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CIAMPI
SULLE RAGIONI PER L'UNITA' EUROPEA E CASAVOLA SULLA COSTITUZIONE
EUROPEA
Rispondendo a una domanda dei giornalisti, dopo la lezione con cui il professor Francesco Paolo Casavola ha concluso il corso di alta cultura sul futuro dell' Europa, Ciampi ha detto:
"Trova oggi conferma l' impostazione che
ha già avuto una prima espressione nella Carta dei Diritti.
Credo che su quella base si possa continuare questa costruzione
di un' Europa che deve garantire al popolo europeo, che si
riconosce in certi valori, i diritti fondamentali; poi può
trovare al suo interno una architettura più precisa, diciamo più
ristretta per quei Paesi che, come è stato per l' euro,
intendiamo progredire verso forme anche di integrazione maggiore,
aperte naturalmente a tutti gli altri Paesi'
Sono senz' altro favorevole a una Costituzione Europea.
E agli scettici sull' Europa ricordo che ci sono cinquanta milioni di ragioni invece per essere a favore dell' Europa: cinquanta milioni di ragioni che sono i cinquanta milioni di morti della seconda guerra mondiale."
A sua volta , il professor Casavola (concludendo
il 48/o Corso Internazionale di Alta Cultura sul futuro sviluppo
dell'Unione Europea) aveva sostenuto la necessità di una giurisdizione
europea per i diritti fondamentali come prima pietra di una
Costituzione europea.
Una lezione incentrata proprio sull'elaborazione di un Articolo 1
della Costituzione Europea.
Parlando dell'Unione Europea dopo un ampio
excursus storico-costituzionale, Casavola ha detto che ''è arduo
immaginare che si continui all'infinito per una via che determina
cessioni di sovranità degli Stati membri all'Unione senza che si
produca il soggetto che quella sovranità deve impersonare.
Una Carta dei diritti che enunci quel soggetto europeo e che
affidi ad organi giudiziari europei e non più nazionali quei
diritti esercitati nell'ambito dell'intero territorio europeo
sarebbe un passo in avanti verso una costruzione costituzionale,
graduata nel tempo.
I diritti fondamentali - ha proseguito Casavola, che è anche
presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana - possono
funzionare come una leva potente per aprire la strada ad una
Costituzione che dia sostanza alla cittadinanza europea.
Ci sarà tempo per continuare la costruzione costituzionale con
tutte le parti di quell'edificio della statualità' che noi siamo
soliti associare sincronicamente, pensando come unico e
necessario il solo modello dello Stato nazionale''.
''Se invece di muovere dal dogma 'un
popolo, una Costituzione' si ritrova il saldo terreno dei
processi storici reali - ha proseguito Casavola - si potrebbe
avere più' fiducia nell'invertire i termini: 'da una
Costituzione europea si farà il popolo europeo'.
Le difficoltà di superare i profili identitari delle
Costituzioni nazionali - ha osservato il presidente emerito della
Corte Costituzionale - induce a considerare impraticabile la via
di una Costituzione formale europea, che nasca da un'Assemblea
costituente e si ponga quindi come atto sovrano originario, non
derivato dagli Stati oggi membri dell'Unione, e che disegni un
intero organico apparato di poteri sovraordinati rispetto agli
ordinamenti nazionali.
Ma perché questa sola forma - si è domandato
Casavola - dovrebbe chiamarsi Costituzione europea?
E non anche quella che, anziché guidata dal paradigma dei poteri,
fosse ispirata, almeno per ora soltanto, dal paradigma delle
libertà?
Casavola ha anche espresso riserve sulla Carta europea di Nizza: ''sarebbe bastato - ha sostenuto - nominare 'il popolo europeo costituito dai cittadini degli Stati che formano l'Unione' per avere l'incipit di una Costituzione e non di una proclamazione di buone intenzioni coniugate al futuro.
Non quindi il popolo come astrazione sovranazionale o come iperconcreta collettività culturale, ma come insieme giuridico dei cittadini di ogni nazione che, in quanto corpus europeo, ottengono garanzia dei propri diritti ovunque si trovino in Europa.
Una società europea - ha concluso Casavola - non potrà nascere negando le culture nazionali, ma certo dovrà trascenderle per acquisire un modo di pensare e di sentire europeo''.
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