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7.1 Risalite in artificiale

Sovente nelle grotte accade che la galleria arrivi ad una parete in cui a qualche metro d' altezza appare una finestra (a volte anche decine di metri!). In tal caso e` necessario essere in grado di risalire fino alla finestra, cioe` percorrere quello che sara` un pozzo all' insu' per poi armarlo propriamente [573] [574] [575] .
Allora si arrampica, o meglio si fa una risalita! Questo non e` proprio come arrampicare all'esterno: in grotta la roccia e` umida, spesso bagnata, coperta di fango, sovente marcia (cioe` appigli e appoggi sono meno che sicuri!). Quindi si usa una tecnica particolare per guadagnare metri verso l'alto.
Materiali da risalita
L'elenco dei materiali da risalita comprende:
Altri materiali da risalita,

Fix
Fig. 247. Fix
I fix da risalita sono piu` corti dei fix d'armo: il gambo e` di 6 cm anziche` 8. Devono sostenere lo speleologo solo durante la risalita, e quindi non sono soggetti a ripetute sollecitazioni, come nel caso dei fix d'armo. Inoltre la presenza di numerosi fix a distanza di un metro o poco piu` uno dall'altro e` un ulteriore motivo di sicurezza. Tuttavia, per la sicurezza interiore, si puo` intervallare un fix da 8 cm ogni tanto, su un ancoraggio buono.
Prima della risalita, anzi prima di entrare in grotta, e` bene controllare i materiali. La corda deve essere lunga almeno il doppio della risalita. E` utile avere una seconda corda (statica) di lunghezza pari alla risalita, utilizzabile per mandare materiali al risalitore, per permettere a questi di scendere e salire facendo pause e/o dandosi il cambio, e infine per armare il pozzo una volta arrivati in alto. Se si porta il trapano controllare lo stato di carica della batteria, e verificare che ci sia la punta, anzi due punte (una di scorta). I fix devono essere inseriti nelle piastrine con il dado verso l'esterno e la rondella tra il dado e la piastra. Se il cono del fix passa per il foro della piastra mettere la rondella all'interno per evitare che escano dalla piastrina durante la risalita (e pure durante il trasporto nel sacco). Avvitare i dadi un paio di centimetri per non perderli durante il trasporto.
I moschettoni devono essere disposti con l'apertura rivolta all'esterno e verso il basso, per facilitarne l'utilizzo quando si posizionano. I fix devono essere in congruo numero: a titolo d'esempio un fix per ogni metro di risalita, piu` alcuni di riserva. Non occorre che tutti i fix abbiano piastrina e moschettone, e` infatti conveniente recuperare piastrine e moschettoni durante la risalita e riutilizzarle con altri fix. Invece occorre avere dei moschettoni di riserva: per un attacco lungo, oppure per uno cortissimo, per un anello di fettuccia, etc.
Le staffe sono confezionate con cordino da 7 mm (circa 3-4 metri) e gradini in metallo [148] . Tra il nodo di attacco ed il primo gradino si lasciano circa 20 cm. Il secondo gradino deve essere poco piu` sotto (30 cm). I gradini seguenti (uno o due) possono essere piu` alti (45 cm).
Il risalitore deve dunque portarsi appresso una notevole quantita` di cose. Vediamo un modo per organizzarsi tutto il materiale addosso.
Non e` necessario portarsi sempre tutto. Il discensore puo` essere sostituito da un mezzo barcaiolo (anche se questo non e` altrettanto semplice da bloccare). La maniglia spesso e` di impiccio piu` che di utilita`. Il croll anche se non da fastidio, sovente non serve, ed e` meglio risalire piu` "liberi" possibile. Della trouse d'armo si puo` farne a meno quando si usa il trapano: in tal caso si portano tutti i fix appesi all'imbrago.
Malgrado tutti i preparativi, spesso ci si accorge che manca qualcosa quando si e` ormai su, a meta` risalita. E` opportuno che il risalitore abbia, come gia detto, una corda attaccata sotto l'imbrago per ricevere materiale dal basso e per mandar giu` altro materiale.

7.1.1 Chiodi da roccia

Oramai non si fanno piu` risalite con i chiodi da roccia e gli spit. Questa e` una buona cosa: l'utilizzo dei fix rende l'esecuzione di una risalita alla portata di tutti gli speleologi, per cui scompare la figura del "risalitore" (con reciproco vantaggio). La risalita coi fix e` decisamente piu` sicura che non quella con chiodi. E` anche piu` sicura di quella con spit, poiche` risulta piu` veloce, e quindi il risalitore si stanca meno. Detto cio` voglio dedicare una sezione ai chiodi da roccia, e questo mi sembra il posto giusto.

Chiodi da roccia
Fig. 248. Chiodi da roccia
I chiodi da roccia sono stati inventati nel 1909 da Hans Fiechte. I chiodi da roccia possono essere usati per armare un pozzo in prospezione, o per mettere un ancoraggio di sicura (non sollecitato), anche se e` piu` sicuro mettere un fix. Sono adeguati per fare un deviatore, che non deve sostenere un grosso sforzo, e che non e` cruciale per la sicurezza. Il loro miglior impiego e` pero` nelle risalite, per ancoraggi temporanei.
I chiodi possono essere di acciaio duro (che entrano sforzando sulla roccia) o di acciaio dolce (si adattano alla forma della fessura e devono essere raddrizzati a martellate dopo averli estratti). Il calcare non e` una roccia dura e si usano chiodi di acciaio dolce, in modo che entrando nella fessura vi ci si adattino. Non usare chiodi da granito.
In base alla forma si distinguono poi tre tipi:
Salvo casi particolari di chiodi orizzontali piantati fermamente in una fessura orizzontale, che sforzano contro la roccia facendo leva sul punto di appoggio, i chiodi devono lavorare sforzando sulla roccia per torsione. Percio` l'anello deve essere perlopiu` orizzontale (mai verticale). In conclusione quelli meglio utilizzabili sono quelli orizzontali a "L" (tipo "lama" o "freccia"), per fessure sottili, e quelli ad "U", per fessure piu` larghe [4] .
Inserisci il chiodo nella fessura a mano, poi piantalo fermamente con la mazzetta. Alla fine controlla che tenga dandogli dei leggeri colpi lateralmente. Per toglierlo battilo nel verso della fessura, alternativamente da una parte e dall'altra, in modo da muoverlo lateralmente, e, allo stesso tempo tiralo in fuori, agganciato con un moschettone o facendo leva in qualche modo. di lato, tirandolo
Non si passa mai la corda direttamente nei chiodi ma la si attacca con un rinvio, due moschettoni collegati da una fettuccia, o in mancanza di questo da un solo moschettone. L'apertura dei moschettoni non deve andare contro parete. Disposti con aperture opposte i moschettoni lavorano in asse e cio` facilita il moschettonaggio; con aperture dalla stessa parte e` piu` sicuro perche` entrambe le barrette non vanno contro la parete. Durante la risalita la corda deve "entrare" nel moschettone "da sotto" (dalla parte della roccia), e uscire da sopra, cioe` non deve fare una "S".
I chiodi di sicura sono marcati "S", quelli di progressione "P" ed hanno differenti requisiti di resistenza (v. tabella). Non ci sono requisiti per i chiodi di sospensione per scalate in artificiale, ma essi devono riportare una scritta indicante che non proteggono da cadute.
Resistenza (KN) normale inversa laterale
Chiodi "S" 25 10 15
Chiodi "P" 12.5 5 7.5
Per la cura e manutenzione, lavare con acqua dolce ed asciugare; evitare il contatto con agenti chimici; controllarli periodicamente per segni di usura, corrosione, deformazioni e cricche dovute a fatica. Conservarli in un luogo fresco ed asciutto, al riparo da fonti di calore e umidita`, e da sostanze corrosive. La durata di un chiodo e` difficilmente quantificabile; indicativamente un chiodo usato regolarmente dura una decina d'anni.

7.1.2 Stick-Up

Stick-Up e` una barra da risalita ideata e prodotta da Raumer. E` anche il metodi d'uso di tale barra. Permette di eseguire risalite in pura artificiale, con maggior velocita` e minor sforzo.

Barra di risalita Stick-Up
Fig. 249. Barra di risalita Stick-Up
Consiste di una barra in lega leggera con quattro fori e una speciale staffa (ad essa collegata tramite moschettone). Questa staffa e` formata da una staffa a tre gradini, uno staffino (ad un solo gradino), ed uno staffone (un solo gradino molto lungo). La barra viene collegata al fix tramite un moschettone posizionato nel foro di mezzo. La staffa e` collegata al foro inferiore della staffa La barra e` dotata di uno spezzoncino di corda attaccato al foro superiore.
Lo speleologo che risale si attaca con il croll allo spezzoncino di corda e pone i piedi Messo un fix, vi ci si attacca un moschettone di sicura in cui si fa passare la corda di sicura e la si mette in tensione. Quindi si attacca lo staffone a tale moschettone e si sale coi piedi su esso. Ci si stacca dalla staffa (facendo uscire lo spezzoncino dal croll) e tenendosi in equilibrio con una mano al nodo dello staffone, si passa la barra al nuovo fix. Aquesto punto si risale con la staffa a tre gradini fino a mettere i piedi uno nel gradino superiore, l'altro nello staffino. Ci si attacca con il croll allo spezzoncino di corda. E si riprende la risalita mettendo un nuovo fix.

7.1.3 La sicura

Per prima cosa quando si risale bisogna essere assicurati: ci si lega una corda di sicura (possibilmente una corda dinamica da alpinismo) con un nodo a otto inseguito direttamente nel delta dell'imbrago o, meglio, negli anelli di chiusura dell'imbrago stesso. Il nodo deve stare sopra l'imbrago. Un compagno fa sicura al risalitore con un mezzo barcaiolo in un moschettone a base larga (moschettone a "pera") in modo che il nodo passi facilmente dalla posizione di tanuta a quella di calata. La sicura "a mano" e` decisamente irrisoria: con la mano si riesce a tenere 15-30 Kgp. Questo piccolo fattore pero` contribuisce a regolare bene la tenuta del nodo mezzo barcaiolo. L'assicuratore deve essere in grado di bloccare la corda e lasciarla per venire in aiuto al risalitore in caso di necessita`.
La sicura puo` essere fatta su un ancoraggio basso (assolutamente sicuro), uno spit o un fix o un armo naturale, oppure direttamente nel delta dell'assicuratore (che deve essere a sua volta assicurato ad un ancoraggio se c'e` pericolo di caduta). Nel primo caso l'assicuratore puo` bloccare la corda nell'ancoraggio e lasciarlo per prestare aiuto al risalitore. Nel secondo caso la sicura e` piu` "dinamica", poiche` l'assicuratore regola la tenuta con il proprio contrappeso, e si riducono i carichi al rinvio in caso di caduta. Se si fa sicura nel delta l'assicuratore tiene pronta la maniglia attacata ad un ancoraggio fisso, per bloccare la corda, se occorre che presti aiuto al risalitore.
Il mezzo barcaiolo e` un pessimo dissipatore perche` e` molto difficile da usare come freno dinamico, mentre e` molto piu` semplice bloccare. La resistenza e` ridotta fino al 44% del carico di rottura della corda quando il fattore di caduta e` 1, e fino al 19% quando vale 2. Per fortuna ci sono altri fattori che contribuiscono a ridurre la forza agente sul mezzo barcaiolo: l'elasticita` della corda, il fattore corpo umano (20% di riduzione), il rinvio principale in cui passa la corda (ulteriore 40tutti i rinvii e attriti successivi.
In caso di caduta, colui che fa sicura non dovrebbe bloccare subito, ma lasciare che la corda scorra nel mezzo barcaiolo, dissipando l'energia della caduta nel nodo. Quindi la mano che fa sicura deve essere tenuta lontano dal nodo, per quanto possibile. In caso di caduta (fattore 2) con un solo rinvio lo scorrimento della corda puo` superare facilmente il metro. In presenza di piu` rinvii (e quando la corda "sfrega" sulla parete) lo scorrimento e` notevolmente ridotto (poche decine di cm).
Poi si parte: i primi metri sono i piu` pericolosi, finche` non si arriva a mettere un ancoraggio di sicura alto. Si procede effettivamente non assicurati, pero' in caso di caduta sono solo uno o due metri di salto! Dunque, appena possibile si piazza un ancoraggio sicuro e ci si collega la corda tramite fettuccia e moschettone. E` importante collegare i moschettoni agli ancoraggi con un anello di fettuccia o cordino in modo che la corda sia piu' libera di seguirci nella risalita. Evitare, per quanto possibile, di disporre la corda a "zig-zag": fatica a scorrere, quindi chi risale deve fare maggior sforzo per tirarala su`, e chi assicura non riesce a tenere la corda "in tiro". Inoltre, in caso di caduta, lavorano solo i primi rinvii, quindi una lunghezza inferiore di corda, e la forza di arresto e` maggiore.
L'assicuratore deve essere pronto a dare corda e a recuperarla a richiesta del risalitore. E` un compito ingrato: non ci si stressa come quando si risale, ma si prende spesso molto freddo e ci si annoia parecchio (una risalita puo' durare anche ore!). La persona che fa sicura deve essere pronta a tenere l'assicurato in caso di caduta. E` tremendo il colpo su quello che cade, di solito questo colpo e` meno intenso su chi fa sicura, poiche` i vari elementi di armo assorbono un po` di energia. Comunque e` meglio che la sicura sia fatta con un mezzo barcaiolo e un moschettone ancorato alla roccia. Questo permette anche di bloccare la corda e lasciarla per prestare assistenza a chi risale in caso di necessita`, come spiegato sopra. La corda non si da` lasciandola scorrere ma facendola scorrere nel mezzo barcaiolo. Infine chi fa sicura deve a sua volta essere legato se si trova in posizione pericolosa.
Quando non e` possibile risalire con chiodi da roccia (non ci sono fessure) o con appigli naturali, bisogna ricorrere agli spit, o ai fix (se si ha il trapano). E` molto faticoso risalire con gli spit poiche` si deve piantarli piu` in alto possibile e solitamente in posizioni scomode. Per questo appoggiare i piedi in staffe e scalette aiuta a salire piu` in alto. In genere si guadagna piu` o meno un metro a spit.
Per gli ancoraggi si utilizzano i fix (chiodi ad espansione col cono incorporato) messi col trapano. Il trapano (con la batteria) pesa notevolmente, pero' permette di mettere i fix molto velocemente. L'autonomia, cioe` il numero di fix del diamtero di 8 mm che si riesce a mettere dipende molto dal tipo di batteria e varia un poco anche a seconda della roccia. Utilizzando staffe per sollevarsi e/o la barra da risalita, si arriva facilmente a mettere un fix ogni metro e mezzo. Tuttavia la posizione dell'ancoraggio dipende molto dalla roccia e non sempre e` possibile sfruttare tutta l'altezza ma bisogna accontentarsi di un avanzamento ridotto.
La roccia influenza anche il percorso di risalita, che deve essere mirato a seguire la roccia "buona" oltre che a evitare arrivi d'acqua. Non sempre e` possibile giudicare la via migliore prima di iniziare e spesso ci si trova a dover traversare per evitare roccia "marcia".
La batteria originale del trapano Bosch permette di piantare una decina circa di fix. Accumulatori al piombo da 2.2 Ah arrivano a oltre venti fix. Con accumulatori Pb da 6.5 Ah si mettono 50-60 fix.

7.1.4 Tecnica di risalita in sicura

La tecnica di risalita in artificiale e` utilizzata quando si sale una parete quasi verticale, o spiovente, e non ci sono appigli ne` appoggi per i piedi, poiche` la roccia e` perfettamente liscia oppure e` coperta da una coltre argillosa (che e` peggio perche` la rende proprio scivolosa).
Ci si mette in longe (corta) nel moschettone dell'ancoraggio superiore e si aggancia il moschettone delle staffe in questo. Si piegano le gambe e si inseriscono i piedi nelle due staffe. Ci si innalza sulle gambe bilanciando il baricentro del corpo con la longe. Risulta che la longe tira verso il basso, mentre coi piedi ci si spinge in alto. Si saggia la roccia con il martello per trovare un punto dove effettuare l'ancoraggio compatibilmente con la roccia, direzione di risalita, e raggiungibilita`. Quando lo si e` trovato, si prende il trapano e si fa un foro. Si mette un fix nel foro e si stringe il bullone. Ora ci si appende al nuovo fix con una longe lunga, eventualmente allungata con un anello di cordino: a questo punto abbiamo una longe nel fix appena messo su cui siamo di peso, una longe di sicura nel fix sottostante e siamo attaccati alla corda. Se un anello non basta se ne aggiuntano due con un nodo piano. Un anello di fettuccia puo` essere attaccato all'ancoraggio direttamente con un nodo bocca di lupo. Se occorre attaccarlo al gambo di un chiodo si esegue invece un barcaiolo [93] . Possiamo togliere i piedi dalle staffe, e recuperarle (staccarle dal fix).
Poi richiediamo corda allo speleologo che ci sta facendo sicura e la passiamo nel moschettone del fix appena messo, facendo attenzione al verso di scorrimento della corda verso l'alto: bisogna evitare che la corda si ritorca attormo ai moschettoni, altrimenti diventa faticoso se non impossibile dare e recuperare corda. Per questo motivo sarebbe bene usare fix con due moschettoni attaccati da un anello di fettuccia. Questo aumenta notevolmente la mobilita` della corda, le permette di seguire una linea piu` dritta, evita molti sfregamenti sulla roccia. Il peso addizionale (doppio numero di moschettoni) e` ripagato dai vantaggi in risalita.
Ora bisogna salire al fix superiore appena messo. Si stacca la longe corta dal fix inferiore e si usano croll e maniglia per salire, posizionandoli sulla corda a valle. Si sale fino a mettersi in longe (corta) sul fix superiore.
Durante questa operazione siamo in sicura (inizialmente) su un tratto di corda pari al doppio della distanza fra i due fix. In caso di cedimento dell'ancoraggio superiore il fattore di caduta e`
FC = 2 /( 1 + a )
dove a e` la frazione di distanza che ci separa dal fix superiore. Quindi il fattore di caduta cresce da 1 fino a 2 (quando siamo sul fix superiore). In realta` le cose vanno molto meglio perche`, in caso di caduta, la corda a valle del fix inferiore assorbe una parte di energia. La forza che agisce sul rinvio superiore, in caso di caduta, e` pari alla somma della forza di arresto (quella sullo speleologo che cade) e della forza di tenuta (quella che viene trasmessa a chi fa sicura) (effetto carrucola). Quindi l'ancoraggio ha una sollacitazione (quasi) il doppio della forza di arresto.

7.1.5 Tecnica di risalita in autosicura

Dato che il lavoro dell'assicuratore e` ingrato, si puo` ricorrere ad una tecnica di risalita in autosicura [576] . La risalita in autosicura e` piu` pericolosa, poiche` la corda e` bloccata, e in caso di caduta l'energia va tutta sulla corda. Pertanto e` assolutamente necessario usare un bloccante in grado di scorrere per attaccarsi alla corda.
Si ancora la corda alla base della risalita su due punti assolutamente sicuri: spit, fix, o armi naturali. Questi ancoraggi devo essere posizionati in modo da sostenere sollecitazioni dirette verso l'alto, cioe` verso la risalita. Poi si parte. Appena messo un ancoraggio di risalita ci si appende con la longe, si passa la corda in esso e ci si attacca (alla corda) con un autobloccante in grado di scorrere: lo shunt, o il gri-gri, o un dissipatore da ferrata. I bloccanti croll e maniglia non sono adeguati.
Come sempre il primo ancoraggio di risalita` deve essere ottimo. Continuando a salire si mette un ancoraggio piu` su`, e ci si appende ad esso con la longe (restando in sicura su quello inferiore con la corda). Si fa scorrere la corda nel autobloccante quel tanto che basta ad arrivare al nuovo ancoraggio. Si riprendono tutti i materiali lasciati sull'ancoraggio sottostante (staffe, cordini, trapano, etc.). E cosi` via.
Il problema sovviene quando occorre scendere quei dieci metri a recuperare piastre e moschettoni. In questo caso si usa l'autobloccante come discensore prima, e poi come bloccante (assieme al croll) per risalire. Una staffa da risalita puo` fornire un pedale temporaneo. A parte questa operazione e` meglio no usare croll (e maniglia) data la pericolosita` di una caduta con fattore superiore ad uno su questi attrezzi.
Durante queste operazioni di discesa e risalita l'ancoraggio piu` alto e` soggetto ad una forza pari a quasi il doppio del peso dello speleologo poiche lavora come un paranco. Questo puo` essere evitato fissando la corda con un nodo; pero`, in caso di caduta, si introduce l'effetto nodo sul primo tratto di corda su cui si cadrebbe (il fattore di caduta resterebbe comunque inferiore a uno, per corda e speleologo, e a due, per l'ancoraggio. Una soluzione alternativa e` l'uso di un nodo che scorre (ad esempio un nodo mezzo barcaiolo che puo` essere effettuato senza togliere la corda dal moschettone): in tal modo una parte della energia viene dissipata dal nodo e una parte trasmessa all'ancoraggio.
Questa tecnica ha notevoli vantaggi, oltre a quello di non richiedere un lavoro ingrato al compagno sottostante:

7.1.6 L'uscita

L'uscita dalla risalita e` la parte piu` adrenalinica: raramente si arriva cosi` bene sull'orlo della risalita da uscire in tutta tranquillita`. Piu' spesso si esce arrampicando (penosamente) gli ultimi metri nella speranza che una volta fuori potremo dedicarci ad armare il pozzo tranquillamente. In realta` questo non e` pericoloso: abbiamo sotto parecchi punti di ancoraggio!
L'importante e` non dimenticare sull'ultimo fix gli attrezzi per armare poi il pozzo: trouse d'armo, trapano, martello, eccetera. E` molto difficile ritornare sull'armo una volta fuori.

7.1.7 Disarmare le risalite

Non sempre le risalite danno risultati positivi, non sempre si trovano prosecuzioni sopra la risalita; a volte la prosecuzione e` incerta, occorre disostruire, o scavare, allora si lascia armata la risalita per le successive spedizioni. A volte invece la via e` chiaramente chiusa oppure la risalita ricongiunge con altre gallerie gia` esplorate. Allora occorre (con un po' di tristezza) disarmare la risalita, e nel primo caso bisogna scendere da dove si e` risaliti.
Si usa una tecnica di discesa su corda doppia, lasciando un attacco in cima (un pezzo di fettuccia su uno spuntone di roccia, o una pastrina con una maglia rapida). Si fa passare la corda nella fettuccia e si scende con un doppio mezzo barcaiolo. Alternativamente si puo` scendere con la corda a paranco: si lega un capo della corda nel delta, poi la si passa nell'armo e quindi arriva al discensore. Un altro modo e` quello del contrappeso: un compagno tiene un capo della corda in basso, e si scende con il discensore (sull'altro capo). arrivati alla base si recupera la corda tirandone un capo. Da tener presente che scendendo con il contrappeso l'armo e` soggetto ad una forza doppia.
L'impiego dell'otto da alpinismo e` sconsigliabile, perche` si usura molto facilmente non essendo costruito per l'impiego nelle condizioni di grotta.
Se la risalita e` lunga e non si riesce a scenderla con una sola corda, si possono giuntare due corde. Fare attenzione a tirare il capo su cui sta il nodo. Infine quando la risalita e` molto lunga, si disarma a tratti, lasciando un attacco in cima ad ogni tratto.
E` possibile effettuare il disarmo di risalite anche in solitaria, magari mentre il resto della squadra si dedica ad altro. Si scende su corda doppia, oppure si usano i nodi scioglibili dal basso descritti nella App. 4.A . Si puo` usare anche una maglia rapida facendo un nodo sulla corda che le impedisce di passare attraverso la maglia rapida (nodo semplice o nodo a palla). Si scende sull'altro capo e poi si recupera la corda dal capo col nodo.

7.1.8 Nodi sgancialibili dal basso

I nodi sganciabili da sotto sono utili quando si disarma una risalita. Se scendi sulla corda tenuta in contrappeso da un compagno (o attaccata ad un armo) in basso, l'ancoraggio in alto deve sostenere un carico quasi doppio. E solitamente si disarma su un solo punto di ancoraggio. E` quindi meglio scendere su una corda collegata all'ancoraggio alto con un nodo sganciabile da sotto.
Alternativamente puoi scendere in corda doppia, cioe distribuendo il peso su entrambi i capi della corda. Pero` questo non e` praticabile con i normali attrezzi di progressione speleologica.

7.1.8.1 Nodo di scontro [...]


Nodo di scontro
Fig. 250. Nodo di scontro
Nel disarmo di una risalita, se si puo` abbandonare una maglia rapida sull'armo, il nodo migliore risulta il nodo semplice (o un nodo a otto). Si giuntano due corde formando un nodo semplice sulla corda doppia: le due corde entrano nel nodo dalla stessa parte. Questo risulta abbastanza grosso da bloccarsi contro la maglia rapida. Si puo` quindi scendere su una corda e recuperarla poi tirando l'altra. Se si dispone di una sola corda si esegue il nodo su un doppino a meta` corda.
Il nodo di scontro e` un nodo ad otto in cui si passa un moschettone nelle spire inferiori e nella gassa. La posizione corretta del moschettone sembra essere importante per evitare che il nodo possa sciogliersi. Utile per calarsi su corda singola e poi recuperare la corda tirando l'altro capo. La maglia rapida resta sul posto.

7.1.8.2 Nodi sganciabili


Nodo sganciabile
Fig. 251. Nodo sganciabile
Nodi sganciabili sono usati quando si lascia un moschettone, oppure un anello di cordino o fettuccia, oppure si fa un ancoraggio su un armo naturale (non lasciando alcun materiale sul posto). Il libro di Ashley riporta molti nodi sganciabili dal basso, tra cui il mezzo collo ganciato [395], anche con un giro morto [396], il nodo ganciato per stroppo a coda [1830], il nodo dei muli [...], il nodo parlato [397-398], il nodo scorsoio [1715], il nodo del campanaro [...].
Un nodo sganciabile deve soddisfare certi requisiti:
Tutti i nodi sganciabili si basano su un unico principio: hanno una asola (gancio) sulla corda in carico bloccata attorno ad un doppino sulla corda di sgancio. Questo bloccaggio e` poi ripetuto per dare maggior sicurezza. Quando si tira la corda di sgancio il doppino esce dal gancio e il nodo si libera.
Di questi nodi, il piu` semplice e` il nodo ganciato [93] . Il principio del gancio e` mostrato a sinistra nella figura; 'S' denota il capo di sgancio, 'C' quello di carico. Se ganciato una sola volta il nodo tende a scorrere sul moschettone. Ganciato due volte, o tre, come al centro in figura, e` invece affidabile. Si puo` ganciare ripetutamente anche piu` volte fino a sentirsi proprio sicuri. La prima gassa, vicino al moschettone, ha i capi incrociati, quelle seguenti no.
Il nodo a destra in figura e` fatto nel doppino. Quando si scioglie la corda cade, anziche` dover essere sfilata, come in quello al centro.

marco corvi - Mon Aug 25 12:38:52 2008
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