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J.B. Girard

(1765-1850)

 

Sintesi da www.ilgiardinodeipensieri.com/storiafil/pancaldi-1.htm

Nel 1809 Pestalozzi propose al governo elvetico di prendere Yverdon come modello scolastico da estendere a tutta la Confederazione. Il governo inviò una commissione di esperti presieduta da Girard , un frate francescano già noto come riformatore scolastico e a sua volta fondatore e organizzatore di istituti scolastici. La relazione su Yverdon (1810) mise in luce, insieme con gli aspetti positivi ( tra l'altro difese Pestalozzi dall'accusa di trascurato o eretico insegnamento morale e religioso), quello che a Girard pareva il limite più vistoso del metodo pestalozziono: l'eccessivo spazio accordato alla formazione scientifico-matematica a scapito di quella linguistica. Coerentemente Girard organizzò istituti dove l'indirizzo umanistico era prevalente su quello scientifico e diede forma teorica alle sue idee in opere come "L'insegnamento regolare della lingua materna" e "Corso educativo della lingua materna per le scuole e le famiglie". Come per Pestalozzi, anche per il frate friburghese, l'educazione deve svolgersi in conformità con lo sviluppo naturale dell'essere umano che vive in un contesto storico e concreto di istituzioni e relazioni (famiglia, società, Chiesa, Stato). Proprio in questo contesto si giustifica la centralità della lingua materna, quale mezzo più idoneo per un armonico sviluppo della personalità dei fanciulli, perché solo in essa risiedono quei valori religiosi e morali che la tradizione ha consolidato e perché essa è come lo specchio di tutta l'attività umana. La lingua infatti sta alla base del pensare, del sentire e del fare, ossia, come aveva già riconosciuto Pestalozzi, le tre attività fondamentali della persona. Se l'educazione materna al linguaggio è nello stesso tempo formazione morale, ad essa il maestro avrebbe dovuto conformarsi evitanto le sottigliezze e i meccanicismi grammaticali, per svolgere invece e completare l'opera della madre. In altri termini il maestro non avrebbe dovuto eliminare la grammatica, ma depurarla da tutte le astrattezze delle definizioni e delle regole, che pur devono essere conosciute ma presentate ai fanciulli in modo conveniente e misurato. Egli deve dunque far sì che gli alunni stessi trovino quelle regole di cui si potranno servire per produrre a loro volta qualcosa di analogo a ciò che viene loro insegnato. Occorre dunque iniziare con le cose, che il bambino impara a nominare e di cui riesce a trovare le qualità attraverso l'esperienza, per poi procedere con il metodo dell'invenzione che mette in grado l'alunno di trovare da solo le regole e le leggi cui la lingua obbedisce

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