FINANZIARIA ALLA NAPOLETANA

di Massimo Galanti

Si racconta che a Napoli, in coincidenza con le elezioni, parlo degli anni dopo la guerra, i candidati meno scrupolosi usassero regalare confezioni di pasta ai propri concittadini per ottenerne il voto favorevole. Oggi i tempi sono cambiati, Napoli non e' piu' la stessa, in compenso e' l'Italia che, grazie a dieci anni di governo delle sinistre, assomiglia sempre di piu' alla Napoli del dopoguerra. E' giusto quindi che chi vuol farsi eleggere si adegui presentando una finanziaria ai maccheroni e pomodoro.

La sinistra non e' nuova all'uso della finanza per motivi elettorali. Gia' con il governo Dini, durante la campagna elettorale del 1996 si era cercato di far confusione -riuscendoci- con i conti dello Stato, contando su di uno strano sciopero degli uffici addetti alle statistiche. Per mesi il ministro Frattini riusci' a nascondere, negando che ci fosse, un deficit impressionante nei conti pubblici. Il risultato fu la possibilita' di un'allegra finanza, a scopi elettorali, ed un buco enorme nei conti dello Stato che Prodi dovette affrettarsi a coprire, anche con l'imposizione di tasse inique come quella sull'Europa.

Visto che in fondo e' andata bene sia ai sindaci di Napoli che a Dini, ora e' la volta di Amato e Visco. Certo da un uomo come Amato non c'era da aspettarsi un uso cosi' spudorato della finanza per fini elettorali.

Quando Amato venne nominato, su suggerimento di Craxi, Presidente del Consiglio, nel lontano 1992, si comporto' in maniera del tuttto diversa. Si era pero' all'inizio della legislatura, si dovevano aspettare ancora 5 anni per nuove elezioni, ed il nostro penso` bene di strizzare al massimo, ben coadiuvato dall'allora ministro del Tesoro Ciampi, le gia` esangui borse degli Italiani, arrivando a togliere, nottetempo, i soldi dai loro depositi bancari.

Questa politica di rapina continuo` sempre con Ciampi ed Amato, con parti scambiate, cui poi si aggiunse, a completare il terzetto, il buon Prodi, coadiuvati anche dall'ex comunista Visco.

Ci hanno detto e ridetto in questi anni che questa politica fiscale era necessaria per porre un rimedio all'allegra gestione finanziaria del passato, gestione che aveva portato il debito italiano al 120% del Prodotto Interno Lordo.

A noi e` sempre apparso strano che per rimediare ad una politica finanziaria disastrosa fossero chiamati gli stessi uomini che di tale politica sono stati fra i principali responsabili, con Amato in testa a tutti, essendo stato durante i famigerati anni '80, gli anni del debito, consigliere di Craxi, ministro del Tesoro ed anche vice segretario del PSI. Ma grazie alla propaganda giornalistica/televisiva un po' alla volta questo lato della storia politica di questi uomini e' stato dimenticato ed e` stata portata avanti l'immagine di uomini supercompetenti, tutti dedicati al salvataggio della Patria.

Ci hanno anche detto che tale politica restrittiva era necessaria per poter entrare in Eurolandia. Se si volesse continuare con la polemica ci sarebbe molto da dire sulla coerenza di uomini, quali i membri del PDS, che hanno sempre visto l'Europa come il fumo negli occhi. Basta ricordare a tale proposito l'episodio in cui Berlinguer tolse la fiducia ad Andreotti, allora suo alleato, perche' questi aveva deciso di far aderire l'Italia al serpente monetario, che era in pratica un primo passo verso la moneta unica.

Non si vuole qui fare un appello aprioristico alla coerenza. E` logico che le politiche possano e debbano cambiare quando nuove circostanze aprono nuove prospettive, ma si vuole solo stigmatizzare il furore ideologico con cui ieri si condannava l'Europa Unita e lo stesso furore ideologico con cui oggi la si difende.

Quel che rimane e` il comportamento caratteriale tipico degli integralisti la cui fede nell'ideologia impedisce una riflessione guidata dalla ragione e dal buon senso. Magari cambia l'ideologia, ieri era il marxismo, oggi il cosiddetto socialismo liberal(?), ma rimane sempre un comportamento da trinariciuti.

Comunque sia, dimentichiamo la polemica e tentiamo di capire il perche' di una tale politica finanziaria e quali sono state le sue conseguenze.

Sono anni che su questa rivista telematica ribadiamo lo stesso concetto, ovvero che l'unica politica che sia stato possibile mettere in pratica durante l'Era Amato-Prodi-Ciampi-D'Alema sia stata quella del taglio indiscriminato della spesa (quella utile) e dell'uso predatorio della leva fiscale. Con il seguente risultato.

I tagli di spesa indiscriminati hanno colpito soprattutto la spesa in investimenti, in nuove strutture o per l'adeguamento ed il miglioramento delle vecchie. Le conseguenze sono tragicamente sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere, e la tragedia e' particolarmente evidente per coloro che possono paragonare quello che succede in Italia con quello che succede invece nel resto d'Europa.

Oggi ci troviamo con un Paese vecchio ed arretrato, non in grado di mantenere uno sviluppo industriale avanzato ed a maggior ragione incapace di attrarre capitali stranieri. In altre parole un simile risanamento delle finanze statali sta portando ad una rapida, forse voluta, deindustrializzazione del paese (v. anche Britannia nel N.3) e ad un suo costante impoverimento. Tali tagli hanno praticamente lasciato invariata la spesa corrente che molto dipende dall'inefficienza e dagli sprechi del sistema.

Modificare questa spesa sarebbe stato piu` difficile per un governo della Sinistra in quanto avrebbe richiesto delle riforme di struttura che avrebbero coinvolto gli equilibri sociali e alcuni interessi di potere politico-economico particolarmente vitali per la stessa Sinistra. Un altro colpo al tessuto economico e` stato dato dall'aumento della pressione fiscale, che ha depresso oltremodo la domanda, portando l'economia nazionale a dipendere sempre di piu' dall'esportazione e quindi dall'economia globale. Questa circostanza ha forse favorito qualche industria particolare ma di certo ha impoverito gli italiani.

Un'altra giustificazione di questa politica restrittiva la si trova nella necessita' di dover entrare nella zona Euro. Questa necessita', ci e' stato detto, era dovuta soprattutto a due motivi. Un motivo piu` volte addotto, specie dall'allora ministro Ciampi, era il poter contare sul basso tasso d'interesse che sarebbe scaturito dall'unione monetaria. L'abbassamento dei tassi avrebbe fatto risparmiare decine di migliaia di miliardi di interessi sul debito pubblico, riducendo cosi' drasticamente il deficit.

L'altro motivo era la forza dell'Euro che avrebbe portato ad un'economia, soprattutto quella italiana, non piu' soggetta a svalutazioni competitive e quindi costretta ad un rinnovamento del sistema industriale sotto lo stimolo di una vera competizione. Insomma l'entrata nell'Euro sbandierata come una grande vittoria della sinistra avrebbe portato come d'incanto benessere e stabilita' al popolo italiano. Purtroppo i due obiettivi di cui sopra, non e` polemica dirlo, sono stati completamente e clamorosamente mancati.

L'Euro, come era stato previsto da alcuni, senza un vero indirizzo economico a livello europeo che non sia solo quello del pareggio di bilancio, si e` dimostrato fragilissimo arrivando a svalutare, nei confronti delle altre monete, fino al 20%. L'aspetto comico-penoso di tutta la faccenda e` l'apparente soddisfazione con cui Commissione (vedi Prodi), governi nazionali, ed industrie esportatrici hanno salutato l'evento: una bella svalutazione competitiva che avrebbe favorito le esportazioni e quindi la crescita dell'economia.

In altre parole, invece di far diventare virtuosa l'economia italiana, si sta italianizzando quella europea. Tutto cio` avviene nel quadro di un'economia mondiale dominata dagli Stati Uniti, che continuano a crescere ad un ritmo doppio rispetto alla crescita europea. In questo modo l'Europa continua ad impoverirsi nonostante la sua crescita. A maggior ragione si sta impoverendo l'Italia che ha la crescita piu' bassa di tutta l'Europa.

Una conseguenza della debolezza dell'Euro e` stata la crescita dei tassi d'interessi, annullando quindi anche i benefici sul deficit pubblico. Rispetto a qualche anno fa i parametri macroscopici dell'economia italiana non sono cambiati per nulla. Quello che invece e' cambiato, e molto in peggio, e' il benessere degli italiani, che a causa di un sistema industriale poco competitivo, dovuto anche alla mancanza di strutture adeguate, e di un fisco incredibilmente rapace, hanno visto erodere grandemente il loro potere d'acquisto, rendendoli irrimediabilmente fra i piu` poveri in Europa.

Il bilancio di quasi un decennio di politica finanziaria della sinistra e` stato quasi catastrofico. C'e` chi ha provato a stimare le conseguenze della politica dei governi delle sinistre in almeno un punto mancato di crescita annuale percentuale, in altre parole l'economia italiana ha perso negli ultimi anni quasi 300.000 miliardi di lire, dovuti ad una mancata crescita. D'altra parte a voler ritornare a fare i polemici, ci si puo' chiedere cosa ci si poteva aspettare da uomini che per piu` di quarant'anni hanno esaltato il sistema socio-economico, quello dei paesi del cosiddetto socialismo reale, piu` ridicolo, piu` inefficiente e piu` inumano che la storia millenaria degli uomini abbia mai conosciuto. E' gi� tanto che non siamo ancora ridotti allo stato dell'Albania. Ma c'e' sempre tempo.

Di fronte ai clamorosi insuccessi della sinistra, che la stampa affaristico-finanziaria tenta disperatamente di coprire, si sta profilando una netta vittoria del centro-destra. Da qui la necessita' di ammansire gli elettori con una finanziaria modello "corno dell'abbondanza", la versione moderna della distribuzione dei pacchi di pasta. Poco importa che gli uffici statistici e la Corte dei Conti nutrano seri dubbi sulla copertura finanziaria del Bonus Fiscale, siamo sicuri che Amato e Visco, senza tema di essere smentiti dagli organi di stampa, minimizzeranno con la loro arroganza questi timori assicurando ovviamente che i soldi sono piu` che sufficienti.

Rimane da notare che comunque non si tratta di una distribuzione di nuova ricchezza creata, ma della restituzione, in parte, di un maltolto, che e` servito prima a deprimere l'economia, ed oggi a propangadare la ridistribuzione socialista della ricchezza.

L'anno prossimo, si spera, gli Italiani avranno la possibilita` di spazzar via questa vecchia Italia, inefficiente e stracciona e d'iniziare una vera e propria rivoluzione liberale, quella rivoluzione che aspettiamo dai tempi della Controriforma.

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