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10.2 Comunita` cavernicole
I fattori ecologici che condizionano l'ambiente cavernicolo danno luogo ad
una notevole variabilita` delle condizioni di esistenza in una medesima
cavita`, e consentendo di identificare in essa un certo numero di biotopi
caratteristici, ciascuno popolato da una propria associazione.
- associazione parietale.
Popola le zone in penombra presso
l'ingresso, dove ancora si sviluppano alcune piante verdi (muschi e felci)
e dove sussistono notevoli variazioni di temperatura, anche se pi�
attenuate rispetto all'ambiente esterno, e caratterizzate da umidita`
abbastanza elevata. In tale sito le pareti sono abitate da Ditteri,
Lepidotteri, Imenotteri e Coleotteri, organismi che rappresentano il
nutrimento per varie specie di predatori quali Aracnidi, Pseudoscorpioni,
Ortotteri, etc.. Tra i vari motivi che spingono questi animali a
penetrare nelle grotte ci sono il fototropismo negativo, l'igrotropismo, la
ricerca di un luogo per l'ibernazione o l'estivazione, fenomeno questo che
comporta l'alternarsi di specie diverse in stagioni diverse.
- associazione guanobia.
Per le notevoli qualita` trofiche del guano su
cui vive, spesso e` formata da un numero enorme di individui appartenenti a
relativamente poche specie guanofaghe, nonche` da vari predatori.
- associazione terrestre.
L'associazione terrestre piu` peculiare e` quella che popola le pareti
stalagmitiche, le fessure e le falde argillose nelle zone piu` interne
della grotta e quindi a temperatura costante, assenza di luce ed elevato
grado di umidita` relativa. Particolare importanza, in questo ambiente, e`
rivestita dai Collemboli, che svolgono un ruolo analogo a quello del plancton
nel mare.
La composizione di queste associazioni e` stabile, pur
variando da grotta a grotta.
Anche nel mezzo liquido e` possibile
riconoscere complessi di individui diversi (associazioni acquatiche),
a partire dai Collemboli
flottanti sulla superficie dell'acqua, fino ai numerosi crostacei troglobi
reofobi che popolano le acque ferme. Sul velo d'acqua che ricopre le
pareti in prossimit� degli ingressi troviamo Turbellari, Nematodi e
Anfipodi. Infine, costituenti la fauna torrenticola, troviamo soprattutto
specie di vertebrati reofili.
10.2.1 Classificazione ecologica dei cavernicoli
Fin dagli inizi dell'esplorazione speleologica ci si rese conto che in
grotta non esistevano soltanto animali depigmentati e ciechi non
rinvenibili in superficie, ma anche altri animali dotati di
occhi, riscontrabili anche all'esterno. Questo fatto, con la constatazione
che l'ambiente cavernicolo confina con quello di superficie, costitui` lo
spunto per una classificazione ecologica dei cavernicoli.
Il primo tentativo in tal senso fu fatto dall'austriaco Schidte, che nel
1849 propose la classificazione in animali dell'ombra, animali
crepuscolari, animali delle regioni oscure, e animali delle regioni oscure
a concrezioni stalagmitiche. Questa suddivisione dava molta
importanza al grado di luminosita`. In realta`, la luce influenza ben poco
la scelta dell'habitat da parte dei cavernicoli, e certe differenze tra
zone d'ombra e zone crepuscolari sono inesistenti
durante la notte e poco apprezzabili di giorno.
La classificazione che attualmente schematizza meglio la
realta` dei fatti e` quella del Ruffo, che si descrive di seguito.
Troglosseni
|
Comprendono quegli animali che solo accidentalmente popolano
le grotte. Tali sono i rospi/rane o le trote trasportati dalle piene
in grotta. Alcuni possono svilupparsi e riprodursi sul posto, ma di regola
sono destinati a soccombere e a servire come nutrimento per le popolazioni
cavernicole.
|
Troglofili
|
Subtroglofili
|
Ricercano le caverne in particolari momenti della propria esistenza,
come ad esempio le zanzare d'inverno, o i pipistrelli per il
letargo, la riproduzione e per rifugio durante il giorno. Altri animali
non ricercano nelle grotte particolari condizioni ambientali, ma solo un
preciso "ospite", come fanno i parassiti dei pipistrelli,
oppure un particolare nutrimento, come nel caso dei guanobi, che dal guano
dei pipistrelli traggono la principale fonte di nutrimento.
Nessuna di queste categorie animali, comunque, appare
particolarmente adatta all'ambiente di grotta.
|
Eutroglofili
|
Sono meno specializzati dei troglofili. Comprendono animali che presentano
una spiccata predilezione per le grotte, ma che possono anche vivere in
superficie in condizioni ambientali affini.
Rispetto ai troglobi sono ad uno stadio evolutivo meno avanzato, e molti di
essi sono destinati a diventare troglobi qualora si verificassero in
superficie mutamenti ambientali tali da
ridurre alle sole caverne l'habitat loro possibile.
|
Troglobi
|
I veri cavernicoli sono caratterizzati da specifici
adattamenti che permettono loro di svolgere tutte le funzioni del ciclo
vitale interamente nelle caverne.
I pi� specializzati sono i troglobi,
che rappresentano i veri abitatori del dominio
ipogeo, cui sono indissolubilmente legati.
Le caratteristiche quasi costanti dei troglobi sono la
mancanza di occhi, lo sviluppo delle appendici e la totale depigmentazione.
|
Per gli organismi acquatici si usano i termini stigobio, stigofilo, e
stigosseno.
Il primo indica specie molto sensibili ad alterazioni ambientali, e quindi
confinate all'ambiente delle acque sotterranee.
Il secondo denota specie che frequentano la'mbiente sotterraneo, ove possono
riprodursi con regolarita`. Risultano meno sensibili alle variazioni
ambientali. Il terzo indica specie frequentatori occasionali dell'ambiente
ipogeo. Il rapporto fra il popolamento delle specie stogobie e
quello totale delle specie (stigobie + stigofile + stigossene)
e` un indicatore della qualita` delle acque ipogee
[
942] [
943] .
10.2.2 Relazioni interspecifiche
Fig. 403. Relazioni trofiche
Le relazioni interspecifiche [
938]
controllano l'equilibrio della comunita`
cavernicola. Come e` stato gia` detto, gli studi della dinamica di
popolazione risultano ostacolati, all'esterno, dal gran numero di
specie che fanno parte del medesimo ecosistema.
In grotta studi di questo tipo offrono interessanti
opportunita`, data la relativa semplicita` della comunita`.
L'approccio a tale tipo di studi e` pero' relativamente recente, essendo
stati iniziati solo in questi ultimi anni dai biospeleologi.
La predazione e` la forma pi� diretta di relazione tra specie diverse.
Se consideriamo il ciclo alimentare in una grotta, esso puo` essere
paragonato a una piramide. Alla base troviamo i batteri
autotrofi, che sintetizzano sostanze organiche a partire da sostanze minerali,
ed eterotrofi che utilizzano sostanze organiche di origine esogena.
Le sostanze organiche in decomposizione vengono
utilizzate dagli organismi saprofagi.
Un gradino piu` in alto si trova la microfauna che si nutre di
batteri. Piu` in alto ancora ci sono i limivori, come alcuni
Nematodi e Molluschi, i primi stadi del
Proteo e del Niphargus.
Alla sommita` della piramide troviamo i carnivori che, in ambiente
acquatico possono essere i pesci e nell'ambiente terrestre i coleotteri
Trechini.
Nelle grotte, inoltre, i rapporti tra le specie sono complicati dalla
tendenza alla polifagia, comune alla maggior parte delle specie
troglobie, cosicche', come si � detto, un saprofago puo` all'occorrenza
tra sformarsi in predatore e viceversa.
Un'altra forma di relazione interspecifica e` la competizione per la
conquista dell'alimento, che si manifesta maggiormente nelle grotte di
estensione limitata e con scarse risorse trofiche. Essa e` direttamente
proporzionale all'affinita` ecologica, ovvero alla sovrapposizione delle
rispettive nicchie ecologiche.
Per questo motivo e` molto difficile trovare in una stessa grotta due
specie appartenenti allo stesso genere o comunque molto affini.
Quando questa circostanza si verifica e` quasi sempre dovuta al fatto che
le nicchie ecologiche sono sufficientemente distinte, come accade per
esempio nel caso di Batiscini congeneri che colonizzano rispettivamente
le pareti e il terriccio.
Inoltre, quando due specie filogeneticamente affini si trovano in una
medesima cavita`, il problema della competizione pu� essere risolto mediante
l'adattamento a ruoli ecologici diversi, fenomeno noto come
"divergenza di caratteri", che si esplica
mediante una diversificazione della struttura, dimensioni corporee,
fisiologia alimentare e riproduttiva, comportamento, ecc.
Per fare analisi quantitative sulle
relazioni di competizione e predazione si utilizzano modelli
(con notevoli semplificazioni) che
descrivono il tasso di crescita delle varie specie, in funzione dei
rapporti con le altre [
936] [
944] .
Se N
i rappresenta il numero di individui della specie
i,
r
i il suo coefficiente di crescita, e
K
i la capacita` dell'ecosistema rispetto ad essa, si usa la
formula
dNi/dt = ri Ni/Ki
( Ki - ∑aij Nj )
- bi Ni P
dove a
ij e` l'effetto della specie
j sulla specie
i
(a
ii=1), P e` il numero di predatori, e b
i e` il
tasso di predazione sulla specie
i.
Per i predatori si usa l'equazione
dP/dt = P ( - d + ∑ci Ni )
dove
d e` il tasso di mortalita` (uscita dall'ecosistema), e
c
i e` il tasso di crescita dovuto alla predazione sulla specie
i.
In base a queste equazioni si puo` cercare se ci puo` essere un
equilibrio stabile, cioe` una soluzione al sistema dNi/dt = 0
stabile per perturbazioni, e fattibile (una soluzione con valori
di Ni positivi).
In assenza di predazione, la stabilita` equivale alla positivita`
della parte reale degli autovalori della matrice aij.
L'analisi delle correlazioni delle abbondanze relative delle specie
e` utile per validare o meno una ipotesi di modello. Da osservare che
in presenza di tre o piu` specie, le correlazioni non devono essere
necessariamente negative; infatti una specie puo` competere piu`
fortemente con una seconda che con una terza e in tal modo favorire
la terza, inibendo un suo competitore (la seconda).
Anche la predazione puo` favorire una specie predata, se ci sono
altre specie predate con sui essa e` in competizione, e che sono
maggiormente affette da predazione.
10.2.3 Colonizzazione delle grotte
Il passaggio di specie animali dall'ambiente epigeo a quello ipogeo
(colonizzazione)
viene attribuito a fattori geologici, climatici, e paleogeografici,
anche se la relazione rimane complessa. L'importanza e le relazioni
fra i vari fattori variano a seconda del tempo a dell'area
paleogeografica in cui ha avuto luogo la colonizzazione.
Si ritiene che la fauna troglobia sia il risultato di un adattamento
di specie epigee a variate condizioni climatiche (ritiro dei
ghiacciai, inaridimento del clima). Per le specie acquatiche si
presume che, influendo sulla salinita` delle acqua marine, le glaciazioni
abbiano spinto al passaggio alle acque dolci delle falde freatiche.
Solo una piccola parte delle grotte conosciute e` popolata da specie
troglobie. Queste cavita` si trovano in Europa centro meridionale,
America centrale, e nella parte orientale degli Stati Uniti.
Questa area e` limitata a nord dal limite di massima estensione dei
ghiacciai quaternari, e a sud da zone tropicali, desertiche o con foreste.
E` presumibile che nella zona tropicale, con grande apporto trofico,
non si siano verificate le condizioni climatiche per spingere una
specie a colonizzare l'ambiente ipogeo.
Giorgio ... Mon Nov 19 11:34:13 2007
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