Amadeo Bordiga

Amadeo Bordiga

[1] Amadeo Bordiga: capo storico della Sinistra Socialista e della frazione comunista, fondatore nel 1918 del Soviet di Napoli, organo del PSI. Propugnatore e relatore della Scissione di Livorno con la successiva fondazione del Partito Comunista d'Italia (P.C.d'I.). Esponente italiano della Terza Internazionale. Le posizioni assunte da Bordiga sono da ritenere essenziali per comprendere gli eventi della politica internazionale.

Il vero fondatore del "PCI"

   

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[a] Su Amadeo Bordiga.

Occorre conoscere di più oltre alla nota introduttiva del primo ragionamento dell'Innominabile... Per farlo, naturalmente, non ci affideremo agli elementi biografici gestiti e preparati a tavolino dai vincitori del Premio Mussolini o dei Littoriali della Cultura, redattori di Civiltà Fascista, del Marco Aurelio o di Critica Fascista... accolti poi a braccia aperte dal partito di Togliatti.

Ricorriamo a Jacques Camatte, scrittore comunista francese, internazionalista, che in numerose circostanze e con svariate pubblicazioni ha tentato di definire l'importanza storica di Bordiga. Perciò presentare le posizioni di Bordiga, oltre alle nostre, potrà essere utile per passare dal mito alla realtà e facilitare la comprensione degli eventi passati quanto quelli futuri:

[
La rivoluzione russa è ormai da lungo tempo un avvenimento del passato. È tuttavia interessante studiarne la risonanza storica e le questioni che essa non ha potuto risolvere. Bordiga, che seguì da vicino le peripezie di questa rivoluzione e i suoi molteplici sviluppi nel mondo, è morto nel 1970, ma il suo modo di affrontare il fenomeno russo conserva un carattere istruttivo ed appassionante.


Bordiga è soprattutto conosciuto attraverso i giudizi di Lenin, che gli rimproverò il suo astensionismo e lo tacciò di anarchismo.

Così, per molti, egli sarebbe soltanto il comunista di sinistra sparito dalla scena rivoluzionaria verso il 1928. Superficialmente è vero. Convinto che sia la contro-rivoluzione a produrre i grandi uomini, cioè i buffoni, che egli chiamava "Battilocchi", si ritirò e si immerse in un anonimato giustificato, il che non significa affatto che egli abbia abbandonato il movimento comunista.

Dal 1944 al 1970 partecipò all'attività del partito comunista internazionalista, diventato a partire dal 1964 partito comunista internazionale e i suoi lavori apparvero nei giornali Battaglia Comunista e Il Programma Comunista e nelle riviste Prometeo e Sul filo del tempo.]

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Camatte passa poi ad esaminare l'evoluzione del rapporto tra Bordiga e la questione russa:
...
[Bordiga ha scritto molto sulla Rivoluzione Russa; la sua attività è stata in gran parte condizionata dalla necessità di difenderla e, d'altra parte, egli dichiarò nel 1951:
"L'analisi della contro-rivoluzione in Russia e la sua riduzione in formule non è problema centrale per la strategia del movimento proletario nella ripresa che si attende, poiché‚ non si tratta della prima contro-rivoluzione e il marxismo ne ha conosciuto e studiato tutta una serie". (Riunione di Napoli).
Tutta la sua attività tendeva ad andare al di là della rivoluzione russa, a mettere in luce la rivoluzione futura: tuttavia si può dire che in definitiva egli non arrivò a rompere il cordone ombelicale, il legame con questa rivoluzione
Nel 1917, prese immediatamente posizione in favore dei bolscevichi, senza talvolta conoscere la totalità degli avvenimenti e in alcuni casi seppe prevedere le misure che essi stavano per prendere.
La rivoluzione non lo sorprendeva; non provocava in lui l'effetto di mettere in questione il marxismo, ne era anzi una luminosa conferma. Ciò che fondamentalmente lo preoccupò fu la preparazione del partito, in Italia come negli altri paesi dell'Occidente, al fine di raggiungere lo stesso obiettivo dei bolscevichi: la presa del potere. È in questa ottica che condusse la polemica riguardo la creazione dei soviet.

A partire dal 1919, Bordiga pensava che era stata perduta una grande occasione rivoluzionaria, la fase rivoluzionaria era ormai passata. Occorreva dunque rafforzare il partito e prepararsi a resistere ad una prevedibile offensiva della destra, mirante a distruggere le forze socialiste. I suoi interventi all'Internazionale Comunista sono in favore di un rafforzamento del partito, dell'adozione di misure tali che l'insieme dei partiti dell'Internazionale avessero abbiano delle posizioni puramente marxiste; da ciò il suo ruolo nell'adozione delle 21 condizioni, due delle quali furono scritte sotto la sua ispirazione, perché‚ per affrontare la lotta su scala mondiale, era necessario essere su posizioni di classe pulite, precise e senza equivoci.

Più tardi, quando la fase di regresso prese realmente piede e l'IC tentò di rilanciare un'attività rivoluzionaria andando verso le masse (fronte unico) poi attuando la "bolscevizzazione" dei PC nazionali, Bordiga si levò contro tutte queste formulazioni considerandole delle misure di ripiego, mistificatrici, manifestazioni lampanti di una nuova ondata di opportunismo. Tuttavia egli non mette ancora in questione il carattere proletario della rivoluzione russa, la sua natura socialista; pensava che vi fossero delle particolarità… ma non si espresse come i KAPD (partito comunista operaio tedesco) che l'aveva giudicata sin dal 1922 "una rivoluzione borghese fatta dai comunisti", n‚ parlò del dualismo di questa rivoluzione:

"La terza internazionale è una creazione russa, una creazione del partito comunista russo. Fu creata per appoggiare la rivoluzione russa cioè una rivoluzione in parte proletaria, in parte borghese". (Tesi dell'Internazionale comunista operaia).

Ugualmente quando risponde a Korsch che gli aveva inviato la sua "Piattaforma della sinistra":

"Non si può dire che la rivoluzione russa è una rivoluzione borghese. La rivoluzione del '17 è stata una rivoluzione proletaria, benché‚ sia un errore generalizzarne le lezioni tattiche...".

Secondo Bordiga non era il partito russo che doveva dirigere lo stato ma, bensì, l'Internazionale. Ecco perché‚ la discussione del 1926 che sfociò nel trionfo della teoria del socialismo in un solo paese è cruciale per lui, essa è il segno di una trasformazione capitale dello stato che non può più essere definito proletario dato che non è più al servizio della rivoluzione mondiale. Ma:

"non si può dire semplicemente che la Russia sia un paese dove si tende verso il capitalismo".
È questo il motivo per cui soltanto in occasione del passaggio dell'Unione Sovietica al fianco delle democrazie occidentali
[vedi foto del Patto Molotov-Ribbentropp con Stalin, Churchill, Truman o Roosvelt] Bordiga affermerà che ormai la contro-rivoluzione aveva realmente trionfato e che il capitalismo doveva necessariamente instaurarsi in URSS.

Nel 1946, in "La Russia sovietica dalla rivoluzione ai nostri giorni", Bordiga sostiene:

"In effetti la classe che sfrutta il proletariato russo -- e che forse in un avvenire poco lontano potrà apparire in piena luce anche all'interno del paese -- è costituita attualmente da due forme storiche evidenti: il capitalismo internazionale e questa stessa oligarchia che domina all'interno e sulla quale si appoggiano contadini, mercanti, speculatori arricchiti e intellettuali pronti a cercare i favori del più forte".

Pur rassegnandosi alla conclusione che la questione russa si risolveva in una doppia rivoluzione o meglio in una rivoluzione borghese fatta alla maniera proletaria, Bordiga si trovava di fronte al problema di spiegare chi rappresentasse gli interessi economici capitalistici e quindi di fronte a "La difficoltà di trovare il gruppo fisico di uomini che costituiscono questa borghesia che non si è formata spontaneamente e che nella misura in cui si è formata sotto lo zarismo fu distrutta dopo l'ottobre del 1917, presenta una grande difficoltà solo per il modo di pensare democratico e piccolo-borghese che ha infestato la classe operaia per decenni ad opera delle sue pretese guide". (Prometeo, n. 4, serie II, p. 123).

E Camatte segnala anche una conclusione di Bordiga in materia di capitalismo di stato:
" Non si tratta di una subordinazione parziale del capitale allo stato, ma di una ulteriore subordinazione dello stato al capitale".
(in Prometeo, n.1, serie II, p. 22).
Ed aggiunge:

[Per Bordiga, uomo fondamentalmente antidemocratico, l'intermediario non aveva alcuna importanza; invece per la quasi totalità di coloro che si preoccuparono della Russia, la burocrazia fu l'eletta che permise di colmare lo iato. Al contrario Bordiga dimostra che essa dipende dagli uomini d'affari:

"Mano mano che l'azienda e l'impresa borghese divengono, da personali, collettive e anonime, e infine "pubbliche", la borghesia che mai è stata una casta, ma è sorta difendendo il diritto della totale eguaglianza "virtuale", diventa una "rete di sfere d'interessi che si costituiscono nel raggio di ogni intrapresa". I personaggi di tale rete sono svariatissimi; non sono più proprietari o banchieri o azionisti, ma sempre più affaristi, consulenti economici, business-men. Una delle caratteristiche dello svolgimento dell'economia è che la classe privilegiata ha un materiale umano sempre più mutevole e fluttuante (il re del petrolio che era usciere e così via).

Come in tutte le epoche, tale rete di interessi, e di persone che affiorano o meno, ha rapporti con la burocrazia di stato, ma non è la burocrazia; ha rapporti coi "circoli di uomini politici", ma non è la catena politica. Soprattutto , in tempo del capitalismo tale "rete" è internazionale e oggi non vi sono più classi borghesi nazionali, ma una borghesia mondiale. Vi sono bensì gli stati nazionali della classe capitalistica mondiale.

Lo stato russo è oggi uno di questi, ma con una sua particolare origine storica. È il solo infatti uscito da due rivoluzioni saldate nella vittoria politica ed insurrezionale; è il solo che ha ripiegato dal secondo compito rivoluzionario ma che non ha ancora esaurito il primo: di fare di tutte le Russie un'area di economia mercantile. Con i conseguenti profondi effetti sull'Asia". ("Proprietà e Capitale" in Prometeo, serie II, n. 4 del luglio/settembre 1952, p. 123).

Bordiga vede il trionfo della contro-rivoluzione nel fatto che gli stalinisti hanno aiutato gli Stati Uniti in occasione della guerra del 1939/45. L'URSS è stata comprata dai dollari statunitensi; durante la guerra di Corea egli affermerà che la stessa cosa avverrà nei confronti della Cina. Tutto ciò fu esposto sotto forma di tesi nella riunione di Napoli del 1951 del Partito Comunista Internazionalista: "Lezioni delle contro-rivoluzioni. Doppie rivoluzioni. Natura capitalistica rivoluzionaria dell'economia russa".

Poi Camatte spiega che per i più queste tesi contenevano qualcosa di scandaloso: come potevano gli idealisti ed i romantici populisti piccolo-borghesi, in fermento verso il '68, ossequienti ed ignoranti, al tempo stesso, del tradimento di Togliatti, utilizzare ancora l'aggettivo rivoluzionario per l'Urss?

A quale scopo mantenere miti come Stalin e Lenin o il modello bolscevico, se in fondo si dimostrava che la rivoluzione russa non aveva generato altro che il Modo di Produzione Capitalistico?

Camatte ammette che anche lo stesso Bordiga era messo in difficoltà da questo duro torso di realtà da ingoiare, ma gli riconosce il ritorno a Marx al fine di precisare il fenomeno russo:

"Una visione che si lascia sviare quando non vede in prima linea la "persona" dei capitalisti individuali è fuori dal materialismo. Il capitale è una forza impersonale già nel primo Marx. Il determinismo senza gli uomini non ha senso, è vero, ma gli uomini costituiscono lo strumento e non il motore".
(Battaglia Comunista, n. 20, 1951).

Ma questo è solo un aspetto particolare dell'opera di Bordiga. Ciò che è essenziale, che la caratterizza, rendendola appassionante, viva, è, come accennato in "Bordiga e la passione del comunismo", la sua certezza nella rivoluzione, la sua certezza nel comunismo.

Secondo lui l'umanità progredisce attraverso salti rivoluzionari e questo sino al comunismo; la sua evoluzione è opera di milioni di uomini che camminano a tastoni e che talvolta balzano in avanti, illuminati da gigantesche esplosioni rivoluzionarie. Egli paragonò tuttala storia umana ad un immenso fiume affiancato da due dighe, a destra quella della conservazione sociale su cui vanno in processione, salmodiando, i preti e i poliziotti, come cantori delle menzogne ufficiali di classe, a sinistra, quella del riformismo, sulla quale si pavoneggiano gli uomini votati al popolo, i poveri dell'opportunismo, i progressisti. le due bande lanciano le loro invettive da una diga all'altra, pur essendo d'accordo perch‚ il fiume resti nel suo letto. Ma l'immenso fiume della storia umana ha anche le sue piene irresistibili e minacciose e talvolta, nell'ansa di un meandro, salta all'improvviso sulle dighe annegando le miserevoli bande nell'onda travolgente ed irresistibile della rivoluzione, che rovescia ogni forma del passato, dando un aspetto nuovo alla società (cfr Il Programma comunista, n. 22 del 1951)
Jacques Camatte da: Comunità e comunismo in Russia, Jaca Book, Milano, 1974.

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