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Ipazia di Alessandria

(370? - 415 d.C.)

L'occhio sepolto dentro di noi

Riprende il legame plotiniano anima-mente-Uno

  Ipazia

Figlia del matematico e filosofo Teone, fu filosofa del circolo scientifico neoplatonico, superiore al padre nell'indagine astronomica. Il suo intento era quello di diffondere il pensiero dei filosofi classici, insegnava Platone, Aristotele, Euclide in tutta Alessandria.

Alcuni alessandrini, "autorizzati ad agire dal vescovo"  di propria mano gettarono ad ardere al fuoco Ipazia, "la celebre filosofa della quale si tramandano grandi cose" (Giovanni MALALA, Chron., XIV, 533-66). Fu infatti vittima delle persecuzioni cristiane contro i pagani ordinate dal vescovo Cirillo. 

Scrisse non meno d i 44 lavori di aritmética, geometría, meccanica, astronomía, disegnò l'astrolabio piano e inventó strumenti quali l'idómetro, il distillatore dell'acua e il  planisfero.

Secondo CANFORA (2000, 191-199), fu proprio l'estremismo dei dirigenti ecclesiastici a procurare tante vittime.  Siamo nella fase "tombale" della filosofia antica (fase iniziata con l'editto di tolleranza di Costantino e culminata con la proclamazione teodosiana del cristianesimo come religione di stato). Da lì nasce anche la frantumazione del cristianesimo in "eresie", a seguito dell'assorbimento religioso di elementi filosofici pagani. Tra poco si bruceranno i libri pagani, specie i testi greci. Già si è scatenata la guerra sulla "Trinità" (Concilio Nicea  del 325) per opera soprattutto  del patriarca di Alessandria Atanasio, in concreto un quasi-governatore della città). Lo scatenamento anticpagano avviene con una tecnica che avrà sempre successo di lì in avanti (specie coi i successivi vescovi Teofilo (dal 391) e Cirillo (412-444, primo teorizzatore del dogma di Maria "Theotòkos" madre di Dio), quella della "provocazione allusiva", vale a dire l'incitazione alla violenza tenendo però l'autorità formalmente estranea rispetto ai singoli atti criminali (questo aspetto è bene analizzato dal GIBBON nella sua "Caduta dell'Impero romano", capitolo XLVII).  In tali azioni "punitive e di massa viene distrutta anche la biblioteca del Serapeo istituita da Tolomeo Filadelfo nel III sec. a. C. Fu il vescovo Cirillo a lasciare intendere che Ipazia si opponesse alla riconciliazione tra lui e il prefetto Oreste (che cercava di mantenere l'ordine pubblico).

 La fine di Ipazia

Secondo la testimonianza di un suo alunno (poi vescovo e oratore: Sinesio di Cirene), Ipazia come al solito era uscita in carrozza, avvolta nel suo "mantello dei filosofi" (già proprio delle allieve predilette di Platone) per il giro di insegnamento in città. Era la Quaresima del 415. Fu avvicinata da alcuni monaci sostenitori della consustanzialità (questo è il sunto che Fozio opera della testimonianza di Filostorgio, ariano contemporaneo della filosofa, forse testimone diretto del delitto), strattonata giù dal carro, trascinata davanti alla chiesa di Cesario, denudata, lapidata a colpi di tegole, tagliata a pezzi e infine bruciata (Socrate Scolastico, Storia ecclesiastica, VII, 15)Prima di ucciderla le cavarono gli occhi dalle orbite (DAMASCIO, Vita di Isidoro, 77, 6-7). Responsabile diretto fu il lettore Pietro ma l'obiettivo era chiaramente delineato dal vescovo Cirillo, già massacratore degli ebrei di Alessandria, poi canonizzato per i suoi meriti monofisiti contro Nestorio che propendeva per due nature in Cristo(Gibbon, v. supra)

L'inchiesta ordinata dall'imperatore Teodosio II (in realtà dalla sua "tutrice" Pulcheria), tramite un certo Edesio, si insabbiò, probabilmente perché detto ispettore fu corrotto (in DAMASCIO, Vita di Isidoro, 81, 7-8). Damascio era un neoplatonico, aveva scuola in Atene, finché la scuola platonica fu chiusa da Giustiniano (nel 529 d. C.). Il suo destino fu quello  - come ultimo filosofo occidentale  di chiedere asilo e permesso di tenere scuola presso Chosroe I re di Persia. 

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FONTI (

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