Parte seconda: La letteratura combinatoria

3. Georges Perec

3. Le tecniche della presenza

Il romanzo d'esordio di Perec, Les Choses (1965), fu immediatamente celebrato come esemplare saggio di critica alla civilt� dei consumi, reputazione che gli valse il Prix Renaudot, e che defin� la sua prima attenzione �sociologica� in termini teorici non eccessivamente originali:

Le cose � la storia d'una coppia che viene a poco a poco inghiottita dagli oggetti che la circondano, elettrodomestici o riproduzioni di quadri famosi, dalla pubblicit�, dalle mode, dai linguaggi del mondo merceologico. Libro in cui trionfa l'enumerazione, il catalogo, la cronaca dell'effimero percorsi da una impassibile ironia... (1)

Nella stessa direzione procedono le ironiche recensioni agli oggetti di culto pubblicate sulla rivista Arts-Loisirs nei due anni successivi, serie intitolata complessivamente L'esprit des choses (2). L'interesse per gli oggetti e le dinamiche della loro enumerazione e descrizione vedono in seguito un'evoluzione personale, un'intensificazione dello sguardo applicata a classi di oggetti ed azioni sempre pi� incassate nelle maglie del quotidiano:

La mia �sociologia� della quotidianit� non � un'analisi ma soltanto un tentativo di descrizione e, pi� precisamente, descrizione di ci� che non si guarda mai perch� vi si �, o si crede di esservi, troppo abituati e per il quale non esiste abitualmente discorso: per esempio, enumerazione dei veicoli che passano all'incrocio di Mabillon, o dei gesti che fa un autista quando lascia la sua automobile, o delle diverse maniere in cui i passanti tengono il giornale che hanno appena comprato. Si tratta di un decondizionamento: tentare di cogliere non ci� che i discorsi ufficiali (istituzionali) chiamano l'evento, l'importante, ma ci� che � al di sotto, l'infraordinario, il rumore di fondo che costituisce ogni istante della nostra quotidianit�. (3)

L'eccessiva visibilit� di questi oggetti si rovescia in invisibilit�: �eppure ci descrivono, nonostante noi crediamo di poterci esimere dal descriverli� (4). La salvaguardia messa in opera da Perec di questi bistrattati ma decisivi ambiti della realt� confonde per� anche qui i confini che delimitano la posizione teorica dalla reazione nevrotica al senso di vuoto incombente:

Cominciai ad avere paura di dimenticare, come se non fossi pi� in grado di trattenere nulla della vita che se ne andava, a meno di non annotare tutto. Ogni sera, scrupolosamente, con coscienza maniacale, mi disposi a tenere una sorta di diario: era tutto il contrario di un diario intimo: vi registravo solo ci� che mi era capitato di "oggettivo" [...]. Il panico di perdere le mie tracce si accompagn� al furore di conservare e classificare. (5)

La linea �sociologica� di Perec si risolve progressivamente in una direzione �descrittiva�, che porta avanti parallelamente all'ansia di conservazione degli eventi e degli oggetti una ricerca sulle modalit� in cui si attua questa salvaguardia. Le condotte testuali preferite dall'ultimo Perec sono quelle dell'affiancamento di narrazione e descrizione, come avviene in ogni capitolo di La vita istruzioni per l'uso, ma soprattutto quelle che indagano dall'interno i molteplici paradigmi della descrizione: nascono cos� esercizi di stile descrittivo che moltiplicano la ricerca su piani esterni, come Note riguardanti gli oggetti che si trovano sulla mia scrivania (1976) (6) o Still Life-Style Leaf (1981, �un testo che � insieme una descrizione e una descrizione della descrizione� (7)).

Sandra Cavicchioli individua tre correnti nelle descrizioni perecchiane: quella autobiografica riportabile alla sua �fobia del dimenticare�, quella fenomenologica che accoglie gli oggetti fuori da ogni presupposto soggettivo, quella infine che noi potremmo chiamare epistemologica, che si sofferma sulle possibilit� di ordinare il materiale osservato attraverso i criteri dell'enumerazione e della classificazione. La distinzione tra le prime due correnti � in qualche modo arbitraria, poich� anche il semplice lavoro immediato dello sguardo porta Perec a soffermarsi sulle valenze personali della compresenza degli oggetti: � la sua scrivania che ha davanti, � uno spazio fortementente marcato dalla sua presenza che gli si offre allo sguardo. In realt� la sua descrizione � eminentemente anti-fenomenologica, per il rilievo personale che ne costituisce sempre il rovescio, per la sua ibridazione con riflessioni e quesiti di natura eterogenea, ma soprattutto per le connotazioni fortemente rousseliane: un'iperdescrizione che derealizza gli oggetti e gli eventi illuminati, ed un costante lavoro di narrativizzazione della descrizione.

Gi� in W ou le souvenir d'enfance la minuzia descrittiva si applicava su piccole immagini, sulle fotografie d'infanzia dalle quali estraeva una storia, secondo modalit� tipiche del Roussel di La vue. In Esp�ces d'espaces la descrizione di un quadro, il San Gerolamo nello studio di Antonello da Messina, avviene secondo le esatte dinamiche rousseliane, per dilatazione narrativa dei minuti particolari seguendo �il percorso di uno sguardo che esplora lo spazio in quanto tale. Questo viene suddiviso in zone e su ognuna di queste si concentra un paragrafo [...]. Perec, specialmente nel secondo paragrafo, interpreta il quadro come trascrizione di un'azione, riconoscendone dunque la capacit� di recare inscritto, nelle sue forme statiche, un programma narrativo� (8). Del resto, questo brano � compreso in un capitolo dedicato alla �conqu�te de l'espace�, in cui figura anche un testo sulla "roulotte" con cui Roussel girava il mondo, che �permette di rendere itinerante la casa, spazio fisso e radicato per eccellenza� (9).

L'iperdescrizione e la dilatazione narrativa d'una immagine sono di nuovo congiunte in La vita istruzioni per l'uso, ma soprattutto nel racconto che ne discende Storia di un quadro (1979), dove �si parla di un quadro che rappresenta una collezione di quadri e ogni quadro � un'allusione a un capitolo del libro� (10).

Ma sono soprattutto i modi d'organizzazione del descritto che focalizzano la sua attenzione. Naturalmente le procedure di enumerazione hanno anch'esse una caratterizzazione ossessiva:

L'enumerazione non �, qui, una semplice ripetizione automatica ma la sedimentazione forzata di ricordi marginali, tratti in salvo in extremis, sottoposta all'assemblaggio della contrainte, si avvicina cautamente al recupero della significativit� biografica dei ricordi stessi. (11)

Ma l'applicazione della tecnica enumerativa sugli oggetti dell'infraordinario si rivela particolarmente efficace anche dal punto di vista stilistico, poich� �il distacco impersonale proprio della elencazione mantiene agli eventi dell'ordinario il loro attributo di non rilevanza� (12), ne preserva e circoscrive la principale peculiarit�.

Ragionare in termini combinatori aiuter� probabilmente a capire meglio le implicazioni di quest'ansia descrittiva. Nell'enumerazione, infatti, ci� che risulta dalle sequenze descrittive rappresenta il limite estremo della combinabilit� di elementi eterogenei, dove l'unico attributo comune, il solo criterio classificatorio � la compresenza in un luogo: la memoria dell'autore nelle descrizioni di oggetti, luoghi, eventi in absentia, come ad esempio i ricordi onirici di La boutique obscure (1973), o i testi raccolti in Je me souviens (1978); lo spazio che circonda l'autore nelle descrizioni "fenomenologiche" compiute in praesentia.

In entrambi i casi la descrizione perecchiana appare come l'affrancamento dell'enumerazione dalla schiavit� della classificazione; lo spazio che accoglie gli oggetti diviene protagonista in quanto unico garante dell'ordine del mondo, unica restrizione posta dall'autore al dispiegamento incontrollato del caos. L'interesse per l'infraordinario fa cos� da contrappeso alla regolamentazione eccessiva delle altre opere perecchiane: � indagata la condizione di semplice presenza delle cose, valore positivo in assoluto per Perec, qui isolato e analizzato per se stesso. La pura presenza nello spazio � quindi oggetto d'indagine complementare e speculare alla presenza appena mancata dei libri regolati dalla reimplicazione combinatoria del motivo dell'assenza.

Si diceva precedentemente che Perec, al contrario di Calvino, non ricerca precipuamente la molteplicit� delle linee discorsive, ma combina incessantemente le sue figure nella speranza di trarne finalmente un disegno leggibile, il disegno. E' questa la ragione che porta Perec a privilegiare il criterio dell'enumerazione (libero, definitivo), su quello della classificazione (arbitrario, non esaustivo) ogni volta che si crea lo spazio di un loro scontro. L'apologia dell'enumerazione si fa largo molto spesso, fino alla sua elevazione ad arte:

La scrittura contemporanea, salvo qualche rara eccezione (Butor), ha dimenticato l'arte di enumerare: le liste di Rabelais, l'enumerazione linneiana dei pesci in Ventimila leghe sotto i mari, l'elenco dei geografi che hanno esplorato l'Australia nei Figli del capitano Grant... (13)

La classificazione, l'organizzazione definitiva dei materiali � destinata invece a rivelarsi utopica, e il resoconto di questa reiterata impasse � fornito da Perec in Pensare/Classificare (1982), testo-elenco in cui la frammentazione originaria delle idee viene conservata nella disposizione in discorso, ed esaltata dalla sua argomentazione multiprospettica nei singoli testi:

Ci� che affiorava era tutto dalla parte del vago, del fluttuante, del fugace, dell'incompiuto: alla fine, ho deliberatamente deciso di conservare a questi frammenti informi il loro carattere esitante e perplesso, rinunciando a fingere di organizzarli in un qualcosa che avrebbe avuto, con pieno diritto, l'apparenza (e la seduzione) di un articolo, con un inizio, un centro, una fine. (14)

Perec rifiuta qui il meccanismo di dilatazione semantica delle tessere di discorso individuate, preferendo mantenerne i caratteri sintetici e discreti originali. Negando ogni forma di disposizione logica dei materiali, riempie lo spazio classificatorio liberatosi con una contrainte arbitraria, una fittizia associazione dei singoli testi ad una permutazione della serie alfabetica, che rispetta l'ordine di apparizione delle lettere dell'alfabeto nel racconto di Calvino In una rete di linee che s'allacciano (in traduzione francese), il settimo di Se una notte d'inverno un viaggiatore. Perec � rassicurato dall'arbitrariet� dell'ordine alfabetico, �inespressivo, dunque neutro� (15), e si lamenta dell'uso gerarchico che quest'ordine del tutto casuale talvolta assume: � ancora una valorizzazione dell'enumerazione pura, immediata (16). Cos� nel testo intitolato Le ineffabili gioie dell'enumerazione:

In ogni enumerazione ci sono due tentazioni contraddittorie: la prima � quella di censire tutto, la seconda di dimenticare comunque qualcosa; la prima vorrebbe chiudere definitivamente la questione, la seconda lasciarla aperta; tra l'esaustivo e l'incompiuto, l'enumerazione mi sembra che sia, prima di ogni pensiero (e prima di ogni classificazione), il segno indiscutibile di questo bisogno di nominare e riunire, senza il quale il mondo ("la vita") rimarrebbe per tutti noi privo di "storia". (17)

L'enumerazione � il principio d'ordine privilegiato da Perec non solo perch� anteriore alla classificazione, ma soprattutto in ragione della fallibilit� costitutiva di quest'ultima, costantemente presa di mira in Pensare/Classificare, ed evidenziata nella sua ineliminabile arbitrariet�: �E' talmente forte la tentazione di distribuire il mondo intero secondo un unico codice [...] Purtroppo non funziona, non ha neppure mai iniziato a funzionare, non funzioner� mai� (18). Come nei tentativi macrocombinatori mostrati, la struttura ad albero della classificazione tassonomica non pu� escludere un differente ordinamento trasversale, davanti al quale crolla nella sua pretesa di universalit�.

L'enumerazione sta alla classificazione come il progetto di Bartlebooth sta al caos circostante: � definizione di una linea riconoscibile all'interno dell'inestricabile reticolo delle linee tracciabili tra gli oggetti del mondo. Un testo precedente a Pensare/Classificare gi� conteneva i germi di una timida critica al principio di classificazione, del resto ampiamente utilizzato da Perec nelle sue opere. In Brevi note sull'arte e il modo di sistemare i propri libri (1978) l'analisi dei metodi classificatori � condotta sul filo di una analogia rintracciabile tra la combinatoria e la biblioteca:

Ogni biblioteca risponde a una duplice esigenza, che spesso � anche una duplice mania: quella di conservare alcune cose (dei libri) e quella di sistemarle in un certo modo. (19)

I superiori livelli dispositivi della combinatoria presentano cos� gli stessi caratteri di una biblioteca: in luogo della produzione di nuovi materiali, la combinatoria dispositiva produce solamente nuovi procedimenti di scelta, raccolta e combinazione di materiali esistenti, di cellule discorsive gi� circoscritte. Sui criteri di organizzazione d'una biblioteca possono cos� essere applicate, in virt� di questa analogia, le stesse procedure combinatorie che governano la scrittura: Perec riporta il progetto di un suo amico di arrestare la sua biblioteca a 361 opere, numero arbitrario che manifesta la stessa esigenza di autocostrizione che muove Bartlebooth a costruire un ordine dall'assenza totale di fondamenti, assumendo un ordine qualunque, in ragione della sua unica funzione di opporsi al disordine di partenza.

Ma l'insidia dell'impossibilit� d'una classificazione definitiva mina a pi� riprese ogni progetto di ordinamento anti-entropico d'una biblioteca, cos� come di un testo (20). I criteri di ordinamento organizzano il materiale ognuno secondo linee diverse, tra loro reciprocamente trasversali, ma soprattutto preesistono all'ordinatore; il testo-biblioteca non stabilisce una sua identit� attraverso l'invenzione di nuovi criteri, ma nell'assunzione stessa di criteri personali di combinazione dei criteri preesistenti:

ordine alfabetico

ordine per continenti o paesi

ordine per colore

ordine in base alla data di acquisto

ordine secondo la data di pubblicazione

ordine per formati

ordine per generi

ordine seguendo i grandi periodi letterari

ordine per lingua...

Nessuno di questi ordini � in s� e per s� soddisfacente. In pratica, ogni biblioteca trova la propria sistemazione a partire dalla combinazione di tutti questi modi di classificazione: ponderazione, resistenza ai cambiamenti, desuetudine, stabilit�, conferiscono a ogni biblioteca una personalit� unica. (21)

Nessuna identit� � data per Perec fuori da questa combinatoria di regole di combinazione preesistenti: la reazione al vuoto d'identit� sottostante si realizza nella svalutazione dei contenuti profondi della nozione di soggettivit�, approdando ad un principio d'identificazione che individua l'irriducibilit� del soggetto nel peculiare rapporto di aggregazione e combinazione di contenuti esterni in esso realizzato. Ecco perch� i procedimenti combinatori sono talvolta presenti nelle opere di Perec senza alcuna funzione narrativa o strutturale: le regole di combinazione sono i segni d'un'identit�, sono figure della costituzione combinatoria di ogni soggetto; ma sono in particolare i segni del soggetto Perec, una firma che rinvia alla sua peculiare autocostruzione, all'assunzione dei procedimenti combinatori come rete di salvataggio nella sfida instaurata contro il vuoto sottostante.

Naturalmente neanche Perec sfugge all'ambiguit� fondamentale che muove ogni sfida all'orrore del vuoto: la pressione che spinge in avanti il tentativo di riempimento d'una lacuna � alimentata con identica intensit�, ma con verso opposto, dalla fascinazione della perdita del s�, dalla vertigine dell'inaccessibile:

Come i borgesiani bibliotecari di Babele alla ricerca del libro che dar� loro la chiave di tutti gli altri, anche noi oscilliamo fra l'illusione della compiutezza e la vertigine dell'inafferrabile. In nome della compiutezza, vogliamo credere che esista un unico ordine che ci permetterebbe di accedere di colpo al sapere; in nome dell'inafferrabile, vogliamo pensare che l'ordine e il disordine siano due termini che si equivalgono nel designare il caso. (22)

Se in Perec questa casualit� ultima dell'ordine suona come una ricerca di compensazione, una proiezione universale della sua condizione sradicata, l'identica affermazione di Calvino vuole trascendere da ogni riferimento personale per definire una via intersoggettiva alla ricerca d'una sintesi letteraria della realt�:

Questa letteratura del labirinto gnoseologico-culturale [...], ha in s� una doppia possibilit�. Da una parte c'� l'attitudine oggi necessaria per affrontare la complessit� del reale [...]; quello che oggi ci serve � la mappa del labirinto la pi� particolareggiata possibile. Dall'altra parte c'� il fascino del labirinto in quanto tale, del perdersi nel labirinto, del rappresentare questa assenza di vie d'uscita come la vera condizione dell'uomo. (23)


Note

(1) Italo Calvino, Ricordo di Georges Perec, op. cit., S 1389.

(2) Segnaliamo, a titolo di esempio (interessato), nelle pieghe di una improbabile Teoria dei gadget l'esistenza di alcuni di essi che �sono di natura combinatoria: � stato normale pensare un certo giorno al cavatappi apribottiglie, al portasigarette accendino, alle forbicine limaunghie; � pi� sofisticato arrivare all'accendino apribottiglie, alla penna calzascarpe, al tagliasigari carillon, ma il principio � esattamente lo stesso�. Abbozzo di una teoria dei gadget (Esquisse d'une th�orie des gadgets, �Arts-Loisirs�, n� 65, 21-27 dic. 1966, p. 21), trad. it. di Andrea Borsari, �Riga�, n� 4, p. 35.

(3) Conversazione con Jean-Marie Le Sidaner, op. cit., p. 91.

(4) Leggere: schizzo socio-psicologico (1976), in Pensare / Classificare, op. cit., p. 97.

(5) I luoghi di un'astuzia, op. cit., pp. 61-62.

(6) In Pensare/Classificare, op. cit., pp. 17-22.

(7) A proposito della descrizione (A propos de la description (1981), in L'infra-ordinaire, Paris, Seuil, 1989, pp. 107-119), trad. it. di Luigi Grazioli, �Riga�, n� 4, p. 72.

(8) Sandra Cavicchioli, op, cit., pp. 177-79.

(9) id., p. 177.

(10) Conversazione con Gabriel Simony, (Entretien avec Gabriel Simony, �Jungle�, n� 6, f�vrier 1983), trad. it. di Elio Grazioli, �Riga�, n� 4, p. 113.

(11) Eleonora Bertacchini, op. cit., p. 156.

(12) ibid.

(13) Note riguardanti gli oggetti che si trovano sulla mia scrivania (1976), in Pensare/Classificare, op. cit., p. 21.

(14) Pensare/Classificare, op. cit., p. 136.

(15) id., p. 143.

(16) Perec usa come sinonimi �enumerazione� ed �elencazione�: ci� che lo attrae dell'enumerazione � infatti la sua serialit� antigerarchica, liberata dalla graduatoria che la serie dei numeri stabilisce: non ci sono numeri nelle enumerazioni perecchiane.

(17) In Pensare/Classificare, op. cit., p. 148.

(18) id. p. 138.

(19) Brevi note sull'arte e il modo di sistemare i propri libri, in Pensare/Classificare, op. cit., p. 27.

(20) �Una biblioteca non in ordine crea disordine: si tratta dell'esempio che mi � stato presentato per farmi capire il concetto dell'entropia e pi� volte l'ho verificato in via sperimentale� (id., p. 32-33).

(21) id., pp. 33-34 (mio il corsivo).

(22) id., p. 36.

(23) Italo Calvino, La sfida al labirinto (1962), S 122.

 

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