DON PRODI

di Eros Capostagno

Confessiamo di aver provato una cocente delusione stamattina, vedendo che Il Giornale riportava in prima pagina la pesante vignetta di "Don Prodi" che manda avvertimenti mafiosi, pubblicata due giorni fa dal quotidiano olandese de Volkskrant. Delusione cocente, in quanto avevamo già assaporato con vanità la soddisfazione di un piccolo scoop, con l'immediata decisione della pubblicazione su "L'ITALIA" di tale vignetta. Ci inchiniamo dunque davanti al quotidiano che è arrivato prima di noi, ma pensiamo sia utile pubblicare ugualmente questa vignetta, a beneficio di coloro cui fosse sfuggita.

La vignetta (di Jos Collignon) si riferisce all'opposizione del governo Italiano alla candidatura dell'olandese Wim Duisenberg alla presidenza della futura Banca Centrale Europea, quella che dirigerà l'economia europea attraverso la moneta unica, l'Euro appunto.

Un boss mafioso "avverte" Duisenberg, stretto tra due sicari, che è meglio non contrariare "Don Prodi": "Gli italiani sono persone sensibili..., un po' di rispetto..., delle buone maniere..., è tutto quello che don Prodi chiede al custode dell'Euro...". A buon intenditor...

L'opposizione italiana, ufficialmente giustificata dalla opportunità di riequilibrare verso Sud l'asse portante dell'Europa, si era manifestata nei giorni scorsi con dichiarazioni tonitruanti di Prodi che rivendicava per l'Italia "un'adeguata voce in capitolo" nelle nomine europee, visto che (a suo dire) l'Italia aveva ormai superato tutti i partners in virtuosismi (è il caso di dirlo, in particolare quelli contabili e quelli fiscalmente vessatori) maastrichtiani.

Prodi insomma ritirava fuori i "sorci verdi" (v. I sorci verdi... nel N. 7).

Il vero motivo, come noto, risiede invece nella improvvisa entente cordiale che si è stabilita tra Italia e Francia, o meglio tra i governi veterosocialista e neocomunista rispettivamente dei due paesi, che giustificano davanti ai propri cittadini le loro politiche interne anacronistiche e fallimentari, con i complimenti che reciprocamente si scambiano. Un po' come il cieco e lo zoppo, insomma, costretti a camminare a braccetto in un mondo altrimenti ostile.

Fu così che dopo il vertice Prodi/Jospin di qualche settimana fa, è venuta fuori la "decisione" italiana di appoggiare il candidato francese alla Banca Centrale, in opposizione a Duisenberg, in concomitanza con l'annuncio da parte francese dell'adozione per legge delle famose 35 ore, annuncio che "convinse" Prodi della bontà dell'analoga richiesta di Bertinotti. Le 35 ore furono così sbiancate dall'aureola di assurdità che avevano sino ad allora avuto e consentirono a Prodi di risolvere "brillantemente" la crisi di governo, addirittura con una parvenza di benedizione internazionale...

Sarà certamente un caso, una pura coincidenza, ma in stretta contemporaneità arrivava pure da Stoccolma lo strano Nobel per la letteratura a Dario Fo, nonché l'aperta pressione di Burlando sull'Alitalia per un accordo con Air France invece di quello più razionale con KLM.
E a questo punto accusateci pure di dietrologia.

In questo scenario potrebbe dunque concludersi che la vignetta del (non autorevole) Volkskrant altro non rappresenti che il disappunto degli olandesi per il mancato appoggio dell'Italia alla candidatura Duisenberg. Certamente espresso in maniera alquanto rozza come disappunto, ma se pensiamo a come Prodi cercò a suo tempo subdolamente di "fregare" Francia e Germania sui parametri di Maastricht (v. Convergenze Parallele nel N. 13), proponendo al leader spagnolo Aznar (e finendone svergognato) un accordo tra compari, non possiamo meravigliarci più di tanto di questi riferimenti mafiosi.

Tanto meno ancora se andiamo a dare un'occhiata alle pagine precedenti del medesimo quotidiano de Volkskrant dello stesso giorno 13 novembre, dove vi sono altri due articoli dedicati all'Italia (cosa sfuggita a Il Giornale).

Uno riguarda la famosa moneta da mille lire con il disegno dell'Europa dove, non solo la Germania viene privata dell'ex DDR, come ormai sanno tutti, ma l'Olanda viene in pratica assimilata ad una provincia tedesca visto che ne è stato dimenticato il confine con la Germania stessa (forse per compensarla della perdita della DDR...). E non ci soffermiamo sul ridicolo che questa vicenda getta ancora sul nostro Paese. Amaramente constatiamo che la superficialità, la mancanza di professionalità, il lassismo e spesso (consentiteci) l'imbecillità non hanno più freni in Italia. Elementi che lo stesso de Volkskrant aveva rilevato in un precedente articolo nei giorni del terremoto dell'Umbria, tramite il suo corrispondente sul posto Jan van der Putten, che non aveva mancato di informare i suoi compatrioti della disorganizzazione, delle tresche sull'assegnazione delle tende e dei furti di frammenti degli affreschi danneggiati di Assisi.

L'altro articolo titola invece su quattro colonne: "I rapimenti in Italia sono una manna per la TV-emozione". Sotto una gigantesca foto di Silvia Melis appena liberata, l'articolo apparentemente se la prende con la TV italiana che fà degli episodi di quotidiana criminalità, materia di spettacolo quasi morboso.

Viene così raccontato quanto accaduto nella vicenda di Giuseppe Soffiantini, quando le autorità, con le telecamere al seguito, annunciavano la liberazione del sequestrato come praticamente cosa fatta, fornendo dettagli sulle operazioni ancora in corso. Come noto, il risultato è stato sinora solo quello di trovare qualche rifugio già abbandonato dai sequestratori e dall'ostaggio. Il sarcastico commento dell'articolista non poteva che essere: "Anche i sequestratori guardano sempre la TV!".

Dopo aver raccontato della sparizione di Silvestro, il bambino di Nola, dei temi in classe da cui la Polizia sperava di ricavare qualche indizio, e delle ipocrisie sul pagamento del riscatto della Melis, l'articolo si occupa del povero Donato Cefola, il sedicenne rapito in Basilicata e ucciso dai suoi rapitori: o paghi 400 milioni, diceva il messaggio lasciato dai rapitori, o vendiamo tuo figlio ai trafficanti di organi. In questo tragico caso, le telecamere sono arrivate troppo tardi, dice l'articolo, visto il repentino ritrovamento del corpo e l'arresto dei rapitori, per concludere: "Due uomini (che) non sono sequestratori professionisti. Ma anche loro bastano a garantire la TV-dramma".

Sarcasmo macabro? Può darsi. Quello che è certo è che dietro la facciata dell'attacco alla TV-avvoltoio, l'inviato cerca di spiegare ai suoi connazionali olandesi la assurda situazione di banalizzazione e di "normalità" (più di 600 sequestri di persona negli ultimi trenta anni!) con cui viene accettata ormai una criminalità barbara in un Paese "che vuole avere una voce in capitolo" in Europa. Compito davvero arduo, visto che i cittadini dell'Europa occidentale, che pur convivono con i loro tassi fisiologici di criminalità, sono lontani anni-luce dall'immaginare che un Paese possa convivere indifferente con simili situazioni, appannaggio in genere di certa cinematografia.

E così "...arrivederci alla prossima!", come ha detto in TV con involontaria ironia il Questore di Nuoro.

Decadenza morale, mancanza di stimoli e di ideali, indifferenza a tutto, ecco a cosa stanno conducendo certe ideologie imperanti in Italia da troppo tempo ed ora anche al potere. Ha già scritto Tito Livio (v. Azione Cattolica), ma riteniamo utile ripeterlo, che non è il 3% del PIL a discriminarci, ma la distanza abissale che ormai ci separa dai parametri di civiltà consolidati in Europa anche senza accordi di Maastricht.

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