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(1801-1869)
Sempre
sul fronte democratico, ma con un orientamento diverso da quello di Mazzini,
troviamo anche la figura di che nella rivista da lui diretta "Il
Politecnico" discute per diversi anni i problemi della riforma
dell'istruzione, partecipando anche ai dibattiti sulla scuola nel periodo
postunitario. Il suo pensiero si basa sulla convinzione che l'educazione sia
opera della società e che la scuola costituisca un valore sociale e civile: per
questo l'istruzione di base deve essere universale e sovvenzionata tanto dai
Comuni che dallo Stato. Quanto alla scuola superiore, Cattaneo propugna il
superamento della frattura tra cultura classica e scientifica e la necessità di
una più diffusa e approfondita istruzione tecnico-professionale da impartirsi
con un nuovo metodo didattico che, eliminando ogni astrattismo e mnemonismo,
proceda dal noto all'ignoto, dal facile al difficile. In linea con il suo
federalismo politico, egli sostiene il decentramento e l'autonomia degli studi
per tenere adeguatamente conto della diversità delle realtà locali in Italia.
Discutendo in un articolo la legge Casati, egli ne mette in evidenza (insieme
con F. De Sanctis) i limiti (accentramento burocratico, prevalenza
dell'istruzione classica su quella tecnica e professionale, mancata riforma
dell'insegnamento religioso, ecc.), e propone, in vista di un rinnovamento che
parta dall'educazione e dalla preparazione civica delle masse contadine, una
divulgazione, da parte del clero locale adeguatamente preparato, delle tecniche
agrarie quale contenuto prioritario della nuova istruzione elementare.