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13.4 Opere cunicolari
Quando si parla di cunicoli vengono alla mente i percorsi segreti sotto
i castelli, dai quali il feudatario poteva scappare se nel corso di un
assedio le cose volgevano al peggio. Piu` spesso si favoleggia di intricati
labirinti che custodiscono tesori eccezionali, protetti da incantesimi.
Oppure sotterranei nascosti in zone impervie e scavati dagli antichi per
chissa` quali motivi, dove in tempi a noi prossimi hanno trovato rifugio
i briganti. Se i cunicoli sono entrati a far parte dell'immaginario
collettivo e` perche` alcune leggende ce li hanno tramandati "arricchiti"
e un uso nel tempo ne ha conservato le vestigia.
Senza voler intraprendere
un discorso sulle motivazioni del perche` non si e` portati a vedere le
opere cunicolari per quello che sono, desidero comporne un altro, meno
affascinante e piu` noioso, ma forse utile alla comprensione di tanti
manufatti che caratterizzano varie aree del territorio italiano.
13.4.1 Cunicoli e gallerie
Dal latino cuniculus, coniglio, il cunicolo (letteralmente cuniculo)
identifica una piccola e stretta galleria praticata generalmente nel suolo
e nel sottosuolo. Il cunicolo d'avanzata e` invece il primo scavo,
generalmente di sezione ridotta, con cui si procede nella perforazione
di una galleria.
In senso generico, con il termine di galleria si va ad identificare un
ambiente di rilevanti dimensioni e di forma allungata, destinato alla
comunicazione tra ambienti contigui, oltre che a particolari altre funzioni
come assicurare la continuita` di un tracciato viario. Per estensione, si
chiama galleria un cunicolo decisamente ampio, senza indagare quale ne sia
la funzione. Il traforo (tunnel in inglese) e` sinonimo di galleria, di
scavo artificiale impiegato come passaggio: puo` definire un condotto
idraulico passante sotto un rilievo, anche se in architettura indica piu`
precisamente una sede stradale e ferroviaria sotterranea.
Presso Cuma
abbiamo la galleria (o tunnel) di Cocceio, la Crypta Romana e l'Antro
della Sibilla
[
1073] (p. 5 e seg.).
Quest'ultima era destinata a un traffico pedonale e dotata di vari sbocchi
sulla falesia soprastante il porto. Le altre due si potevano utilizzare
anche per il traffico carrabile. Virgilio ci dice: "E come, qui tratto,
al borgo di Cuma sarai sbarcato, ai laghi divini, all'Averno sussurrante
di boschi, la folle indovina vedrai, che in profonda spelonca i destini
predice, segni e parole affidando alle foglie" (Eneide, III, 441).
Altro tunnel o traforo e` la Grotta di Posillipo, tra Napoli e Pozzuoli.
Badin riporta che: "Due volte all'anno, nei mesi di febbraio e di ottobre,
gli ultimi raggi del sole attraversano interamente la grotta per alcuni
minuti"
[
1074] (p. 121).
Esempi di cunicoli:
- Con il termine "cunicolo" si possono talvolta indicare opere di estrazione
o di ricerca nelle coltivazioni minerarie, qualora siano di ridotte
dimensioni. E la nostra memoria non puo` non correre a questi luoghi
disagevoli, dove talvolta venivano impiegati i bambini.
- Cunicoli e gallerie servivano anche all'eduzione delle acque filtranti
dai cantieri sotterranei. Qualora possibile, per liberare i luoghi di
lavoro (cantieri) si scavavano le opere con una minima ma costante pendenza:
si consentiva cosi` alle acque di defluire a giorno, senza dover impiegare
pompe o norie.
- Cunicoli e gallerie sono quelli che si spingono a captare una vena d'acqua,
un acquifero o un bacino, per l'approvvigionamento idrico e "trasportarla"
per caduta libera ai luoghi di fruizione. E ancora, per risanare o
mantenere asciutti terreni che s'intridono facilmente, per aumentare
la portata di corsi d'acqua, o per l'allontanamento di acque reflue.
- Cunicoli sono anche le piccole gallerie rivestite in muratura che
alloggiano tubazioni o conduttori elettrici (sottoservizi tecnologici).
- Cunicoli sono gli stretti passaggi scavati dagli animali come le marmotte,
le talpe, o altri ancora.
- Per la conquista di una fortificazione non era inusuale scavare un cunicolo
che superasse le mura, e sbucando all'interno vi sorprendesse i difensori.
Vissuto tra il IV e il V secolo d.C., Vegezio suggerisce un espediente a
prevenire tale minaccia: "I fossati, poi, davanti alle citta` devono essere
scavati larghissimi ed altissimi, affinche' non possano essere spianati e
riempiti facilmente dagli assedianti e, cominciando a ridondare di acqua,
non consentano minimamente che l'avversario continui a preparare cunicoli.
Infatti in due modi s'impedisce che si compia il lavoro sotterraneo:
con l'altezza e l'inondazione dei fossati"
[1075] (IV, V).
Parlando delle strategie utilizzate per vincere una battaglia, Frontino ci
riferisce come Caio Giulio Cesare ridusse alla sete la citta` dei Carduci,
la quale era protetta dall'ansa di un fiume e ricca di fonti: con gli arcieri
impedi` agli assediati di raggiungere il corso d'acqua e tramite lo scavo
di cunicoli distolse l'acqua dalle loro fonti "C. Caesar in Gallia Cadurcorum
civitatem, amne cinctam, et fontibus abundantem, ad inopiam aquae redigit,
quum fontes cuniculis avertisset, et fluminis usum per sagittarios
arcuisset"
[1076] (III, VII, 2).
Con l'invenzione e l'applicazione della polvere pirica si scava invece un
cunicolo o una galleria fin sotto la cinta bastionata e si ricava una camera
detta "fornello da mina". Riempita di esplosivo e "intasato" il condotto,
si accendeva la miccia innescando le polveri. Si faceva cosi` saltare in
aria la soprastante fortificazione. Di contro, a partire dal XVII secolo,
si cerca di dotare sistematicamente le fortificazioni di gallerie e cunicoli
di contromina, per intercettare in anticipo eventuali scavi avversari.
Tali sistemi rimangono in uso fino al XX secolo, trovando lunga e triste
applicazione soprattutto nel corso della Grande Guerra sul fronte montano.
Siamo andati cosi` ad individuare una serie di opere che non hanno nulla
di fiabesco, ma che tutte indicano un percorso ipogeo, ovvero sotterraneo.
Quello che a noi interessa e` innanzitutto capire a cosa in origine fossero
destinati tali percorsi. E quali ne siano stati gli eventuali successivi
utilizzi. A questo punto gli assegneremo l'esatta definizione, ovvero lo
collocheremo in una tipologia, come descritto nella
sezione 16.3.
Per tale collocazione tipologica si rimanda alla schedatura presentata
nel volume "Archeologia del Sottosuolo"
[
1066] (pp. 11-72).
13.4.2 Lo scavo del sottosuolo
Ma perche' l'uomo comincia a scavare il suolo? In via del tutto suppositiva,
potrei immaginare che il vivere nella natura lo abbia portato ad osservare
anche le abitudini e i comportamenti di alcuni animali, traendone insegnamento,
se non anche uno spunto. I motivi di applicazione non gli sono poi venuti
a mancare.
Per l'uomo la grotta ha rivestito un carattere di rifugio, di luogo protetto
dove sostare o da adibire al culto: "Dalla storia dell'architettura, la
caverna e` vista come elemento propulsore negli sforzi condotti dall'uomo
alla ricerca di una strutturalita`, se non il primo punto di partenza"
[
1077] (p. 17).
Ma tale cavita` potava unire a indiscutibili vantaggi anche fattori quali
umidita`, stillicidio, frequentazione da parte di animali indesiderabili e
una ubicazione non sempre vicina alle proprie esigenze.
Ad esempio,
nell'osservare gli insediamenti rupestri delle Murge, si puo` supporre che
l'uomo possa avere tratto spunto dalle cavita` naturali per realizzarne
di proprie, artificiali, secondo acquisiti intendimenti, ottenendo anche
ipogei ben articolati: "Cosi` i luoghi dell'attivita` agricola e pastorale,
unita` di produzione, punti di riferimento familiari legati a un tumulo, a
una cisterna d'acqua, a una grotta, evolvono in strutture socioeconomiche
organizzate per la difesa e il culto e dotate di attivita` di produzione e di
servizio, dai mulini alla tessitura, ai magazzini delle derrate destinate
al mercato. E` il lungo processo che porta alla costituzione di un centro
comune"
[Laureano Pietro 1993, Giardini di pietra, Bollati Boringhieri, Torino,
p. 103]
Non e` da escludere che l'osservazione di un corso d'acqua uscente da una
grotta abbia suggerito, inoltre, di andare a provare a scavare la roccia
laddove gli necessitava una fonte di approvvigionamento idrico. Oppure di
aver voluto seguire il flusso d'acqua di una sorgente attraverso la matrice
rocciosa per vedere da dove provenisse, o nell'intento di aumentarne la
portata.
La ricerca di materiali per la fabbricazione di utensili puo` aver indotto
prima a raccattare quanto vi era sul terreno e in seguito a cavare pietre,
come la selce (roccia silicea di origine sedimentaria che si deposita
all'interno di formazioni calcaree in forma di liste e di noduli)
direttamente nei punti di affioramento, sia a giorno che in grotta.
Un esempio ci e` dato dalla miniera della Defensola, vicino a Vieste, dove
il lavoro di estrazione della selce da una formazione calcarea ha lasciato
una serie di bassi cunicoli disposti su due livelli, con pozzi che si
connettevano all'esterno
[
1078] (pp. 23-38 e seg.).
Lo studio del sito ha restituito alcuni materiali ceramici riferibili al
Neolitico Antico e inquadrabili nella parte centrale del VI millennio.
Con la nascita e lo sviluppo della metallurgia, l'oggetto dell'estrazione
diventa il minerale e attraverso le coltivazioni le tecniche di scavo si
evolvono anche nell'eduzione delle acque. Secondo Forbes, l'osservazione
dei fenomeni naturali, associati all'esperienza in campo minerario e nello
scavo delle gallerie, diedero origine all'applicazione di opere sotterranee
per la ricerca delle acque
[
1079] (p. 674).
La graduale e innovativa conquista dell'agricoltura sviluppa nell'uomo la
capacita` di approvvigionarsi e regimentare le acque.
Drower afferma che:
"L'irrigazione, ossia la somministrazione artificiale di acqua ai seminati
la` dove le piogge sono insufficienti, e` inseparabile dal prosciugamento,
ossia la rimozione dell'acqua dalla superficie del terreno" aggiungendo che
tale associazione "... porta a esaminare anche la questione generale dei
rifornimenti idrici effettuati per altri scopi, come ad esempio quello di
avere acqua potabile, dato che i pozzi e le cisterne, i canali e gli
acquedotti possono servire sia per l'irrigazione sia per fornire acqua
potabile a uomini e bestie"
[ Drower M.S. 1993, Fornitura di acqua, irrigazione e agricoltura,
in La preistoria e gli antichi imperi, Storia della Tecnologia 1,
Tomo Secondo, Bollati Boringhieri, Torino, pp. 528-566. (p. 529) ]
In via del tutto suppositiva posso pensare che se da una copiosa sorgente
desidero derivare l'acqua mediante canali praticati nel suolo, per
irrigare gli orti e rifornire il villaggio, mi preoccupero` innanzitutto
di proteggere quella che utilizzo a fini potabili. Questo mi portera` a
coprire il canale. Plausibilmente, se ne avro` la possibilit�, anche spinto
dall'aver capito che una semplice copertura non basta, provero` a condottare
l'acqua sorgiva mediante tubature lignee, fittili, oppure di pietra, a
seconda sia delle mie possibilita`, sia delle mie acquisizioni tecnologiche.
Sempre in via ipotetica, posso accorgermi che riesco a preservare detto
liquido anche facendolo scendere sotto terra, scavando un cunicolo nella
roccia fino a giungere al villaggio. Ma questi sono solo possibili e
ipotetici esempi.
Non bisogna scordare che le sepolture nel suolo costituiscono senz'altro il
tipo di scavo piu` diffuso e praticato da molto tempo, trovandolo presso
quasi tutte le culture. Le necropoli sarde denominate
domus de janas
si sviluppano a partire dal neolitico medio (circa V millennio) fino almeno
alla prima eta` del bronzo. Tali ipogei venivano scavati in ogni tipo di
roccia: con esteso sviluppo planimetrico nel calcare, nell'arenaria e nel
tufo trachitico, rimangono di dimensioni contenute nel granito e nel basalto
[
1080] (pp. 187-197).
13.4.3 Struttura delle opere cunicolari
Le dimensioni dei cunicoli sono mediamente comprese tra 50 cm e 1 m
di larghezza, 50 cm e 2.5 m d'altezza.
Certamente vi sono opere le cui dimensioni sono maggiori, ma, come
precedentemente detto, andrebbero ad accostarsi, piu` o meno propriamente,
al concetto di galleria.
Per comodita` possiamo indicare come forma base la sezione rettangolare
con arco di volta a tutto sesto, semplicemente scavata sia nella roccia
che in altro materiale, e dotata di rivestimento parziale o completo.
Oppure praticata mediante uno scavo a giorno coperto successivamente.
Su questa s'impostano innumerevoli varianti, non sempre distintive di una
funzione, di un dato periodo storico, di una certa area geografica, o di una
particolare cultura. Abbiamo pertanto volte ad arco policentrico, ribassato,
ellittico, oppure acuto piu` o meno accentuato.
Non mancano esempi di scavi aventi volte piatte, o cunicoli e fosse
(incamiciate o meno) dotate di lastre di copertura poste orizzontalmente
o ad angolo acuto.
Le pareti potranno andare a rastremarsi progressivamente dal fondo all'imposta
di volta, a convergere da questa verso il fondo, oppure assumere curvature
in direzione esterna piu` o meno accentuate. Le ultime due soluzioni erano
determinate, non solo nelle miniere, dalla possibilita` di contenere lo
scavo lasciando fondo e volta di ridotte dimensioni, ma allargandosi
lateralmente per consentire un passaggio agevole anche con i carichi sulle
spalle. Non mancano esempi ovoidali ed ellittici, od anche quadrangolari
sia regolari che irregolari. Una forma classica, che si perpetua per lungo
tempo, e` quella della sezione a forma di "botte allungata" (tronco-biconica).
Dai piedritti in muratura potranno sporgere mensole in conci o mattoni,
che servivano a sorreggere le capriate; oppure queste venivano anche
appoggiate direttamente sull'imposta, andando a creare un arco di volta
leggermente pi� ampio dello spazio compreso tra la sommit� dei piedritti,
conferendo alla sezione una forma a fungo. Non mancheranno fori per
alloggiare sostegni lignei, lucerne, od altro ancora.
In casi particolari avremo scanalature per lo scorrimento dell'acqua che
procedono lungo una parete, oppure per la raccolta della stessa.
Nel caso di opere di condotta, il fondo e le pareti possono essere rinforzate
o rivestite per contenere l'azione disgregatrice dell'acqua, oppure essere
dotate di tubature.
Generalmente in cotto, non mancano esempi lignei, in pietra o in metallo.
Sempre sul fondo possono essere presenti canalette (gorelli), marciapiedi
laterali, o incavi rettangolari per l'alloggiamento di traversine, come nelle
miniere.
Si riscontrano anche scavi aventi il canale di scorrimento ben al di sotto
del piano di calpestio, come in un tratto dell'acquedotto di Eupalino a Samo.
Oppure sempre un piano di scorrimento a lunghi e bassi gradini, con stretto e
alto marciapiede laterale, analogamente a un cunicolo di adduzione della
Fontana del Lantro a Bergamo.
E` possibile che la sezione di una medesima opera cunicolare vari lungo
il percorso e lo scavo in roccia alterni forme differenti, anche presentando
tratti rivestiti sia all'incontro con rocce poco coese, che di "tasche"
di materiale incoerente, o con l'approssimarsi alla superficie.
Non credo pertanto che l'alternanza di forme e di tipi di rivestimenti
dipenda solo dall'impiego di differenti addetti ai lavori, con cognizioni
anche dissimili, seppure occorra ipotizzare che un cambio di maestranze
costituiva un espediente per non consentire la conoscenza di un intero
tracciato.
Comunque, come in campo minerario si riscontrano soluzioni a seconda del
tipo di roccia incontrata e dal tipo di scavo che si e` inteso operare,
analogamente capita anche in altri manufatti. Ad esempio, se un tratto
rivestito in mattoni prosegue in materiale lapideo, con buone probabilita`
e` perche' sono terminati i mattoni, non perche' sia cambiata la squadra.
Si possono inoltre riscontrare tratti rifatti, a seguito di cedimenti o di
una mutata destinazione, che alterano l'aspetto originario.
La stessa forma potrebbe subire mutazioni a seguito dell'innescarsi di
fenomeni di pseudo carsismo
[
1081] (pp. 121-126).
La circolazione d'acqua tende ad erodere il fondo e le pareti del condotto,
e causarne il crollo. Conseguentemente le forme si allargano e soprattutto
si approfondiscono. La stessa circolazione, o la semplice percolazione
interna, possono dare luogo a deposizioni calcaree tanto consistenti da
ridurre sensibilmente lo speco.
Sulla roccia si possono leggere le tracce lasciate dagli attrezzi di scavo
e talvolta incisioni come lettere o simboli. Questi ultimi, con particolare
frequenza in parti restaurate, si riscontrano tracciati sulle malte.
I rivestimenti sono quanto mai vari: mattoni, ciottoli, conci, pietrame,
li ritroviamo messi in opera sovente con molta cura, e talvolta recano
ancora tracce del legante. In alcuni casi la copertura e` realizzata in
embrici o apposite forme in cotto.
Lo scavo puo` aver luogo a cielo aperto e raggiungere un punto prestabilito,
sbucando o meno a giorno, collegare tra loro opere ipogee o naturali,
oppure a seguire un filone o una vena d'acqua, o semplicemente alla loro
ricerca. La profondita` a cui si possono sviluppare non e` indicativa
della destinazione, anche comprensibilmente considerando le variazioni
di quota a cui puo` essere soggetta la morfologia di superficie.
Salvo i casi in cui si e` avanzato esclusivamente in cavo cieco, alle opere
cunicolari sono connesse le perforazioni verticali. Stabilito il tracciato,
ad intervalli generalmente compresi tra 20 e 50 metri (seppure non manchino
tratte da 200 e piu` metri), verranno scavati dei pozzi fino a raggiungere
la quota stabilita, a cui l'opera si deve sviluppare. Dalla base dei pozzi
si scavera` poi nelle opposte direzioni fino a incontrare i vicini fronti
di scavo. Completato il tracciato, potranno rimanere aperti, o comunque
coperti od occultati.
Ad esempio, cos� insegna Vitruvio: "Se tra la citta` e la fonte sorgono
delle alture, occorrera` scavare gallerie sotterranee badando a mantenere
la pendenza necessaria, come si e` detto innanzi. Se il terreno e` di natura
tufacea o roccioso bastera` semplicemente scavare un canale; se invece e`
terroso o sabbioso si crei un rivestimento in muratura sul fondo e ai lati,
con relativa copertura di volta, dopodiche` vi si potra` fare scorrere
l'acqua. Si creino inoltre dei pozzi d'areazione a intervalli di centoventi
piedi l'uno dall'altro"
[1082] (VIII, 5).
Parrebbe che l'intervallo tra un pozzo e l'altro sia determinato anche
dalla perizia delle maestranze nel calcolare tre dati fondamentali:
profondita`, direzione e pendenza. Piu` le tratte si allungano, piu` la
possibilita` d'errore aumenta.
Se l'opera e` destinata al trasporto delle acque, tali pozzi serviranno
alle ispezioni periodiche e alle manutenzioni, oppure per il sollevamento
del liquido, come tuttora avviene, ad esempio, in Medio Oriente e in
territori dell'Africa Settentrionale. Non mancano esempi di discenderie e
scalinate che raggiungono lo speco, cunicoli laterali, oppure, come gia`
prospettato, di scavi a cielo aperto rivestiti e dotati di volta, in cui
venivano lasciati sia pozzetti d'ispezione che altre soluzioni, per l'accesso.
Lungo i percorsi sotterranei e` abbastanza consueto leggere gli errori
d'incontro i quali vanno a determinare rami ciechi, "denti" di roccia
sporgenti e repentini salti di quota.
Un impianto di presa e di trasporto delle acque puo` emungere la falda
acquifera attraverso uno o piu` rami, o attraverso pozzi, oppure prelevare
l'acqua da un bacino artificiale o naturale, o captare una sorgente oppure
l'acqua di fiumi o torrenti.
Generalmente le opere destinate al trasporto delle acque hanno
una inclinazione minima, affinche` l'acqua fluisca senza asportare il
materiale di contatto (fenomeno per altro inevitabile nel corso del tempo).
Il punto di partenza, ovvero la "base", per lo studio di un tracciato
sotterraneo e` la sua restituzione grafica, auspicabilmente in scala 1:50
o al massimo 1:100, in pianta e in sezione. E con sezioni trasversali
dello speco almeno ogni 10 metri.
La speleologia in cavita` artificiali, o "archeologia del sottosuolo",
ha dato prova di saper "estrarre" dati fruibili.
Ha saputo inoltre studiare ed elaborare tali dati rendendo un servizio
alla conoscenza del nostro passato, in funzione del presente.
Gianluca Padovan (SCAM-FNCA) Mon Nov 19 11:34:13 2007
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