MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA'
COORDINAMENTO REGIONALE
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TESTI PER I CORSI I PREPARAZIONE POLITICA
LA POLITICA SOCIALE DEL FASCISMO

V.

ELEVAMENTO MORALE, INTELLETTUALE E PROFESSIONALE DEI LAVORATORI




OPERA NAZIONALE DOPOLAVORO

NEL 1935 in un suo scritto "Fascismo e Sindacalismo", pubblicato in "Gerarchia", il duce scriveva: "Se volessi elencare tutte le provvidenze d'ordine sociale adottate dal Governo fascista, riempirei alcune pagine con la semplice numerazione dei decreti; ricorderò solo l'ultimo: l'erezione in ente morale dell'Opera Nazionale Dopolavoro, la cui importanza ai fini dell'educazione fisica e intellettuale delle classi lavoratrici è già grandissima e più aumenterà nel futuro".

Educazione fisica e intellettuale delle classi lavoratrici: ecco il compito della istituzione, secondo il categorico imperativo del duce.

Originale nelle sue finalità programmatiche, come originale nel mezzo e nei metodi della sua azione quotidiana. Creata per educare fisicamente e intellettualmente gli operai adulti, non più quindi abituati agli ordinari metodi pedagogici della scuola, essa ha eliminato nel suo quotidiano compito ogni metodo di insegnamento scolastico, che non sarebbe stato il più adatto e il più redditizio per uomini, i quali, pur avendo e sentendo il bisogno di istruirsi ed elevarsi, per la loro stessa età non possono più piegarsi a schemi scolastici. Bisognava istruirli, quasi senza che essi se ne accorgessero, e si è ricorsi alla forma più piacevole e più facilmente accessibile: ai trattenimenti, giacché è istintivo nell'uomo di lavoro, sia dell'officina sia dell'impiego, il desiderio di impiegare le sue ore libere per distrarsi, per divertirsi. Utilizzare questo umano istintivo desiderio per istruire fisicamente e intellettualmente i lavoratori: ecco il grande merito, la grande originalità dell'Opera Nazionale del Dopolavoro. Fondatamente si può affermare questa sua originalità, poiché non se ne ha esempio in nessun altro paese del mondo.

L'O. N. D. ha un altro suo carattere originale ed è quello di essere eretto in ente di diritto pubblico con precisate responsabilità, con speciali compiti e funzioni che la mettono e la inquadrano nell'ordinamento corporativo di tutta la nuova vita nazionale italiana. La Carta del Lavoro, fissando alle Associazioni professionali l'obbligo di esercitare un'azione selettiva fra i lavoratori, diretta ad elevare sempre più le capacità tecniche e il valore morale, stabilisce altresì che a tal fine esse devono affiancare l'azione dell'O. N. D. intendendo così che a questa azione selettiva di istruzione e di educazione tecnica, morale ed intellettuale, ci si giovi delle ore disponibili dopo il quotidiano lavoro.

Per meglio lumeggiare le caratteristiche e le finalità del Dopolavoro è necessario — come ricorda il Segretario del Partito nel volume L'Opera Nazionale Dopolavoro — tenere presenti le parole del duce.

"Il Fascismo vuole l'uomo attivo e impegnato nell'azione con tutte le sue energie: lo vuole virilmente consapevole delle difficoltà che ci sono, e pronto ad affrontarle. Concepisce la vita come lotta, pensando che spetti all'uomo conquistarsi quella che sia veramente degna di lui, creando prima di tutto in se stesso lo strumento (fisico, morale, intellettuale) per edificarla. Così per l'individuo singolo, così per l'umanità. Quindi alto valore della cultura in tutte le sue forme (arte, religione, scienza), e l'importanza grandissima dell'educazione. Quindi anche il valore essenziale del lavoro, con cui l'uomo vince la natura e crea il mondo umano (economico, politico, morale, intellettuale)".

"D'onde — commenta il Segretario del Partito — l’imperativo categorico: andare verso il popolo".

Egli poi spiega: "andare verso il popolo, per educarlo, per renderlo fisicamente e moralmente migliore; per fargli amare la sua terra, il suo paese, la sua famiglia e la sua casa; per infondergli il desiderio di conoscere il vero volto della Patria percorrendo le strade e sostando con occhi nuovi davanti alle sue infinite bellezze, avvicinandolo ai monti e ai mari, baluardi possenti, diversi e sicuri, dei limiti della sua terra; per farlo esperto al nuoto e alle scalate, alle necessità eventuali del suo domani guerriero.

"Per sciogliergli nelle gioiose ed ingenue competizioni sportive, i muscoli e l'apatia, per ricondurlo alle tradizioni gloriose e dolci della sua gente, sieno espresse dalla policromia d'un costume, o dall'armonia d'una canzone, o da un corteo processionale che si snodi, salmodiante, da un sacrato vigilato da garrule campane, o da un ingenuo ballo campagnolo sull'aia tersa e pavesata.

"Per apprendergli e fargli amare la musica — seguita a dire il Segretario del Partito — il canto, il teatro, la pittura, la scultura, la poesia, tutte le arti delle quali l'Italia ebbe in ogni tempo il primato e i cui gonfaloni furono dalla sua gente sciolti e fatti garrire in tutti i cieli del mondo. Per renderlo perfetto nel mestiere e insegnargli che le vie della conquista si aprono con la fatica e non con le pretese assurde e le inutili parole, per assisterlo, in fine, amorosamente, in ogni passo nella vita; assicurando a lui ed alla sua famiglia quel benessere morale ed economico, al quale la nuova e completa comprensione dei propri doveri dà al popolo italiano, rinnovato dal Fascismo, realmente per la prima volta diritto".

Le finalità ed i compiti dell'istituzione non avrebbero potuto essere meglio illustrati.

L'O. N. D., che fin dal primo statuto del Partito era stata posta alle dirette dipendenze del Segretario del Partito, tiene ormai nell'ambito della politica sociale del Fascismo un posto importantissimo, poiché l'espandersi delle istituzioni dopolavoristiche è divenuto strettamente connesso all'economia nazionale e al miglioramento fisico e intellettuale degli italiani e si ispira al principio fascista che l'assistenza ai lavoratori è, in tutte le sue forme, un dovere nazionale.

L'Opera del Dopolavoro si svolge nei più vari campi: in quello dell'educazione fisica mediante lo sport nelle sue diverse forme e l'escursionismo, in quello dell'educazione artistica mediante le filodrammatiche, i Carri di Tespi lirico e drammatico, la cinematografia, la radiofonia, ecc., in quello dell'educazione propriamente detta, mediante gli Istituti di cultura popolare e di perfezionamento professionale, in quello dell'assistenza nelle sue varie forme, igienica, sanitaria e previdenziale, ecc. I suoi risultati richiamano sempre l'attenzione e l'ammirazione anche degli stranieri, che la considerano come una salda ed efficace realizzazione del Regime fascista. Lo sviluppo assunto dall'Opera è dimostrato dal fatto che gli iscritti al Dopolavoro, che nel 1927 erano 538.337, sono saliti al 31 dicembre 1932 a 1.927.557; che i Dopolavoro, che erano, nel 1926, 1164, sono saliti alla fine del 1932 a ben 17.809 e che, pure alla fine del 1932, sopra 7249 Comuni ben 6487 avevano il Dopolavoro.

 

ISTRUZIONE TECNICA E PROFESSIONALE

Anche in questo campo lo Stato fascista ha agito in profondità provvedendo al riordinamento generale dell'istruzione tecnica effettuato con la legge andata in vigore il 2 agosto 1931.

Tale riordinamento comprende sei gruppi di scuole: 1° i corsi normali e biennali di avviamento al lavoro; 2° le scuole tecniche; 3° le scuole professionali femminili; 4° le scuole di magistero professionali per la donna; 5° gli istituti tecnici; 6° i corsi per le maestranze.

Alla base di tale ordinamento si trovano le scuole di avviamento al lavoro. A questo tipo di scuola era necessario dare una struttura organica ed una sistemazione definitiva ed a ciò fu provveduto con la conversione in legge del R. decreto 6 ottobre 1930. La scuola di avviamento è una scuola essenzialmente di preparazione di maestranze. I tipi di scuola sono quattro: a tipo agrario, a tipo industriale e artigiano, a tipo commerciale e marinaro. L'insegnamento ha carattere prevalentemente pratico, si tratta infatti di impartire l'istruzione post-elementare obbligatoria fino al 14° anno e di fornire un primo insegnamento per la preparazione ai vari mestieri.

Con la sistemazione delle scuole di avviamento al lavoro si completa quindi quell'organico e razionale assetto nel campo dell'insegnamento professionale, che era da tanto tempo reclamato dalle esigenze culturali ed economiche del Paese e che è destinato a costituire, nel complesso degli istituti a carattere tecnico, un potente strumento della nostra affermazione in tutti i campi della produzione.

Le scuole di avviamento al lavoro sono, per le finalità ad esse assegnate, una delle più geniali provvidenze scolastiche del Regime fascista per i nostri lavoratori: scuole popolari nel vero senso della parola.

Con il riordinamento dell'insegnamento tecnico-professionale, completato con la riforma delle scuole di avviamento al lavoro, il Fascismo ha gettato le basi di quell'opera tendente a migliorare e aumentare la capacità tecnica dei lavoratori; opera che, senza dubbio, potrà contribuire notevolmente ad elevare il patrimonio economico della Nazione e così aprire all'Italia le vie maestre della sua espansione commerciale nel mondo.

Il Fascismo, riafferma anche così la sua volontà di andare decisamente verso il popolo per difenderlo nelle sue necessità ed elevarlo moralmente e tecnicamente.

Nel passato poco o nulla si era fatto. Se qualche legge fu elaborata sull'insegnamento professionale, l'applicazione ne fu deficiente; e spesso dove sorsero scuole di lavoro se ne falsarono il carattere e la finalità, sicché esse poco o punto giovarono allo sviluppo economico della Nazione. Solo nel 1912 il Governo cominciò a comprendere la necessità di un'ordinamento dell'insegnamento professionale.

La legge del 14 giugno 1912, n, 854, fu certamente un passo notevole nella sistemazione dell'insegnamento tecnico; fu dichiarata l'autonomia delle scuole industriali come istituti pubblici e furono concretate le prime linee organiche generali. Il regolamento per l'applicazione della legge fissò le norme per l'istituzione del governo delle scuole professionali; ma, purtroppo, come tutte le leggi dello Stato liberale, essa restò in parte sulla carta, mancò cioè la forza e la volontà di tradurre in pratica quanto era stato, pure, oggetto di coscienziose indagini.

Il Fascismo, convinto che l'istruzione professionale è fattore precipuo di ricchezza nazionale, ha posto al primo piano tale problema ed ha tradotto in pratica quella riforma che da anni era stata invocata dai rappresentanti più intelligenti delle classi produttrici come una delle necessità più urgenti per la vita presente e lo sviluppo avvenire dell'economia nazionale.

Perché la riforma sia sempre più aderente alle necessità del popolo, è necessario altresì l'unione di tutte le forze e soprattutto il vigile interessamento delle organizzazioni sindacali fasciste, sia dei datori di lavoro che dei lavoratori, oggi tutte inserite nella vita dello Stato ed affratellate nel comune proposito di innalzare il lavoro italiano in confronto di quello straniero, di assicurare al lavoro italiano il suo primato nel mondo.

La legislazione italiana sui rapporti collettivi di lavoro assegna ai Sindacati compiti altamente educativi. Nel pensiero del legislatore il Sindacato deve preparare l'animo degli associati mediante l'educazione morale e nazionale, deve provvedere, con la istruzione tecnica, a migliorare la capacità professionale della categoria e, con l'assistenza, a cementare tra i singoli il vincolo della solidarietà.

A questo effetto l'articolo 4 della legge 3 aprile 1926 sulla disciplina giuridica dei rapporti di lavoro autorizza le associazioni a stabilire negli statuti la costituzione di scuole professionali e di istituti di educazione aventi per scopo l'incremento e il miglioramento della produzione, della cultura e dell'arte nazionale.

La legge 3 aprile dichiara altresì che la concessione del riconoscimento legale dovrà essere rifiutata ad ogni associazione che non assicuri, per le risorse di cui dispone e per l'idoneità dei suoi dirigenti, di essere in grado di attendere ai compiti educativi che la legge assegna alle organizzazioni.

La dichiarazione XXX della Carta del Lavoro conferma che l'educazione e l'istruzione, specie l'istruzione professionale, dei loro rappresentati, soci e non soci, è uno dei principali doveri delle associazioni professionali.

Lo spirito della grande riforma sociale del Fascismo si identifica così con i principi e l'azione del sindacalismo fascista.

Lo sviluppo e l'avvenire economico della Nazione dipendono in gran parte dalla formazione e dal perfezionamento di tutte le capacità produttive. Ecco perché, ricomposte le classi lavoratrici nell'unità spirituale della Patria, il Fascismo pone al suo giusto posto il problema della cultura tecnica ed economica delle maestranze.

 

 

RICONOSCIMENTO DELLE BENEMERENZE DEI LAVORATORI

Istituita per iniziativa del Governo fascista con R. decreto 30 dicembre 1923, n. 3167, la decorazione della "Stella al merito del lavoro" ha incontrato la più schietta simpatia nel ceto degli operai e dei lavoratori agricoli, nonché presso i datori di lavoro, i quali giustamente ascrivono a titolo di onore per le rispettive aziende il poter annoverare, fra le proprie maestranze, decorati di questa onorificenza.

Con tale provvedimento il Governo fascista premia i lavoratori d'ambo i sessi che si siano distinti per perizia, fedeltà e buona condotta. In seno al Ministero delle Corporazioni è costituita una speciale commissione incaricata dell'esame delle proposte per la concessione della decorazione e per l'accertamento dell'esistenza di tali meriti.

Successivamente con R. decreto 17 maggio 1927 la concessione di detta decorazione fu estesa a quei lavoratori la cui capacità tecnica e creativa arricchisce il patrimonio delle aziende e della produzione di quelle piccole invenzioni e scoperte che, senza modificare profondamente il sistema meccanico della produzione, tendano a completare e migliorare la efficienza tecnica dell'azienda e rendere più igienico, e quindi più rapido e migliore, il successo produttivo.

Inoltre fu ritenuto che non si potesse escludere dalla concessione della decorazione quel lavoratore il quale, pur mantenendosi fedelmente legato alla azienda, per ragioni indipendenti dalla propria volontà, si venisse a trovare un giorno assorbito da una nuova formazione industriale sorta dalla fusione di diverse aziende o dallo sviluppo tecnico di una azienda invecchiata; così come si è ritenuto doveroso non escludere dal diritto alla concessione della decorazione quei lavoratori che, dopo avere servito con lealtà e fedeltà lo Stato nei suoi cantieri e nelle sue officine, sono passati alle dipendenze di aziende private rilevatarie delle aziende di Stato ed a quelle succedute.

In seguito alle funzioni assegnate al Partito nello Stato ed al controllo che su tutta la vita sociale della Nazione è esercitata dal Partito, a far parte della speciale commissione presso il Ministero delle Corporazioni è stato chiamato un rappresentante del Partito stesso.

Con R. decreto 18 novembre 1932 è stata istituita altresì la distinzione onorifica al merito rurale per premiare i proprietari o affittuari terrieri, gli enfiteuti, i mezzadri, i coloni e i direttori di aziende agricole che si siano distinti compiendo opere notevoli a vantaggio della produzione agricola.

Così il Fascismo ha offerto ai lavoratori benemeriti, a tutti i credenti della disciplina e della fedeltà al lavoro, l'altissima soddisfazione del riconoscimento dei loro meriti e della loro opera.

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