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L'Osservatore europeo

 

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IL PROGETTO BRIAND DI "UNIONE EUROPEA"
Ovvero: come gli europei nel 1930 mancarono all'appuntamento con la storia aprendo la strada alla tragedia della II guerra mondiale

 

Aristide Briand (1862-1932) fu a capo della politica estera francese nel 1921 e dal 1925 al 1932. Egli aveva inaugurato una politica di avvicinamento nei confronti della Germania che era sfociata nel Patto di Locarno del 1925 e nell'ingresso dell'antico nemico della Società delle Nazioni (1926).

Profondamente sensibile all'assenza di qualsiasi organizzazione europea e al corrente dell'esistenza di movimenti politici filoeuropei rese nota nel luglio 1929 la sua intenzione di proporre una forma di "unione" e nella sua dichiarazione ministeriale parlò di "Stati Uniti d'Europa".
Il 7 settembre 1929 ne presentò il relativo progetto alla Società delle Nazioni.

Indubbiamente l'iniziativa di Briand va ricollegata alla Lettera aperta ai Parlamentari francesi che il conte austriaco Richard Coudenhove-Kalergi pubblicò nel giugno 1924.
Fin dal 1922 il conte si era servito della stampa tedesca ed austriaca per lanciare l'idea di una "Paneuropa", e la vittoria in Francia del "Cartello delle sinistre", favorevole alla Società delle Nazioni, l'aveva indotto a rivolgersi anche ai francesi.
Nel 1924 comparve un "manifesto paneuropeo" in cui la questione europea veniva sintetizzata in questo interrogativo: possibile che sulla piccola penisola europea vivessero 25 Stati in condizioni di anarchia internazionale, senza che ciò portasse alla più terribile catastrofe politica, economica e culturale?

Nella sua lettera ai parlamentari francesi il conte affermava che l'Europa doveva unificarsi per essere in grado di far fronte a tre grandi insiemi: URSS, Impero britannico e USA.
Proponeva un "programma paneuropeo" implicante una "alleanza politica, economica e militare, trattati di arbitrato e garanzia fra tutti gli Stati democratici del nostro Continente, intesa con l'Inghilterra e l'America, pace con la Russia e l'Estremo Oriente".

Briand, tenendo presenti le direttrici paneuropee, pronunciò a Ginevra un discorso che venne calorosamente accolto dal ministro degli esteri tedesco Gustav Stresemann, destinato a morire qualche settimana dopo, il 3 ottobre.

Briand disse in particolare: "Io ritengo che tra popoli che siano geograficamente raggruppati, come quelli dell'Europa, non possa non esistere una sorta di legame federale.
Questi popoli devono avere la possibilità di entrare in ogni momento in vicendevole contatto, di discutere i loro interessi, di prendere decisioni comuni, di istituire un legame di solidarietà reciproca che dia loro modo di far fronte, al momento del bisogno, a gravi circostanze che dovessero profilarsi. Ed è questo legame che io vorrei creare.

Evidentemente, l'associazione si verificherà soprattutto in campo economico, ed è questa la questione più urgente.
Ma sono anche certo che dal punto di vista politico, e dal punto di vista sociale il nesso federale, senza ledere la sovranità di nessuna delle Nazioni che eventualmente facessero parte di tale associazione, può essere benefico."

Nulla di "rivoluzionario" dunque: nessuna assemblea eletta o designata dai Parlamenti, nessuna "Alta Autorità" sovranazionale.
Inoltre qualche contraddizione: dire "federale" significherebbe dire "mettere in comune quote limitate di sovranità".

Comunque questo documento, molto bello e altamente profetico ebbe in Europa grande eco: dopo Napoleone III era la prima volta che un capo di governo si dichiarava a favore degli "Stati Uniti d'Europa".
Una riunione di 27 Paesi europei appartenenti alla Società delle Nazioni diede incarico a Briand di stilare un memorandum.

Nel mese seguente, ottobre 1929, iniziò la Grande Depressione negli USA e di lì si propagò in Europa.

Fu in questo clima che il 1º maggio 1930 il Memorandum fu sottoposto ai 26 partner della Francia e fra il 21 giugno e il 4 agosto 1930 arrivarono le risposte: in maggioranza furono di gentile, educato rifiuto.
Soltanto Bulgaria, Cecoslovacchia, Grecia, Jugoslavia e Norvegia si dichiararono disponibili.

Le critiche furono essenzialmente le seguenti:
1) tutti, con l'eccezione dei Paesi Bassi, insistettero sull'assoluta sovranità degli Stati
2) si espresse il timore che un'associazione europea di Stati avrebbe indebolito la Società delle Nazioni, che invece aveva un carattere mondiale.
3) si osservò che ne sarebbe nata un'organizzazione troppo pesante, quando invece potevano bastare le sedute della Società delle Nazioni
4) fu criticato che si volesse puntare soprattutto all'unione politica, mentre si sarebbero preferiti accordi per prima cosa nel campo economico, nel quale risultati concreti sarebbero stati sia più necessari che più facili.
5) fu proposto di estendere l'iniziativa ad altri Paesi europei fuori dalla SdN (URSS e Turchia)
6) fu osservato che molti Paesi avevano rapporti particolari con altri Paesi del mondo (per legami storici o attuali in quell'epoca coloniale)

Nel complesso, mai prima nella storia si era "tastato il polso" del sentimento europeo; e, come si vede, nel 1930 il polso era assai debole.

tratto da:
Jean-Baptiste DUROSELLE, Storia dell'Europa, Bompiani, ottobre 1990, ISBN 88-452-1632-2, pagg. 357-361

 

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