Sul Metodo

(L'anticritica - parte I)

Se vogliamo agire nel presente, in maniera organica, è necessario costituire una base, una piattaforma, più o meno omogenea.

Occorre convenire in una analisi critica della storia e delle teorie storiche (per poter su questo basarsi ed agire nel sociale, per una progettazione), per far sì che vengano a modificarsi i condizionamenti che oggi si subisce, e quindi preparare luogo, uno spazio ed un tempo, in cui possano svilupparsi le potenzialità e le organicità.

È di fondamentale importanza affrontare il problema del passato, perché si vada a distruggere quel legame perverso tra il passato, con i suoi miti e fallimenti storici, e il modo di pensare e risolvere il presente, in proiezione futura.

Chi crede [in Mao, in Cristo o Maometto, chi crede nella psicanalisi, nella Cina o in Cuba, chi crede in altri personaggi o teorie...], per il solo fatto di credere, si autoesclude a priori da un approccio al metodo scientifico che esige sempre prove o fatti a suffragare un enunciato.

Se non si è disposti ad affrontare un’approfondita revisione critica, si andrà a riproporre gli stessi disastri del passato per il futuro e quindi tutto ciò inficia già dall’inizio un processo che vada ad accostarsi ad un progetto. Si devono acquisire od accettare quei metri di misura che permettono di cogliere dalla determinante un evento o una lezione, che oltre a spiegare meglio il passato e le conseguenzialità nel presente, ci permettano nel futuro una progettualità ove non si verifichino certi presupposti degenerativi.

Allora è importante una revisione critica-progettuale della Storia, poiché qualora vi fossero delle storie scritte (ovvero la Storia scritta di cui ci si può fidare), ci si rimanderebbe ad esse.

Altra cosa sono i "Revisionismi", i "Negazionismi"... che li lasciamo ai cialtroni di sempre... oggi come ieri e ieri come oggi.

Ma la questione è che le storie scritte sono spesso lo storione della Storia, e cioè la favola, la menzogna, più o meno accennata, più o meno evidente. Là dove si produce gregariato e mitologia vi sono sempre ottime probabilità di trovare manipolazione storica, censura e lavori di forbice e questo vale per il passato come per le bufale dell'era di Internet.

Lo stravolgimento della Storia si attua per meglio gestire il presente, ci sono sempre delle conseguenzialità che operano nel presente. È accaduto nell’Antico Egitto, ai tempi della Grande Roma, nel Medio Evo e, quindi, dopo Colombo. È evidente che col passare dei secoli la tecnica è divenuta più efficiente e raffinata.

Ecco perché ci si induce al travisamento dei fatti del passato, ecco perché fiumi di carta ed inchiostro, colossali operazioni editoriali affinché non vengano colte le lezioni che la Storia ha dato.

Occorre attrezzarsi: è necessario avere questi metri di misura, quindi comprendere quali sono le determinanti in un dato processo storico.

Capire cosa è una ribellione in termini sociali, qual è la determinante del fatto economico e l’incidenza che essa ha nella vicenda.

La centralità economica fa scaturire una politica d’intervento che influenza tutto il mondo. I fatti non sono mai sganciati l’uno dall’altro, in quanto viaggiano insieme. Per esempio: l’Italia per la Francia non rappresenta la Luna o qualcos’altro che è distante dalla Terra..., ma bensì va ad integrarsi con tutte le determinanti storiche, producendo delle conseguenzialità.

Ecco l’importanza di acquisire questa metodologia.

Adesso possiamo dire che una delle misure importanti da acquisire è quella della determinante economica, e cioè "a chi porta vantaggio"? E poi ancora: "a chi porta vantaggio in maniera più grande"?

La determinante economica va sempre ricercata.

Molti sono stati gli storici, critici, $tudiosi che hanno sempre denigrato chi in qualche rara circostanza si vedeva costretto a ricorrere alla determinante economica per la dimostrazione di alcuni avvenimenti, questi signori sono proprio coloro che vivono e vengono sostenuti affinché la manipolazione dei fatti, della storia e dell’informazione avvenga indisturbata [vedi invasione della Somalia (corno d’Africa-Mar Rosso...) a Sud Est di Libia-Sudan ed Algeria].

Ma va anche detto che quando di fatti si parla, vi sono tutte le segnalazioni per poterli comprendere, visti sotto questa prospettiva.

Riassumendo, una segnalazione importante è:

1) COGLIERE LA DETERMINANTE ECONOMICA.

Sempre. Come prima cosa. Anche a livello di politica internazionale, di un processo bellico, di uno scandalo ecc. (ed oggi, in questo caso, NON possiamo più chiederci: solamente cosa interessa all’America o cosa fa l’America. Perché l’America (U.S.A.) NON è la sola determinante economica di tutte le questioni politiche e storiche dalla seconda Guerra Mondiale a venire in avanti, anche se già dalla Prima Guerra Mondiale ha già una forza quasi determinante. Oggi possiamo e DOBBIAMO prendere in considerazione il ruolo dell’Europa, della Russia e della Cina (E prima della guerra del 1914-1918 è chiaro che c’è l’Inghilterra).

 

2) A questo punto diventa importante cogliere la posizione geo-politica della CENTRALITÀ dove per "geopolitica" NON si intende la chiave di lettura filo NAZIonalista o addirittura razzista che ne danno alcuni che negli ultimi tempi se ne riempiono la bocca.

  • La centralità è, quindi, un metro di misura importante per una critica storica.

  • La centralità è dove i fatti, gli avvenimenti si verificano. Una zona a massima concentrazione economica e perciò di sviluppo economico. Essa va a determinare le vicende storiche e quindi le vicende politiche che avvengono non solo localmente ma anche negli altri punti lontani da questo centro: infatti un evento che accade in una determinata regione può avere ripercussioni globali a qualsiasi livello. NON solo. La determinante di un certo evento può, anche, essere distante migliaia di km dalla locazione geopolitica di un determinato fatto. NON è mai il particolare che determina il generale ma sempre il contrario.

    3) Poi abbiamo la GLOBALITÀ:

    e cioè comprendere quali sono le determinanti vicine a quella centrale che un tempo abbiamo individuato essere quella americana o inglese.

    Per esempio, se nella questione vietnamita era già importante sapere cosa facessero la Cina e la Russia o la Russia nei rapporti con l’America (U.S.A.) oggi nelle vicende balcaniche come nell'Artico, Ucraina, in Medio Oriente, in Africa come in Estremo Oriente o Sud America vanno prese in considerazione NON solo ruolo e Funzione delle multinazionali, in declino, americane... ma soprattutto Ruolo e Funzione delle nuove Multinazionali Europee, Arabe, Russe e Cinesi (e presto anche dell'India).

  • Bisogna guardare alle vicende nella loro globalità di teatro perché il processo di "globalizzazione" NON è una cosa nata con Bush o Nixon... ma vige e regna e si evolve sin dal tempo dei romani.

  • Le vicende del Golfo Persico o del Mediterraneo (Tunisia, Libia, Algeria, Egitto) rappresentano un altro esempio, più recente, più che evidente di conflittualità generate da cause solo ed esclusivamente economiche e di controllo assoluto delle medesime zone territoriali [ad esempio: per le multinazionali occidentali sarebbe un disastro perdere il controllo sull’Algeria e la Libia (fino al Sudan e la Somalia) e di fatto lo è, perché pian piano vengono rimpiazzate da quelle Europee, Russe e Cinesi. E se è vero che fino ad oggi è stato consentito agli americani di governare economicamente e dall’esterno queste immense aree territoriali i partigiani della "democrazia" o dell'"antimperialismo" ci devono ancora spiegare cosa ci fanno in certe regioni le compagnie di petrolio, gas o nucleare di Russia, Cina o Italia... E se fino ad oggi perfino un bambino sarebbe in grado di rilevare che le questioni di principio o la "difesa del diritto internazionale" sono state solo goffi pretesti per giustificare interventi volti a ripristinare il controllo in regioni di importanza strategica per il mercato e gli approvvigionamenti energetici del nostro tempo.1 altrettanto naturalmente NON rileverebbe differenza ALCUNA tra il ruolo di una multinazionale "americana" e quello altrettanto UGUALE di una cinese o russa o araba.

    La CENTRALITÀ ECONOMICA, e la GLOBALITÀ sono importanti, esse consentono di riconoscere le forze in gioco che agiscono e quindi le ENTITÀ ECONOMICHE in campo che operano in ogni situazione.

    La determinante economica è la più importante, essa, va a sposarsi con la centralità del motore politico.

    E va tenuto presente che la DETERMINANTE ECONOMICA rappresenta già un valore che va ad attraversare TUTTO: sia le vicende locali che quelle generali. Ma nella centralità è ancora più concentrata.

  • L’esempio analitico proposto nelle pagine precedenti consente, ad esempio, di capire e superare un evento epocale:

    la "frantumazione" del "blocco" sovietico non rappresenta la "caduta" del comunismo, ma:

  • il crollo e la bancarotta del capitalismo di stato, quindi l’inadoperabilità di un progetto anche politico che di fatto NON è mai stato attuato (e manco voluto se proprio la vogliamo dir tutta) se consideriamo che nei fatti e nella cronaca di mercato quei capitalismi di stato NON erano altro che fasi di transizione al più banale dei SUPERcapitalismi.

    Lasciamo al lettore intelligente la cronaca ed il moviolone di fine secolo fino ai giorni nostri.

    Poi, ma soltanto poi, possono essere presi in considerazione un’altra serie di metri di misura, uno di questi è il comportamento sociale, e quindi quello che è l’aspetto sociologico; e cioè l’obbedienza dei sudditi, dei cittadini alle istituzioni.

    Si deve osservare come ogni forma di disubbidienza venga tacciata di "violenza", e quindi automaticamente tutta una serie di conseguenze (per ristabilire l’ordine).

    Osservare se c’è obbedienza, fiducia, credenza e quindi religione, da parte del popolo nei confronti dello Stato o nei confronti di chi detiene il POTERE ECONOMICO.2

    Cogliere la coerenza, e quindi il fanatismo, e cioè il comportamento indefesso delle "masse" a seguire sino in fondo le vicende di chi lo detiene (questo potere economico).

    Un altro metro di misura, da non trascurare, è la politica.

    MA qui la politica deve essere intesa

    COME LA GESTIONE

    DI QUESTA OBBEDIENZA,

    essa è LA GESTIONE

    DELL’ADDOMESTICAMENTO,

    possiamo dire,

    ALLE ISTANZE DEL POTERE CENTRALE.

  • Del potere centrale non solo di carattere nazionale ma anche di carattere internazionale.

  • La politica come gestione e che quindi presuppone i gestiti.

    Osserviamo, dunque, che la politica assume questo aspetto di MEDIAZIONE TRA IL POTERE CENTRALIZZATO (economico) e quello che è l’obbedienza, l’addomesticamento del popolo.

  • a) La politica media tutte le contraddizioni e quindi anche le esplosioni di disubbidienza, essa cerca di mediarle prima di giungere ad un intervento coercitivo.3

    b) La politica è anche lotta di gruppi economici emergenti, locali e stranieri, che tendono tramite un coinvolgimento di strati sociali subalterni a soppiantare poteri economici pre-esistenti.4

  • Corrotti e corruttori.

    A questo punto siamo in grado di osservare sotto una nuova luce, per esempio, le spettacolarizzate vicende di corruzione che di tanto in tanto scuotono il panorama politico di questa o quella nazione.

    Prendiamo in esame il caso italiano: l’immensa ondata di accertamenti giudiziari degli ultimi anni (malgrado certe strumentalizzazioni a fini di bottega e l’uso spettacolare di determinate cordate editoriali) ha portato alla luce l’uso reale che è stato fatto di gran parte del denaro pubblico [che in termini marxisti va invece analizzato e spiegato come un certo uso o spreco dell’intero plus valore prodotto da un regime borghese].

    Un esame ragionato e tutt’altro che superficiale della storia dei regimi di stampo anglosassone ci porta ad affermare che: il fenomeno della corruzione e del saccheggio continuo di risorse pubbliche non è stato caratteristica degli ultimi anni, ma il pilastro principale su cui si è fondato un modello di classi politiche e dirigenti.

    Non solo, la fantomatica tradizione di modernità (a cui si richiamano i riformatori ed i ceti dirigenti che abbiamo conosciuto!) per garantire un certo uso delle risorse pubbliche ha preferito sacrificare e mortificare servizi essenziali (dalla previdenza, alla sanità, all’istruzione, ai trasporti pubblici) che spettano di diritto ai contribuenti di un Sistema civile [anche se tali diritti vanno sempre ricollocati nell’ambito delle utopie del Capitale].

    La visione deterministico scientifica ci permette di risalire immediatamente all’essenza dei fatti consentendoci di esprimere, anzi... affermare, i seguenti giudizi:

  • a) i sistematici progetti di corruzione, ricettazione ed altri reati a danno della collettività (dal Parlamento all’ultima delle circoscrizioni comunali) hanno potuto contare sul religioso criterio della "trattativa privata" e della copertura "innocente" del segreto bancario.

    b) la figura del corruttore (soprattutto in materia di commesse plurimiliardarie) non può essere, nella maniera più assoluta, equiparata al semplice esercente vittima di un’estorsione, ma va perseguitata come parte determinante del delitto compiuto ai danni della collettività [Z].

  • Ma l’analisi del potere economico, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, ci consente di andare oltre alla ricerca di una banale equità in materia di responsabilità e alla domanda su quale delle due figure si ritiene socialmente più pericolosa tra il corrotto ed il corruttore la risposta è: il corruttore!

    L’industriale, l'imprenditore, che paga la tangente NON è costretto a violare la legge perché vuole solo lavorare e dare posti di lavoro. Esso... NON è una povera vittima dei corrotti.

    Infatti:

    l’industriale, l’imprenditore, che paga la tangente non può essere messo sullo stesso piano del commerciante vittima di un’estorsione, perché quanto paga non è a fondo perduto ma anche e soprattutto una forma di investimento! È il corruttore che è in grado di comprare e quindi di corrompere. NON il contrario. Il politico ha al massimo una sorta di buona "contrattualità sindacale"... provvigione.... ma.. NON rappresenta la determinante.

    Quando si parla di mafia (cronache, attentati, finti suicidi, processi per appalti, traffico di armi e droga, riciclaggio del denaro "sporco"...), a cosa dobbiamo pensare? Quale delle seguenti ipotesi riterremo più vicina ai nostri pensieri, alla nostra idea della mafia?

    Non penseremo più ad un problema della Sicilia e dei siciliani.

    Ci farà sorridere pensare a chi lo vende come un problema principalmente legato alla questione meridionale.

    Siamo convinti che non è un fatto di coppole.

    Penseremo invece a manager senza scrupoli e a grandi holding finanziare e bancarie, apparentemente pulite, con importanti partnership a livello internazionale.

    SE USIAMO QUESTO METRO DI MISURA,

    noi abbiamo dei vantaggi: innanzitutto la facoltà di individuare immediatamente e scientificamente la causa e il motore produttore di un qualsiasi evento come una strage, un disastro ecologico, una guerra, un omicidio, uno scontro sociale, ecc. Poi gli obiettivi e anche il fine o le conseguenze di eventi come quelli citati in precedenza.

    Comunque, avvenuti i fatti, occorre analizzarli, e quindi dato che certe cose, certi misteri, certi sotterfugi, certe cose che rimangono nascoste nell’ambito politico, vengono rivelati in circostanze, tempi e luoghi opportunamente preventivati, PRIMA O POI SI SVELANO: perché I FATTI ECONOMICI DIVENTANO POI EVIDENTI, si viene a sapere come e perché ci sono stati certi compromessi, certe alleanze, certi contatti, certe scelte. 6 Così dopo l’uso strumentale del fatto compiuto (strage, disastro, scandalo) si ricicla strumentalizzandone la divulgazione spettacolarizzandola (politica-spettacolo).

    E non bisogna preoccuparsi di ESSERE ACCUSATI di "FARE DELLA DIETROLOGIA" o "retrologia", oppure altre cose di questo genere. 7

    Altro genere di accusa è quella di "fare un discorso logico... che si sa già..." ma chi muove questa critica non è mai disposto ad approfondire, vuole cambiar subito argomento. Certo che facciamo un discorso logico! Ma non è l’intrinseca logicità di un discorso quanto i FATTI che vengono fuori che ci interessano:

  • notizie, fatti di Borsa, inchieste giudiziarie, fatti economici, fatti importanti, ricatti, scontri, alleanze...8

    Altro che semplici dietrologie!

    Certi fatti ci fanno capire gli eventi come si sono sviluppati e NON COME CI VENGONO RACCONTATI (la Storia come inganno culturale per gestire il presente).

  • QUESTO È IL PREAMBOLO CHE VIENE PRIMA DI AFFRONTARE QUALSIVOGLIA PROBLEMA STORICO.

    Poi si può prendere in considerazione un concatenamento di questi problemi e ne parleremo. Proprio per esercitare questa applicazione e vedremo che riesce a dire delle cose che non vengono mai dette. E perché non vengano mai dette lo abbiamo già spiegato:

    PERCHÉ VANNO AD INCIDERE NELLA REALTÀ (nel presente); in quanto la realtà presente ha origini nella realtà del passato (la verità che concepisce altro che soppianti il presente è sempre una cosa scomodissima per chi detiene il potere, o per chi sta conducendo un’operazione che DEVE procedere indisturbata).

    Sotto questo profilo noi facciamo un’opera di chiarificazione ed inoltre facciamo un’esperienza che ci permette di non ripetere gli errori del passato e di progettare un futuro senza ripetere gli errori di altri.

  • È importante precisare che sovente si ripetono questi errori del passato (prossimo e remoto):

  • senza comprendere certi fatti, condotti, prodotti da certe posizioni politiche che non erano poi così rivoluzionarie o in contrasto con quelle che erano le leggi economiche del sistema e dei rapporti economici non si potrà mai accedere ad una nuova progettazione. Certi eventi del nostro secolo, certi personaggi, certe posizioni non erano altro che avanguardie del sistema che credevano di rovesciare e a volte anche retroguardie. Il mercato dei miti, l’industria editoriale ci ha sempre dovuto vendere il contrario. 9

    (Per avanguardie si intende che quelle posizioni, ideologie, teorie, il sistema LE HA FATTE SUE, LE HA INGLOBATE, e se ne serve per condurre avanti un processo accumulativo seguito da un supino-incosciente ed ampio consenso popolare o "di massa"... 10)

    Ecco perché possiamo dire che questo metodo oltre a consentire un’opera di chiarificazione, ci propone nuove strade da percorrere, sotto tutti i profili.

    Tutte le concezioni affermate in Tensione, come anche questo metodo, permettono all’individuo di appropriarsene autenticamente, di riconoscersi in esse oppure dissociarsi. Tuttavia occorre tener conto anche degli ottusi e quindi possiamo anche dilatare il ragionamento al fine di aprire ulteriori brecce nel guscio di condizionamenti che conducono l’individuo a credere nell’ineluttabilità del Capitale come supremo conseguimento dell’evoluzione della specie umana...

    Siamo, si fa per dire..., nel secondo millennio: il processo reale di condizionamento e di controllo a livello planetario ha raggiunto e superato i livelli della fantascienza e della finzione cinematografica: le capacità ragionative degli individui risultano però impoverite.

    Avete mai provato a chiedervi cosa sia che conduce, nel mondo odierno allo stravolgimento di intere risorse umane, alla reificazione portata alle estreme conseguenze e quindi a quel processo di interiorizzazione di certe leggi economiche all’interno delle famiglie fino a distruggerle... la mercificazione di tutto e di tutti: qualsiasi nostro abito, i rapporti umani e perfino l’acqua?

    Cosa ci riduce a schiavi di certe leggi economiche-fittizie fino a farcele interiorizzare in maniera maniacale? Perché lo sterminio per fame? È il frutto di scelte politiche o di un assetto economico-sociale?

    Quando si tocca questo tasto, quando si mette in discussione sotto il profilo economico la società dei giorni nostri, alcuni arricciano il naso... per malafede o per ignoranza, altri perché non sono stati messi in condizione (dall’ambiente, dall’habitat) di riflettere a sufficienza, altri ancora aguzzano l’attenzione per cercare di capire meglio.

    Vi sono portavoce, professionisti della politica, intellettuali, illustri giornalisti e filosofi, che non porranno mai il problema in termini di seria critica del modo di produzione vigente nel mondo e cioè dell’attuale sistema di assetto economico. Loro non vivono la catastrofe dei paesi colpiti dallo sterminio per fame, loro non vivono i termini della disoccupazione tremenda, loro, non solo non vivono o provano ad immedesimarsi in quella situazione, perché il denaro non potrà mai "pensare" a chi non ha denaro. Il loro pensiero... coglie soltanto gli aspetti di valorizzazione propria.

    Cosa volete che pensi una ditta di un’altra ditta che è fallita o sta per fallire? —Vuole cercare di andar lì... e "accopparla" per comprarla a bassissimo costo!

    Certo, l’intellettuale non ha tanto da carpire, può al massimo fare del basso moralismo [umanitarismo, pietismo, filantropismo come promozione a basso costo], raccolte di fondi e di chiacchiere per la gente che muore di fame! Vedere se si può appaltare... tramite una richiesta di denaro pubblico, per fornire un’occasione di capitalizzazione a quelle aziende che dovranno fornire questi aiuti, questi beni assistenziali, sempre e comunque a pagamento.

    Quindi non conta tanto il fattore dell’"assistenza", bisogna comprendere la diversità tra colui che muore di fame e chi specula su i morti di fame. Insomma chi fornisce gli aiuti ai paesi poveri, ai bambini scheletriti, lo fa solo perché quello che "dà", che "concede", che "dona": è pagato!

    Solo una parte dei capitali manovrati ed esportati agevolmente con la clausola degli aiuti "umanitari" è investita e raggiunge realmente le destinazioni annunciate dagli organismi di "solidarietà internazionale" [grano o latte in polvere radioattivi, milioni di tonnellate di cereali avariati, fibre sintetiche di quinta scelta, vaccini sperimentali e rifiuti tossici] per illudere la gente con l’ideologia del soccorso umanitario, soprattutto quando si sa, stando ai dati di fatto, che dove più arrivano "aiuti" tanto più si intensifica lo sterminio per fame. [Nella Società del capitale tutto diventa merce e non solo secondo la regola della domanda e dell’offerta].

    Nel "Terzo" mondo avviene lo sterminio dell’eccedenza umana non mercificabile. Per quanto crudo e catastrofico possa apparire, è la realtà.

    E tutto ciò si è verificato e si verifica anche senza spendere un soldo di filo spinato.11

    Ecco sulla pelle di chi fioriscono e trovano "stabilità" le nostre democrazie economiche, i nostri liberi mercati, i "trend", i contenimenti dell’inflazione, i progetti di Europa "unita", le affermazioni di "diritto internazionale" o di "nuovo ordine mondiale".

    Il processo accumulativo di alcuni avviene alle spese di tanti altri [Capitalismo = miseria nell’abbondanza].

    Altro che dare la colpa alla siccità, alla "carestia"... chi crede ancora a queste frottole HA DA CURARSI LE PROPRIE CARESTIE CEREBRALI!

    Le leggi dell’economia sono ferree, anonime, impersonali e cinicamente razionali, sanno quello che vogliono con precisione matematica e non sono dominabili dai parlamenti, dagli stessi manager e tanto meno da istituzioni travestite di rosso.

  • Il processo di mercificazione dell’individuo "come ditta" comporta lo stravolgimento di ogni indirizzo in senso umano.

  • L’addomesticamento, di cui siamo vittime, si inspessisce fino al punto da indurci alla cecità o alla rassegnazione in gran parte dei casi o rendendoci complici di catastrofi quando crediamo di intervenire "in positivo" facendo i promotori di interventi "umanitari" per metterci in pace con la coscienza. Una coscienza castrata.

  • Tutti ci rassomigliamo, perché tutti cerchiamo di investire in maggior profitto.

  • Ci rassomigliamo, ma ci rassomigliamo appunto nella morte, nell’aspetto ucciso dell’individualità umana, piallati nei nostri aspetti di autenticità distintiva.

  • Quindi si muore di fame e si muore dentro per sopravvivere sui morti di fame.

  • Ecco i perché di una posizione forte ed anticapitalistica.

    QUINDI, NON LA STORIA PER LA STORIA,

    MA LA STORIA PER UN FINE PROGETTUALE.

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    Nel 1983, in pieno periodo di "Guerra Fredda", la finzione delle tensioni internazionali fu alimentata, nell'autunno, da un incidente famoso: l'abbattimento del JUMBO SUD-COREANO da parte dei Sovietici (secondo la stampa dell'epoca e secondo le prime versioni ufficiali). Tutti ricordano l'imminente pericolo di un inasprirsi dei rapporti tra le due superpotenze, gli stati di allerta militari e la crisi dei vertici di Ginevra sul disarmo. Col tempo e con gli anni, la versione dei fatti si è modificata ma senza occupare più a titoli cubitali le prime pagine dei giornali: si è potuto sapere che era stato un errore di caccia americani a causare l'abbattimento del jumbo con 234 (pare) persone a bordo.

    Quello che però è utile sapere, ai fini di una comprensione completa del fatto storico, riguarda un fatto economico di portata colossale che giunge a buon fine proprio nel periodo di confusione e di grosse tensioni internazionali che seguirono all'"incidente del jumbo. L'amministrazione Reagan, da mesi, forse da anni, non riusciva a far approvare dal Congresso degli Stati Uniti quello che può essere definito il più grande stanziamento per le spese militari della storia del dopoguerra (almeno fino addirittura alla fine degli anni '80). Questa legge fu approvata dal Congresso proprio col riacutizzarsi dei rapporti con l'URSS, in seguito all'incidente del Jumbo, con ovvie ripercussioni anche in Europa, dove seguirono altri stanziamenti per spese militari come in una reazione a catena. Qui a fianco un documento del Dipartimento di Stato Americano.

    FATTI DI BOSNIA ED EX-JUGOSLAVIA: per accostarsi alla comprensione degli eventi occorre, innanzitutto sgombrare la mente dalla ricerca del "cattivo", perché altrimenti sarà sempre più difficile avvicinarsi ad una spiegazione. Sana iniziativa è invece cominciare ad ignorare la spettacolarizzazione democratica e mercificata dei mass media per chiedersi da chi è sostenuta la Croazia (politicamente, mi-litarmente ed economicamente) e per quale motivo le è stata riconosciuta una estensione geo-politica tale da impedire l'accesso sull'Adriatico a tutti i Balcani.

    Capire il ruolo degli russo-americani da un lato, e della Francia e dell'Italia dall'altro per quanto riguarda i rapporti con la Serbia.

    Capire la storia della Bosnia ed il sanguinoso passato coi serbi. Le tifoserie faziose come la ricerca, moralisticamente determinata, non serve a nessuno.

    Vedi Kuwait,  Afghanistan del 1980, Arabia, Iraq; ma anche la colonizzazione dell'Antartide e tensioni militari per il controllo dell'Artico, le miniere d'oro e diamanti del Sudafrica, il Mediterraneo. Vedi l'accerchiamento militare delle borghesie occidentali contro l'alleanza politica, militare ed economica tra Libia e Sudan che interessava tutto il Nord Africa, dal Mediterraneo al Mar Rosso. Vedi le risorse energetiche e minerarie a "bagnomaria" (ecco, quindi, l'invasione della Somalia ed il non casuale riconoscimento d'indipendenza all'Eritrea. Ecco il nuovo e vero muro tra nord e sud del mondo).

    [1] È curioso ricordare il ruolo che hanno avuto i mezzi d'informazione e i politici durante la guerra tra IRAQ e gli alleati occidentali. Tutti i notiziari, i dibattiti e i confronti sono stati organizzati per inculcare nell'opinione pubblica l'idea del nemico, hitlerizzandolo.

    L'obiettivo della più censurata campagna d'informazione che l'umanità abbia conosciuto è stato, oltre alla ricerca di consenso più o meno generalizzato alla "Giusta Causa", quello di far risalire tutte le responsabilità della guerra ad una persona, ad una figura, ad un individuo. E questa prassi vale sia per il passato che per l'odierno dilagare "dal basso" di complottismi tipici e bufalari dell'era internet.

    Ogni voce di dissenso che mirasse ad una informazione più ragionata ed istruttiva veniva tacciata di comunismo o pacifismo, quindi isolata.

    Le vicende sovietiche rappresentano un'occasione interessante per cogliere la dimostrazione che non si è trattato del "crollo del comunismo"-- in quanto non è mai esistito -- ma, bensì, al massimo del crollo di un castello di sabbia che per 70 anni ha garantito un certo ordine pubblico mondiale mentre nella realtà dei FATTI non è stato altro che un processo di transizione, detto anche "capitalismo di Stato" che ha generato, né più né meno, un super capitalismo classicamente imperialista a qualsiasi livello.

    Altrimenti non si capisce cosa è stata Yalta, cosa è stata la Santa Alleanza Churchill-Stalin-Truman ed il ruolo che ha avuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

    Le etichette ingannano gli imbecilli.

    [2] Sempre in occasione della Guerra del Golfo, nel corso dei numerosi dibattiti e confronti giornalistici che hanno trasmesso le principali televisioni europee ha trovato spazio anche il pubblico, la gente qualunque, che alla sollecitazione ha risposto disciplinatamente ripetendo la filastrocca impartita a colpi di messaggi subliminali dai telegiornali e dai servizi televisivi.

    Nella democratica società dello spettacolo si può far passare l'acqua sporca per aranciata fresca e genuina, si può vendere veleno con bollicine.

    La domanda e l'offerta non sono determinate dal reale bisogno della gente poiché la domanda è creata ed artificiosamente anche.

    Tutto questo ci fa pensare e capire che occorre un grossissimo sforzo che l'individuo-cosciente deve fare solo per ridurre l'influenza che ha su di Lui il marciume circostante.

    Solo prendendo coscienza di questa REALTÀ si può iniziare a limitare i condizionamenti e gli stravolgimenti che incombono su di noi grazie ad un ambiente-società-sistema malsano.

    [3] I politici e la politica hanno ricoperto un ruolo fondamentale di copertura agli interessi economici privati nello scatenare la guerra all'IRAQ ma anche negli anni '80 la cosiddetta "guerra dimenticata" tra Iran ed Iraq con emblematici traffici stile "IranGate"... La stessa ONU (Il consiglio dell'Organizzazione delle Nazioni Unite) che l'ingegneria dell'ignoranza vuol far passare quale un organismo "al di sopra delle parti" non è altro che una trovata parzialmente sovranazionale dove sono rappresentati gli interessi economici che devono trovare la giusta mediazione che avviene tramite i politici.

    In questo caso, questi vari interessi economici che sono in gioco, non devono essere automaticamente identificati con le nazioni lì rappresentate perché il Capitale non conosce patria! Un mercante d'armi può sostenere oggi gli interessi della Germania, (ieri quelli dell'Iraq), domani quelli della Russia o della Cina, dopodomani quelli del Brasile e se ha la cittadinanza inglese bisogna capire che si tratta solo di un fatto accidentale.

    [4] Ci si ricordi dei fatti che hanno preceduto la guerra nel Golfo Persico: precedente tentativo di mediazione dell'ONU e delle "Diplomazie Parallele", conseguente ultimatum... ecc.

    5 È il caso di quella parte del mondo arabo (inizialmente minoritaria) guidata da oligarchie borghesi che hanno difeso in vario modo la causa dell'Iraq. Tali spinte, miranti ad un nuovo assetto degli equilibri non solo nel Medio Oriente, ma in tutto il mondo arabo, non possono che scontrarsi con gli interessi economici preesistenti ed emergenti e quindi non solo con Europa ed USA ma soprattutto con Russia e Cina.

    [z] Le voci riportate sono estremamente simili a quelle fornite da numerosi dizionari della lingua italiana. La fonte di riferimento, in questo caso, è un famoso dizionario che non citiamo per ragioni di pubblicità:

    Corrómpere (pr. -ómpo, ecc., come rompere) tr. [dal lat. corrumpere] guastare, contaminare; anche fig.: corrómpere le acque, corrompere l'animo || indurre uno con denaro o altro mezzo illecito a fare ciò che non dovrebbe: han corrotto i giudici ||. guastarsi, decomporsi in senso propr. e fig. || N. alterare, ammorbare, disfare, viziare, depravare, guastare, putrefare, avvelenare, inquinare, contaminare || comprare, subornare, sedurre, unger le mani o le ruote, dar il boccone.

    Corruttóre agg. e sm. (f. -trìce) chi o che corrompe; N. pervertitore, seduttore, corrompitore.

    Corrótto pps. di corrómpere- agg. guasto, viziato: acqua corrotta, costumi corrotti||sm persona corrotta: i corrotti|| N. guasto, mézzo, pervertito, depravato, immorale, venduto, bacato, marcio, imputridito, contaminato, falso, infetto, impuro.

    [Z] Le affermazioni A e B vanno comunque ricollegate ai problemi di incoerenza fisiologica classici della società del Capitale e delle rispettive correnti mora-listiche e piccolo borghesi che pretendono di suggerire dei correttivi ai continui meccanismi degenerativi.

    [6] Esistono tonnellate di carta, documenti, dossier, inchieste sulle diplomazie parallele, embarghi violati, sostegni economici, finanziari e militari in favore di paesi ritenuti ufficialmente isolati e boicottati dalle democrazie occidentali.

    Vedi anche l'uso strumentale del fatto compiuto (stragi, ecc.) che si ricicla strumentalizzandone la divulgazione spettacolarizzandola (politica spettacolo).

    [7]. Vedi il proliferare di rapporti commerciali tra grosse ditte americane e/o europee (come la FIAT) con l'URSS a partire dagli anni'50 (Affaire "Togliattigrad"):.

    [8]. IRANGATE (per gli smemorati), l'Iran del demonizzato Komeiyni si scopre essere sostenuto da americani ed Israele, l'Iraq armato e sostenuto prevalentemente dagli europei.

    [9]. L'Italia rappresenta per molti aspetti l'ultima roccaforte del leninismo. La nascita del cosiddetto "Partito Comunista Rifondato" (1991) che tanto ha appassionato e nutrito gli osservatori ed opinionisti dell'imprenditoria editoriale italiana ed internazionale, va vista piuttosto come una forma di continuità del controllo sociale che fino al 1990 era stato affidato al PCI di togliattiana e berlingueriana memoria. Questo il dato di fatto in termini politici e quindi di ordine pubblico.

    L'ulteriore scissione del 1998 all'interno del PRC, in seguito ad un lacerante dibattito sull'appoggio al Governo Prodi ha determinato la fuoriuscita, una volta tanto minoritaria, della componente più socialdemocratica e stalinista (i cossuttiani). Ciò sembra essere stato vissuto da molti militanti schierati con Bertinotti, come una liberazione dagli opportunisti, carrieristi, ecc. Ma quanto il PRC è veramente ancora libero da certa gente? Quale revisione storica è disposto ad affrontare tale partito? Allo stato attuale non appaiono, all'orizzonte, segnali di rilancio dell'Internazionalismo, di sconfessione del ruolo e della politica di Togliatti, di riabilitazione delle figure cancellate dallo stalinismo (Bordiga, R. Luxemburg, e tutte quelle posizioni del comunismo europeo che si sono distinte dal punto di vista più coerentemente marxista e più al passo coi tempi nell'analisi della situazione economica internazionale).

    In termini teorici e culturali siamo di fronte alla solita mistificazione dove, tanto per fare un esempio legato all'attualità, il ruolo dei "rifondini" rappresenta l'ennesimo oltraggio ed offesa alla memoria ed al lavoro di Karl Marx.

    [10]. I Bobbio, i Costanzo Preve, i Foa, i Sofri, i Colletti e tanti altri azzeccagarbugli di sinistra travestiti di rosso all'occorrenza, non sono mai stati contestati dagli idealisti e dalle piazzate universitarie, ma la loro vera forza si è manifestata nella cinica adesione al paravento delle Nazioni Unite prendendo così posizione per la "Giusta Causa" per la guerra. Per chi non avesse colto le lezioni precedenti, abbiamo un'altra dimostrazione della necessità di abbandonare tutta una serie di posizioni politiche, tutta una cultura falsamente alternativa o antagonista maturata dal secondo dopoguerra fino alle soglie degli anni '90.

    La mistificazione leninista e terzomondista.

    Nella sua interpretazione del marxismo - buono a tutti gli usi - il leninismo si è reso protagonista di una ulteriore degenerazione "tattica" a livello internazionale.

    Questa degenerazione, maturata quando Lenin era già scomparso da decenni, raccogliendo e strumentalizzando le inconsistenze e le interpretazioni arbitrarie dell'opera di Marx a cui si prestava la dottrina dello stesso Lenin, non poteva che rivolgersi alle realtà arretrate del terzo mondo per trovare forme di impiego ideologico-idealistico.

    Assistiamo così alla nascita del catto-comunismo che, in realtà, farà carta straccia di ogni riferimento genuino al marxismo e che subordinerà al contingente l'opportunità stessa di travestire di rosso ogni sommossa na zionalista in centramerica o in Africa.

    A livello internazionale assisteremo alla nascita di numerosi comitati di solidarietà alle "rivoluzioni nazionali" che cattureranno e convertiranno le energie e le attenzioni di giovani alla ricerca di qualcosa in cui credere. Morto Stalin, si difenderà e si promuoverà la via Cilena al socialismo..., poi quella del Nicaragua, Salvadoregna..., la via del Monzambico, la via della Somalia, quella centrafricana, fino addirittura a sostenere la causa del Banco Vasco, e quella della L-ira nord-Irlandese. Passati i decenni, a chi ci accusava di non riconoscere la-le priorità-opportunità lasciamo raccogliere i marci e fetosi cocci.

    [11] Il Capitale si valorizza anche attraverso miliardi di morti di fame, così come si rivalorizza promuovendo iniziative umanitarie (vedi problema dei rifiuti tossici e non). Così anche nelle guerre l'unico dato che conta è il business delle commesse militari e dei "crediti di guerra" al quale si affianca quello della contestazione (Editoria, giornalismo spettacolo, musica, Woodstock, fino alla cinematografia industriale (Apocalypse Now, Platoon, Rambo, Full Metal Jacket, ecc.).