresi Spagna e Portogallo, non ancora effettivi nell´85) si concluse nell´87.

In questo nuovo Trattato:
- E´ promessa la realizzazione a partire dal '93 di uno “spazio economico europeo” senza più alcuno sbarramento alla libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi con la trasformazione del "mercato comune europeo" in mercato unico europeo.

-Sono aumentati i poteri della Comunità; è istituito il Consiglio Europeo.

- Vengono introdotte nuove regole di decisione degli Organi Comunitari e, in taluni casi, il criterio di maggioranza (anziché l´universale precedente criterio dell´unanimità).

Quantunque l´Atto Unico fosse un indubbio arretramento su pallide posizioni di ripiego rispetto alla proposta del PE di Trattato di Unione (caratterizzato dal conferire poteri legislativi al PE e competenze di tipo federale all´Unione Europea, laddove tali temi non sono nemmeno affrontati nell´Atto Unico), esso aprì indirettamente inaspettate prospettive di integrazione politica indotte dall´enorme movimentazione delle forze economiche europee (per giungere pronte all´appuntamento di estrema competizione del '93) e delle forze politiche dei singoli Stati (per ridurre i divari tra le distinte situazioni regionali).
Sulle questioni e vicende comunitarie aumentò notevolmente l´interesse dei mass media, con conseguente miglioramento della informazione e della coscienza popolare. La progressiva conversione all´europeismo dei
partiti che tradizionalmente vi si opponevano fu inesorabile e sincera. Sul finire del '90, la premier britannica Thatcher fu costretta a rassegnare le dimissioni in seguito al suo isolamento circa la sovranità nazionale in materia monetaria.

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1. Le elezioni europee sono un classico esempio di democrazia tradita. Oltre al fatto che capi-lista delle formazioni politiche sono, in funzione di richiami, segretari di partito e nomi famosi che poi quasi non metton piede nel PE, la campagna elettorale, anche per la stessa ignoranza di molti candidati, fu sempre basata su logori temi pseudo-ideologici di politica nazionale. Per esempio, nell´89 la campagna in Italia della DC e del PSI si ridusse a poco più del solo sbandierare i recenti fatti di Cina (dove la rivolta studentesca era stata soffocata nel sangue) nella prospettiva di dirottare a sé voti del tradizionaleelettorato del PCI che nelle europee dell´84 aveva ottenuto in Italia la maggioranza relativa.

2 Nel P E '79÷'84 Spinelli fu protagonista. Coagulando nel Crocodile deputati di ogni gruppo politico, egli portò oltre 2/3 del P E ad approvare il suo Trattato di Unione. Rieletto nell´84 ma minato da male incurabile, mostrò nonostante la malattia e l´età avanzata, una singolare energia sino alla morte (´86).

3 Da non confondere con il Consiglio d´Europa che non è un Organo Comunitario.

4. Nel '78 il PCI di Berlinguer votò contro l´ingresso dell´Italia nello SME e il PSI di Craxi si astenne. L´approvazione passò con il determinante voto favorevole dell´esiguo MSI di Almirante.

Il progetto di Unione Europea del Parlamento Europeo e l´Atto Unico
[Stralcio dal paragrafo: 4.1 Altiero Spinelli, profeta dell´Unione Europea..]

Intanto Il MFE stava dedicando tutte le sue forze ad un particolare bersaglio: quello di rendere elettiva a suffragio diretto la rappresentanza del PE. Quando, sul finire del '74, il vertice della CEE fece propria la proposta, Spinelli intravide la possibilità di rilancio del federalismo ed iniziò, su uno strategico quanto tortuoso percorso, la lunga marcia che lo avrebbe condotto a convincere il PE ad approvare il suo Trattato di Unione (14-2-84).

Aveva bisogno dell´apparato di un partito per tornare alla politica attiva e farsi eleggere nel PE quando questo fosse divenuto elettivo. Propose perciò ai socialisti di candidarlo come indipendente alle elezioni italiane del ‘76, ma non ebbe accoglienza. Si volse allora ai comunisti che lo accettarono nelle proprie liste come indipendente di sinistra. In tal modo egli poté accelerare il distacco del PCI da Mosca (avviato da Berlinguer) e promuoverne la «conversione» in senso filo-europeo. Spinelli era convinto che solo la penetrazione trasversale dell´europeismo in tutte le forze politiche avrebbe potuto creare le condizioni favorevoli per un rilancio del federalismo.

Nel '76 fu eletto senatore e nominato parlamentare europeo dal Parlamento Italiano. Nel '79 fu confermato senatore ed eletto nel primo PE a suffragio diretto. E´ degli anni immediatamente seguenti il capolavoro di Spinelli, in campo da quarant´anni nella lotta per l´Europa. Come relatore della commissione parlamentare Affari Istituzionali animò dapprima le Crocodile , quindi l´elaborazione del Trattato di Unione Europea, infine la discussione in aula sino alla trionfale approvazione.
Restava però lo scoglio più difficile: quello della ratifica del Trattato da parte degli Stati.

Nel suo intervento in PE prima del voto, parafrasando Il vecchio e il mare di Heminguay, Spinelli aveva paragonato il Trattato prodotto dal PE al grosso pesce che il vecchio aveva catturato, e aveva messo in guardia i parlamentari dal pericolo che i pescicani, ossia i governi nazionali, lo divorassero. Invero, pur elogiandolo, i governi lo accantonarono avviando una conferenza intergovernativa che avrebbe dovuto elaborare un progetto migliore. Spinelli fu rieletto al PE nell'84 e divenne presidente della Commissione per le Istituzioni.

Nel giugno '85 si tenne a Milano il vertice sotto la presidenza italiana in concomitanza con la più grandiosa manifestazione filo-europea mai organizzata dai federalisti. L´Europa parve per un attimo a portata di mano. Ma le speranze andarono deluse il 2.12.'85 nel vertice di Lussemburgo, quello che diede vita al riduttivo AUE che sostituiva il Trattato di Unione con una pallida revisione dei precedenti trattati e la promessa di giungere ad un mercato unificato nel '93.

Spinelli, parlando in PE alla Commissione, ebbe a dire che la «montagna di lavoro» preparatorio a quel vertice che avrebbe dovuto far nascere l´Unione Europea aveva «partorito il topolino» che era l´AUE.
[...]

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1. Ristorante di Strasburgo dove Spinelli riuniva i parlamentari inizialmente con lui. Fu poi anche il nome del loro periodico di propaganda e servì infine ad identificare il crescente numero di parlamentari di ogni raggruppamento politico che aderivano all´iniziativa federalista di Spinelli.

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