I CONTI CHE NON TORNANO

di Eros Capostagno

Confessiamo di aver provato un'istintiva sensazione di benessere all'annuncio della richiesta di rinvio a giudizio per Prodi, forse perché sentita come utile per l'abbattimento del regime instaurato in Italia grazie al Professore, e/o forse perché interpretata come una nemesi storica dopo la persecuzione perpetrata attraverso la Magistratura su Berlusconi e la Fininvest.
Poi ci siamo vergognati con noi stessi di questa spontanea sensazione, in quanto è facile accorgersi che applaudire o contestare l'atto di un magistrato a seconda dei propri tornaconti politici, non conduce certamente a nulla di buono.
Diamo perciò per scontato che tutti i magistrati in Italia si comportino secondo giustizia e coscienza, in perfetta conformità con le leggi vigenti.

Tuttavia ci sono alcuni conti che non tornano.

Il primo. Ci sono in Italia circa 1600 cosiddetti "pentiti" che godono della protezione e del mantenimento da parte dello Stato. Lasciamo pure stare che alcuni di essi si servono dello stato di libertà per eseguire altri delitti, resta il fatto che 1600 criminali, che si sono tranquillamente riconosciuti colpevoli anche di decine di omicidi, circolano in mezzo a noi, protetti e spesati da noi stessi contribuenti.

Nello stesso momento, il sig. Cusani viene sbattuto in cella per sei anni assieme a criminali comuni per aver fatto girare dei soldi nel mondo dell'alta finanza; lo stesso viene richiesto per il sig. Dell'Utri, accusato di falsi bilanci di società consociate; e addirittura il sig. Vaccaro viene portato via in manette alla presenza dei fotografi e mentre gli pignorano i mobili, e condannato a tre mesi di galera perché rifiuta di pagare l'abbonamento alla RAI.

Ora è giusto che tutti i reati, siano essi contro la persona o contro il patrimonio o contro l'Amministarzione, vengano puniti in proporzione alla gravità del reato stesso ed al danno (o rischio) subito dalla società, ma è un po' difficile convircerci che 1600 assassini professionisti in libertà siano meno pericolosi di qualche yuppy della finanza o di un telespettatore a sbafo!
Senza contare i criminali che non vengono mai identificati e arrestati, visto che la maggior parte dei crimini in Italia restano impuniti, come già scritto su questa rivista (v. Il regime nel N.5).

A meno che non si prendano a modello gli evangelici Farisei che, alla domanda di Pilato "Volete che vi liberi Gesù o Barabba?", scelsero senza esitazione il pluriomicida Barabba.
Farisei, appunto.

Il secondo. Nelle scorse settimane la Corte di Cassazione ha emesso la sentenza finale e definitiva sull'innocenza del sig. Licio Gelli dai principali reati di cui era stato accusato quale Gran Maestro della Loggia P2.

Dell'inconsistenza delle accuse probabilmente se ne erano accorti in pochissimi giorni i giudici svizzeri, che infatti negarono l'estradizione di Gelli per alcuni dei reati contestatigli, mentre ai nostri sono occorsi quindici anni, ma tant'è.

Quello che ci preme sottolineare con soddisfazione, è come la Magistratura si sia mossa con sufficiente indipendenza, non lasciandosi condizionare dai lavori delle varie Commissioni Parlamentari d'inchiesta che, sotto l'alta guida della celebre on. Tina Anselmi, per ben 15 anni ci hanno rotto le scatole affannandosi a dimostare che Gelli ed i suoi accoliti erano responsabili di tutte le nefandezze italiane, dal terrorismo ai traffici d'influenza ai complotti e Dio solo sa quant'altro. Il tutto amplificato dal tam tam dei soliti quotidiani "indipendenti".

Ci sarebbe da chiedersi quali siano le competenze giuridiche e investigative dei componenti di queste Commissioni, ma lasciamo stare, anche perché abbiamo l'impressione che l'ideologia faccia spesso aggio sulla professionalità.

Ben altra efficacia ha mostrato la Commissione Parlamentare d'inchiesta sullo scandalo dei fondi per la ricostruzione delle zone terremotate dell'Irpinia (noto feudo della sinistra DC), Commissione presieduta dall'on. Oscar Luigi Scalfaro, che aveva rapidamente concluso le sue indagini stabilendo che non vi erano state irregolarità nell'uso dei 60 mila e rotti miliardi erogati dallo Stato nella (mancata) ricostruzione di quelle zone. Per inciso, un'ennesima "tranche" di finanziamenti è stata stanziata appena qualche mese fa.

Ci auguriamo che anche in questo caso la Magistratura si sia mossa con altrettanta indipendenza nel valutare eventuali ipotesi di reato, anche perché sulla base dei conti ufficiali degli esborsi statali e dei volumi di costruzione non realizzati, non dovrebbe essere poi così difficile risalire ad eventuali responsabilità.

Il terzo. Un principio giuridico ben conosciuto è la "non retroattività" di una nuova legge, cosa comprensibile con il semplice buon senso anche in assenza di cognizioni giuridiche specifiche. Ma che una legge in vigore non venga applicata perché i giudici hanno sentito dire che forse il Parlamento intende discuterne una riforma, non solo ci fa drizzare i capelli in testa, a noi che giuristi non siamo, ma ci indigna violentemente (v. anche Salto di qualità nel N.2).

Infatti ci chiediamo perché questa singolare procedura venga applicata per la prima volta proprio ora che l'imputato è un Ministro in carica del PDS (Burlando) e che il Capo dello Stato da qualche tempo, con soave tempismo, va proponendo l'abolizione di quel reato (abuso d'ufficio), per il quale Sindaci e assessori di tutt'Italia sono da quattro anni il bersaglio preferito e facile di tanti giudici.
Si è forse instaurato un clima tale da generare una sorta di condizionamento psicologico? Bene, allora non si vede perché non debba essere applicata la stessa procedura attualmente in corso a Brescia contro certe persone accusate di aver condizionato un altro (ahimé) ben noto Magistrato a dimettersi dalla Magistratura.

Il quarto. Come giustamente dovrebbe essere (e purtroppo non è) in tutte le gerarchie, ogni "capo" deve assumere le proprie responsabilità nel vegliare sulle gerarchie a lui sottoposte, decidendo sanzioni appropriate, ove necessario, per il corretto funzionamento della struttura.

Non ci stracciamo quindi le vesti per l'avvio, da parte dei loro "superiori", di procedimenti disciplinari e/o trasferimenti d'ufficio verso quei Finanzieri o magistrati per presunta violazione del "riserbo" professionale.
Anche se, togliere nello stesso tempo di mezzo queste persone da inchieste scottanti e pericolose per il sistema al Potere, inchieste che vengono poi affidate a Procure oberate di procedimenti e alle quali viene rifiutato il personale per svolgerli, puzza un po' di bruciato.

Non ci stracciamo le vesti dicevamo, però vorremmo sapere perché tutti i "superiori" erano e sono distratti quando certi PM in diretta TV leggono proclami contro il Governo, annunciano in anteprima che l'inchiesta in corso sta per toccare i più alti vertici del Governo, bollano un imputato come "criminale matricolato" e organizzano seduta stante manifestazioni popolari "spontanee" a loro sostegno.

E se qualche Mancuso si mostra un po' meno distratto, altri si stracciano le vesti e gridano "Crucifige! Crucifige!", mentre fortunatamente non ci sono "superiori" per vagliare l'atteggiamento di quei solerti magistrati che (magari con soli sei mesi di carriera all'attivo nel 1946 e poi pensionati) invitano certi inquisiti a "fare un passo indietro" e difendono certi altri con richiesta di rinvio a giudizio perche' hanno dato "risposte chiare ed esaurienti".

NOTA - Trepidiamo per lui, ogni volta che vediamo un diavolo tentatore avvicinarsi al PM di Venezia, Carlo Nordio, per intervistarlo in TV...

Il quinto. La giustizia civile e' ingolfata da milioni di pratiche che attendono dieci o quindici anni per essere esaminate.
In particolare è noto che per un proprietario, ottenere lo sfratto di un inquilino è, in Italia, impresa impossibile. La cosa non ha confronti con nessun Paese d'Europa, nemmeno quelli, come l'Olanda, dove l'inquilino è certamente protetto.

Allora, come è potuto accadere che a una nonna, vedova ottantenne e un po' malandata, un Pretore intimò lo sfratto esecutivo al primo colpo, senza concedere nemmeno un rinvio, notificato con un solo mese di preavviso dall'Ufficiale Giudiziario, pur non ricorrendo nessun motivo di urgenza?

Non vorremmo pensare che dipendesse solo dal fatto di essere, quel Pretore, cugino del proprietario.

* * *

Ribadiamo la nostra fiducia nella Magistratura e nelle Istituzioni, ma vorremmo che un giorno tutti questi conti tornassero.

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