L'eremo di San Filippo Benizi

"Alla distanza di circa due miglia e mezzo a Levante, per la strada che conduce ai Bagni sunnominati si osservarono i ruderi di un'antica piccola Chiesa e di un angusto Conventino abitato una volta dai religiosi Serviti e di poi da un romito custode. A destra di questi ruderi una scabra stradetta introduce in un eremo denso, ed orrido per gli scogli smisurati di pietra tiburtina poco porosa, e compatta quasi a pari di un marmo, tramezzati da pochi alberi grandi, ma da molti cespugli di cornio, nocciuolo, e carpino. Sotto uno dei massi più alti inclinato all'orizzonte, e quasi appoggiato ad un altro più basso, vedesi l'antichissima spelonca divisa con un tramezzo in due stanze, e murata esternamente dalle due pareti, ove non le fanno parete gli scogli, con pietre riquadrate, in cui si entra per due opposte porticciuole fatte ad arco. La piccola stanza rivolta a ponente (nella quale esiste l'Altare poggiato al detto tramezzo con un gradino a stucco modernamente costruito, sopra di cui similmente a stucco si venera un busto rappresentante S. Filippo Benizi, ed in una nicchia guardata da lamine di vetro conservasi un antico simulacro di legno rappresentante Gesù Crocifisso, alto braccia 1 e 1/2, rozzamente scolpito, di cui la tradizione del luogo porta che ne fosse l'autore il Santo predetto) serve di pubblico Oratorio, ove per devozione si celebra solenne Festa nel giorno dedicato al Santo Titolare, 23 agosto di ciaschedun anno, col rito di prima classe con Ottava, in virtù di special Privilegio della Sacra Congregazione dei Riti, ed i Sacerdoti, e i popoli di Campiglia e limitrofi vi si portano più volte tra l'anno a celebrare, ed ascoltare il Divino Servizio". (Melini)

Gli arredi sacri si conservano nella casa di un podere vicino chiamato Pietrineri, e vengono portati all'oratorio quando necessario. Tale oratorio "…nella maggior sua altezza giunge a braccia sette, nella sua lunghezza a braccia 7 e 5/6, e nella sua larghezza a braccia 6 e 1/6.[Vi è poi] l'altra stanza, che attualmente serve di Sagrestia, della medesima altezza della precedente, nella quale esiste un antico focolare, ed una sedia confessionale larga braccia 5, lunga braccia 7. Sopra la porta, che introduce nell'Oratorio, leggesi un'iscrizione italiana di barbaro dialetto incisa rozzamente, che sembra possa leggersi così 'CHELTO LIOCO EN DIFICATO PER RHABONE REBELLATO'".

La compagnia laica della chiesa parrocchiale intitolata al SS.Sacramento e a S. Filippo Benizi, di recente fondazione, è incaricata della custodia del sacro speco. Suo camerlengo è il sacerdote Carlo Marianelli di Campiglia, che riceve le offerte dei fedeli. Mons. Pippi ordina di preparare entro due mesi un registro d'amministrazione, e di sottoporlo annualmente all'esame di un collegio di revisori eletti dalla stessa compagnia. Poiché poi il trasporto degli arredi sacri volta per volta risulta scomodo, ordina di costruire in sacrestia "un forte ricettacolo di legno chiuso a chiave da consegnarsi al Parroco di Campiglia d'Orcia, in cui si conservino i Sacri Arredi almeno nella stagione estiva".

La descrizione del Melini resta in gran parte valida: il Crocifisso di legno è rimasto in luogo, e l'iscrizione sull'architrave della porta è ancora leggibile, anche se con qualche difficoltà.

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