I CENTO GIORNI DI D'ALEMA

di Massimo Galanti

Nonostante si stia avvicinando la fine dei piu' abulici primi cento giorni di governo nella storia della Repubblica, si continua a far finta di niente nella speranza che un qualche miracolo possa raddrizzare una situazione alquanto drammatica. Ormai la verita' di una sinistra incapace di risolvere, casomai di peggiorare, i tanti problemi della societa' italiana si rivela sempre piu' apertamente.

Un segno della perdita di speranza risulta anche dalla scarsa predisposizione dei media, altrimenti sempre ben predisposti, di dar seguito alle veline che esaltano i grandi meriti degli ultimi governi di centrosinistra. Anche l'ultima velina che imponeva l'esaltazione del vertice di Vienna come il vertice del "Patto per il Lavoro" ha avuto scarso seguito, e pochi giornali hanno avuto il coraggio di non parlare di questo vertice come uno dei piu' fallimentari.

D'Alema in persona, non si capisce se piu' per ignoranza od arroganza, scende in campo tentando di vendere l'immagine di un Vertice di successo e di un' Italia sempre piu' seguita ed ascoltata e portatrice di modelli sociali "esportabili". Anche a quest'ultima boutade molti giornali non hanno avuto il coraggio di dare eccessiva risonanza.

Per chi conosce appena gli Europei suona estremamente ridicola l'idea di prospettare loro un qualsiasi "modello italiano" che non sia quello della bella vita per chi se la puo' permettere. E difatti nei media europei non c'e' cenno di questo desiderio di seguire mitici modelli di sviluppo italiani. Il tutto si riduce quindi penosamente alla solita propaganda interna di un governo incapace di prendere serie iniziative.

Per nascondere i guai italiani e soprattutto l'incapacita' a superarli si tenta di far passare l'idea che i problemi siano generali ed uguali per tutte le nazioni maggiormente sviluppate. Che ci sia qualcosa di comune nessun lo mette in dubbio, ma quando si va nei dettagli sorgono delle differenze enormi. Ad esempio l'Italia e' l'unico fra i paesi sviluppati dove la disoccupazione non solo non e' diminuita ma anzi ha fatto registrare un sensibile aumento (dal 12% al 12,3%). In Germania ad esempio la disoccupazione e' scesa dall 11.8% al 10.6%. Non solo, ma vi e' ormai un nutrito gruppo di paesi europei, per non parlare di quelli extra europei, dove la disoccupazione e' stabilmente ad una sola cifra. e si tratta di paesi quali l'Olanda, la Gran Bretagna, l'Austria, la Danimarca, la Svizzera, la Svezia, paesi dove la disoccupazione si calcola fra il 3.5% ed il 6% e continua a scendere.

Come si vede anche se il problema della disoccupazione e' di tutti, non colpisce tutti nella stessa maniera. All' Italia il triste primato della disoccupazione piu' alta ed in crescita. Lo stesso vale per la crescita economica: e' vero che in tutti i paesi vi e' stato un certo rallentamento, ma si tratta sempre, se ci limitiamo ai soli paesi europei, di una crescita fra il 2.7% della Germania ed il 3.8% di Spagna e Olanda, mentre per l'Italia sara' una fortuna arrivare all'1.3%, ovvero dalla meta' ad un terzo della crescita degli altri paesi Europei.

E purtroppo le prospettive per il prossimo anno sono di un rallentamento generalizzato con un'Europa ad undici (quella dell'Euro) con una crescita media intorno al 2.3% e con l'Italia fanalino di coda con una crescita abbondantemente sotto il 2%.

Allora e' chiaro che i problemi Italiani sono diversi e piu' drammatici di quelli delle altre nazioni sviluppate. Sarebbe ora che si andasse ad analizzare queste diversita' invece di trastullarsi con le barzellette tipo "esportabilit�" del modello di sviluppo italiano.

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