home page

Ermeneutica

Raccolgo materiale che riguarda la filosofia dell'interpretazione applicata al campo sociale - economico.

 

Antonio Mancini (NA, 1852-1930)-Ritratto di giovane 

24/1/2000 In un'intervista radiofonica del 1969 (su Repubblica del 14/12/99) l'ottantenne Heidegger va a scovare il ms originale delle Tesi di Marx ("i filosofi hanno finora interpretato il mondo in modi diversi; si tratta invece di trasformarlo"), dove all'11o punto non compare l'aber (invece),  per sostenere che "una trasformazione del mondo presuppone un mutamento della rappresentazione del mondo, che [..] si può conseguire solo col fatto che si interpreti sufficientemente il mondo." Tradurre libri o interpretare libri?

I termini traduttore/interprete andrebbero invertiti di senso, in quanto, in realtà, l'interprete è un traduttore (guai se si mettesse a interpretare in simultanea), mentre il traduttore è colui che interpreta.

(sintesi di una riflessione di Tullio Dobner, "traduttore" di On writing  di  Stephen King, Sperling&Kupfer, 2001)

Quindi la tesi non è contro la filosofia, anzi "nella sua seconda parte è implicitamente presupposta proprio l'esigenza di una filosofia".

H. si pronuncia inoltre non contro la tecnica, ma per una comprensione della tecnica nella sua essenza, la quale consiste nel condizionare la scienza naturale e non viceversa: "in un prossimo futuro noi saremo in grado di fare l'uomo, nel suo puro essere organico" completamente "ritirati dall'essere", e si compirà il destino dell'essere come "mera oggettualità per la scienza e come mero fondo (Bestand) per il dominio tecnico del mondo". Per H. il comunismo (come koinè moderna, apice della "macchinazione") rappresenta appunto la realizzazione di tale "ritrarsi dell'essere". Si chiude qui il primo inizio della storia dell'essere, con l'incapacità della "cura" (dissolta dalla "mobilitazione totale" leninista), l'esser non dispiega la propria essenza come schiudimento (phisis), bensì come evento. Spetta all'Occidente evitare che la storia sia solo storiografia, fare in modo che si mantenga la radura del dirimere, risvegliare il coraggio della meditazione come gioia dell'esser-ci"(v. "Il comunismo e il destino dell'essere" scritto negli anni 1938-40 per la "Storia dell'essere" pubblicato solo nel 69mo vol. delle opere complete 1998,ora in Micromega 1999, 4,286-295).

11/4/2000 Il simbolo, a differenza della parola, non è interpretato, si dà e si opera. Questo in tutte le civiltà. Esso è esegesi cioè esodo dalla parola che è puro avanzo retorico, e si esperienzializza in un orizzonte di silenzio. Il sogno ha questo potere. E' prima di tutto esperienza totale, quindi unisce essoterico ed esoterico, interno ed esterno, conscio e inconscio, razionalità ed emotività, sequenzialità-mascolinità e continuità-femminilità, dionisiaco ed apollineo, sacralità ed oscenità, uno e altro, individuale e plurale.(da recensione Galimberti, Il libro dei simboli, MI:Mondadori 1999).

Sull'ermeneutica: Jonas - Gadamer - Ricoeur - Pareyson - Apel

Multimedia (vhs)

 

 torna all'home page

 

Hosted by www.Geocities.ws

1