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13.7 Cave e miniere


Il campo di battaglia: il lavoro nel sottosuolo

13.7.1 Lavorare nel buio

La miniera racchiude in se` il sudore e l'ingegno dell'uomo, ma anche la sua necessita` di materie prime e l'avidita`, pagate a caro prezzo da colui che vi lavorava e vi lavora: il minatore. A sottolineare la pericolosita` del mestiere, aumentata con l'uso dell'esplosivo, Simonin intitola cosi' il capitolo VIII della sua opera inerente le miniere di carbone nel XIX sec.: "Il campo di battaglia". E ci dice: "Les quatre elements des anciens, le feu, l'air, la terre, l'eau, sont conjures contre lui. Le feu le menace dans les coups de mine, les incendies du charbon, les explosions du grisou; l'air, en se rarefiant ou melant a des substances mephitiques, detonantes; la terre, dans les eboulements; l'eau, dand les inondations. Le houilleur oppose a tous ces ennemis, souvent invisibles, ce calme stoique, ce courage a toute epreuve, cette science pratique qui font les vaillants et habiles mineurs" [1108] (pp. 156-157). Era il campo di battaglia dove la povera gente combatteva contro la miseria.

13.7.2 Lo sfruttamento delle risorse: cave e miniere

Si distinguono due tipi di opere estrattive: cava e miniera. Con il primo termine si indicano le coltivazioni di rocce incoerenti e coerenti, con il secondo quello di minerali utili. Nel tempo si riscontra l'evoluzione dei sistemi di ricerca, di abbattimento e di trasporto della roccia e del minerale, unitamente ai sistemi di illuminazione, di eduzione delle acque, di ventilazione, etc.
Occorre sottolineare che, allo stato attuale delle ricerche, dalle coltivazioni neolitiche dei filoni selciferi a tutto il periodo medievale, i sistemi di estrazione non vedano (in linea generale) grandi evoluzioni; vi e` piu` uno sviluppo del materiale che costituisce gli attrezzi per l'abbattimento e il trasporto che l'organizzazione razionale del lavoro. Nell'arco di pochi secoli abbiamo poi l'impiego, in rapida successione e costantemente in evoluzione, di una strumentaria efficace, della polvere nera, dell'energia elettrica, delle macchine perforatrici a vapore, della nitroglicerina, del filo elicoidale (nelle cave), della dinamite e dei motori a scoppio. In particolare, la progressiva introduzione di materiali esplodenti, largamente utilizzati nelle miniere, determina dal XVII sec. la modifica dei sistemi di avanzamento.
In ogni caso occorre tenere conto che in ambito minerario l'impiego di mine puo' essere stato applicato anche in precedenza e non solamente nel continente europeo, ma non ne e` rimasta menzione o tale menzione deve ancora sorgere dagli archivi.
Ad ogni buon conto cosi' ci istruisce Vergani: "Si e` gia` anticipato in precedenza come l'impiego delle mine nelle miniere metallifere costituisca, sotto l'aspetto quantitativo, il piu' importante degli usi civili della polvere nera nei secoli XVII e XVIII. Ma prima di entrare nel vivo del nostro tema e` bene sgombrare il campo da un paio di leggende prive di fondamento che ancora circolano in materia, e che riguardano il presunto utilizzo della polvere da sparo l'una nelle miniere di Rammelsberg, nel Harz, durante il secolo XII, l'altra nelle miniere d'oro della Transilvania verso il 1395-96. Nel primo caso si e` fatta chiaramente confusione con l'antica tecnica del lavoro a fuoco, molto praticata nel Harz fin dalle origini dell'attivita` mineraria in quella regione. Quanto al secondo, si tratta di un equivoco nato a suo tempo dalla lettura di un testo francese ottocentesco dove si parla in realta` non di mines miniere ma di mines gallerie sotterranee scavate a fini militari; la notizia, infarcita di qualche fantasia, e` poi passata nella letteratura tecnica rumena dove si trova ripetuta acriticamente fini ai giorni nostri. In realta`, come abbiamo gia` dimostrato, la prima esperienza di uso della polvere nera nelle miniere metallifere e` quella di Giovanni Battista Martinengo, a partire dal 1574, nei monti di Schio. Ma ancor piu' importante, ci sembra, e` che nella documentazione che la riguarda appaia la prima sia pur concisa, ma netta e incontrovertibile, descrizione dell'aspetto specifico della nuova tecnica, il foro da mina (boehren und schiessen, boring and shooting, drilling and shooting): il Martinengo, scrive vent'anni dopo Filippo de Zorzi, funzionario minerario della Repubblica di Venezia, ''facendo un piciol foro nel sasso della montagna con la polvere dell'artigliaria voleva aprire per forza, et spezzare il monte, et cosi' discoprire quello che la' dentro vi si stava nascosto''. Per avere una testimonianza altrettanto vivida e diretta del foro da mina e della sua utilizzazione in miniera bisogna aspettare quasi settant'anni, quando, nel 1643, Caspar Morgenstern si sposta dal Harz a Freiberg in Sassonia, per darne una dimostrazione pratica" [1109] (pp. 7-8).
Per quanto riguarda, invece, la situazione nelle cave: "Benche' nella letteratura tecnica antica si affermi che l'uso della polvere nera nelle cave di pietra risalirebbe a ben prima, le nostre ricerche non hanno portato alla scoperta di testimonianze anteriori al XVII secolo" [1109] (p. 5).
Gli ultimi decenni del XX secolo vedono una ancor piu' rapida evoluzione, con l'introduzione di moderni macchinari automatici: il martello perforatore ad aria compressa diventa un oggetto da museo. Questo e` vero nella gran parte dei casi, ma non in tutti. Si tenga presente che in talune miniere ancora in attivita` nella seconda meta` del XX sec. si adoperavano (e si adoperano) prevalentemente (o esclusivamente) strumenti manuali per l'abbattimento e il trasporto a causa delle ristrette condizioni economiche. Oggi in Europa la gran parte delle miniere e` chiusa, preferendo importare le materie prime da altri continenti. Soluzione dettata dagli alti costi della manodopera e dal mantenimento degli impianti, piu` che dall'esaurimento dei giacimenti.
Le coltivazioni possono avvenire sia a cielo aperto sia nel sottosuolo, anche utilizzando contemporaneamente entrambi i sistemi. Non di rado vi sono cave e miniere a giorno che evolvono in sotterraneo; in tempi recenti le scelte sono dettate anche dall'impatto ambientale che altrimenti si causa. La natura e la giacitura di cio' che s'intende estrarre, la sua dislocazione, l'organizzazione dei cantieri e il sistema con cui si procede all'estrazione, determina il metodo di coltivazione. Le coltivazioni a giorno si distinguono a seconda della loro collocazione [1066] (pp. 12-16). Tralasciando le coltivazioni in falda abbiamo coltivazioni di pianura e coltivazioni di monte (pedemontane, a mezza costa, culminali), suddivise tra coltivazioni di materiali incoerenti e coltivazioni di materiali coerenti, quest'ultima a sua volta suddivisa a seconda che si voglia una forma regolare o irregolare del prodotto [1110] (pp. 1-3) [1111] (pp. 29-62).
In Italia le miniere sono del patrimonio pubblico indisponibile dello stato o delle regioni; lo sfruttamento puo' essere affidato a privati tramite concessioni amministrative. Le cave e le torbiere possono essere invece lasciate alla libera disponibilita` del proprietario del fondo, con la condizione che vengano sfruttate in osservanza delle leggi vigenti [1112] (pp. 319-336). Per definizione giuridica e` considerato miniera anche il giacimento di acque termali e minerali.

13.7.3 La cava

Con il termine di cava s'indica lo scavo del materiale utile per le costruzioni civili e per estensione il luogo di lavoro, che puo' essere sia a cielo aperto sia nel sottosuolo. Abbiamo cave di materiali incoerenti (ghiaie, sabbie, pozzolane, etc.) e di rocce di origine magmatica (graniti, dioriti, porfidi, basalti, etc.), sedimentaria (conglomerati, arenarie, calcari, tufi, etc.) e metamorfica (gneiss, marmi, scisti, skarn, etc.). Si distinguono in cave a cielo aperto, a loro volta suddivise a seconda del metodo consentito dal tipo di roccia e dalla sua giacitura, e cave in sotterraneo. Le cave di alabastro della zona di Volterra (Toscana), coltivate gia` dagli etruschi, hanno fornito il materiale per la fabbricazione di pregevoli urne cinerarie (IV-I sec. a.).
Con il termine di latomia nell'antichita` si indicavano le cave di pietra; sono note quelle di Siracusa, citate da Tucidide, per essere state utilizzate come prigioni dai Siracusani (Latomia dei Cappuccini) nel corso della guerra tra Sparta e Atene, nel V sec. a.: "Tutti quegli Ateniesi e alleati che avevano catturato furono gettati nelle latomie, in quanto ritenevano che questo fosse il luogo piu` sicuro" [1113] (VII, 86,2).
Nel sottosuolo di Palermo vi sono le cosiddette muchate (termine dialettale di derivazione araba), ovvero cave di pietra la cui coltivazione e` a pilastri abbandonati, anche su due livelli. Si hanno inoltre esempi di cava a forma d'imbuto (rovesciato), da cui si estraevano blocchi di calcarenite "chiamati durante il medioevo petra rustica o salvagia, venduta a carrozzate, e petra fracta o rupta venduta a salma" [1114] (p. 52).
Nel Centro e nel Sud Italia l'estrazione riguarda materiali pozzolanici, apprezzati fin dall'antichita` per le caratteristiche fisiche e meccaniche, la cui geometria di estrazione, detta a camere e pilastri o a pilastri abbandonati, e` rimasta in uso fino al Ventesimo secolo.

13.7.4 Coltivazione di una cava

A seconda di cosa e di come si estrae, avremo quindi vari tipi di coltivazione, tenendo presente che uno o piu` tipi possono essere adottati in un medesimo impianto. In linea di massima avremo:

13.7.5 La miniera

La miniera e` il complesso costituito da un giacimento di minerali d'interesse industriale e dall'insieme delle opere e delle attrezzature necessarie al suo sfruttamento. I minerali sono sostanze naturali solide, formatesi per processi inorganici; come eccezione abbiamo il mercurio, considerato minerale per quanto in natura compaia allo stato liquido. Sono inoltre caratterizzati da proprieta` fisiche omogenee, da una composizione chimica particolare e da una impalcatura di atomi caratteristica per ciascun minerale [1095] (p. 8). Per i minerali utilizzati prevalentemente nelle costruzioni stradali, edilizie e idrauliche, il complesso e` generalmente indicato con il termine di cava.
La scienza mineraria e` rivolta a individuare e a sfruttare i giacimenti utili all'attivita` umana, esistenti alla superficie e nel sottosuolo della Terra, applicando la gran parte delle scienze nel conseguimento del risultato. Il giacimento e` classificato come metallifero o non metallifero a seconda se da esso si estraggano metalli o non metalli. E` stata anche chiamata arte mineraria perche' "richiede dal tecnico, oltre che una profonda conoscenza delle scienze esatte, anche una speciale attitudine, un'arte particolare che gli permetta di risolvere giornalmente problemi complessi, non sempre esprimibili in formule, e di superare difficolta` improvvise che mutano continuamente da punto a punto, anche nella stessa miniera" [1115] (p. 1). In senso lato, l'arte viene definita come capacita` di azione e di produzione basata su regole, cognizioni tecniche ed esperienze.
Le coltivazioni possono avvenire sia a cielo aperto sia nel sottosuolo, anche utilizzando contemporaneamente entrambi i sistemi. Non di rado vi sono cave e miniere a giorno che evolvono in sotterraneo; in tempi recenti le scelte sono dettate anche dall'impatto ambientale che altrimenti si causa. La natura e la giacitura di cio' che s'intende estrarre, la sua dislocazione, l'organizzazione dei cantieri e il sistema con cui si procede all'estrazione, determina il metodo di coltivazione. Per semplicita` d'esposizione si puo' dire che le coltivazioni in sotterranea siano generalmente costituite da cavita` con le seguenti funzioni: accesso, circolazione, cantiere [1066] .

13.7.6 Coltivazione, osservazione, comprensione

A seconda di cosa e di come si estrae, avremo vari tipi di coltivazione, tenendo presente che uno o piu' tipi possono essere adottati in un medesimo impianto. Nel momento in cui si prende in esame una miniera occorrera` osservarne l'organizzazione interna per comprenderne la coltivazione in ogni aspetto. Lavoro non certo semplice, ma che puo' risultare assai utile per raccogliere informazioni non altrimenti reperibili: soprattutto in caso di miniere antiche, sconosciute, o di cui si e` persa la documentazione con i piani di avanzamento.
Le coltivazioni a giorno si distinguono a seconda della loro collocazione. I metodi di coltivazione in sotterraneo sono molteplici e la loro articolazione e` spesso complessa, soprattutto nelle miniere di eta` industriale. Possono distinguersi in coltivazione per vuoti, coltivazione per frana, coltivazione con ripiena [1110] (p. 80).
Coltivare per vuoti vuol dire estrarre quanto piu` minerale possibile dal filone, senza incorrere nel rischio di crolli. La coltivazione per vuoti si puo' suddividere in:
Coltivare con frana (o per franamenti) vuol dire consentire alla roccia incassante di franare, con il duplice vantaggio di una maggiore percentuale di minerale recuperato, rispetto alle coltivazioni a pilastri abbandonati, e di evitare le spese relative alla messa in opera delle ripiene. Di contro, tale sistema crea sovente fenomeni di subsidenza. I metodi di coltivazione per franamento sono diversi e prevedono varianti per ogni singolo metodo. I metodi di coltivazione con frana si possono suddividere in:
Le coltivazioni con ripiena si adattano a quasi tutti i tipi di giacimenti e prevedono il riempimento dei vuoti che si formano a seguito dell'abbattimento dei minerali utili. Con tale metodo e` possibile asportare completamente (o quasi) il giacimento, eliminando eventuali sostanze ossidabili o combustibili che possono dare luogo a riscaldamenti e incendi spontanei. Inoltre, non vi e` il trasporto all'esterno del materiale sterile e si limitano o si evitano i fenomeni di subsidenza in superficie [1066] (p. 13). I metodi di coltivazione con ripiena, in uso almeno fino alla prima meta' del XX sec., si possono suddividere in:
Per quanto riguarda l'organizzazione, ai lavori nel sottosuolo si accede da gallerie scavate a mezza costa o attraverso pozzi verticali, oppure da discenderie o pozzi inclinati. Da questi si diramano gallerie principali di carreggio, gallerie secondarie, cantieri di coltivazione che si rinnovano continuamente fino ad interessare tutto il giacimento e ad esaurirlo [1110] (p. 64).
Tra le opere ad andamento orizzontale o suborizzontale possiamo avere:
Tra le opere a sviluppo verticale possiamo avere:

13.7.7 Tecnica mineraria

Le operazioni che precedono l'impianto di una miniera prevedono lo studio geologico dell'area, in superficie e nel sottosuolo, nonche` la comprensione dell'estensione del giacimento, la potenza e la giacitura degli strati di minerale e la convenienza economica del suo sfruttamento. Per lungo tempo si conducono scavi semplicemente a seguire il filone. Successivamente si da' luogo a opere di ricerca, anche mediante trincee a giorno, e si eseguono i lavori di tracciamento delle gallerie raggiungendo il giacimento e seguendolo con gallerie di direzione, che lo dividono in livelli (zone orizzontali), aprendo le comunicazioni tra i livelli mediante pozzi o altre gallerie (discenderie, rimonte, etc.). I lavori preliminari sono importanti perche` successivamente determinano un buon sfruttamento del giacimento, un agevole abbattimento del minerale e il suo trasporto, nonche' la sicurezza dei minatori.
Il materiale estratto e` costituito da minerale utile in associazione a materiale non utile detto ganga o sterile. Lo sterile puo' essere stoccato nei vuoti che via via si vengono a creare e per approntare sostegni. La coltivazione avviene con diversi metodi determinati dalle condizioni geologiche, dal tipo di minerale, dal tipo di roccia incassante e dal tipo di tetto. L'eduzione delle acque riveste un carattere importante per lo svolgimento delle operazioni. Le gallerie e i pozzi vengono solitamente armati in legno, in muratura, in conglomerato cementizio, e in tempi recenti anche mediante centine metalliche. I mezzi di abbattimento dipendono dalla durezza, dalla compattezza e dalla tenacita` della roccia. Il trasporto del minerale e dello sterile avviene a seconda della struttura dell'impianto minerario e del livello tecnologico applicato [1116] (p. 75).

13.7.8 Strumenti di misura

Stando alle fonti e` dal XVI secolo che si evolvono i metodi di coltivazione e si utilizza con una certa sistematicita` la strumentaria da miniera. Se ne hanno esempi nel De re Metallica [1117] (V, pp. 90-106) e nel seicentesco Pratica Minerale [1118] (pp. 23-42). Tra le illustrazioni presenti nel Schwazer Bergbuch sono raffigurati due minatori che effettuano una misurazione in galleria. In generale l'uso della strumentaria serviva ad una organizzazione migliore dei sistemi di coltivazione, andando a conoscere l'orientamento e la pendenza dello scavo anche per la restituzione grafica in pianta e in sezione. Per misurare le profondita` abbiamo teodoliti semplici, quadranti ordinari, tavolette pretoriane; per la misura delle distanze vi sono pedometri, regoli topografici, etc. In particolare, gli Statuti Minerari di Massa Marittima del XIII sec. "indicano la calamita come strumento ed il sistema di calamitare come metodo per la determinazione dei confini di escavazione dei terreni minerari" [1119] (p. 18).
Si deve pensare che anche in antichita` si potesse avere la necessita` di conoscere l'estensione e l'andamento dei vuoti, anche solo per capire se fossero indirizzati o indirizzabili verso punti esterni ove facilmente aprire ingressi secondari o fare defluire le acque. Necessariamente si adoperavano degli strumenti di calcolo e misura. Utilmente si ricorda come Vitruvio dica che per la costruzione dei sistemi idraulici s'adoperano diottre, livelle e corobate [1082] (VIII, 1), e oltre a questi si sono potuti verosimilmente utilizzare in miniera anche semplici fili a piombo, cordicelle annodate, eclimetri, goniometri, archipendoli e compassi.
Per l'impianto di norie e coclee occorreva almeno conoscere la lunghezza del percorso e il livello da superare e questo non poteva essere calcolato con approssimazione. Se, ad esempio, nell'area dove avvenne uno scontro campale nel X secolo non si sono mai rinvenute punte di lancia, questo non vuole dire che le lance non vennero sicuramente adoperate, ma semplicemente che con ampia possibilita` non una si sia conservata nel terreno o che semplicemente non si sia cercato o con attenzione o nell'area giusta, o che i resti di almeno una punta siano stati scambiati per altro oggetto, a causa della ruggine.
Ecco cosa scrive Tullio Seguiti, ingegnere del Corpo Reale delle Miniere, nel 1939: "I metodi e gli strumenti usati oggi nella topografia di miniera sono relativamente molto recenti, ma le origini della topografia sotterranea si perdono nella notte dei tempi. Si puo' dire che essa si e` sviluppata non appena e` stato iniziato il lavoro di estrazione di minerali utili dal sottosuolo" [1120] (p. 1).

13.7.9 Topografia in miniera

Lascio alle parole di Seguiti un accenno al significato di topografia da miniera. Il suo libro merita almeno una consultazione; la strumentaria descritta e riprodotta oggi, a distanza di quasi settant'anni, possiamo trovarla solo presso qualche museo o qualche collezionista privato. Cio' non vuol dire che non possa essere ancora, tranquillamente utilizzata, per la sua precisione.
"Nel secolo scorso il rilevamento sotterraneo comincio` ad essere considerato una vera scienza, tanto che se ne inizio` l'insegnamento nelle scuole superiori. E` pur vero pero' che l'introduzione dei metodi scientifici ha incontrato resistenza perche` in miniera fino a non molti anni fa si procedeva con la convinzione che avesse valore solo quello che si imparava lavorando in sotterraneo. Alla fine pero' il progresso ha vinto in pieno, e se lo sviluppo dell'industria mineraria ha imposto la risoluzione di problemi di topografia sotterranea sempre piu` complessi e difficili, la scienza si e` di pari passo attrezzata per la risoluzione di essi, escogitando nuovi metodi, adattando gli strumenti della normale topografia, studiandone di tipo speciale, e riuscendo a far ottenere nei lavori di rilievo un grado di approssimazione veramente soddisfacente" [1120] (pp. 4-5).

13.7.9.1 Scopo della topografia sotterranea.

"La topografia di miniera ha per scopo di guidare i lavori di una miniera e di permettere la rappresentazione grafica di essi. Ad essa e` devoluto il compito di determinare i limiti delle concessioni, il piano degli impianti esterni, il piano dei lavori interni e di fare il collegamento fra il rilievo dell'esterno e quello del sotterraneo. Gli scopi che si perseguono con i rilievi sono evidenti: conoscenza dello stato attuale dei lavori, indirizzo per i lavori futuri e per le ricerche, possibilita` di evitare sinistri causati dall'incontro di vecchi lavori, di organizzare i servizi di salvataggio, possesso di elementi sicuri in caso di contestazioni di qualsiasi genere, di accertamento di responsabilita`, ecc" [1120] (pp. 4-5).

13.7.9.2 Particolarita`

"La topografia sotterranea non e` sostanzialmente differente da quella esterna, in quanto ha gli stessi scopi di misurare distanze, angoli, differenze di livello, ecc., e segue gli stessi metodi. Ci sono pero' delle modalita` e dei dettagli dovuti alle peculiari condizioni in cui si svolge il rilievo sotterraneo, modalita` che hanno spesso la loro grande importanza. Ad esempio, in galleria si lavora sempre su larghezze piccole e con modeste altezze di tetto, cosi` che i treppiedi degli strumenti e le mire devono essere di lunghezza ridotta; il traffico non deve essere interrotto, e quindi si usano sistemi speciali di supporto per gli strumenti e i punti di stazione si mettono sul cielo delle gallerie; in sotterraneo c'e` buio, quindi bisogna illuminare le mire e il micrometro; quando si fanno i tracciamenti, le poligonali sono aperte, non si ha controllo, non si puo' fare la ripartizione degli errori e quindi nei rilievi sotterranei si deve agire con la massima esattezza; infine si presentano alcuni problemi speciali, quali il riporto di un allineamento in sotterraneo, la misura della profondita` dei pozzi ed altri" [1120] (pp. 4-5).

13.7.9.3 Personale e strumenti.

"In miniera si fanno rilievi di dettaglio, e rilievi d'insieme, di collegamento e di controllo. I rilievi di dettaglio vengono fatti ogni qualvolta il cantiere avanza di qualche metro, dal capo cantiere o capo servizio, il quale e` anche incaricato del riporto del rilievo sui piani di dettaglio e su quello d'insieme esistenti nell'ufficio tecnico della direzione. Quando si tratti di iniziare nuovi lavori importanti, o anche per controllo a intervalli piu' lunghi, e` un ingegnere della direzione che si reca in galleria per i rilievi. Nelle miniere molto estese ed importanti puo' esserci uno o piu` periti addetti al solo servizio dei rilevamenti, posti alla diretta dipendenza di un ingegnere che coordina e dirige il lavoro, fa studi geologici e minerari, ecc." [1120] (pp. 4-5).

13.7.10 Archeologia mineraria

La natura del suolo, del sottosuolo e del giacimento minerario condizionano la morfologia della miniera e l'organizzazione del lavoro. Lo studio di una coltivazione mineraria e` finalizzato all'acquisizione delle informazioni che permettono di comprendere:
La scelta della strategia di uno scavo minerario puo' essere compresa conoscendo gli aspetti giacimentologici e il livello tecnologico raggiunto in un dato periodo e nella determinata area. Lo studio auspica quindi l'intervento interdisciplinare, in quanto puo' accadere che alcune morfologie, incomprensibili all'archeologo o allo speleologo, siano interpretabili dal geologo e dal perito minerario, e viceversa. Gli obiettivi dello studio dell'archeologia mineraria si possono riassumere nei seguenti punti, presentati la prima volta nel 1999 al XV Congresso di Speleologia Lombarda nel lavoro di Alessandra Casini e Giovanna Cascone [1121] (pp. 93-122) e successivamente sviluppati [1066] (pp. 75-100):
  1. La natura del giacimento e le caratteristiche geomorfologiche del territorio.
  2. Il metodo d'individuazione del giacimento.
  3. Il metodo di ricerca.
  4. Il metodo di coltivazione.
  5. Il metodo di abbattimento.
  6. Le strutture di sostegno e le infrastrutture per la progressione.
  7. Il sistema di aerazione.
  8. L'eduzione delle acque.
  9. Il sistema d'illuminazione.
  10. Il sistema di trasporto del minerale.
L'individuazione di ognuno di questi punti permette di comprendere le scelte strategiche effettuate dai minatori, le conoscenze tecniche, la topografia mineraria, le divisioni funzionali della miniera e quindi l'organizzazione del lavoro, le eventuali diverse fasi di sfruttamento e, per quanto possibile, la cronologia delle attivita` di scavo. Tali obiettivi di studio sono utilizzabili-applicabili anche allo studio delle cave e delle problematiche ad esse connesse.

13.7.11 Due passi sul campo: topografia e prospezione di superficie

La prospezione di superficie consente l'individuazione delle aree di coltivazione (accessi e discariche), di pesta, di scorie di trasformazione metallurgica, degli opifici produttivi, della viabilita` e degli insediamenti. Talvolta e` possibile individuare le aree dove e` stato effettuato il taglio del bosco per il legname da adoperare in miniera o dove si otteneva il carbone di legna per l'alimentazione dei forni dove il minerale subiva il processo di arrostimento, oppure in quelli di trasformazione. Per la comprensione del panorama, l'inserimento dei dati nel contesto territoriale e l'elaborazione della carta del territorio storico, occorrera` collocare topograficamente ogni elemento con l'apposita strumentazione. In mancanza di riferimenti per la distribuzione cronologica dei lavori minerari, la relazione tra questi e gli insediamenti o le vicine emergenze aiuta alla formulazione d'ipotesi relativamente la datazione dei periodi di attivita`. Il rapporto tra insediamenti e aree minerarie e` generalmente stretto e l'abitato puo' essere posto a presidio e a controllo sia delle zone di estrazione e di lavorazione metallurgica sia della viabilita` d'accesso. Un preciso tracciamento delle strade puo' inoltre consentire l'individuazione degli accessi agli impianti estrattivi [1116] (p. 76).

13.7.12 Paesaggio storico e cicli produttivi

Lo studio dei cicli produttivi permette di affrontare le problematiche dell'attivita` umana in rapporto alle risorse naturali. La capacita` di sfruttare le ricchezze del sottosuolo ha innescato nel corso dei secoli una serie di processi coinvolgenti la sfera sociale, politica, economica e tecnologica. In presenza di giacimenti minerari, le indagini riguardanti il paesaggio storico e la dinamica insediativa devono considerare le emergenze estrattive per comprenderne l'organizzazione del lavoro, i rapporti economici e sociali derivanti e l'evoluzione tecnologica risultante dallo sviluppo del sistema di coltivazione e dalla successiva trasformazione del minerale.
L'evoluzione puo' andare verosimilmente a promuovere, o ad agevolare, la nascita o lo sviluppo di una vasta gamma di opere ipogee a carattere cultuale, civile e militare. Nel compimento di tali opere a carattere non estrattivo possono trovare impiego le stesse maestranze minerarie. Maestranze che possono anche semplicemente operare la proficua diffusione delle conoscenze: scelta del posto dove praticare lo scavo, metodo di abbattimento della roccia, sistema di misurazione e di calcolo, trasporto del materiale, messa in opera di eventuali rivestimenti e contenimenti, ventilazione, eduzione e condotta delle acque, individuazione delle zone a rischio di crollo e provvedimenti da adottare. Questi sono tutti elementi che possono interessare ogni tipo di scavo nel sottosuolo [1066] (p. 75).

13.7.13 Rischi senza frontiere

La miniera abbandonata e` un luogo che cela varie insidie. In parole povere e` potenzialmente pericolosa. Certamente uno speleologo sara` meno esposto ai rischi legati alla progressione, perche` gia` abituato ad andare in grotta, quindi ad affrontare ambienti bui, con pozzi, discenderie, parti instabili, acqua e quant'altro.
In ogni caso occorrera` usare una buona dose di cautela, dal momento che si potrebbero prospettare vari inconvenienti. Oltre agli incidenti prettamente speleologici, ovvero legati all'utilizzo e talvolta al non utilizzo dell'attrezzatura, in linea generale possiamo avere: Come ulteriore appunto (non si sorrida) si possono incontrare anche ambienti complessi e con sviluppi chilometrici: l'eventualita` di perdersi non e` cosi' remota.
Idrocarburi, fanghi di miniera, acque acide, e via dicendo, possono intaccare l'attrezzatura assai piu' velocemente di quanto non avvenga in ambienti carsici. Per quanto ci si sforzi ad ottenere degli ancoraggi adeguati e ad approntare degli armi corretti, sovente nella realta` dei fatti i risultati sono lungi dall'essere adeguati.
In linea di massima ogni ambiente sotterraneo e` destinato nel tempo ad assestarsi naturalmente o a seguito di fattori collaterali. Cave e miniere abbandonate presentano zone interessate da cedimenti. Meno frequenti nelle coltivazioni antiche, in cui sono stati utilizzati per l'estrazione solo strumenti manuali (quindi senza l'impiego di esplosivi), divengono piu' frequenti in quelle successive, dove abbiamo un mutamento del metodo di abbattimento e di coltivazione.
Cunicoli e gallerie centinati con i tipici quadri in legno possono avere tali strutture marce e quindi precarie, senza contare che non assolvono al compito di contenere possibili cedimenti o pressioni. Anche eventuali spazi ripienati potrebbero risultare instabili. In tratti allagati vi possono essere pozzi sommersi, quindi difficilmente individuabili, e sabbie mobili.
E` possibile rinvenire esplosivi abbandonati, che non vanno in alcun caso nemmeno toccati. Il tempo e l'umidita` possono averli resi instabili, quindi altamente pericolosi. Si ricordi inoltre che nei resti di fornelli da mina possono rimanere cariche inesplose.
Soprattutto nelle coltivazioni minerarie non e` esclusa la presenza di sacche di gas naturali, costituiti da idrocarburi gassosi esistenti negli strati del sottosuolo, da dove emanano spontaneamente. Il piu' noto e` il grisou o grisu', detto gas delle miniere. E` un gas combustibile costituito da una miscela di metano o di altri idrocarburi, e anidride carbonica, ossigeno e azoto, che si puo' sviluppare nelle miniere di carbone e in quelle con la presenza di minerali di origine sedimentaria. Inodoro, insaporo e non tossico, miscelandosi con l'aria diviene infiammabile ed esplosivo.
La problematica legata a gas tossici od asfissianti non e` d'immediata esplicazione, ma non per questo va ignorata. Oltre a cio' ricordo che il classico legname marcescente brucia l'ossigeno e se non ce ne accorgiamo in tempo, ovvero se non facciamo dietrofront quando si accusa il classico sintomo della fame d'aria, potremmo anche correre seri rischi [1122] (pp. 265-276).
In linea di massima, le operazioni speleosubacquee in cavita` artificiali sono meno complesse e rischiose di quelle effettuabili nelle grotte: infatti non avremo grandi profondita` ne' sviluppi chilometrici. Fanno eccezione alcune coltivazioni sotterranee, poste su piu' livelli, rimaste sommerse a seguito della cessata attivita` estrattiva, quindi con la disattivazione dei sistemi di pompaggio dell'acqua d'infiltrazione, di subalveo oppure di falda [1123] (pp. 251-258).
Si e` recentemente concluso il lavoro presso un complesso di miniere situate nel Comune di Olgiate Molgora (LC), scavato a partire dagli inizi del XX secolo. Si tratta delle miniere Pelucchi, Cepera e Valicelli. Le indagini sono state condotte dal Gruppo Sommozzatori di Alme' (Bergamo): "Per l'esplorazione e il relativo lavoro di rilievo, sino ad oggi sono stati impiegati molti metri di filo per sagolare le varie gallerie: in particolare, sono stati svolti piu' di tre chilometri di sagola. Inoltre sono state trascorse complessivamente, oltre settecento ore di immersione, con un consumo di 2.000.000 di litri di aria e 150.000 litri di ossigeno puro per le fasi di decompressione" [1124] (p. 52). Nelle zone sommerse gli speleosub si sono spinti fino a -64 m dalla superficie dell'acqua: "Un'occhiata per l'ennesima volta ai miei manometri e poi mi avvio a ritornare in superficie. La visibilita` e` decisamente peggiorata: vedo a malapena ad un metro e mezzo" [1124] (p. 71).
Si dovra` tenere conto che le acque possono essere inquinate. Inutile ripetere che occorrerebbe farle analizzare preventivamente. Piu' di una volta si e` rinunciato alle operazioni perche` sull'acqua galleggiavano carogne di piccoli animali, tra cui topi e ratti. In ogni caso, si suggerisce sempre l'utilizzo di mute stagne. Ma e` bene rammentare che la regola d'oro e` di non togliersi mai l'erogatore di bocca, a maggior ragione negli ambienti posti al di la' di un sifone.
Nell'articolo di Samore' "Analisi d'incidenti mortali a speleosub e loro prevenzioni" si riporta: "Blocco di fango imprigiona due sub. Due respirano esalazioni di anidride solforosa dovuta a depositi di lignite in una grotta-miniera abbandonata, appena passato il sifone; il terzo si accorge del fatto e rimette l'erogatore agli altri ed esce a cercare soccorsi; inutilmente" [1125] (pp. 63-64).

Gianluca Padovan, (SCAM - FNCA) Mon Nov 19 11:34:13 2007
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