Educazione e scienza

Per Platone così come per il Campanella, l'eugenetica e l'educazione sono i fondamenti della città ideale che essi vanno edificando. L'eugenetica garantisce che gli individui siano dotati delle migliori disposizioni naturali ; l'educazione poi deve fare in modo che questi stessi individui trovino il loro posto nella società, facendo emergere l'inclinazione naturale, « affinché, come diceva Socrate nella Repubblica, ciascuno, occupato di questa sola attività che gli è propria, diventi non una molteplicità, ma uno ».20 Educazione è qui da intendere nel senso quasi etimologico (la parentela fra educare ed educere "fare uscire" è ovvia), e non come instruzione (instruere : "disporre ; attrezzare") : « son eletti da bambini secondo l'inclinazione e costellazione vista nella genitura loro. Onde ognuno, oprando secondo la proprietà sua naturale, fa bene quell'esercizio e con piacere per esserli naturale » (CS, p. 1094).21 Fin dalla nascita, i bambini sono dunque in qualche modo predestinati ad un dato mestiere ; il buono funzionamento della società è assicurata dalla divina Providenza.

Per i piccoli Solari imparare è un gioco : « [...] li figliuoli, senza fastidio, giocando, si trovano saper tutte le scienze istoricamente prima che abbin dieci anni » (CS, p. 1078). Il metodo "istorico" cui si allude qui è un metodo visivo ; in effetti, le mura e i rivellini della città sono tutti "istoriati", dipinti con le forme geometriche, le immagini di tutti i metalli e minerali, di tutte le piante ed erbe, di tutti gli animali, e poi ancora con rappresentazioni di tutte le arti e invenzioni dell'umanità, e dei loro inventori. Nella cupola e sulle pareti del tempio infine sono raffigurate le stelle e i pianeti. La città intera si trasforma così in un vasto museo, in un'enciclopedia di pietra e di malta. In ciò essa somiglia ad altre creazioni letterarie dell'epoca, specie alla Casa dell'Arte descritta nel canto decimo dell'Adone mariniano,22 dove Adone e il suo guida Mercurio incontrano successivamente figure allegoriche rappresentanti le arti liberali e meccaniche (stanze 121 a 135), strumenti di ogni tipo e forma (136), una moltitudine di animali esistenti e immaginarî (137-8), altre figure allegoriche ancora (Poesia e Favola, Istoria, Gloria e Censura., 139-141), una galleria con i grandi inventori ed ingegni del passato (« i più famosi artisti », 142-151), una fantastica biblioteca che prelude alla Biblioteca di Babel di J. L. Borges, e che contiene tutti i libri già scritti e ancora da scrivere (152-166), e infine un mappamondo risplendente di zaffiri e d'oro (167 sgg.). Anche la Nuova Atlantide (1627) di Francesco Bacone ha il suo museo : in « two very long and fair galleries » i saggi della Casa di Salomone ci conservono, nell'una « patterns and samples of all manner of the more rare and excellent inventions », e nell'altra « statua's of all principal inventors ».23

Questo motivo letterario, che è chiaramente d'époque, è sintomatico dell'ambizione enciclopedica che contrassegna profondamente lo spirito tardo-umanistico. Entusiasmati dalle recenti scoperte nel campo scientifico, un certo numero di intellettuali dell'inizio del Seicento hanno creduto alla possibilità di un' instauratio magna, un rinnovamento totale delle scienze, che avrebbe consentito di fare progressi inediti e di mettere per così dire il predominio totale dell'uomo sulla natura a portata di mano. È in questo contesto che Fr. Bacone scrive il suo Novum Organon (1620), cioè "nuovo attrezzo" destinato a sostituire il "vecchio attrezzo" (Organon) di Aristotele, e fa mettere in frontispizio al suo libro un'incisione raffigurante una caravella che oltrepassa a gonfie vele le Colonne d'Ercole, limite tradizionale dell'antico mondo. Con Galileo però stava contemporaneamente delineandosi un'immagine ben diversa dell'avvenire della ricerca scientifica, caratterizzata piuttosto da progressi lenti, parziali, umili, e dove non la "magia naturale", ma la matematica avrebbe occupato un posto centrale. E sebbene egli abbia avuto un'intuizione abbastanza giusta del metodo sperimentale, è proprio perché Bacon ha sottovalutato l'importanza della matematica che le sue opere hanno insomma poco valore scientifico.

Non è dubbio che il Campanella abbia condiviso l'ottimismo di Bacone sulla possibilità di una "scienza nova"24 - ottimismo che del resto va di pari passo con l'esaltazione dell'"opera" e la condanna dell'ozio -, anche se egli è meno enfatico del filosofo inglese nella sua esaltazione dei grandi inventori. Rileviamo nella Città del Sole una « magnificazione del genio del secolo » (Amerio) abbastanza significativa : « questo secolo nostro, c'ha più istoria in cento anni che non ebbe il mondo in quattro mila; e più libri si fecero in questi cento che in cinque mila » (CS, p. 1113-4). E i Solari, a guisa degli Atlantici di Bacone - dire l'inverso sarebbe più giusto -, dispongono di svariate invenzioni per facilitargli la vita o addiritura allungarla : pistole « di mirabil tempra, strette in bocca, che per questo passano ogn'armatura », « carra a vela, che caminano con il vento », « alcuni vascelli, che senza vento e senza remi caminano », « fuochi artifiziali » che usano a fini di guerra, e « pur un secreto di rinovar la vita ogni sette anni, senza afflizione, con bell'arte ».25 Oltre a ciò « han trovato l'arte del volare, che sola manca al mondo, ed aspettano un occhiale di veder le stelle occulte ed un oricchiale d'udir l'armonia delli moti di pianeti » (CS, p.1114). Manifestamente, l'utopia solare è anche un'utopia scientifica.

Il Campanella era dunque anche lui vittima di un'illusione comune a molti intellettuali dell'epoca, cioè la convinzione che si poteva trovare la "pietra filosofale" che avrebbe svelato sul colpo l'intero mistero della natura ; nel sottotitolo del trattato Del senso delle cose e della magia egli ha esibito senza equivoco le sue pretese in questo senso : « parte mirabile d'occulta filosofia dove [...] si scuoprono le ragioni di tutti li secreti de la natura ». È proprio per questo che il valore di opere come questa è anzitutto letteraria, non scientifica, e che il nostro filosofo occupa un posto più che marginale nella storia delle scienze. Eppure, nell'Apologia pro Galilaeo, egli ha difeso con vigore la libertà dell'indagine, e affermato - e in questo il suo ruolo è stato capitale - l'autonomia della scienza naturale rispetto alla teologia. Quest'affermazione si fa nell'Apologia tramite l'immagine del « libro del mondo », che, come sempre in Campanella, non è soltanto un'immagine, ma ha - ritrova - invece la sua particolare pregnanza.26 Dio ha dato due libri all'umanità : la natura creata e la Sacra Scrittura, che sono ambedue espressioni del suo Essere, forme concrete del suo Verbo : « Dio parla a noi in due modi, e cioè producendo le cose stesse, o rivelandole secondo il modo degli uomini, come il maestro ai discepoli ».27 I due libri, codex vivus e codex scriptus, sono complementari, e la « vera religione » sta nella loro lettura, perché solo per essa si accede al divino. Ma lo strumento con cui si affronta la lettura di questi libri, è diverso per ciascuno dei due : « Altra è la scienza che legge le idee divine nel libro della natura col lume naturale dell'intelletto, e altra la teologia che legge nel libro della Bibbia al lume della fede in vista della salvezza eterna ».28 Le due espressioni del Verbo sono altrettanto vere,29 ma ci si sbaglia gravemente quando si prende la Bibbia come pretesto per condannare certe vedute della scienza moderna : la teologia non ha autorità né competenza nel campo dell'indagine sulla natura, e viceversa la fisica non può cancellare la verità delle Scritture. La scienza naturale deve aver la possibilità di costituirsi completamente affinché possa completare e corroborare la verità rivelata dall'esegesi biblica.


[20] Rep. IV, 423d: « opwV an en to autou [sc. ergon] epithdeuwn ekastoV mh polloi, all'eiV gignhtai ». Platone aggiunge ancora: « e che in questo modo lo Stato intero rimanga uno anch.esso, invece di divenire multiplo ». L'esigenza dell'unità è anche la ragione intima perché i due filosofi aboliscono la famiglia: i membri della società ideale devono considerare come la loro famiglia la collettività intera. Anche per il cristiano, l'appartenenza alla cristianità è più importante che i legami del sangue, poiché Cristo stesso ha detto: « Veni enim separare hominem adversus patrem suum, et filiam adversus matrem suam, et nurum adversus socrum suam: et inimici hominis domestici eius. Qui amat patrem aut matrem plus quam me, non est me dignus; et, qui amat filium aut filiam super me, non est me dignus » (Matth., X, 35-37).

[21] Cfr. ancora questo passo, p. 1080: « Dopo li tre anni li fanciulli imparano la lingua e l'alfabeto nelle mura, caminando in quattro schiere; e quattro vecchi li guidano ed insegnano, e poi li fan giocare e correre, per rinforzarli, e sempre scalzi e scapigli, fin alli sette anni, e li conducono nell'officine dell'arti, cositori, pittori, orefici, ecc.; e mirano l'inclinazione. »

[22] G. B. Marino, L'Adone (1623), canto X « Le Maraviglie », 117 sgg.

[23] F. Bacon, The New Atlantis, in Francis Bacon, a cura di Brian Vickers, Oxford-New York, Oxford University Press 1996 (« Oxford Authors »), p. 487.

[24] Cfr. Firpo 1972, p. XXIII.

[25] CS, pp. 1093, 1097, 1098, 1101.

[26] Questo motivo risale infatti ai predicatori del sec. XII, ed era diventato quasi un luogo comune all.epoca del Campanella: cfr. il capitolo « Il simbolismo del libro » in E. R. Curtius, La letteratura europea e il medioevo latino (1a ed. ted. 1947), tr. fr. (Presses Pocket « Agora » n° 14) pp. 497-507.

[27] Metaphysica, Proemio, citato in Garin 1994, p. 247.

[28] Amerio 1961, p. 1596. Nostri corsivi.

[29] Cfr. l'Apologia pro Galilaeo: « Concordant enim codices Dei utrique alter alteri. », citata in Garin 1994, p. 246.


© Karl STAS 1998-1999. This document is not to be cited without the written permission of the author.

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