QUESTIONE DI BACI

di Tito Livio

I bidoni della spazzatura si sono riempiti qualche settimana fa delle vesti stracciate da tanti personaggi italiani e stranieri di fronte alla bestemmia del Primo Ministro italiano sul rapporto di civilt� tra Occidente e fondamentalismo islamico.

Certo non deve essere stata una gran fatica per quelli italiani, visto che di vesti addosso gliene erano rimaste ben poche, e comunque a brandelli, di fronte all'opinione pubblica e soprattutto agli elettori italiani.

Talmente a brandelli che al povero D'Alema non � restato che aggrapparsi alla presunta considerazione in cui l'Italia era tenuta durante il suo breve Governo, in confronto al disprezzo in cui Berlusconi l'avrebbe trascinata. Considerazione altissima, come D'Alema ebbe a dire nel '98 al suo ritorno dal Vertice europeo di Vienna (v. Brioches nel N� 56 o I cento giorni di D'Alema nel N� 41).

Talmente a brandelli che tutti i figuranti ridimensionati dagli elettori italiani il 13 maggio scorso (i vari Angius, Mussi, Castagnetti & Co.) devono attaccarsi pure all'Islam per far credere di essere ancora sulla scena, e per gettare fango sul loro Paese, magari tramite la stampa estera, seguendo quella consuetudine italiana pi� volte ricordata da questa rivista.

A questi signori dalle vesti stracciate, sarebbe peraltro inutile ricordare quello che uno dei loro idoli, l'ex Presidente Clinton in visita a Roma, ha risposto all'intervistatore TV che gli chiedeva se approvasse o meno l'operato del suo successore alla Casa Bianca: "Come cittadino americano, sostengo l'azione del mio Paese e del suo presidente". Chiss� se mai gli Italiani arriveranno a riconoscersi nel loro Paese! Inch'allah!

Quelli che avrebbero dovuto essere un po' pi� riservati sono invece alcuni personaggi stranieri tra cui, caso particolarmente emblematico, i governanti francesi.

Nel lontano 1978, per motivi che ci piacerebbe conoscere, Francia e Stati Uniti decisero di abbandonare lo Schah di Persia, Reza Palhevi, al suo destino, non ostante questi fosse da sempre un baluardo dell'Occidente in una regione a dir poco instabile, e tentasse di fare della Persia uno Stato moderno e occidentalizzato. L'accusa che gli fu mossa, a posteriori, fu quella di aver voluto modernizzare troppo rapidamentre un Paese ancora in larga parte medioevale, oltre naturalmente alla corruzione che aveva lasciato instaurare sotto il suo regime.

Fatto sta che, di fronte ai tumulti creati nel Paese dagli studenti integralisti islamici, la Francia non trov� di meglio da fare che favorire il rientro in Iran dell'Ayatollah Khomeni, principale oppositore dello Schah e capo spirituale dell'integralismo islamico, ospitato in Francia quale esule politico di riguardo, in quel di Neufle-le-Ch�teau. Rientro tutt'altro che discreto, visto che l'Ayatollah fu ricondotto in patria con un aereo speciale dell'Air France e con la deferenza ed il cerimoniale riservati in genere ai capi di Stato.

Come noto, sotto la pressione della folla inneggiante a Khomeni, lo Schah fu costretto ad abbandonare il Paese con moglie e figli, senza sapere dove andare, visto che Francia e Stati Uniti, tra gli altri, gli rifiutarono vergognosamente l'asilo politico, sino a stabilirsi in Egitto, ospite di un encomiabile Sadat. Per la cronaca, gli Stati Uniti gli rifiutarono poco dopo anche l'ingresso per operare il cancro alla gola che lo porter� alla tomba nel giro di due anni.

Grazie a questa geniale, strategica lungimiranza, Francia e Stati Uniti favorirono, o meglio determinarono, la nascita di uno stato teocratico, culla di quel fondamentalismo islamico che far� del chaddor, della giustizia occhio-per-occhio, dei Ministeri "per la repressione del vizio", della lapidazione delle adultere, dello sgozzamento di donne e bambini e di altre amenit� del genere, le pietre miliari della sua civilt�. Civilt� il cui faro ha irradiato il Pakistan, l'Afganistan, la Cecenia, l'Algeria, l'Indonesia, Timor e... i nostri cattotalebancomunisti, come dice Monello in altra parte della rivista (v. Italopatetici).

Di fronte a tanta perspicacia, verrebbe da sorridere sull'atteggiamento altezzoso dei governanti francesi (quelli americani dovrebbero nel frattempo essersi ravveduti) verso il Governo italiano e le chiare prese di posizione del suo leader sul contesto geopolitico attuale ed i rapporti di civilt�. A meno che il "nervosismo" francese non sia determinato da altri fattori. Per esempio dalla disinvoltura con cui Berlusconi agisce nel contesto internazionale, senza concessioni alla retorica, al di l� dei confini di un'Europa che la situazione internazionale sta mostrando in tutta la sua inconsistenza.

Disinvoltura che significa non sottostare al solito tentativo di direttorio franco-tedesco sull'Europa ed i suoi interessi, come la messa in discussione della partecipazione italiana al consorzio per l'aereo militare A400M ha dimostrato. Episodio questo che ha stizzito soprattutto i francesi, bisognosi dei miliardi italiani per dar vita ad un progetto che pompi ossigeno alla sua industria aeronautica, ma che ha stizzito oltremisura pure la sinistra italiana ed il suo ex l�der maximo Massimo D'Alema.

Una stizza davvero sorprendente, per una sinistra da sempre antimilitarista, da sempre contraria alle spese militari ed agli aumenti di budget per il Ministero della Difesa. Quasi come se questa sinistra ed i suoi esponenti vedessero rompersi quell'entente cordiale che avevano stabilito con il Governo Jospin negli anni della gloria.

E gi�, quel glorioso finale degli anni '90, quando la Francia appoggiava disinteressatamente l'insediamento di Prodi a Bruxelles ed il Nobel a Dario Fo, alcuni dei grandi successi ascritti dal l�der m�ximo alla statura internazionale che derivava all'Italia dalla guida prestigiosa di Querce e Ulivi!

Ora invece che la diplomazia italiana sembra avere preso in mano l'iniziativa per tentare di risolvere il problema mediorientale, e sembra anche destinata a dover gestire la situazione nei Balcani, i residui dell'Europa socialista non trovano nulla di meglio da fare che sbeffeggiare e oltraggiare in maniera spudoratamente villana, i massimi rappresentanti dell'Italia, il suo Primo Ministro ed il Presidente della Commissione Europea.

Non sappiamo come Prodi sapr� reagire a questa discutibile idea di "Europa" che certi Stati dell'Unione sembrano avere, siamo invece sicuri che il Governo italiano ne trarr� ulteriore conferma della bont� del suo operato negli interessi generali dell'Italia. Oltre alla soddisfazione personale del Cavaliere che a Mosca scambia abbracci e baci con un leader extracomunitario come Putin, a sugello di un incontro che sembra aver avuto obiettivi ben pi� vasti di una normale visita di cortesia.

Per ironia della sorte, pare che negli stessi giorni D'Alema abbia scambiato abbracci e baci con un comunitario d'eccezione, il Ministro degli Esteri belga Louis Michel, quello illuminato, che assegna le pagelle di merito ai leaders europei e rifiuta di stringere le mani indegne. Ed allora tutto ci � pi� chiaro sui destini dell'Europa e sulla necessit�, per taluni, di attaccarsi pure all'Islam per sopravvivere.

Che Allah abbia piet� di quest'Europa!

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