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Milano - Pinacoteca di Brera |
Al numero 28 della via Brera, una fra le più tipiche vie di Milano,
fiancheggiata da eleganti palazzi settecenteschi, sorge il palazzo di Brera,
eretto sul luogo in cui, nel 300, si trovava il convento degli Umiliati.
Soppresso l'Ordine, il convento passò nel 1572 ai gesuiti, che vi installarono
le proprie scuole e che, nel 1591, dettero incarico all'architetto Martino Bassi
di costruire un nuovo e più grandioso collegio. La fabbrica fu continuata,
a partire dal 1615, dal più famoso Francesco Maria Richini
e terminata dopo la sua morte, dal figlio Giandomenico, dal Quadrio e
dal Rossone nel 1773. L'alto ingegno del Richini lasciò il segno nel
superbo cortile rettangolare, la cui pavimentazione a ciottoli è appena
ricoperta da un leggerissimo strato d'erba. La corte è caratterizzata dal
solenne sovrapporsi di due ordini di arcate, rette da colonne binate, da cui
sprigiona un bellissimo effetto di chiaroscuro nel gioco spaziale dei pieni e dei
vuoti. Al centro del cortile, Antonio Canova eresse nel 1809 una statua in
bronzo di Napoleone Bonaparte, idealizzato secondo gli schemi classici come
un giovane dio, nudo, con lo scettro nella mano destra e la Vittoria nella sinistra.
Una volta traversato il cortile, troviamo l'ampio scalone a doppia rampa che porta
al piano superiore, dove si trova l'ingresso alla celebre Pinacoteca. Questa
di Brera è una delle più insigni d'Italia, per la ricchezza e
l'importanza delle opere che vi sono raccolte, soprattutto quelle di scuola lombarda
e veneta. La Pinacoteca fu fondata in epoca napoleonica, nel 1803, soprattutto per
l'interesse di Francesco Melzi, vice-presidente della Repubblica, e del pittore
Giuseppe Bossi che raccolse tutto il materiale proveniente dagli istituti
religiosi soppressi e dalle chiese secolarizzate destinato all'Accademia di Belle
Arti a scopo didattico. Aperta al pubblico nel 1805, inaugurata nel 1809, la Pinacoteca
si arricchì, durante tutto il secolo scorso di lasciti e di nuovi acquisti.
Gravemente danneggiata durante i bombardamenti dell'agosto 1943, fu ricostruita
con nuovi criteri dal Modigliani, dall'architetto Portaluppi e dalla
Wittgens, che terminò la ristrutturazione delle sale nel 1950. La
varietà delle opere d'arte che la galleria raccoglie desta davvero stupore.
Si va dal ciclo di affreschi del Luini provenienti da Villa Pelucca
a quelli di Gaudenzio Ferrari di Santa Maria della Pace; dalla
squisita pittura trecentesca di Giovanni da Milano alle composizioni di largo
respiro del Veronese; dal drammatico Ritrovamento del corpo di San Marco
del Tintoretto al contenuto dolore del Cristo Morto del Mantegna;
dalle grandi opere del Bramante, gli otto affreschi di Casa Panigarola
e il Cristo alla colonna, alle grandi opere di Raffaello e di Piero
della Francesca. E non sono che pochi fra i tanti, tantissimi, presenti nella
collezione artistica. |
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