il Rimino n. 49. 30 agosto 2000
Memorie riminesi
Ricordi tra personale e pubblico

Archivio 2015


Comincio a scrivere da questo numero del Rimino alcune memorie personali tra privato e pubblico. Oggi 30 agosto compio 58 anni, essendo nato nel 1942. In Riministoria ho già inserito un mio curriculum diciamo così ufficiale.
Antonio Montanari è nato a Rimini il 30 agosto 1942, figlio di Valfredo e di Maddalena Nozzoli. Si è laureato in Pedagogia il 22 febbraio 1966 (con centodieci su centodieci), discutendo la tesi in Storia della Filosofia (relatore il prof. Paolo Rossi, correlatore il prof. Ezio Raimondi), intitolata "Irrazionalismo e Pragmatismo in Italia dal 1903 al 1915 ('Leonardo', 'La Voce', 'Lacerba')". Copia di questa testi è stata depositata alla Biblioteca Malatestiana di Cesena. Su invito del prof. Ezio Raimondi ha collaborato alla rivista il Mulino.
È stato insegnante di Materie Letterarie nelle Scuole Superiori dal 1966 al 1992. Dal 1959 svolge attività giornalistica. È giornalista pubblicista. Ha collaborato tra l’altro a il Resto del Carlino, L’Avvenire d’Italia, Il Giornale d’Italia, La Fiera Letteraria.
Ha fondato nel 1992 il mensile RiminiLibri, ed ha curato il quadrimestrale Pagine di storia e storia, supplemento al settimanale riminese Il Ponte.
Ha ideato e prodotto i "Quaderni di Storia" riminese, di cui sono apparsi tre titoli.
Tra le sue pubblicazioni alcune sono di carattere divulgativo (ad es. Rimini ieri, Lumi di Romagna), molte altre sono ricerche storiche che presentano documenti inediti. Particolare attenzione è stata da lui prestata a due eminenti figure della cultura italiana del Settecento, Giovanni Bianchi ed Aurelio Bertòla, con ampi riferimenti al quadro culturale e storico nel quale essi operarono.
Circa Giovanni Bianchi (Iano Planco), ha trattato in modo specifico della sua formazione intellettuale prima a Rimini e poi a Bologna: cfr.
1. La Spetiaria del Sole;
2. Modelli Letterari dell'autobiografia latina di G. B. inedito ["Studi Romagnoli" XLV (1994), Cesena 1997]; G. B. studente di Medicina a Bologna (1717-19) in un epistolario inedito ["Studi Romagnoli" XLVI (1995), Cesena 1998];
3. "Lamore al studio et anco il timor di Dio", Precetti pedagogici di Francesco Bontadini commesso della "Spetiaria del Sole" per Iano Planco, suo padrone (1995).
Relativamente ad Aurelio Bertòla, bisogna ricordare:
1. la ‘scoperta’ di un Diario inedito (1994), prezioso per le notizie biografiche che esso contiene;
2. la ricostruzione degli ultimi due anni di vita del poeta riminese, soprattutto dopo l’occupazione francese della Romagna nel 1797 (cfr. - Aurelio Bertòla politico, presunto rivoluzionario. Documenti inediti (1796-98) ["Studi Romagnoli", Lugo, 1997, Cesena 2000];
3. La filosofia della voluttà, Aurelio Bertòla nelle lettere di Elisabetta Mosconi;
4. La storia delle Notti clementine (dal carteggio Bertòla-Amaduzzi, inedito);
5. Bertòla redattore anonimo del Giornale Enciclopedico. Documenti inediti. ["Romagna Arte e Storia", n. 50/97]
Ha studiato l’attività filosofica di Giovanni Cristofano Amaduzzi: cfr. Appendice storico-critica alla ristampa de La Filosofia alleata della Religione. Su Amaduzzi ha scritto una biografia apparsa in un volume curato da Luciana Morelli per la Provincia di Firenze (Olschki ed., Firenze 2000). Presso l'Accademia dei Filopatridi ha fondato il Centro Amaduzziano.
Ha curato l’edizione critica della storia inedita di Rimini di Antonio Bianchi.
Ha ‘scoperto’ l'esistenza di un ignorato bibliotecario gambalunghiano: cfr. Il contino Garampi ed il chierico Galli alla "Libreria Gambalunga.
Si è ampiamente occupato anche di Storia del XX secolo, con particolare riguardo alla diffusione del Modernismo in Romagna (cfr. la biografia di don Giovanni Montali, ed al periodo 1943-44 (cfr. I giorni dell’ira, con documenti inediti su San Marino; e l'Introduzione storica, intitolata "Dal fascismo alla democrazia", al volume di B. Ghigi La tragedia della guerra nel Lazio).
È stato Accademico Ordinario della Rubiconia Accademia dei Filopatridi e fa parte del Consiglio dei XXIV. Per tale Accademia ha organizzato due edizioni del Concorso di Lingua Latina, ed ha curato la pubblicazione del "Quaderno XVII, 1995". Sempre presso i Filopatridi, come si è detto, aveva fondato il Centro Studi Amaduzziani di cui è stato Coordinatore, prima di dimettersi nel 2001.
È Accademico della Accademia Pascoliana di San Mauro Pascoli.
È stato chiamato a scrivere la storia ufficiale dell’Istituto San Giuseppe per l'Aiuto materno, edita nel 1998 col titolo di Scienza e Carità; e quella del settimanale Il Ponte nel volume 1987-1996, Dieci anni della nostra vita dalle cronache del Ponte, apparso nel 1997.
Ha pubblicato la prima storia dell'Annona riminese nel 1700, sotto il titolo de Il pane del povero, in "Romagna arte e storia". Questo lavoro offre un importante quadro della società del Settecento, che segue ai Matrimoni diseguali. Documenti inediti sono presenti nell'ampio saggio Fame e rivolte nel 1797.
Ha tradotto gli Statuti di Sogliano. Per la Storia di Cervia, III vol. ed. Ghigi, ha scritto il capitolo sul sec. XVIII, intitolato "Dalla Città Nuova ai francesi. Aspetti di vita sociale nel Settecento", un saggio di 44 pagine.

Voglio aggiungere ora qualcosa di diverso.

Della mia infanza ho parlato in quelle Memorie di Tama prima apparse sul Ponte e poi confuite in Anni cinquanta, un libretto edito da Guaraldi.
Ovviamente, queste Memorie riminesi non occuperanno il Rimino, destinato ad altre cose ed imprese…, ma le inserirò in alcune pagine speciali alle quali si potrà accedere da tutto il mio sito, cioè dal Rimino stesso e dall'indice delle pagine di Riministoria, come per qualsiasi argomento normale.
Soltanto per questo numero, il Rimino ospita (eccezionalmente) la prima di queste Memorie riminesi, la quale è soltanto un foglio sparso di un progetto che si svilupperà man mano, senza l'obbligo di rispettare un indice prefissato, ma di volta in volta il sommario e l'ordine delle pagine si creerà da solo con il progredire del lavoro. L'indirizzo delle Memorie riminesi è questo.

Si va dunque ad incominciare.
Nella home-page del mio sito Riministoria appare simbolicamente la data del 30 agosto 1999 come avvio del sito, che in realtà è nato a metà settembre 1999, dopo che l'amico Mirco Tenti, conosciuto nella redazione del settimanale Il Ponte, mi ha spiegato come si faceva a comporre una pagina e ad inserirla in Internet. Questo è in ordine di tempo il ringraziamento più recente che debbo rivolgere a qualcuno: mi limito al campo giornalistico e degli studi che interessano l'essenza di queste pagine che viaggiano nella Rete.
Dal mio curriculum diciamo così ufficiale del quale parlavo prima risultano due cose. La mia carriera di insegnante e quella di legata all'uso della penna, dal giornalismo agli studi storici.
A proposito di scuola. Grazie ad internet ho avuto qualche soddisfazione via e-mail. Ho ricevuto di recente queste due lettere che desidero riportare, senza la firma dei mittenti, per non esporli al pubblico ludibrio.
"Salve professore, spero si ricordi di me, sono Andrea Anelli e sono stato un suo alunno (frequentavo la IV F durante il suo ultimo anno di insegnamento all'Istituto Valturio).
Scrivo questa E-mail per porgerle i miei più cari saluti e per dirle che seguo sempre con interesse i suoi articoli sul Ponte.
Anche se a distanza di otto anni voglio cogliere l'occasione per ringraziarla (e sono sicuro di poterlo fare a nome di tutta la classe) per averci trasmesso, durante le sue lezioni, degli insegnamenti che vanno molto al di là di quelli contenuti nei programmi scolastici di Italiano e Storia.
Durante gli incontri (per fortuna abbastanza frequenti) con i vecchi compagni di classe, ricordiamo sempre con piacere le sue lezioni, durante le quali ci ha spesso dato la possibilità di confrontarci e di riflettere su importanti questioni riguardanti la nostra realtà di giovani alle prese con numerosi problemi, non solo scolastici.
Per tutti noi lei è stato certamente un esempio positivo di cosa possa e debba essere la funzione educativa della scuola.
Le auguro buon lavoro e le porgo i miei più cari saluti."
Secondo messaggio.
"Caro Prof. Montanari, é stato veramente un piacere rivederla, soprattutto così pieno di entusiasmo. Dieci anni fa l'avevo lasciata in una prospettiva molto più melanconica: sarà stato l'ambiente!?
Già dieci anni. Se solo lei immaginasse quale impronta ha lasciato su di me (ma anche su altri, una per tutti la Marangoni) credo - anche se non ha certo bisogno di simili riscontri - si sentirebbe fiero.
Io ci ho messo 6 anni a diplomarmi ed alla fine ho preso un 37 a dir poco vergognoso, tuttavia penso di aver capito alcune cose che pochi, uscendo da un istituto tecnico quale il Valturio, hanno capito, e ciò per merito suo: l'importanza della cultura e quindi dello studio e, più in generale, l'importanza della storia, la conoscenza della quale, forse, può renderci migliori. Le auguro buone cose."

Cronaca.
Nei numeri scorsi (N. 46 e N. 48) ho riportato vari articoli sul Meeting. Lunedì 28 il Corriere di Rimini ha ospitato una lettera di lefebvriani locali in cui, inneggiando ai banditi antirisorgimentali, si diceva ai ciellini: finalmente avete capito e siete con noi.
Che dire? Si ripete la triste storia già vista e letta a proposito delle insorgenze. La Chiesa sostiene i briganti anche nel 1797 per contrastare il giacobinismo. Ed i briganti si servono di simbologie religiose per aver dalla propria parte il clero e, quindi, i fedeli indottrinati contro gli eretici d'Oltralpe. Vedi in questo sito
PLEBE BRIGANTI RIBELLI, inedito integrale.

Da La Stampa on line, 28.8: La Scienza ha i suoi diritti.
Per carità non facciamo altri referendum. La Scienza ha i suoi diritti. Da cattolico mi scandalizzo della caccia alle streghe che si sta facendo ancora verso la Scienza (in attesa di chiedere altri perdoni tra qualche secolo?). Quattro secoli fa la Chiesa proibiva la lettura dei libri in cui si parlava della circolazione del sangue. Tre secoli fa scomunicava gli attori. E proibiva le autopsie. Oggi a che cosa vuole mirare? La Scienza deve essere savia, e non onnipotente. Ma non la si può imbavagliare. Soprattutto da parte di oltranzisti che nulla sanno, nulla leggono, procedono scimmiottando (è quello che succede al Meeting di Rimini, la mia città). Ed aspettano le parole d'ordine severe, feroci, terribili, che nulla hanno di cristiano, della pietà cristiana, del senso del dolore, del senso della sconfitta dell'uomo: anche Cristo si lamentò sulla Croce, con il padre, Dio mio perché mi hai abbandonato, non ha ballato un rock e non ha cantato una canzonetta. Questo Cristianesimo felice manca del senso della tragedia della Storia e della Vita. Leggiamoci un po' di più il vecchio Manzoni, ciellini lombardi.
Antonio Montanari, Rimini

Il Rimino a cura di Antonio Montanari

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