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L'Osservatore europeo

 

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OCCORRE L'UNITÀ POLITICA DELL'EUROPA

 

Il fantasma del nazionalismo, nelle sue forme razziste e violentemente anti-europee, torna a minacciare l'Europa.

Se l'orizzonte resta quello nazionale, cioè un orizzonte in cui non esiste nessuno sbocco positivo per la soluzione di problemi ormai sopranazionali, vincono gli estremismi e la violenza.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale gli Stati nazionali in Europa occidentale hanno convissuto pacificamente, mantenendo regimi democratici e prosperando.
Solo pochi hanno capito che il merito di questa situazione era da attribuirsi al processo di integrazione iniziato negli anni '50 e all'egemonia americana imposta dalla guerra fredda, un'egemonia che creava una sorta di federazione di fatto nell'Europa comunitaria.

Dopo il 1989 la crisi degli Stati europei, che in gran parte dovevano la loro legittimità proprio all'esistenza del "nemico" ai propri confini, ha subìto una brusca accelerazione.

Sono subito apparsi evidenti il drammatico aggravarsi della crisi della democrazia in quasi tutti i Paesi dell'Unione.

Nella situazione attuale l'impotenza degli Stati europei, troppo deboli e inadeguati per offrire ai propri cittadini sicurezza e progresso, si somma all'impotenza dell'Europa che, divisa, è incapace di agire e di costituire quel nuovo quadro continentale della vita politica nel cui ambito, invece, i problemi potrebbero essere affrontati positivamente.

In queste condizioni i cittadini europei sono spinti a credere che l'unica possibilità di ristabilire le prerogative dello Stato sia quella di ricorrere a strutture autoritarie, e vince nel medio periodo chi fa balenare questa ipotesi.

Nel Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 durante il confino, Altiero Spinelli spiegava le ragioni per le quali "il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in Stati nazionali sovrani", e ammoniva che "se la lotta restasse domani ristretta nel tradizionale campo nazionale, sarebbe molto difficile sfuggire alle vecchie strade senza uscita"; in questo caso, infatti, "le forze reazionarie" avrebbero buon gioco a "far presa sul sentimento popolare più diffuso e più facilmente adoperabile a scopi reazionari: il sentimento patriottico.

In questo modo possono anche sperare di più facilmente confondere le idee degli avversari, dato che le masse popolari finora hanno vissuto le loro uniche esperienze politiche dentro i confini nazionali; … il ritorno del potere nelle mani dei reazionari sarebbe solo questione di tempo".

Per molti anni queste previsioni di Spinelli sono sembrate catastrofiche e fuori luogo.
Oggi i segnali che provengono da molti Paesi europei sono drammatici.

Anche la Francia, un Paese che è stato il baluardo della democrazia continentale e che tuttora è uno dei pilastri portanti della costruzione europea, dimostra di essere ormai attirata dalle proposte più antidemocratiche, mentre il fronte delle forze democratiche di governo si frantuma; questo dimostra tutta la fragilità dello Stato nazionale in Europa e lascia intravedere quale può essere il futuro se non si arriva "alla definitiva abolizione della divisione dell'Europa in Stati nazionali sovrani".

E' un segnale su cui gli europei devono riflettere a fondo: l'illusione che la pace e la democrazia siano compatibili con il mantenimento della sovranità nazionale si è rafforzata in Europa, dove ci si sta scordando della lezione avevamo imparato dalla tragedia nazista e dalla guerra e per cui avevamo concepito il progetto europeo.

E' arrivato il momento di riprendere quel progetto e di completarlo prima che sia troppo tardi.

All'Europa serve un drastico mutamento di rotta rispetto agli attuali giri di parole e alle formule ambigue che nascondono la volontà di mantenere la sovranità nazionale.

Ci sono falsi obiettivi che allontanano l'unità e spingono l'Europa verso la catastrofe.
Serve un grande disegno capace di suscitare le speranze dei cittadini e di mobilitare energie; un disegno concreto, credibile e radicale.

Il gruppo dei sei Paesi che ha avviato il processo europeo potrebbe farsene carico prendendo l'iniziativa di fondare il primo nucleo dello Stato federale europeo, subito, per estenderlo poi a tutti gli Stati che vorranno aderirvi.

Solo costruendo la statualità europea possono esserci pace e progresso nel futuro degli europei.

Non dimentichiamo il monito di Einaudi: il tempo per portare a compimento l'unità deve essere colto prima che sia troppo tardi.

 

rielaborato da un comunicato stampa del Movimento Federalista Europeo di Pavia

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