Iakov Levi


CENERENTOLA E IL GATTO CON GLI STIVALI

Feb. 25, 2004


English version


Come sono belli i tuoi piedi
nei sandali, figlia di principe!
(Cantico dei cantici 7,1)


Qualche tempo fa un amico laziale mi ha comunicato che a Roma esiste l'espressione: "Fare le scarpe a qualcuno", che significa "prevalere su qualcuno, essergli superiore".
Nel vocacolario è scritto: "fare le scarpe a qualcuno: fargli del male nascondendosi sotto una falsa apparenza di amico".
Il senso latente è che chi è superiore a qualcuno gli fa del male, lo evira, come il Padre dell'orda primordiale evirava i giovani maschi che gli erano inferiori di forze. "Fargli le scarpe" equivale ad avere il controllo sul suo piede - pene.
A questo proposito mi sono ricordato di quello che racconta James G.Frazer in Il ramo d'oro, raccontandoci del rito da consumarsi, presso alcuni selvaggi, quando si crede che un uomo abbia perso la sua anima: "...certi Indiani riprendono l'anima smarrita di un uomo per mezzo delle scarpe e gliela restituiscono facendogliele calzare" (Boringhieri, Torino 1973, vol.I, p.292).
Sembrerebbe che i primitivi associno inconsciamente piede = pene con anima, poiché questa si trova nelle scarpe, come il piede.

Un altro punto: Freud ci ha mostrato come la scarpa sia un simbolo genitale femminile ("Simbolismo del sogno", in Opere, B.Boringhieri, Torino 1989, vol.VIII p.329). L'espressione "fare le scarpe a qualcuno" condensa, quindi, anche un altro significato: renderlo femmina.
Infatti, Freud e Abraham ci hanno mostrato come il bambino creda che il maschio, durante il rapporto sessuale, eviri la femmina del suo pene e così facendo le infligge una ferita che la rende tale. L'atto sessuale viene interpretato, nella psiche infantile, come un atto di sopraffazione - evirazione che il maschio perpetra sulla femmina (S.Freud, �Una nevrosi infantile�, in op.cit., vol.VII, p.552); K. Avraham, �Complesso Femminile di Evirazione�, in Opere, B.Boringhieri, Torino 1975 e 1995, vol .I, pp.113 -- 114).
Chi "fa le scarpe a qualcuno" lo evira, lo rende inferiore, e tramuta il suo pene in "scarpa", ovvero, in genitale femminile.
La fiaba di Cenerentola, che perde la sua scarpa mentre fugge a mezzanotte, ci racconta della stessa fantasia infantile di deflorazione - evirazione femminile.
Non è un caso che Cenerentola perda la sua scarpa in mezzo a una danza, che come ogni movimento ritmico simboleggia l'eccitazione che si accompagna al rapporto sessuale (S. Freud, "Simbolismo nel sogno", in op.cit, p. 329), e scendendo a precipizio su una scalinata (su salire e scendere le scale, vedi ibidem). Ovvero, al punto saliente dell'eccitazione sessuale, ella perde la scarpa = genitale = verginità. Inoltre, proprio allo scoccare della mezzanotte. Il pulsare delle lancette dell'orologio è stato equiparato da Freud al pulsare della clitoride ("Comunicazione di un caso di paranoia in contrasto con la teoria psicoanalitica", 1915, in op.cit., vol VIII, p. 166). Quindi, l'ora che scade, il tempo che arriva, equivalgono alla scarica libidica dell'orgasmo genitale.


               

Come va il detto: Ogni piede trova la sua scarpa

A questo punto, dopo aver scoperto l'equivalenza inconscia tra pene - scarpa - anima possiamo anche far luce sui contenuti latenti della disputa medioevale, portata avanti per secoli dalla Chiesa, se anche le donne possedessero un'anima. Quello che turba l'inconscio umano non è, dunque, la questione dell'anima, che come ogni concetto astratto rappresenta lo spostamento di un contenuto concreto e reale, bensì il turbamento infantile sull'assenza del pene femminile. Questo è il vero mistero alla radice delle varie dispute teologiche. Posseggono le donne un'anima come gli uomini? Ovvero, hanno quelle un pene come questi?



Il messaggio inconscio della pubblicità è molto sottile: la donna è nuda, e quindi si vede molto bene che non possiede un pene, però ha le scarpe che rappresentano il simbolo del suo genitale. Lo desiderate? Comprate le nostre scarpe, che fanno da equivalenza!!
Inoltre, lo stesso messaggio viene rinforzato da un'altra equivalenza, che si condensa alla prima. Come ho sostenuto in Eva. Verginita e castrazione nel mito greco e nell'Oriente semitico (Seconda Parte), una donna nuda, mancando di un pene, è inconsciamente percepita come se ella tutta fosse un pene, e da qui l'erotizzazione di tutte le parti del corpo femminile: i seni, le spalle, la pelle, le gambe, ecc. Cosa che non avviene per il corpo maschile, in quanto in questo l'erotizzazione si focalizza nel pene, che c'è. Infatti, gli uomini non si sognerebbero mai di andare scollati o in minigonna.
Quindi, la donna nuda rappresenta un pene femminile, percepito dalla psiche infantile e dal nostro inconscio come quello maschile. Questo pene si infila nelle scarpe = vagina. L'atto sessuale viene quindi rappresentato inconsciamente dalla pubblicità in causa, attivando la carica libidica che gli è pertinente. Questa fa da spinta a precipitarsi a comperare le scarpe rappresentate.
La rappresentazione figurata di una pubblicità, per essere efficente, deve risvegliare gli stessi stimoli libidici che sono alla base dei sogni. Come il sogno, deve condensare il massimo degli stimoli, motivando lo spettatore all'azione come mezzo per abbassare il livello di eccitazione da quelli attivato, nel nostro caso comprando i prodotti rappresentati.

La donna nuda con le scarpe della pubblicit� equivale al

Gatto con gli stivali

Come ho mostrato in Pinocchio e in Isolamento e qualche gatto, il gatto è il simbolo del genitale femminile, come le scarpe. Quindi, la rappresentazione del gatto con gli stivali è la condensazione della ripetizione della stessa cosa. Come ci ha mostrato Freud, "la moltiplicazione dei simboli del pene significa evirazione" (S.Freud, "La testa di Medusa", 1922 [pub. 1940], in op.cit., vol. IX, p.415; Cfr. "Il perturbante" in op.cit , p.96.)
La mancanza - evirazione del pene femminile viene espressa dalla ripetizione dello stesso concetto nell'immagine del gatto con gli stivali.
La fiaba Il gatto con gli stivali è molto interessante poiché il gatto è di grande aiuto al suo padrone in varie peripezie, lo salva, e lo porta anche a un ricco e felice matrimonio. E' dunque un genitale femminile salvifico. Come abbiamo mostrato in Eva. Verginità e castrazione nel mito greco e nell'Oriente semitico , i mostri fallici della mitologia greca, che sono la rappresentazione figurata del pene femminile mancante, le Moire, le Parche, le Erinni, rappresentano anche il Fato, il destino, che può essere distruttivo o salvifico. Lo stesso pene femminile può portare alla perdizione, come alla salvezza. Nel caso dell'eroe del Gatto con gli stivali, il genitale femminile fa la sua fortuna.


Un doppio simbolo peniano: la scarpa e il cappello appuntito


Alla ricerca del pene mancante

Maschere. Ci sono donne che, per quanto la si cerchi in loro, non hanno interiorità, sono pure maschere. E’ da compiangere l’uomo che ha a che fare con tali esseri quasi spettrali, necessariamente insoddisfacenti; ma proprio esse possono eccitare al massimo il desiderio dell’uomo: egli cerca la loro anima - e continua a cercare (Nietzsche, I Umano troppo umano, 405).

Per l'equivalenza inconscia anima - pene - scarpe, vedi
L'intervento di Chiara Lespérance e il piede di Edipo


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