torna a home page | filosofia in Italia  | illuminismo in Italia | filosofi 6-700 | filosofi '800

G.W.F. Hegel - pedagogia

(1770-1831)

collegamento a Hegel - filosofia

Sintesi da www.ilgiardinodeipensieri.com/storiafil/pancaldi-2.htm

L'università di Gottinga per prima verso la metà del '700 aveva ottenuto il riconoscimento della libertà d' insegnamento e l'esenzione dagli obblighi tradizionali (censura preventiva per le opere dei suoi professori, obbligo di praticare pubblicamente la religione di Stato e di adottare solo i testi autorizzati). Hegel, che fu a lungo rettore dell'università di Berlino, teorizzava uno storicismo razionalistico: la realtà è progressiva manifestazione dello Spirito, che, come ragione assoluta, tende alla propria autocoscienza attraverso un processo dialettico lungo il quale si concretizza in determinazioni via via sempre più universali fino all'identità di finito e infinito, in cui lo Spirito riconosce nel finito null'altro che se stesso come frutto della propria opera: qui si realizza il regno della libertà, la conciliazione di tutte le contraddizioni e opposizioni.

La prima grande opera di Hegel, la "Fenomenologia dello Spirito" (1807), può essere a suo modo qualificata come un'opera pedagogica secondo il modello dei romanzi di formazione, in quanto si mostra il lungo tirocinio compiuto dalla coscienza per elevarsi dal piano dell'immediatezza quotidiana a quello del sapere assoluto in cui tutto appare necessariamente dominato dalla ragione. Il raggiungimento di questa meta passa attraverso l'esperienza di determinate esperienze storico-culturali che la coscienza deve affrontare e superare. Pertanto il processo educativo di ogni individuo è costituito da tutti i sedimenti storici dell'umanità che devono venire assimilati come patrimonio costitutivo per la propria formazione. 

Tale punto di vista è strettamente collegato alla riforma neoumanistica che l'amico F. Niethammer (1766-1848) teorizza e realizza proprio in questi anni in Baviera, prevedendo un doppio canale formativo: scuole tecnico-professionali per coloro che interromperanno gli studi, scuole a forte impronta classicista per la futura classe dirigente. 

Quale direttore del ginnasio di Norimberga (1808-1816) Hegel avrà poi modi lui stessi di mettere in pratica queste idee: lo studio degli antichi ci invita ad allontanarci dal quotidiano e ad elevare la mante ai valori essenziali del nostro essere storico, mentre la stessa grammatica delle lingue classiche è un esercizio per sottomettere il pensiero ad una disciplina e conseguire quella capacità astrattiva che culminerà nel sapere filosofico, identificato come il sapere razionale per eccellenza, unico autentico sapere in quanto assoluto e universale. Ogni pedagogia del gioco e dell'intuitività viene quindi esclusa, così come ogni autonomia del mondo infantile.

La problematica pedagogica viene ripresa nella sezione sullo "Spirito oggettivo" dell'"Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio" (1817) e nello sviluppo che a questa parte del suo pensiero viene fornita a costituire la "Filosofia del diritto" (1821). Al centro di questa riflessione c'è la vita che gli individui conducono all'interno di quelle istituzioni che ne assicurano l'identità e l'appartenenza ad un tessuto organico. Come sul piano metafisico Hegel ha mostrato la contraddittorietà del finito e la necessità della sua risoluzione nell'infinito, così sul piano politico egli è ostile ad ogni individualismo, sia romantico che liberale. Solo all'interno della famiglia, della società civile e dello Stato, il singolo può realizzare la sua essenza di essere razionale e quindi conseguire quella libertà che si identifica con il raggiungimento dell'universale. Ciò significa che egli deve lasciare cadere ogni forma di naturalismo che esalti l'immediatezza di bisogni, sentimenti, impulsi. 

Nella famiglia i figli hanno certo il diritto ad essere educati, ma la loro formazione implica che essi contribuiscano con opportuni servizi alla vita comune e che siano sottoposti ad una severa disciplina che spezzi l'arbitrio soggettivo. Quindi nessuna concessione a capricci o impulsi immediati: poiché solo l'adulto ha l'idea precisa dei fini universali dell'educazione, dovrà essere obbedito dai fanciulli, convinti che questo sia il metodo migliore per maturare e divenire persone concrete nella società. A quest' ultima spetta il compito concreto di organizzare gli appositi istituti e le forme organizzative per la formazione professionale, in base ai propri bisogni, anche se la classe suprema, quella dei funzionari, non può essere preparata se non attraverso gli studi classici culminanti con la filosofia. 

Ma la suprema forma istituzionale è lo Stato, massima espressione della Ragione e quindi fine ultimo di ogni individualità. Come già per Fichte, ancora più per Hegel lo Stato è Stato etico: esso è un prius assoluto che non agisce casualmente o arbitrariamente ma secondo intrinseca necessità, e dunque universalità. Tutta l'educazione del singolo è tesa dunque a formare in lui il cittadino, cioè colui che è al servizio della collettività organizzata nello Stato, alla cui assolutezza ogni prerogativa particolare (dalla proprietà al diritto di critica e d'opinione) deve essere sacrificata in nome della sua intrinseca razionalità che lo rende "un che di terreno e divino insieme".  

torna a home page | filosofia in Italia  | illuminismo in Italia | filosofi 6-700 | filosofi '800

Hosted by www.Geocities.ws

1