CHI LA FA' L'ASPETTI

di Monello

Prodi dice, con quella sua aria pensosa e seriosa da professore, che ha quando non ride, ovvero raramente, che i mercati stanno attenti alle cose vere, alle cose profonde. Questi mercati a descriverli cosi' mettono quasi paura e infondono un senso di profondo rispetto.

Invero non si capisce a che serva ancora il voto del popolo sovrano, quando alle cose VERE e PROFONDE ci pensano i mercati. Basterebbe interrogare questi come una volta si interrogava l'Oracolo di Delfi. Anzi si potrebbe fare un Tempio: alla Verita' ed al Mercato.

Solo che poi il Professore sembra mancare un po' di coerenza quando la Confindustria, con le parole del suo Presidente, mette in guardia il Governo sul fatto che, se dovesse continuare con questa politica non fara' molta strada. Palazzo Chigi risponde irato che quelle della Confindustria, sono dichiarazioni: " Ingiuste, pretestuose e infondate ".

Ma come, i mercati sono veri e profondi e la Confindustria ingiusta e pretestuosa?

Tra l' altro sembra che le dichiarazioni della Confindustria siano state apprezzate anche dal Presidente della Fiat, e quando si muove la Fiat, c'e' da stare un pochino attenti, cosi' come quando si muove Mediobanca. Strana questa venerazione quasi religiosa per i mercati, e questa risposta altezzosa nei confronti delle critiche confindustriali.

Va bene che i Professori e' meglio non contraddirli, ne sappiamo qualcosa tutti dai tempi della scuola. In genere i Professori sanno molte cose, sono istruiti e preparati, mica come certi cavalieri ignoranti. Magari a qualcuno potrebbe venire il dubbio che certi cavalieri, avendo qualche societa', e non da poco, quotata in borsa, forse i mercati potrebbero conoscerli meglio di chi ha avuto a che fare solo con industrie non sue o meglio della comunita'; che se poi queste, invece di far profitti facevano debiti, poco importa, non e' che da un industria di Stato ci si possa aspettare piu' di tanto. Ma queste sono malignita' abbiette, che senz' altro uno dei tanti editorialisti ulivastri, se volesse, potrebbe trattare con il dovuto disprezzo.

A proposito di editorialisti, quelli del Corrierone hanno superato se stessi. Il direttore di quel giornale, qualche tempo fa' aveva suggerito che per far finire tutto questo trambusto politico-giudiziario si sarebbero dovuti sedere intorno ad un bel tavolo magistrati e politici per decidere sul da farsi. E il popolo sovrano? Come con la storia dei mercati di cui sopra.

In fondo si tratta di un antico sogno , che inizia con Platone per concretizzarsi con Marx, che a decidere delle sorti di un popolo siano le avanguardie intellettuali: Professori, magistrati, sindacalisti e domani magari pure i giornalisti. Solo che per ora per far sedere insieme magistrati e politici si dovrebbe prima cambiare la Costituzione.
Che se non andiamo errati dovrebbe essere cambiata anche per dare soddisfazione al tenero Montanelli.

Costui, come se fosse la cosa piu' naturale del mondo, in un editoriale sul caso Di Pietro propone addirittura che il Consiglio Superiore della Magistratura, avochi a se le indagini su Di Pietro, togliendole ai giudici di Brescia, per affidarle a dei procuratori di propria fiducia.

Qui, tralasciando l' ignoranza su questioni costituzionali cosi' basilari, vale la pena di sottolineare come simili delicate procedure non sono state mai invocate quando altri erano gli inquisiti, anzi addosso al fellone, reo ancor prima di essere giudicato, in nome della sempre benedetta giustizia popolare sommaria.

Ed ancora a proposito di giustizia, anche se si puo' essere turbati, e lo si e', dalla tragedia personale di Di Pietro, che fino a prova contraria deve essere considerato innocente, come recita la Costituzione, fa impressione vedere come chi, di fronte a simili tragedie personali, quando altri erano le vittime, dichiarava serenamente che bisogna lasciar lavorare i magistrati, dovendo avere la massima fiducia in costoro, ora invece parla di complotti e vili menzogne, proprio come gli inquisiti della cosiddetta Prima Repubblica.

E per finire, questa volta non vogliamo dimenticare il giovane Vice Presidente del Consiglio, che mentre si trovava alla Scala alle domande dei giornalisti che gli chiedevano commenti sul caso Di Pietro, rispondeva che oggi, in questo teatro si fa cultura, e non si parla di politica. Ma che c' entra la politica con un fatto che dovrebbe riguardare la Magistratura?

Ahi questi lapsus freudiani!

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