Il pallone a bracciale


Lo sport del pallone a bracciale


Gioco di antichissima origine, parente stretto del pi� moderno pallone elastico e del tamburello, il gioco del pallone a bracciale � uno sport nel vero senso della parola solo dalla fine del secolo scorso.
E' il diretto discendente del romano "follicolum" e nel Medioevo era giocato indossando come protezione la parte di armatura relativa all'avambraccio, da cui � poi derivato il bracciale in legno.
Viene giocato da due squadre di quattro giocatori (quadriglie) su sferisteri che abbiano un muro che delimiti il campo da un lato.
La quadriglia � composta da un battitore, una spalla e due terzini.
Gli attrezzi sono il bracciale e la palla.
Il bracciale � un corto manicotto in legno, con una impugnatura interna obliqua, dotato di punte pi� o meno in risalto di forma piramidale quadrata.
I denti sono tradizionalmente 12 per cerchio disposti su sei o otto cerchi e sono inseriti mediante perni in legno in modo da essere sostituibili singolarmente quando consunti o spezzati. A volte i denti relativi alla parte posteriore vengono omessi per alleggerire il bracciale.
La palla ha 8 o 9 cm. di diametro, ed � costituita da quattro pezzi di cuoio sagomati e cuciti che racchiudono una vescica che veniva gonfiata con una siringa.
La partita viene giocata con la regola delle "cacce", in cui la linea di divisione del campo � decisa dal punto di arresto o di uscita dal gioco della palla.
La battuta viene eseguita partendo da un "trampolino", una corta pedana inclinata che aumenta lo slancio del battitore. La palla viene servita al battitore dal "mandarino", un addetto che deve scagliare la palla in alto e verso il battitore nel momento esatto i cui raggiunge lo slancio massimo e con la massima precisione.
L'abilit� e l'affiatamento del "mandarino" con il battitore � decisivo per una battuta lunga e per raggiungere "l'intra" (il punto assegnato per il superamento della linea di fondo campo).
La palla viene tradizionalmente pulita dalla terra e dall'eventuale sudore di mani lasciato da chi l'avesse toccata, sfregandola con l'erba "balônera". La linfa di quest'erba la sgrassa, aumentandone la capacit� di non scivolare sul bracciale.
Questo sport ha mosso nel passato folle di spettatori, attirati anche dal vorticoso giro di scommesse (proibito ma sempre presente) che ha sempre circondato questo sport.

I campioni del bracciale


Portacomaro pu� vantare i natali di numerosi campioni del pallone bracciale, il pi� famoso dei quali � sicuramente Giuseppe Cerrato detto Battista. Al suo nome � dedicata un societ� sportiva.
A testimonianza dei suoi possenti tiri a parabola � affissa ad una casa di fronte allo sferisiterio portacomarese una lapide, a ricordo del pi� sensazionale tiro da lui effettuato.
Giuseppe Cerrato detto Battista nacque a Portacomaro nel 1831. Eccolo descritto in un brano tratto da "Gli azzurri ed i Rossi" di Edmondo de Amicis:
"Sono corsi trentasei anni da quando lo vidi comparire sullo sferisterio di Cuneo, per la grande gara del Santo Patrono, ed oggi ancora. ripensando a te, mi pare di rivivere quel giorno.
Da un mese si diceva "Verr�, non verr�": tutta la scolaresca appassionata del bracciale era sottosopra da un mese. Giunse, uno degli ultimi giorni una notizia sinistra:"E' malato": ... fu uno sgomento. Ne corse un'altra "E' guarito": fu una festa.
E il giorno sospirato egli comparve, fra migliaia di spettatori accalcati sulle gradinate e sui palchi, seguito da un fitto codazzo di astigiani, venuti per coronare il suo trionfo, come il corteo di un monarca guerriero.
Era nell'aspetto modesto, ed in manica di camicia: una faccia bonacciona da piccolo proprietario di campagna; ma che a noi parve maestoso come il volto di Napoleone.
Tanto eravamo felici di vederlo, che non ci sentimmo punto offesi, noi cittadini di una citta celebre per i suoi giocatori, all'udir gridare insolentemente da uno sciame di strilloni arrivati al suo seguito:"Quattrocento lire contro duecento, cento lire contro cinquanta, cinquanta contro venti, tengo Battista" ...E tutta la partita fu per noi una sequela di scosse violente, di maraviglia e di piacere.
Dopo tanto tempo egli mi � ancora innanzi, con tutte le espressioni diverse del suo sguardo di aquila e con il suo sorriso da trionfatore.
Sento le grida affannose di "Battisita" con cui i suoi compagni invocavano, mai invano, il suo soccorso; vedo la sicurezza ammirabile con la quale egli si andava a piantare, fermo come una statua, nel punto dove il pallone doveva cadere, lo scatto misurato e sicuro del suo braccio di ferro, e le grandi curve superbe del pallone da lui percosso..."

Cerrato Rinaldo, classe 1887 � stato un altro grande giocatore del pallone a bracciale, specialit� pallone piccolo "toscano".
Inizi� la sua carriera sotto la guida del padre Eugenio, figlio del famoso Battista, e ben presto rivel� le sue doti di classe.
Dopo una parentesi di giocatore di pallone toscano (a Milano, Torino e Roma) ritorn� al gioco tradizionale e trionf� nei tornei di Asti, Casale Monferrato (dove vinse per due volte consecutive la coppa del Municipio), Portacomaro, Moncalvo.
Calmo, intelligente, consapevole anche negli incontri pi� drammatici e nelle fasi di gioco pi� concitate, dotato di una precisione pressocch� assoluta, stilista e tempista perfetto, capo squadra nel senso migliore della espressione.
Oper� efficacemente, come dirigente dello sferisterio di Torino, in tempi difficili a difesa dello sport del bracciale.

Un altro idolo degli sferisteri portacomarese � stato Canepa Egidio.
Caratterizzato da "generosit� spiccata e rimessa fulminea" nacque a Portacomaro nel 1889.
Fu uno dei pi� famosi giocatori di pallone piccolo "toscano". A fianco di Cerrato , Siriotto e Arri, vinse contro Calliano "Bevilacqua" il campionato del 1920.
Di lui cos� scriveva il settimanale "Il gioco del pallone" di casale Monferrato:
".... Canepa rappresenta la gentilezza in persona, la generosit� spiccata, l'abilit� indiscussa, la prontezza innata, l'uomo della battuta rapida, della rimessa fulminea, che ha la caratterisitica di non discutere mai, di spronare sempre i compagni, di dare importanza anche alle piccole cose per non sprecare un qualunque pallone e rendere redditizia qualsiasi fase del gioco".











Valerio Arri - il maratoneta Il tamburello
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