Il Manifesto
del Partito Comunista
Karl Marx
Prefazione
Uno spettro s'aggira per
l'Europa - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate
in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot,
radicali francesi e poliziotti tedeschi.
Quale partito d'opposizione non � stato
tacciato di comunismo dai suoi avversari di governo; qual partito d'opposizione non ha
rilanciato l'infamante accusa di comunismo tanto sugli uomini pi� progrediti
dell'opposizione stessa, quanto sui propri avversari reazionari?
Da questo fatto scaturiscono due specie di
conclusioni.
Il comunismo � di gi� riconosciuto come
potenza da tutte le potenze europee.
E` ormai tempo che i comunisti espongano
apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro
tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del
partito stesso.
A questo scopo si sono riuniti a Londra
comunisti delle nazionalit� pi� diverse e hanno redatto il seguente manifesto che viene
pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, fiammingo e danese.
I. Borghesi e Proletari
La storia di ogni societ�
esistita fino a questo momento, � storia di lotte di classi.
Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni
e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi,
furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora
latente ora aperta; lotta che ogni volta � finita o con una trasformazione rivoluzionaria
di tutta la societ� o con la comune rovina delle classi in lotta.
Nelle epoche passate della storia troviamo
quasi dappertutto una completa articolazione della societ� in differenti ordini, una
molteplice graduazione delle posizioni sociali. In Roma antica abbiamo patrizi, cavalieri,
plebei, schiavi; nel medioevo signori feudali, vassalli, membri delle corporazioni,
garzoni, servi della gleba, e, per di pi�, anche particolari graduazioni in quasi ognuna
di queste classi.
La societ� civile moderna, sorta dal
tramonto della societ� feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha
soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove
forme di lotta.
La nostra epoca, l'epoca della borghesia,
si distingue per� dalle altre per aver semplificato gli antagonismi di classe. L'intera
societ� si va scindendo sempre pi� in due grandi campi nemici, in due grandi classi
direttamente contrapposte l'una all'altra: borghesia e proletariato.
Dai servi della gleba del medioevo sorse il
popolo minuto delle prime citt�; da questo popolo minuto si svilupparono i primi elementi
della borghesia.
La scoperta dell'America, la
circumnavigazione dell'Africa crearono alla sorgente borghesia un nuovo terreno. Il
mercato delle Indie orientali e della Cina, la colonizzazione dell'America, gli scambi con
le colonie, l'aumento dei mezzi di scambio e delle merci in genere diedero al commercio,
alla navigazione, all'industria uno slancio fino allora mai conosciuto, e con ci�
impressero un rapido sviluppo all'elemento rivoluzionario entro la societ� feudale in
disgregazione.
L'esercizio dell'industria, feudale o
corporativo, in uso fino allora non bastava pi� al fabbisogno che aumentava con i nuovi
mercati. Al suo posto subentr� la manifattura. Il medio ceto industriale soppiant� i
maestri artigiani; la divisione del lavoro fra le diverse corporazioni scomparve davanti
alla divisione del lavoro nella singola officina stessa.
Ma i mercati crescevano sempre, il
fabbisogno saliva sempre. Neppure la manifattura era pi� sufficiente. Allora il vapore e
le macchine rivoluzionarono la produzione industriale. All'industria manifatturiera
subentr� la grande industria moderna; al ceto medio industriale subentrarono i milionari
dell'industria, i capi di interi eserciti industriali, i borghesi moderni.
La grande industria ha creato quel mercato
mondiale, ch'era stato preparato dalla scoperta dell'America. Il mercato mondiale ha dato
uno sviluppo immenso al commercio, alla navigazione, alle comunicazioni per via di terra.
Questo sviluppo ha reagito a sua volta sull'espansione dell'industria, e nella stessa
misura in cui si estendevano industria, commercio, navigazione, ferrovie, si � sviluppata
la borghesia, ha accresciuto i suoi capitali e ha respinto nel retroscena tutte le classi
tramandate dal medioevo.
Vediamo dunque come la borghesia moderna �
essa stessa il prodotto d'un lungo processo di sviluppo, d'una serie di rivolgimenti nei
modi di produzione e di traffico.
Ognuno di questi stadi di sviluppo della
borghesia era accompagnato da un corrispondente progresso politico. Ceto oppresso sotto il
dominio dei signori feudali, insieme di associazioni armate ed autonome nel Comune,
talvolta sotto la forma di repubblica municipale indipendente, talvolta di terzo stato
tributario della monarchia, poi all'epoca dell'industria manifatturiera, nella monarchia
controllata dagli stati come in quella assoluta, contrappeso alla nobilt�, e fondamento
principale delle grandi monarchie in genere, la borghesia, infine, dopo la creazione della
grande industria e del mercato mondiale, si � conquistata il dominio politico esclusivo
dello Stato rappresentativo moderno. Il potere statale moderno non � che un comitato che
amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese.
La borghesia ha avuto nella storia una
parte sommamente rivoluzionaria.
Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia
ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche. Ha lacerato
spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore
naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo
"pagamento in contanti". Ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i
sacri brividi dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco, della malinconia
filistea. Ha disciolto la dignit� personale nel valore di scambio e al posto delle
innumerevoli libert� patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libert� di
commercio priva di scrupoli. In una parola: ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato,
diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni religiose e politiche.
La borghesia ha spogliato della loro
aureola tutte le attivit� che fino allora erano venerate e considerate con pio timore. Ha
tramutato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l'uomo della scienza, in salariati
ai suoi stipendi.
La borghesia ha strappato il commovente
velo sentimentale al rapporto familiare e lo ha ricondotto a un puro rapporto di denaro.
La borghesia ha svelato come la brutale
manifestazione di forza che la reazione ammira tanto nel medioevo, avesse la sua
appropriata integrazione nella pi� pigra infingardaggine. Solo la borghesia ha dimostrato
che cosa possa compiere l'attivit� dell'uomo. Essa ha compiuto ben altre meraviglie che
le piramidi egiziane, acquedotti romani e cattedrali gotiche, ha portato a termine ben
altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate.
La borghesia non pu� esistere senza
rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque
tutti i rapporti sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali
precedenti era invece l'immutato mantenimento del vecchio sistema di produzione. Il
continuo rivoluzionamento della produzione, l'ininterrotto scuotimento di tutte le
situazioni sociali, l'incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l'epoca dei
borghesi fra tutte le epoche precedenti. Si dissolvono tutti i rapporti stabili e
irrigiditi, con il loro seguito di idee e di concetti antichi e venerandi, e tutte le idee
e i concetti nuovi invecchiano prima di potersi fissare. Si volatilizza tutto ci� che vi
era di corporativo e di stabile, � profanata ogni cosa sacra, e gli uomini sono
finalmente costretti a guardare con occhio disincantato la propria posizione e i propri
reciproci rapporti.
Il bisogno di uno smercio sempre pi�
esteso per i suoi prodotti sospinge la borghesia a percorrere tutto il globo terrestre.
Dappertutto deve annidarsi, dappertutto deve costruire le sue basi, dappertutto deve
creare relazioni.
Con lo sfruttamento del mercato mondiale la
borghesia ha dato un'impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi.
Ha tolto di sotto i piedi dell'industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei
reazionari. Le antichissime industrie nazionali sono state distrutte, e ancora adesso
vengono distrutte ogni giorno. Vengono soppiantate da industrie nuove, la cui introduzione
diventa questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili, da industrie che non
lavorano pi� soltanto le materie prime del luogo, ma delle zone pi� remote, e i cui
prodotti non vengono consumati solo dal paese stesso, ma anche in tutte le parti del
mondo. Ai vecchi bisogni, soddisfatti con i prodotti del paese, subentrano bisogni nuovi,
che per essere soddisfatti esigono i prodotti dei paesi e dei climi pi� lontani.
All'antica autosufficienza e all'antico isolamento locali e nazionali subentra uno scambio
universale, una interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione
materiale, cos� per quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni
divengono bene comune. L'unilateralit� e la ristrettezza nazionali divengono sempre pi�
impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura
mondiale.
Con il rapido miglioramento di tutti gli
strumenti di produzione, con le comunicazioni infinitamente agevolate, la borghesia
trascina nella civilt� tutte le nazioni, anche le pi� barbare. I bassi prezzi delle sue
merci sono l'artiglieria pesante con la quale spiana tutte le muraglie cinesi, con la
quale costringe alla capitolazione la pi� tenace xenofobia dei barbari. Costringe tutte
le nazioni ad adottare il sistema di produzione della borghesia, se non vogliono andare in
rovina, le costringe ad introdurre in casa loro la cosiddetta civilt�, cio� a diventare
borghesi. In una parola: essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza.
La borghesia ha assoggettato la campagna al
dominio della citt�. Ha creato citt� enormi, ha accresciuto su grande scala la cifra
della popolazione urbana in confronto di quella rurale, strappando in tal modo una parte
notevole della popolazione all'idiotismo della vita rurale. Come ha reso la campagna
dipendente dalla citt�, la borghesia ha reso i paesi barbari e semibarbari dipendenti da
quelli inciviliti, i popoli di contadini da quelli di borghesi, l'Oriente dall'Occidente.
La borghesia elimina sempre pi� la
dispersione dei mezzi di produzione, della propriet� e della popolazione. Ha agglomerato
la popolazione, ha centralizzato i mezzi di produzione, e ha concentrato in poche mani la
propriet�. Ne � stata conseguenza necessaria la centralizzazione politica. Province
indipendenti, legate quasi solo da vincoli federali, con interessi, leggi, governi e dazi
differenti, vennero strette in una sola nazione, sotto un solo governo, una sola legge, un
solo interesse nazionale di classe, entro una sola barriera doganale.
Durante il suo dominio di classe appena
secolare la borghesia ha creato forze produttive in massa molto maggiore e pi� colossali
che non avessero mai fatto tutte insieme le altre generazioni del passato. Il
soggiogamento delle forze naturali, le macchine, l'applicazione della chimica
all'industria e all'agricoltura, la navigazione a vapore, le ferrovie, i telegrafi
elettrici, il dissodamento d'interi continenti, la navigabilit� dei fiumi, popolazioni
intere sorte quasi per incanto dal suolo -quale dei secoli antecedenti immaginava che nel
grembo del lavoro sociale stessero sopite tali forze produttive?
Ma abbiamo visto che i mezzi di produzione
e di scambio sulla cui base si era venuta costituendo la borghesia erano stati prodotti
entro la societ� feudale. A un certo grado dello sviluppo di quei mezzi di produzione e
di scambio, le condizioni nelle quali la societ� feudale produceva e scambiava,
l'organizzazione feudale dell'agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti
feudali della propriet�, non corrisposero pi� alle forze produttive ormai sviluppate.
Essi inceppavano la produzione invece di promuoverla. Si trasformarono in altrettante
catene. Dovevano essere spezzate e furono spezzate.
Ad esse subentr� la libera concorrenza con
la confacente costituzione sociale e politica, con il dominio economico e politico della
classe dei borghesi.
Sotto i nostri occhi si svolge un moto
analogo. I rapporti borghesi di produzione e di scambio, i rapporti borghesi di
propriet�, la societ� borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e
di scambio cos� potenti, rassomiglia al mago che non riesce pi� a dominare le potenze
degli inferi da lui evocate. Sono decenni ormai che la storia dell'industria e del
commercio � soltanto storia della rivolta delle forze produttive moderne contro i
rapporti moderni della produzione, cio� contro i rapporti di propriet� che costituiscono
le condizioni di esistenza della borghesia e del suo dominio. Basti ricordare le crisi
commerciali che col loro periodico ritorno mettono in forse sempre pi� minacciosamente
l'esistenza di tutta la societ� borghese.
Nelle crisi commerciali viene regolarmente
distrutta non solo una parte dei prodotti ottenuti, ma addirittura gran parte delle forze
produttive gi� create. Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in tutte le epoche
precedenti sarebbe apparsa un assurdo: l'epidemia della sovraproduzione. La societ� si
trova all'improvviso ricondotta a uno stato di momentanea barbarie; sembra che una
carestia, una guerra generale di sterminio le abbiano tagliato tutti i mezzi di
sussistenza; l'industria, il commercio sembrano distrutti. E perch�? Perch� la societ�
possiede troppa civilt�, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio.
Le forze produttive che sono a sua disposizione non servono pi� a promuovere la civilt�
borghese e i rapporti borghesi di propriet�; anzi, sono divenute troppo potenti per quei
rapporti e ne vengono ostacolate, e appena superano questo ostacolo mettono in disordine
tutta la societ� borghese, mettono in pericolo l'esistenza della propriet� borghese. I
rapporti borghesi sono divenuti troppo angusti per poter contenere la ricchezza da essi
stessi prodotta. -Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la
distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall'altro, con la conquista di nuovi
mercati e con lo sfruttamento pi� intenso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante
la preparazione di crisi pi� generali e pi� violente e la diminuzione dei mezzi per
prevenire le crisi stesse.
A questo momento le armi che son servite
alla borghesia per atterrare il feudalesimo si rivolgono contro la borghesia stessa.
Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato
le armi che la porteranno alla morte; ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle
armi: gli operai moderni, i proletari.
Nella stessa proporzione in cui si sviluppa
la borghesia, cio� il capitale, si sviluppa il proletariato, la classe degli operai
moderni, che vivono solo fintantoch� trovano lavoro, e che trovano lavoro solo
fintantoch� il loro lavoro aumenta il capitale. Questi operai, che sono costretti a
vendersi al minuto, sono una merce come ogni altro articolo commerciale, e sono quindi
esposti, come le altre merci, a tutte le alterne vicende della concorrenza, a tutte le
oscillazioni del mercato.
Con l'estendersi dell'uso delle macchine e
con la divisione del lavoro, il lavoro dei proletari ha perduto ogni carattere
indipendente e con ci� ogni attrattiva per l'operaio. Egli diviene un semplice accessorio
della macchina, al quale si richiede soltanto un'operazione manuale semplicissima,
estremamente monotona e facilissima da imparare. Quindi le spese che causa l'operaio si
limitano quasi esclusivamente ai mezzi di sussistenza dei quali egli ha bisogno per il
proprio mantenimento e per la riproduzione della specie. Ma il prezzo di una merce, quindi
anche quello del lavoro, � uguale ai suoi costi di produzione. Quindi il salario decresce
nella stessa proporzione in cui aumenta il tedio del lavoro. Anzi, nella stessa
proporzione dell'aumento dell'uso delle macchine e della divisione del lavoro, aumenta
anche la massa del lavoro, sia attraverso l'aumento delle ore di lavoro, sia attraverso
l'aumento del lavoro che si esige in una data unit� di tempo, attraverso l'accresciuta
celerit� delle macchine, e cos� via.
L'industria moderna ha trasformato la
piccola officina del maestro artigiano patriarcale nella grande fabbrica del capitalista
industriale. Masse di operai addensate nelle fabbriche vengono organizzate militarmente. E
vengono poste, come soldati semplici dell'industria, sotto la sorveglianza di una completa
gerarchia di sottufficiali e ufficiali. Gli operai non sono soltanto servi della classe
dei borghesi, ma vengono asserviti giorno per giorno, ora per ora dalla macchina, dal
sorvegliante, e soprattutto dal singolo borghese fabbricante in persona. Questo dispotismo
� tanto pi� meschino, odioso ed esasperante, quanto pi� apertamente esso proclama come
fine ultimo il guadagno.
Quanto meno il lavoro manuale esige
abilit� ed esplicazione di forza, cio� quanto pi� si sviluppa l'industria moderna,
tanto pi� il lavoro degli uomini viene soppiantato da quello delle donne [e dei
fanciulli]. Per la classe operaia non han pi� valore sociale le differenze di sesso e di
et�. Ormai ci sono soltanto strumenti di lavoro che costano pi� o meno a seconda
dell'et� e del sesso.
Quando lo sfruttamento dell'operaio da
parte del padrone di fabbrica � terminato in quanto all'operaio viene pagato il suo
salario in contanti, si gettano su di lui le altre parti della borghesia, il padron di
casa, il bottegaio, il prestatore su pegno e cos� via.
Quelli che fino a questo momento erano i
piccoli ordini medi, cio� i piccoli industriali, i piccoli commercianti e coloro che
vivevano di piccole rendite, gli artigiani e i contadini, tutte queste classi precipitano
nel proletariato, in parte per il fatto che il loro piccolo capitale non � sufficiente
per l'esercizio della grande industria e soccombe nella concorrenza con i capitalisti pi�
forti, in parte per il fatto che la loro abilit� viene svalutata da nuovi sistemi di
produzione. Cos� il proletariato si recluta in tutte le classi della popolazione.
Il proletariato passa attraverso vari gradi
di sviluppo. La sua lotta contro la borghesia comincia con la sua esistenza.
Da principio singoli operai, poi gli operai
di una fabbrica, poi gli operai di una branca di lavoro in un dato luogo lottano contro il
singolo borghese che li sfrutta direttamente.
Essi non dirigono i loro attacchi soltanto
contro i rapporti borghesi di produzione, ma contro gli stessi strumenti di produzione;
distruggono le merci straniere che fan loro concorrenza, fracassano le macchine, danno
fuoco alle fabbriche, cercano di riconquistarsi la tramontata posizione del lavoratore
medievale.
In questo stadio gli operai costituiscono
una massa disseminata per tutto il paese e dispersa a causa della concorrenza. La
solidariet� di maggiori masse operaie non � ancora il risultato della loro propria
unione, ma della unione della borghesia, la quale, per il raggiungimento dei propri fini
politici, deve mettere in movimento tutto il proletariato, e per il momento pu� ancora
farlo. Dunque, in questo stadio i proletari combattono non i propri nemici, ma i nemici
dei propri nemici, gli avanzi della monarchia assoluta, i proprietari fondiari, i borghesi
non industriali, i piccoli borghesi. Cos� tutto il movimento della storia � concentrato
nelle mani della borghesia; ogni vittoria raggiunta in questo modo � una vittoria della
borghesia.
Ma il proletariato, con lo sviluppo
dell'industria, non solo si moltiplica; viene addensato in masse pi� grandi, la sua forza
cresce, ed esso la sente di pi�. Gli interessi, le condizioni di esistenza all'interno
del proletariato si vanno sempre pi� agguagliando man mano che le macchine cancellano le
differenze del lavoro e fanno discendere quasi dappertutto il salario a un livello
ugualmente basso. La crescente concorrenza dei borghesi fra di loro e le crisi commerciali
che ne derivano rendono sempre pi� oscillante il salario degli operai; l'incessante e
sempre pi� rapido sviluppo del perfezionamento delle macchine rende sempre pi� incerto
il complesso della loro esistenza; le collisioni fra il singolo operaio e il singolo
borghese assumono sempre pi� il carattere di collisioni di due classi. Gli operai
cominciano col formare coalizioni contro i borghesi, e si riuniscono per difendere il loro
salario. Fondano perfino associazioni permanenti per approvvigionarsi in vista di quegli
eventuali sollevamenti. Qua e l� la lotta prorompe in sommosse.
Ogni tanto vincono gli operai; ma solo
transitoriamente. Il vero e proprio risultato delle lotte non � il successo immediato, ma
il fatto che l'unione degli operai si estende sempre pi�. Essa � favorita dall'aumento
dei mezzi di comunicazione, prodotti dalla grande industria, che mettono in collegamento
gli operai delle diverse localit�. E basta questo collegamento per centralizzare in una
lotta nazionale, in una lotta di classe, le molte lotte locali che hanno dappertutto
uguale carattere. Ma ogni lotta di classi � lotta politica. E quella unione per la quale
i cittadini del medioevo con le loro strade vicinali ebbero bisogno di secoli, i proletari
moderni con le ferrovie la attuano in pochi anni.
Questa organizzazione dei proletari in
classe e quindi in partito politico torna ad essere spezzata ogni momento dalla
concorrenza fra gli operai stessi. Ma risorge sempre di nuovo, pi� forte, pi� salda,
pi� potente. Essa impone il riconoscimento in forma di legge di singoli interessi degli
operai, approfittando delle scissioni all'interno della borghesia. Cos� fu per la legge
delle dieci ore di lavoro in Inghilterra.
In genere, i conflitti insiti nella vecchia
societ� promuovono in molte maniere il processo evolutivo del proletariato. La borghesia
� sempre in lotta; da principio contro l'aristocrazia, pi� tardi contro le parti della
stessa borghesia i cui interessi vengono a contrasto con il progresso dell'industria, e
sempre contro la borghesia di tutti i paesi stranieri. In tutte queste lotte essa si vede
costretta a fare appello al proletariato, a valersi del suo aiuto, e a trascinarlo cos�
entro il movimento politico. Essa stessa dunque reca al proletariato i propri elementi di
educazione, cio� armi contro se stessa.
Inoltre, come abbiamo veduto, il progresso
dell'industria precipita nel proletariato intere sezioni della classe dominante, o per lo
meno ne minaccia le condizioni di esistenza. Anch'esse arrecano al proletariato una massa
di elementi di educazione.
Infine, in tempi nei quali la lotta delle
classi si avvicina al momento decisivo, il processo di disgregazione all'interno della
classe dominante, di tutta la vecchia societ�, assume un carattere cos� violento, cos�
aspro, che una piccola parte della classe dominante si distacca da essa e si unisce alla
classe rivoluzionaria, alla classe che tiene in mano l'avvenire. Quindi, come prima una
parte della nobilt� era passata alla borghesia, cos� ora una parte della borghesia passa
al proletariato; e specialmente una parte degli ideologi borghesi, che sono riusciti a
giungere alla intelligenza teorica del movimento storico nel suo insieme.
Fra tutte le classi che oggi stanno di
contro alla borghesia, il proletariato soltanto � una classe realmente rivoluzionaria. Le
altre classi decadono e tramontano con la grande industria; il proletariato � il suo
prodotto pi� specifico.
Gli ordini medi, il piccolo industriale, il
piccolo commerciante, l'artigiano, il contadino, combattono tutti la borghesia, per
premunire dalla scomparsa la propria esistenza come ordini medi. Quindi non sono
rivoluzionari, ma conservatori. Anzi, sono reazionari, poich� cercano di far girare
all'indietro la ruota della storia. Quando sono rivoluzionari, sono tali in vista del loro
imminente passaggio al proletariato, non difendono i loro interessi presenti, ma i loro
interessi futuri, e abbandonano il proprio punto di vista, per mettersi da quello del
proletariato.
Il sottoproletariato, questa putrefazione
passiva degli infimi strati della societ�, che in seguito a una rivoluzione proletaria
viene scagliato qua e l� nel movimento, sar� pi� disposto, date tutte le sue condizioni
di vita, a lasciarsi comprare per mene reazionarie.
Le condizioni di esistenza della vecchia
societ� sono gi� annullate nelle condizioni di esistenza del proletariato. Il proletario
� senza propriet�; il suo rapporto con moglie e figli non ha pi� nulla in comune con il
rapporto familiare borghese; il lavoro industriale moderno, il soggiogamento moderno del
capitale, identico in Inghilterra e in Francia, in America e in Germania, lo ha spogliato
di ogni carattere nazionale. Leggi, morale, religione sono per lui altrettanti pregiudizi
borghesi, dietro i quali si nascondono altrettanti interessi borghesi.
Tutte le classi che si sono finora
conquistato il potere hanno cercato di garantire la posizione di vita gi� acquisita,
assoggettando l'intera societ� alle condizioni della loro acquisizione. I proletari
possono conquistarsi le forze produttive della societ� soltanto abolendo il loro proprio
sistema di appropriazione avuto sino a questo momento, e per ci� stesso l'intero sistema
di appropriazione che c'� stato finora. I proletari non hanno da salvaguardare nulla di
proprio, hanno da distruggere tutta la sicurezza privata e tutte le assicurazioni private
che ci sono state fin qui.
Tutti i movimenti precedenti sono stati
movimenti di minoranze, o avvenuti nell'interesse di minoranze. Il movimento proletario �
il movimento indipendente della immensa maggioranza. Il proletariato, lo strato pi� basso
della societ� odierna, non pu� sollevarsi, non pu� drizzarsi, senza che salti per aria
l'intera soprastruttura degli strati che formano la societ� ufficiale.
La lotta del proletariato contro la
borghesia � in un primo tempo lotta nazionale, anche se non sostanzialmente, certo
formalmente. E` naturale che il proletariato di ciascun paese debba anzitutto sbrigarsela
con la propria borghesia.
Delineando le fasi pi� generali dello
sviluppo del proletariato, abbiamo seguito la guerra civile pi� o meno latente
all'interno della societ� attuale, fino al momento nel quale quella guerra erompe in
aperta rivoluzione e nel quale il proletariato fonda il suo dominio attraverso il violento
abbattimento della borghesia.
Ogni societ� si � basata finora, come
abbiam visto, sul contrasto fra classi di oppressori e classi di oppressi. Ma, per poter
opprimere una classe, le debbono essere assicurate condizioni entro le quali essa possa
per lo meno stentare la sua vita di schiava. Il servo della gleba, lavorando nel suo stato
di servo della gleba, ha potuto elevarsi a membro del comune, come il cittadino minuto,
lavorando sotto il giogo dell'assolutismo feudale, ha potuto elevarsi a borghese. Ma
l'operaio moderno, invece di elevarsi man mano che l'industria progredisce, scende sempre
pi� al disotto delle condizioni della sua propria classe. L'operaio diventa un povero, e
il pauperismo si sviluppa anche pi� rapidamente che la popolazione e la ricchezza. Da
tutto ci� appare manifesto che la borghesia non � in grado di rimanere ancora pi� a
lungo la classe dominante della societ� e di imporre alla societ� le condizioni di vita
della propria classe come legge regolatrice. Non � capace di dominare, perch� non �
capace di garantire l'esistenza al proprio schiavo neppure entro la sua schiavit�,
perch� � costretta a lasciarlo sprofondare in una situazione nella quale, invece di
esser da lui nutrita, essa � costretta a nutrirlo. La societ� non pu� pi� vivere sotto
la classe borghese, vale a dire la esistenza della classe borghese non � pi� compatibile
con la societ�.
La condizione pi� importante per
l'esistenza e per il dominio della classe borghese � l'accumularsi della ricchezza nelle
mani di privati, la formazione e la moltiplicazione del capitale; condizione del capitale
� il lavoro salariato. Il lavoro salariato poggia esclusivamente sulla concorrenza degli
operai tra di loro. Il progresso dell'industria, del quale la borghesia � veicolo
involontario e passivo, fa subentrare all'isolamento degli operai risultante dalla
concorrenza, la loro unione rivoluzionaria, risultante dall'associazione. Con lo sviluppo
della grande industria, dunque, vien tolto di sotto ai piedi della borghesia il terreno
stesso sul quale essa produce e si appropria i prodotti. Essa produce anzitutto i suoi
seppellitori. Il suo tramonto e la vittoria del proletariato sono del pari inevitabili.
II. Proletari e Comunisti
In che rapporto sono i
comunisti con i proletari in genere?
I comunisti non sono un partito particolare
di fronte agli altri partiti operai.
I comunisti non hanno interessi distinti
dagli interessi di tutto il proletariato.
I comunisti non pongono princ�pi speciali
sui quali vogliano modellare il movimento proletario.
I comunisti si distinguono dagli altri
partiti proletari solo per il fatto che da una parte essi mettono in rilievo e fanno
valere gli interessi comuni, indipendenti dalla nazionalit�, dell'intero proletariato,
nelle varie lotte nazionali dei proletari; e dall'altra per il fatto che sostengono
costantemente l'interesse del movimento complessivo, attraverso i vari stadi di sviluppo
percorsi dalla lotta fra proletariato e borghesia.
Quindi in pratica i comunisti sono la parte
progressiva pi� risoluta dei partiti operai di tutti i paesi, e quanto alla teoria essi
hanno il vantaggio sulla restante massa del proletariato, di comprendere le condizioni,
l'andamento e i risultati generali del movimento proletario.
Lo scopo immediato dei comunisti � lo
stesso di tutti gli altri proletari: formazione del proletariato in classe, abbattimento
del dominio della borghesia, conquista del potere politico da parte del proletariato.
Le proposizioni teoriche dei comunisti non
poggiano affatto su idee, su princ�pi inventati o scoperti da questo o quel riformatore
del mondo.
Esse sono semplicemente espressioni
generali di rapporti di fatto di una esistente lotta di classi, cio� di un movimento
storico che si svolge sotto i nostri occhi. L'abolizione di rapporti di propriet�
esistiti fino a un dato momento non � qualcosa di distintivo peculiare del comunismo.
Tutti i rapporti di propriet� sono stati
soggetti a continui cambiamenti storici, a una continua alterazione storica.
Per esempio, la rivoluzione francese abol�
la propriet� feudale in favore di quella borghese.
Quel che contraddistingue il comunismo non
� l'abolizione della propriet� in generale, bens� l'abolizione della propriet�
borghese.
Ma la propriet� privata borghese moderna
� l'ultima e la pi� perfetta espressione della produzione e dell'appropriazione dei
prodotti che poggia su antagonismi di classe, sullo sfruttamento degli uni da parte degli
altri.
In questo senso i comunisti possono
riassumere la loro teoria nella frase: abolizione della propriet� privata. Ci si �
rinfacciato, a noi comunisti che vogliamo abolire la propriet� acquistata personalmente,
frutto del lavoro diretto e personale; la propriet� che costituirebbe il fondamento di
ogni libert�, attivit� e autonomia personale.
Propriet� frutto del proprio lavoro,
acquistata, guadagnata con le proprie forze! Parlate della propriet� del minuto
cittadino, del piccolo contadino che ha preceduto la propriet� borghese? Non c'� bisogno
che l'aboliamo noi, l'ha abolita e la va abolendo di giorno in giorno lo sviluppo
dell'industria.
O parlate della moderna propriet� privata
borghese?
Ma il lavoro salariato, il lavoro del
proletario, crea propriet� a questo proletario? Affatto. Il lavoro del proletario crea il
capitale, cio� quella propriet� che sfrutta il lavoro salariato, che pu� moltiplicarsi
solo a condizione di generare nuovo lavoro salariato, per sfruttarlo di nuovo. La
propriet� nella sua forma attuale si muove entro l'antagonismo fra capitale e lavoro
salariato. Esaminiamo i due termini di questo antagonismo. Essere capitalista significa
occupare nella produzione non soltanto una pura posizione personale, ma una posizione
sociale.
Il capitale � un prodotto collettivo e
pu� essere messo in moto solo mediante una attivit� comune di molti membri, anzi in
ultima istanza solo mediante l'attivit� comune di tutti i membri della societ�.
Dunque, il capitale non � una potenza
personale; � una potenza sociale.
Dunque, se il capitale viene trasformato in
propriet� collettiva, appartenente a tutti i membri della societ�, non c'�
trasformazione di propriet� personale in propriet� sociale. Si trasforma soltanto il
carattere sociale della propriet�. La propriet� perde il suo carattere di classe.
Veniamo al lavoro salariato.
Il prezzo medio del lavoro salariato � il
minimo del salario del lavoro, cio� � la somma dei mezzi di sussistenza che sono
necessari per mantenere in vita l'operaio in quanto operaio. Dunque, quello che l'operaio
salariato s'appropria mediante la sua attivit� � sufficiente soltanto per riprodurre la
sua nuda esistenza. Noi non vogliamo affatto abolire questa appropriazione personale dei
prodotti del lavoro per la riproduzione della esistenza immediata, appropriazione che non
lascia alcun residuo di profitto netto tale da poter conferire potere sul lavoro altrui.
Vogliamo eliminare soltanto il carattere miserabile di questa appropriazione, nella quale
l'operaio vive solo allo scopo di accrescere il capitale, e vive solo quel tanto che esige
l'interesse della classe dominante.
Nella societ� borghese il lavoro vivo �
soltanto un mezzo per moltiplicare il lavoro accumulato. Nella societ� comunista il
lavoro accumulato � soltanto un mezzo per ampliare, per arricchire, per far progredire il
ritmo d'esistenza degli operai.
Dunque nella societ� borghese il passato
domina sul presente, nella societ� comunista il presente domina sul passato. Nella
societ� borghese il capitale � indipendente e personale, mentre l'individuo operante �
dipendente e impersonale.
E la borghesia chiama abolizione della
personalit� e della libert� l'abolizione di questo rapporto! E a ragione: infatti, si
tratta dell'abolizione della personalit�, della indipendenza e della libert� del
borghese.
Entro gli attuali rapporti di produzione
borghesi per libert� s'intende il libero commercio, la libera compravendita.
Ma scomparso il traffico, scompare anche il
libero traffico. Le frasi sul libero traffico, come tutte le altre bravate sulla libert�
della nostra borghesia, hanno senso, in genere, soltanto rispetto al traffico vincolato,
rispetto al cittadino asservito del medioevo; ma non hanno senso rispetto alla abolizione
comunista del traffico, dei rapporti borghesi di produzione e della stessa borghesia.
Voi inorridite perch� vogliamo abolire la
propriet� privata. Ma nella vostra societ� attuale la propriet� privata � abolita per
i nove decimi dei suoi membri; la propriet� privata esiste proprio per il fatto che per
nove decimi non esiste. Dunque voi ci rimproverate di voler abolire una propriet� che
presuppone come condizione necessaria la privazione della propriet� dell'enorme
maggioranza della societ�.
In una parola, voi ci rimproverate di
volere abolire la vostra propriet�.
Certo, questo vogliamo.
Appena il lavoro non pu� pi� essere
trasformato in capitale, in denaro, in rendita fondiaria, insomma in una potenza sociale
monopolizzabile, cio�, appena la propriet� personale non pu� pi� convertirsi in
propriet� borghese, voi dichiarate che � abolita la persona.
Dunque confessate che per persona non
intendete nient'altro che il borghese, il proprietario borghese. Certo questa persona deve
essere abolita.
Il comunismo non toglie a nessuno il potere
di appropriarsi prodotti della societ�, toglie soltanto il potere di assoggettarsi il
lavoro altrui mediante tale appropriazione.
Si � obiettato che con l'abolizione della
propriet� privata cesserebbe ogni attivit� e prenderebbe piede una pigrizia generale.
Da questo punto di vista, gi� da molto
tempo la societ� borghese dovrebbe essere andata in rovina per pigrizia, poich� in essa
coloro che lavorano, non guadagnano, e quelli che guadagnano, non lavorano. Tutto lo
scrupolo sbocca nella tautologia che appena non c'� pi� capitale non c'� pi� lavoro
salariato.
Tutte le obiezioni che vengono mosse al
sistema comunista di appropriazione e di produzione dei prodotti materiali, sono state
anche estese alla appropriazione e alla produzione dei prodotti intellettuali, come il
cessare della propriet� di classe � per il borghese il cessare della produzione stessa,
cos� il cessare della cultura di classe � per lui identico alla fine della cultura in
genere.
Quella cultura la cui perdita egli
rimpiange, � per la enorme maggioranza la preparazione a diventar macchine.
Ma non discutete con noi misurando
l'abolizione della propriet� borghese sul modello delle vostre idee borghesi di libert�,
cultura, diritto e cos� via. Le vostre idee stesse sono prodotti dei rapporti borghesi di
produzione e di propriet�, come il vostro diritto � soltanto la volont� della vostra
classe elevata a legge, volont� il cui contenuto � dato nelle condizioni materiali di
esistenza della vostra classe.
Voi condividete con tutte le classi
dominanti tramontate quell'idea interessata mediante la quale trasformate in eterne leggi
della natura e della ragione, da rapporti storici quali sono, transeunti nel corso della
produzione, i vostri rapporti di produzione e di propriet�. Non vi � pi� permesso di
comprendere per la propriet� borghese quel che comprendete per la propriet� antica e per
la propriet� feudale.
Abolizione della famiglia! Anche i pi�
estremisti si riscaldano parlando di questa ignominiosa intenzione dei comunisti.
Su che cosa si basa la famiglia attuale, la
famiglia borghese? Sul capitale, sul guadagno privato. Una famiglia completamente
sviluppata esiste soltanto per la borghesia: ma essa ha il suo complemento nella coatta
mancanza di famiglia del proletario e nella prostituzione pubblica.
La famiglia del borghese cade naturalmente
col cadere di questo suo complemento ed entrambi scompaiono con la scomparsa del capitale.
Ci rimproverate di voler abolire lo
sfruttamento dei figli da parte dei genitori? Confessiamo questo delitto. Ma voi dite che
sostituendo l'educazione sociale a quella familiare noi aboliamo i rapporti pi� cari.
E anche la vostra educazione, non �
determinata dalla societ�? Non � determinata dai rapporti sociali entro i quali voi
educate, dalla interferenza pi� o meno diretta o indiretta della societ� mediante la
scuola e cos� via? I comunisti non inventano l'influenza della societ� sull'educazione,
si limitano a cambiare il carattere di tale influenza, e strappano l'educazione
all'influenza della classe dominante.
La fraseologia borghese sulla famiglia e
sull'educazione, sull'affettuoso rapporto fra genitori e figli diventa tanto pi�
nauseante, quanto pi�, per effetto della grande industria, si lacerano per il proletario
tutti i vincoli familiari, e i figli sono trasformati in semplici articoli di commercio e
strumenti di lavoro.
Tutta la borghesia ci grida contro in coro:
ma voi comunisti volete introdurre la comunanza delle donne.
Il borghese vede nella moglie un semplice
strumento di produzione. Sente dire che gli strumenti di produzione devono essere
sfruttati in comune e non pu� naturalmente farsi venire in mente se non che la sorte
della comunanza colpir� anche le donne.
Non sospetta neppure che si tratta proprio
di abolire la posizione delle donne come semplici strumenti di produzione.
Del resto non c'� nulla di pi� ridicolo
del moralissimo orrore che i nostri borghesi provano per la pretesa comunanza ufficiale
delle donne fra i comunisti. I comunisti non hanno bisogno d'introdurre la comunanza delle
donne; essa � esistita quasi sempre.
I nostri borghesi, non paghi d'avere a
disposizione le mogli e le figlie dei proletari, per non parlare neppure della
prostituzione ufficiale, trovano uno dei loro divertimenti principali nel sedursi
reciprocamente le loro mogli.
In realt� il matrimonio borghese � la
comunanza delle mogli. Tutt'al, pi� ai comunisti si potrebbe rimproverare di voler
introdurre una comunanza delle donne ufficiale e franca al posto di una comunanza delle
donne ipocritamente dissimulata. del resto � ovvio che, con l'abolizione dei rapporti
attuali di produzione, scompare anche quella comunanza delle donne che ne deriva, cio� la
prostituzione ufficiale e non ufficiale.
Inoltre, si � rimproverato ai comunisti
ch'essi vorrebbero abolire la patria, la nazionalit�.
Gli operai non hanno patria. Non si pu�
togliere loro quello che non hanno. Poich� la prima cosa che il proletario deve fare �
di conquistarsi il dominio politico, di elevarsi a classe nazionale, di costituire se
stesso in nazione, � anch'esso ancora nazionale, seppure non certo nel senso della
borghesia.
Le separazioni e gli antagonismi nazionali
dei popoli vanno scomparendo sempre pi� gi� con lo sviluppo della borghesia, con la
libert� di commercio, col mercato mondiale, con l'uniformit� della produzione
industriale e delle corrispondenti condizioni d'esistenza.
Il dominio del proletariato li far�
scomparire ancor di pi�. Una delle prime condizioni della sua emancipazione � l'azione
unita, per lo meno dei paesi civili.
Lo sfruttamento di una nazione da parte di
un'altra viene abolito nella stessa misura che viene abolito lo sfruttamento di un
individuo da parte di un altro.
Con l'antagonismo delle classi all'interno
delle nazioni scompare la posizione di reciproca ostilit� fra le nazioni.
Non meritano d'essere discusse in
particolare le accuse che si fanno al comunismo da punti di vista religiosi, filosofici e
ideologici in genere.
C'� bisogno di una profonda comprensione
per capire che anche le idee, le opinioni e i concetti, insomma, anche la coscienza degli
uomini, cambia col cambiare delle loro condizioni di vita, delle loro relazioni sociali,
della loro esistenza sociale?
Cos'altro dimostra la storia delle idee, se
non che la produzione intellettuale si trasforma assieme a quella materiale? Le idee
dominanti di un'epoca sono sempre state soltanto le idee della classe dominante.
Si parla di idee che rivoluzionano
un'intera societ�; con queste parole si esprime semplicemente il fatto che entro la
vecchia societ� si sono formati gli elementi di una nuova, e che la dissoluzione delle
vecchie idee procede di pari passo con la dissoluzione dei vecchi rapporti d'esistenza.
Quando il mondo antico fu al tramonto, le
antiche religioni furono vinte dalla religione cristiana. Quando nel secolo XVIII le idee
cristiane soggiacquero alle idee dell'illuminismo, la societ� feudale dovette combattere
la sua ultima lotta con la borghesia allora rivoluzionaria. Le idee della libert� di
coscienza e della libert� di religione furono soltanto l'espressione del dominio della
libera concorrenza nel campo della coscienza.
Ma, si dir�, certo che nel corso dello
svolgimento storico le idee religiose, morali, filosofiche, politiche, giuridiche si sono
modificate. Per� in questi cambiamenti la religione, la morale, al filosofia, la
politica, il diritto si sono sempre conservati.
Inoltre vi sono verit� eterne, come la
libert�, la giustizia e cos� via, che sono comuni a tutti gli stati della societ�. Ma
il comunismo abolisce le verit� eterne, abolisce la religione, la morale, invece di
trasformarle; quindi il comunismo si mette in contraddizione con tutti gli svolgimenti
storici avuti sinora.
A cosa si riduce quest'accusa? La storia di
tutta quanta la societ� che c'� stata fino ad oggi s'� mossa in contrasti di classe che
hanno avuto un aspetto differente a seconda delle differenti epoche.
Lo sfruttamento d'una parte della societ�
per opera dell'altra parte � dato di fatto comune a tutti i secoli passati, qualunque sia
la forma ch'esso abbia assunto. Quindi, non c'� da meravigliarsi che la coscienza sociale
di tutti i secoli si muova, nonostante ogni molteplicit� e differenza, in certe forme
comuni: forme di coscienza, che si dissolvono completamente soltanto con la completa
scomparsa dell'antagonismo delle classi.
La rivoluzione comunista � la pi�
radicale rottura con i rapporti tradizionali di propriet�; nessuna meraviglia che nel
corso del suo sviluppo si rompa con le idee tradizionali nella maniera pi� radicale.
Ma lasciamo stare le obiezioni della
borghesia contro il comunismo.
Abbiamo gi� visto sopra che il primo passo
sulla strada della rivoluzione operaia consiste nel fatto che il proletariato s'eleva a
classe dominante, cio� nella conquista della democrazia.
Il proletariato adoprer� il suo dominio
politico per strappare a poco a poco alla borghesia tutto il capitale, per accentrare
tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, cio� del proletariato
organizzato come classe dominante, e per moltiplicare al pi� presto possibile la massa
delle forze produttive.
Naturalmente, ci� pu� avvenire, in un
primo momento, solo mediante interventi despotici nel diritto di propriet� e nei rapporti
borghesi di produzione, cio� per mezzo di misure che appaiono insufficienti e poco
consistenti dal punto di vista dell'economia; ma che nel corso del movimento si spingono
al di l� dei propri limiti e sono inevitabili come mezzi per il rivolgimento dell'intero
sistema di produzione.
Queste misure saranno naturalmente
differenti a seconda dei differenti paesi.
Tuttavia, nei paesi pi� progrediti
potranno essere applicati quasi generalmente i provvedimenti seguenti:
1.- Espropriazione della propriet�
fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato.
2.- Imposta fortemente progressiva.
3.- Abolizione del diritto di successione.
4.- Confisca della propriet� di tutti gli
emigrati e ribelli.
5.- Accentramento del credito in mano dello
Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo.
6.- Accentramento di tutti i mezzi di
trasporto in mano allo Stato.
7.- Moltiplicazione delle fabbriche
nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo
un piano collettivo.
8.- Eguale obbligo di lavoro per tutti,
costituzione di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura.
9.- Unificazione dell'esercizio
dell'agricoltura e della industria, misure atte ad eliminare gradualmente l'antagonismo
fra citt� e campagna.
10.- Istruzione pubblica e gratuita di
tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma
attuale. Combinazione dell'istruzione con la produzione materiale e cos� via.
Quando le differenze di classe saranno
scomparse nel corso dell'evoluzione, e tutta la produzione sar� concentrata in mano agli
individui associati, il pubblico potere perder� il suo carattere politico. In senso
proprio, il potere politico � il potere di una classe organizzato per opprimerne
un'altra. Il proletariato, unendosi di necessit� in classe nella lotta contro la
borghesia, facendosi classe dominante attraverso una rivoluzione, ed abolendo con la
forza, come classe dominante, gli antichi rapporti di produzione, abolisce insieme a quei
rapporti di produzione le condizioni di esistenza dell'antagonismo di classe, cio�
abolisce le condizioni d'esistenza delle classi in genere, e cos� anche il suo proprio
dominio in quanto classe.
Alla vecchia societ� borghese con le sue
classi e i suoi antagonismi fra le classi subentra una associazione in cui il libero
sviluppo di ciascuno � condizione del libero sviluppo di tutti.
1. Il socialismo nelle sue varie forme
a) Il socialismo feudale.
Data la sua posizione storica,
l'aristocrazia francese e inglese era chiamata a scrivere libelli contro la moderna
societ� borghese. Nella rivoluzione francese del luglio 1830, nel movimento inglese per
la riforma elettorale, l'aristocrazia era soggiaciuta ancora una volta all'aborrito nuovo
venuto. Non c'era pi� da pensare a una seria lotta politica. Le rimaneva soltanto la
lotta letteraria. Ma anche nel campo della letteratura la vecchia fraseologia dell'et�
della restaurazione era ormai impossibile. Per destare qualche simpatia, l'aristocrazia
era costretta a distogliere gli occhi, in apparenza, dai propri interessi e a formulare il
suo atto d'accusa contro la borghesia solo nell'interesse della classe operaia sfruttata.
Cos� essa preparava la soddisfazione di poter intonare invettive contro il nuovo signore,
e di potergli mormorare nell'orecchio profezie pi� o meno gravide di sciagura.
A questo modo sorse il socialismo
feudalistico, met� lamentazione, met� libello; met� riecheggiamento del passato, met�
minaccia del futuro. A volte colpisce al cuore la borghesia con un giudizio amaro e
spiritosamente sarcastico, ma ha sempre effetto comico per la sua totale incapacit� di
comprendere il corso della storia moderna.
Questi aristocratici hanno impugnato la
proletaria bisaccia da mendicante, agitandola come bandiera per raggruppare dietro a s�
il popolo. Ma tutte le volte che li ha seguiti, il popolo ha visto sulle loro parti
posteriori i vecchi blasoni feudali e s'� sbandato con forti e irriverenti risate.
Una parte dei legittimisti francesi e la
Giovine Inghilterra hanno offerto questo spettacolo.
Quando i feudali dimostrano che il loro
sistema di sfruttamento era diverso dallo sfruttamento borghese, dimenticano soltanto che
essi esercitavano lo sfruttamento in circostanze e condizioni totalmente differenti e che
ora han fatto il loro tempo. Quando dimostrano che il proletariato moderno non � esistito
al tempo del loro dominio, dimenticano soltanto che la borghesia moderna fu appunto un
necessario rampollo del loro ordine sociale.
Del resto, essi celano tanto poco il
carattere reazionario della loro critica, che la loro principale accusa contro la
borghesia � proprio che sotto il suo regime si sviluppa una classe che far� saltare in
aria tutto quanto il vecchio ordine sociale.
Rimproverano alla borghesia pi� il fatto
che essa genera un proletariato rivoluzionario che non il fatto ch'essa produce un
proletariato in genere.
Nella pratica della vita politica, prendono
parte perci� a tutte le misure di forza contro la classe operaia, e nella vita ordinaria,
ad onta di tutti i loro gonfi frasari, si adattano a raccogliere le mele d'oro, e a
barattare fedelt�, amore, onore col traffico della lana di pecora, della barbabietola e
dell'acquavite.
Come il prete si � sempre accompagnato al
signore feudale, cos� il socialismo pretesco si accompagna a quello feudalistico.
Non c'� cosa pi� facile che dare una
tinta socialistica all'ascetismo cristiano. Il cristianesimo non se l'� presa forse
anch'esso con la propriet� privata, con il matrimonio, con lo Stato? Non ha predicato, in
loro sostituzione, la beneficenza, la mendicit�, il celibato e la mortificazione della
carne, la vita claustrale e la Chiesa? Il socialismo sacro � soltanto l'acquasanta con la
quale il prete benedice la rabbia degli aristocratici.
b) Il socialismo piccolo-borghese.
L'aristocrazia feudale non �
l'unica classe che sia stata abbattuta dalla borghesia e le cui condizioni di esistenza
siano deperite e si siano estinte nella societ� borghese moderna. La piccola borghesia
medievale e l'ordine dei piccoli contadini furono i precursori della borghesia moderna.
Questa classe continua ancora a vegetare accanto alla sorgente borghesia nei paesi meno
sviluppati industrialmente e commercialmente.
Nei paesi dove s'� sviluppata la civilt�
moderna, si � formata una nuova piccola borghesia, sospesa fra il proletariato e la
borghesia, che torna sempre a formarsi da capo, in quanto � parte integrante della
societ� borghese; ma i suoi membri vengono costantemente precipitati nel proletariato
dalla concorrenza, anzi, con lo sviluppo della grande industria vedono addirittura
avvicinarsi un momento nel quale scompariranno totalmente come parte indipendente della
societ� moderna, e verranno sostituiti da sorveglianti e domestici nel commercio, nella
manifattura, nell'agricoltura.
In paesi come la Francia, dove la classe
dei contadini costituisce molto pi� della met� della popolazione, era naturale che
alcuni scrittori i quali scendevano in campo per il proletariato contro la borghesia
usassero la scala del piccolo borghese e del piccolo contadino per la loro critica del
regime borghese e che prendessero partito per gli operai dal punto di vista della piccola
borghesia. Cos� s'� formato il socialismo piccolo-borghese. Capo di questa letteratura,
non solo per la Francia, ma anche per l'Inghilterra, � il Sismondi.
Questo socialismo ha anatomizzato con
estrema perspicacia le contraddizioni insite nei rapporti moderni di produzione. Ha
smascherato gli ipocriti eufemismi degli economisti. Ha dimostrato irrefutabilmente i
deleteri effetti delle macchine e della divisione del lavoro, la concentrazione dei
capitali e della propriet� fondiaria, la sovraproduzione, le crisi, la rovina inevitabile
dei piccoli borghesi e dei piccoli contadini, la miseria del proletariato, l'anarchia
della produzione, le stridenti sproporzioni nella distribuzione della ricchezza, la guerra
industriale di sterminio fra le varie nazioni, la dissoluzione dei vecchi costumi, dei
vecchi rapporti familiari, delle vecchie nazionalit�.
Tuttavia, quanto al suo contenuto positivo,
questo socialismo o vuole restaurare gli antichi mezzi di produzione e di traffico, e con
essi i vecchi rapporti di propriet� e la vecchia societ�, o vuole rinchiudere di nuovo,
con la forza, entro i limiti degli antichi rapporti di propriet� i mezzi moderni di
produzione e di traffico, che li han fatti saltare in aria, che non potevano non farli
saltare per aria. In entrambi i casi esso � insieme reazionario e utopistico.
Corporazioni nella manifattura e economia
patriarcale nelle campagne: ecco la sua ultima parola.
Nel suo ulteriore sviluppo questa tendenza
� andata a finire in una vile depressione dopo l'ebbrezza.
c) Il socialismo tedesco
La letteratura socialista e
comunista francese, ch'� sorta sotto la pressione d'una borghesia dominante ed �
l'espressione letteraria della lotta contro questo dominio, venne introdotta in Germania
proprio mentre la borghesia stava cominciando la sua lotta contro l'assolutismo feudale.
Filosofi, semifilosofi e begli spiriti
tedeschi s'impadronirono avidamente di quella letteratura, dimenticando solo una piccola
cosa: che le condizioni d'esistenza francesi non erano immigrate in Germania insieme a
quegli scritti che venivano dalla Francia. Nei confronti delle condizioni tedesche, la
letteratura francese perdette ogni significato pratico immediato e assunse un aspetto
puramente letterario. Non poteva non apparire un'oziosa speculazione sulla vera societ�,
sulla realizzazione dell'essere umano. Allo stesso modo le rivendicazioni della prima
rivoluzione francese avevano avuto per i filosofi tedeschi del secolo XVIII soltanto il
senso di essere rivendicazioni della "ragion pratica" in generale, e le
manifestazioni di volont� della borghesia francese rivoluzionaria avevano significato ai
loro occhi di leggi di pura volont�, della volont� come deve essere, della volont�
veramente umana.
Il lavoro dei letterati tedeschi
consistette unicamente nel concordare le nuove idee francesi con la loro vecchia coscienza
filosofica, o, anzi, nell'appropriarsi delle idee francesi dal loro punto di vista
filosofico.
Questa appropriazione avvenne nella stessa
maniera che si usa in genere per appropriarsi una lingua straniera: mediante la
traduzione.
E` noto come i monaci ricoprissero di
insipide storie di santi cattolici i manoscritti che contenevano le opere classiche
dell'antichit� pagana. Con la letteratura francese profana i letterati tedeschi usarono
il procedimento inverso; scrissero le loro sciocchezze filosofiche sotto l'originale
francese. Per esempio, sotto la critica francese dei rapporti patrimoniali essi scrissero
"alienazione dell'essere umano", sotto la critica francese dello stato borghese
scrissero "superamento del dominio dell'universale in astratto", e cos� via.
Battezzarono questa insinuazione del loro
frasario filosofico negli svolgimenti francesi con i nomi di "filosofia
dell'azione", "vero socialismo", "scienza tedesca del
socialismo", "motivazione filosofica del socialismo" e cos� via.
Cos� la letteratura francese socialista e
comunista fu letteralmente evirata. E poich� essa nelle mani dei tedeschi aveva smesso di
esprimere la lotta d'una classe contro l'altra, il tedesco era consapevole d'aver superato
l'unilateralit� francese, d'essersi fatto rappresentante non di veri bisogni, ma anzi del
bisogno della verit�, non degli interessi del proletariato, ma anzi degli interessi
dell'essere umano, dell'uomo in genere; dell'uomo che non appartiene a nessuna classe,
anzi neppure alla realt�, e appartiene soltanto al cielo nebuloso della fantasia
filosofica.
Questo socialismo tedesco, che prendeva
cos� solennemente sul serio le sue goffe esercitazioni scolastiche, e tanto
ciarlatanescamente le strombazzava, perdette tuttavia, a poco a poco, la sua pedantesca
innocenza.
La lotta della borghesia tedesca,
specialmente di quella prussiana, contro i feudali e contro la monarchia assoluta, in una
parola, il movimento liberale, divenne pi� serio.
Cos� al vero socialismo si offr�
l'auspicata occasione di contrapporre le rivendicazioni socialiste al movimento politico,
di lanciare i tradizionali anatemi contro il liberalismo, contro lo Stato rappresentativo,
contro la concorrenza borghese, contro la libert� di stampa borghese, il diritto
borghese, la libert� e l'eguaglianza borghesi; e di predicare alla massa popolare come
essa non avesse niente da guadagnare, anzi tutto da perdere con quel movimento borghese.
Il socialismo tedesco dimenticava in tempo che la critica francese della quale esso era
l'insulso eco, presuppone la societ� borghese moderna con le corrispondenti condizioni
materiali d'esistenza e l'adeguata costituzione politica: tutti presupposti che in
Germania si trattava appena di conquistare.
Il vero socialismo serv� ai governi
assoluti tedeschi, col loro seguito di preti, di maestrucoli, di nobilucci rurali e di
burocrati, come gradito spauracchio contro la borghesia che avanzava minacciosa.
Costitu� il dolciastro complemento delle
acri sferzate e delle pallottole di fucile con le quali quei governi rispondevano alle
insurrezioni operaie.
Mentre il vero socialismo diventava cos�
un'arma nelle mani dei governi contro la borghesia tedesca, esso rappresentava d'altra
parte anche direttamente un interesse reazionario, l'interesse del popolo minuto tedesco.
In Germania la piccola borghesia, che � un'eredit� del secolo XVI, e sempre vi
riaffiora, da quell'epoca in poi, in varie forme, costituisce il vero e proprio fondamento
sociale della situazione attuale.
La sua conservazione � la conservazione
della situazione tedesca attuale. Essa teme la sicura rovina dal dominio industriale e
politico della borghesia, tanto in conseguenza della concentrazione del capitale, quanto
attraverso il sorgere di un proletariato rivoluzionario. Le sembr� che il vero socialismo
prendesse entrambi i piccioni con una fava. Ed esso si diffuse come un'epidemia.
La veste ordita di ragnatela speculativa,
ricamata di fiori retorici di begli spiriti, impregnata di rugiada sentimentale
febbricitante di amore, questa veste di esaltazione nella quale i socialisti tedeschi
avviluppavano il loro paio di ossute verit� eterne, non fece che aumentare lo spaccio
della loro merce presso quel pubblico.
Per conto suo, il socialismo tedesco
riconobbe sempre meglio la propria vocazione d'essere il burbanzoso rappresentante di
questa piccola borghesia.
Esso ha proclamato la nazione tedesca la
nazione normale; il filisteo tedesco l'uomo normale. Ha conferito ad ogni abiezione di
costui un senso celato, superiore, socialistico pel qual l'abiezione significava il
contrario di quel che era. Ed ha tratto le ultime conseguenze prendendo direttamente
posizione contro la tendenza brutalmente distruttiva del comunismo e proclamando la
propria imparziale superiorit� a tutte le lotte di classe. Quanto circola in Germania di
pretesi scritti socialisti e comunisti appartiene, con pochissime eccezioni, alla sfera di
questa sordida e snervante letteratura.
2. Il socialismo borghese
Una parte della borghesia
desidera di portar rimedio agli inconvenienti sociali, per garantire l'esistenza della
societ� borghese.
Rientrano in questa categoria economisti,
filantropi, umanitari, miglioratori della situazione delle classi lavoratrici,
organizzatori di beneficenze, protettori degli animali, fondatori di societ� di
temperanza e tutta una variopinta gen�a di oscuri riformatori. E in interi sistemi �
stato elaborato questo socialismo borghese.
Come esempio citeremo la "Philosophie
de la mis�re del Proudhon".
I socialisti borghesi vogliono le
condizioni di vita della societ� moderna senza le lotte e i pericoli che necessariamente
ne derivano. Vogliono la societ� attuale sottrazion fatta degli elementi che la
rivoluzionano e la dissolvono. Vogliono la borghesia senza proletariato. La borghesia si
raffigura naturalmente il mondo ov'essa domina come il migliore dei mondi. Il socialismo
borghese elabora questa consolante idea in un semi-sistema o anche in un sistema intero.
Quando invita il proletariato a mettere in atto i suoi sistemi per entrare nella nuova
Gerusalemme, il socialismo borghese non fa in sostanza che pretendere dal proletariato che
esso rimanga fermo nella societ� attuale, ma rinunci alle odiose idee che di essa s'�
fatto.
Una seconda forma di socialismo meno
sistematica e pi� pratica cercava di far passare alla classe operaia la voglia di
qualsiasi movimento rivoluzionario, argomentando che le potrebbe essere utile non l'uno o
l'altro cambiamento politico, ma soltanto un cambiamento delle condizioni materiali della
esistenza, cio� dei rapporti economici. Ma questo socialismo non intende affatto, con il
termine di cambiamento delle condizioni materiali dell'esistenza, l'abolizione dei
rapporti borghesi di produzione, possibile solo in via rivoluzionaria, ma miglioramenti
amministrativi svolgentisi sul terreno di quei rapporti di produzione, che dunque non
cambiano nulla al rapporto fra capitale e lavoro salariato, ma che, nel migliore dei casi,
diminuiscono le spese che la borghesia deve sostenere per il suo dominio e semplificano il
suo bilancio statale.
Il socialismo borghese giunge alla sua
espressione adeguata solo quando diventa semplice figura retorica.
Libero commercio! nell'interesse della
classe operaia; dazi protettivi! nell'interesse della classe operaia; carcere cellulare!
nell'interesse della classe operaia. Questa � l'ultima parola, l'unica detta seriamente,
del socialismo borghese.
Il loro socialismo consiste appunto
nell'affermazione che i borghesi sono borghesi -nell'interesse della classe operaia
3. Il socialismo e comunismo
critico-utopistico
Qui non parleremo della
letteratura che ha espresso le rivendicazioni del proletariato in tutte le grandi
rivoluzioni moderne (scritti di Babeuf e cos� via).
I primi tentativi del proletariato di far
valere direttamente il suo proprio interesse di classe in un'et� di generale
effervescenza, nel periodo del rovesciamento della societ� feudale, non potevano non
fallire per la forma poco sviluppata del proletariato stesso, come anche per la mancanza
delle condizioni materiali della sua emancipazione, che sono appunto solo il prodotto
dell'et� borghese. La letteratura rivoluzionaria che ha accompagnato quei primi movimenti
del proletariato � per forza reazionaria, quanto al contenuto; insegna un ascetismo
generale e un rozzo egualitarismo.
I sistemi propriamente socialisti e
comunisti, i sistemi di Saint-Simon, di Fourier, di Owen, ecc., emergono nel primo
periodo, non sviluppato, della lotta fra proletariato e borghesia, che abbiamo esposto
sopra (vedi: Borghesia e proletariato).
Certo, gli inventori di quei sistemi vedono
l'antagonismo delle classi e anche l'efficacia degli elementi dissolventi nel seno della
stessa societ� dominante. Ma non vedono nessuna attivit� storica autonoma dalla parte
del proletariato, non vedono nessun movimento politico proprio e particolare del
proletariato.
Poich� lo sviluppo dell'antagonismo fra le
classi va di pari passo con lo sviluppo dell'industria, essi non trovano neppure le
condizioni materiali per l'emancipazione del proletariato, e vanno in cerca d'una scienza
sociale, di leggi sociali, per creare queste condizioni.
Alla attivit� sociale deve subentrare la
loro attivit� inventiva personale, alle condizioni storiche dell'emancipazione del
proletariato, devono subentrare condizioni immaginarie, e alla organizzazione del
proletariato in classe con un processo graduale deve subentrare una organizzazione della
societ� da essi escogitata a bella posta. La storia universale futura si dissolve per
essi nella propaganda e nell'esecuzione pratica dei loro progetti di societ�.
E` vero ch'essi sono coscienti di sostenere
nei loro progetti sopratutto gli interessi della classe operaia, come della classe che
pi� soffre. Il proletariato esiste per essi soltanto da questo punto di vista della
classe che pi� soffre.
Ma � inerente tanto alla forma non evoluta
della lotta di classe quanto alla loro propria situazione, ch'essi credano d'essere di
gran lunga superiori a quell'antagonismo di classe. Vogliono migliorare la situazione di
tutti i membri della societ�, anche dei meglio situati. Quindi fanno continuamente
appello alla societ� intera, senza distinzione, anzi, di preferenza alla classe
dominante. Giacch� basta soltanto comprendere il loro sistema per riconoscerlo come il
miglior progetto possibile della miglior societ� possibile.
Quindi essi respingono qualsiasi azione
politica, e specialmente ogni azione rivoluzionaria; vogliono raggiungere la loro meta per
vie pacifiche e tentano di aprir la strada al nuovo vangelo sociale con piccoli
esperimenti che naturalmente falliscono, con la potenza dell'esempio.
Tale descrizione fantastica della societ�
futura corrisponde al primo impulso presago del proletariato verso una trasformazione
generale della societ�, in un periodo nel quale il proletariato � ancora pochissimo
sviluppato, e quindi intende anch'esso ancora fantasticamente la propria posizione.
Ma gli scritti socialisti e comunisti
consistono anche di elementi di critica. Essi attaccano tutte le fondamenta della societ�
esistente. Hanno quindi fornito materiale preziosissimo per illuminare gli operai. Le loro
proposizioni positive sulla societ� futura, per esempio l'abolizione del contrasto fra
citt� e campagna, della famiglia, del guadagno privato, del lavoro salariato, l'annuncio
dell'armonia sociale, la trasformazione dello Stato in una semplice amministrazione della
produzione, tutte queste proposizioni esprimono semplicemente la scomparsa
dell'antagonismo fra le classi che allora comincia appena a svilupparsi, e ch'essi
conoscono soltanto nella sua prima informe indeterminatezza. Perci� queste stesse
proposizioni hanno ancora un senso puramente utopistico.
L'importanza del socialismo e comunismo
critico utopistico sta in rapporto inverso allo sviluppo storico. Nella stessa misura che
si sviluppa e prende forma la lotta fra le classi, perde ogni valore pratico, ogni
giustificazione teorica quell'immaginario sollevarsi al di sopra di essa, quella lotta
immaginaria contro di essa. Quindi, anche se gli autori di quei sistemi erano
rivoluzionari per molti aspetti, i loro scolari costituiscono ogni volta sette
reazionarie. Tengon ferme contro il progressivo sviluppo storico del proletariato, le
vecchie opinioni dei maestri. Quindi cercano conseguentemente di smussare di nuovo la
lotta di classe, e di conciliare gli antagonismi. Continuano sempre a sognare la
realizzazione sperimentale delle loro utopie sociali, l'istituzione di singoli falansteri,
la fondazione di colonie in patria, la creazione di una piccola Icaria, -edizione in
dodicesimo della nuova Gerusalemme- e per la costruzione di tutti quei castelli in Ispagna
debbono far appello alla filantropia dei cuori e delle borse borghesi. A poco per volta
essi cadono nella sopra descritta categoria dei socialisti reazionari o conservatori, e
ormai si distinguono da questo solo per una pedanteria pi� sistematica, e per la fede
fanatica e superstiziosa nell'efficacia miracolosa della loro scienza sociale.
Quindi si oppongono aspramente ad ogni
movimento politico degli operai, poich� esso non potrebbe procedere che da cieca mancanza
di fede nel nuovo vangelo.
Gli owenisti in Inghilterra reagiscono
contro i cartisti, i fourieristi in Francia reagiscono contro i riformisti.
IV. Posizione dei Comunisti di
fronte ai diversi partiti di opposizione
Da quanto s'� detto nel
secondo capitolo appare ovvio quale sia il rapporto dei comunisti coi partiti operai gi�
costituiti, cio� il loro rapporto coi cartisti in Inghilterra e coi riformatori
nell'America del Nord.
I comunisti lottano per raggiungere i fini
e gli interessi immediati della classe operaia, ma nel movimento presente rappresentano in
pari tempo l'avvenire del movimento. In Francia i comunisti si alleano al partito
socialista-democratico contro la borghesia conservatrice e radicale, senza per questo
rinunciare al diritto d'un contegno critico verso le frasi e le illusioni provenienti
dalla tradizione rivoluzionaria.
In Svizzera essi appoggiano i radicali,
senza disconoscere che questo partito � costituito da elementi contraddittori, in parte
da socialisti democratici in senso francese, in parte da borghesi radicali.
Fra i polacchi, i comunisti appoggiano il
partito che fa d'una rivoluzione agraria la condizione della liberazione nazionale. Lo
stesso partito che promosse l'insurrezione di Cracovia del 1846.
In Germania il partito comunista combatte
insieme alla borghesia contro la monarchia assoluta, contro la propriet� fondiaria
feudale e il piccolo borghesume, appena la borghesia prende una posizione rivoluzionaria.
Per� il partito comunista non cessa
nemmeno un istante di preparare e sviluppare fra gli operai una coscienza quanto pi�
chiara � possibile dell'antagonismo ostile fra borghesia e proletariato, affinch� i
lavoratori tedeschi possano subito rivolgere, come altrettante armi contro la borghesia,
le condizioni sociali e politiche che la borghesia deve creare con il suo dominio,
affinch� subito dopo la caduta delle classi reazionarie in Germania, cominci la lotta
contro la borghesia stessa.
I comunisti rivolgono la loro attenzione
sopratutto alla Germania, perch� la Germania � alla vigilia d'una rivoluzione borghese,
e perch� essa compie questo rivolgimento in condizioni di civilt� generale europea pi�
progredite, e con un proletariato molto pi� evoluto che non l'Inghilterra nel
decimosettimo e la Francia nel decimottavo secolo; perch� dunque la rivoluzione borghese
tedesca pu� essere soltanto l'immediato preludio d'una rivoluzione proletaria.
In una parola: i comunisti appoggiano
dappertutto ogni movimento rivoluzionario diretto contro le situazioni sociali e politiche
attuali.
Entro tutti questi movimenti essi mettono
in rilievo, come problema fondamentale del movimento, il problema della propriet�,
qualsiasi forma, pi� o meno sviluppata, esso possa avere assunto.
Infine, i comunisti lavorano dappertutto al
collegamento e all'intesa dei partiti democratici di tutti i paesi.
I comunisti sdegnano di nascondere le loro
opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono esser
raggiunti soltanto col rovesciamento violento di tutto l'ordinamento sociale finora
esistente. Le classi dominanti tremino al pensiero d'una rivoluzione comunista. I
proletari non hanno da perdervi che le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare.
PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!
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In memoria
del manifesto
dei comunisti
Di qui a tre anni noi socialisti potremo
celebrare il nostro giubileo. La data memorabile della pubblicazione del Manifesto dei
comunisti (febbraio 1848) ci ricorda il nostro primo e sicuro ingresso nella storia. A
quella data si riferisce ogni nostro giudizio ed ogni nostro apprezzamento su i progressi,
che il proletariato � andato facendo in questo cinquantennio. A quella data si misura il
corso della nuova �ra, la quale sboccia e sorge, anzi si sprigiona e sviluppa
dall�ra presente, per formazione a questa stessa intima ed immanente, e perci� in
modo necessario e ineluttabile; quali che sian per essere le vicende varie e le successive
fasi sue, per ora di certo imprevedibili. A tutti quelli fra noi, cui prema e giovi di
possedere la piena consapevolezza dellopera propria, occorre di tornare pi� volte
col pensiero su le cause e su i moventi, che determinarono la genesi del Manifesto, in
quelle circostanze in cui esso per lappunto apparve, e cio� alla vigilia della
rivoluzione, che scoppi� da Parigi a Vienna, da Palermo a Berlino. Soltanto per cotesta
via ci � dato di trarre dalla stessa forma sociale, nella quale ora noi viviamo, la
spiegazione della tendenza al socialismo; e di giustificare in conseguenza, per la stessa
presente ragion dessere di tale tendenza, la necessit� del suo effettivo trionfo,
del quale facciamo tuttod� il presagio.
Quale �, in fatti, se non questo, il nerbo
del Manifesto; o la sua essenza, e il suo carattere decisivo?
Sarebbe cosa vana, invero, il voler ci�
ricercare invece nelle misure pratiche, che ivi son suggerite e proposte in fine del Capo
secondo, come adottabili nella eventualit� di un successo rivoluzionario del
proletariato, o nelle indicazioni di orientamento politico, rispetto agli altri partiti
rivoluzionarii di allora, che trovansi al Capo quarto. Coteste indicazioni e cotesti
suggerimenti, per quanto apprezzabili e notevoli nel tempo e nelle circostanze in cui
furon formulati e dettati, e per quanto soprattutto importanti per giudicare in modo
preciso dellazione politica che i comunisti tedeschi spiegarono nel periodo
rivoluzionario del 1848-50, non costituiscono oramai pi� per noi un insieme di vedute
pratiche, per rispetto alle quali ci tocchi di deciderci, pro o contra, in ogni caso e
ricorrenza. I partiti politici, che dal tempo della Internazionale in qua si vennero
costituendo in varii paesi su la base del proletariato e in suo nome esplicito e chiaro,
ebbero ed hanno, a misura che sorgono e poi si sviluppano, vivo bisogno di adattare e di
conformare a varie e multiformi circostanze e contingenze le esigenze e lopera loro.
Ma nessuno di cotesti partiti ha tale coscienza di sapersi ora cos� prossimo alla
dittatura del proletariato, da sentire in s� urgente il bisogno, o sia pure il desiderio
o la tentazione, di rivedere e di valutare le proposte del Manifesto alla stregua di una
verificazione, che paia probabile, perch� ritenuta prossima. Gli esperimenti storici non
sono, in verit�, se non quei soli, che la storia stessa fa imprevedutamente, non a
disegno, n� di proposito, n� a comando. Cos� accadde ai tempi della Comune, che fu, ed
�, e rimane fino ad ora per noi, il solo esperimento approssimativo, sebbene confuso
perch� subitaneo e di breve durata, dellazione del proletariato, che sia messo alla
nuova e dura prova dimpossessarsi del potere politico. Esperimento quello non voluto
ad arte, n� cercato a disegno, imposto anzi dalle circostanze, ma eroicamente sostenuto;
e che ora si converte per noi in salutare ammaestramento. L� dove il movimento
socialistico � appena allo stato dellinfanzia, pu� darsi che questi o quegli, in
difetto di esperienza propria e diretta, si appelli, come accade spesso in Italia,
allautorit� di un testo, come a precetto: ma ci� effettivamente non conta
proprio nulla.
N� quel nerbo, od essenza, e carattere
decisivo sono, a mio avviso, da cercare nella orientazione su le altre forme di
socialismo, che il Manifesto reca sotto al nome di Letteratura. Tutto ci� che ivi �
detto, al Capo terzo, serve, senza dubbio, a definire mirabilmente, per via di antitesi, e
nella forma di brevi, succose e calzanti caratteristiche, le differenze che effettivamente
corrono tra il comunismo, che ora, con espressione da molti miseramente abusata, si �
soliti di chiamare scientifico, ossia tra il comunismo, che ha per soggetto il
proletariato, e per argomento la rivoluzione proletaria, e le altre forme reazionarie,
borghesi, semi-borghesi, piccolo-borghesi, utopistiche e cosi via. Tutte coteste forme,
meno una, ricorsero e si rinnovarono pi� volte, e ricorrono e si rinnovano anche ora nei
paesi nei quali il movimento proletario moderno � appena in sul nascere. Per tali paesi,
e in tali circostanze, il Manifesto ha esercitato ed esercita tuttora lufficio di
critica attuale, e di frusta letteraria. Ma nei paesi nei quali, o quelle forme furon gi�
teoricamente e praticamente superate, come � in gran parte il caso della Germania e
dellAustria, o sopravvivono solo allo stato settario e soggettivo, come accade gi�
in Francia e in Inghilterra, per non dire delle altre nazioni via via enumerando, il
Manifesto, per questo rispetto, ha compiuto oramai tutto lufficio suo. E non fa che
registrare, come per memoria, ci� cui non occorre pi� di pensare, data lazione
politica del proletariato, che gi� si svolge nel suo normale e graduale processo.
Or questa fu per lappunto, e come per
anticipazione, la disposizione danimo e di mente di quelli che lo scrissero. Di ci�
che avean superato per virt� di pensiero, il quale sopra pochi ma chiari dati di
esperienza anticipi sicuro gli eventi, essi non esprimevano, oramai, se non la
eliminazione e la condanna. Il comunismo critico - questo � il vero suo nome, e non ve
n� altro di pi� esatto per tale dottrina non recitava pi� coi feudali il
rimpianto della vecchia societ�, per poi fare a rovescio la critica della societ�
presente: anzi non mirava che al futuro. Non si associava pi� ai piccolo-borghesi
nel desiderio di salvare il non salvabile: come ad esempio la piccola propriet�, o
il quieto vivere della piccola gente, cui la vertiginosa azione dello stato moderno, che
della societ� attuale � lorgano necessario e naturale, torna grave e pesante solo
perch� esso stato, rivoluzionando di continuo, reca in s� e con s� la necessit� di
altre nuove e pi� profonde rivoluzioni. N� traduceva in arzigogoli metafisici, o in
riflessi di morboso sentimento, o di religiosa contemplazione, i contrasti reali dei
materiali interessi della vita di tutti i giorni: anzi questi contrasti rendeva ed
esponeva in tutta la prosa loro. Non costruiva la societ� dellavvenire su le linee
di un disegno, in ogni sua parte armonicamente condotto a finimento. Non levava parole di
lode e di esaltazione, o di evocazione e di rimpianto, alle due dee della mitologia
filosofica, la Giustizia e la Eguaglianza: alle due dee, cio�, che fanno cos� trista
figura nella misera pratica della vita cotidiana, quando si riesca ad intendere, come la
storia da tanti secoli si procuri lindecente passatempo di fare e di disfare quasi
sempre a controsenso deglinfallibili dettami loro. Anzi quei comunisti, pur
dichiarando, con esibizione di fatti che hanno forza di argomento e di prova, che i
proletarii fossero oramai destinati a far la parte di sotterratori della borghesia, a
questa rendevano omaggio, come ad autrice di una forma sociale, che � in estensione ed in
intensit� uno stadio notevole del progresso umano, e che sola pu� far da arena alle
nuove lotte promettenti esito felice al proletariato. Necrologia di stile cos�
monumentale non fu mai scritta. Quelle lodi rese alla borghesia assumono una certa
originale forma di umorismo tragico, e son parse ad alcuno come scritte con intonazione da
ditirambo.
Nondimeno quelle definizioni negative ed
antitetiche delle altre forme di socialismo allora correnti, e poi dopo, e fino ad ora,
spesso ricorrenti, per quanto inappuntabili nella sostanza, nella forma e nello scopo cui
mirano, n� pretendono di essere, n� sono, la effettiva storia del socialismo, e non
recano, n� la traccia, n� lo schema di questa, se altri voglia scriverla. La storia, in
vero, non poggia su la differenza di vero e di falso, o di giusto e dingiusto, e
molto meno su la pi� astratta antitesi di possibile e di reale; come se le cose stessero
da un canto, e avessero dallatro canto le proprie ombre e fantasmi, nelle idee. Essa
� sempre tutta dun pezzo, e poggia tutta sul processo di formazione e di
trasformazione della societ�: il che � da intendere in senso obiettivo, e
indipendentemente da ogni nostro soggettivo gradimento o sgradimento. Essa � una dinamica
di genere speciale; se cos� piace ai Positivisti, che di tali espressioni tanto si
dilettano, e spesso non vanno pi� in l� della parola nuova che mettono in giro. Ora le
varie forme di concezione e di azione socialistica, che apparvero e sparirono nel corso
dei secoli, con tante differenze nei motivi, nella fisionomia e negli effetti, vanno tutte
studiate e spiegate per le condizioni specifiche e complesse della vita sociale in cui si
produssero. Ad esaminarle si vede, che non costituiscono un solo insieme di processo
continuativo; perch� la serie ne � pi� volte interrotta dal cambiare del complesso
sociale, e dalloscurarsi e spezzarsi della tradizione. Solo dal tempo della Grande
Rivoluzione il socialismo assume una certa unit� di processo, che si fa poi pi� evidente
dal 1830 in gi�, col definitivo avvento della borghesia al dominio politico in Francia e
in Inghilterra, e diventa da ultimo intuitiva e direi palpabile dalla Internazionale in
qua. Su questa via, su questo cammino, sta, come gran colonna miliare, il Manifesto, con
doppia indicazione, direi cos�, dalle due parti. Di qua � lincunabulo della nuova
dottrina, che ha poi fatto il giro del mondo. Di l� � lorientazione su le forme
che esso esclude, ma di cui non reca lesposizione e il racconto.
Il nerbo, lessenza, il carattere
decisivo di questo scritto consistono del tutto nella nuova concezione storica, che gli
sta in fondo, e che esso stesso in parte dichiara e sviluppa, quando nel resto non vi
accenni, e non vi rimandi, o non la supponga soltanto. Per questa concezione il comunismo,
cessando dallessere speranza, aspirazione, ricordo, congettura o ripiego, trovava
per la prima volta la sua adeguata espressione nella coscienza della sua propria
necessit�; cio� nella coscienza di esser lesito e la soluzione delle attuali lotte
di classe. N� queste son quelle di ogni tempo e luogo, su le quali la storia del passato
sera esercitata e svolta; ma son quelle, invece, che tutte si assottigliano e si
riducono predominantemente nella lotta tra borghesia capitalistica e lavoratori fatalmente
proletarizzati. Di questa lotta il Manifesto trova la genesi, determina il ritmo di
evoluzione, e presagisce il finale effetto.
In tale concezione storica � tutta la
dottrina del comunismo scientifico. Da questo punto in poi gli avversarii teorici del
socialismo non sono chiamati pi� a discutere della astratta possibilit� della
democratica socializzazione dei mezzi di produzione; come se di ci� savesse a far
giudizio per illazioni tratte dalle generali e comunissime attitudini della cosi detta
natura umana. Qui si tratta invece di riconoscere, o di non riconoscere nel corso presente
delle cose umane una necessit�, la quale trascende ogni nostra simpatia ed ogni nostro
subiettivo assentimento. Trovasi o no la societ� dessere ora cos� fatta, nei paesi
pi� progrediti, da dovere essa riuscire al comunismo per le) leggi immanenti al suo
proprio divenire, data la sua attuale struttura economica, e dati gli attriti che questa
da s� in se stessa necessariamente produce, fino a far crepaccio e dissolversi? Ecco il
soggetto della disputa, dopo che tale dottrina � apparsa. Ed ecco insiememente la regola
di condotta, che simpone allazione dei partiti socialistici; o che siano essi
di soli proletarii, o che accolgano nelle loro file uomini usciti da altre classi, i quali
facciano la parte di volontarii nellesercito del proletariato.
Per ci� noi socialisti, che ci lasciamo
ben volentieri chiamare scientifici, se altri non intende per cotal modo di confonderci
coi Positivisti, ospiti spesso ma da noi non sempre bene accetti, che a lor grado
monopolizzano il nome di scienza, noi non ci battiamo i fianchi per sostenere una tesi
astratta e generica, come fossimo causidici o sofisti: n� ci affanniamo a dimostrare la
razionalit� degli intenti nostri. I nostri intenti non sono se non la espressione teorica
e la pratica esplicazione dei dati che ci offre la interpretazione del processo che si
compie attraverso noi e intorno a noi; e che � tutto nei rapporti obiettivi della vita
sociale, di cui noi siamo soggetto ed oggetto, causa ed effetto, termine e parte. I nostri
intenti son razionali, non perch� fondati sopra argomenti tratti dalla ragion ragionante,
ma perch� desunti dalla obiettiva considerazione delle cose; il che � quanto dire dalla
dilucidazione del processo loro, che non �, n� pu� essere, un resultato del nostro
arbitrio, anzi il nostro arbitrio vince ed aggioga.
Il Manifesto dei comunisti, al quale,
quanto a specifica efficacia, non pu� fare da surrogato nessuno degli scritti anteriori o
posteriori degli autori stessi, che per estensione e portata scientifica son di tanto
maggior peso, ci d� nella sua classica semplicit� lespressione genuina di questa
situazione: il proletariato moderno �, si pone, cresce e si svolge nella storia
contemporanea come il soggetto concreto, come la forza positiva, dalla cui azione,
inevitabilmente rivoluzionaria, il comunismo dovr� necessariamente resultare. E per ci�
questo scritto, cio� per tale enunciazione di presagio teoreticamente fondato ed espresso
in detti brevi, rapidi, concisi e memorabili, costituisce unaccolta, anzi un vivaio
inesauribile di germogli di pensieri, che il lettore pu� indefinitivamente fecondare e
moltiplicare; serbando esso la forza originale ed originaria della cosa nata appena
appena, e non ancora divelta e distratta dal campo di sua propria produzione. Osservazione
cotesta, che va principalmente rivolta a quelli, che, facendo professione di dotta
ignoranza, quando non siano a dirittura fanfaroni, ciarlatani o allegri sportisti,
regalano alla dottrina del comunismo critico precursori, patroni, alleati e maestri
dogni genere, in oltraggio al senso comune e alla volgare cronologia. O sia che
inquadrino la nostra dottrina materialistica della storia nella concezione il pi� delle
volte fantastica e troppo generica della universale evoluzione, che gi� da molti fu
ridotta in nuova metafora di novella metafisica; o sia che cerchino in tale dottrina un
derivato del darwinismo, che solo in un certo modo, ma in senso, assai lato, ne � un caso
analogico; o che ci favoriscano lalleanza e la padronanza di quella filosofia
positivistica, la quale corre dal Comte, degeneratore reazionario del geniale Saint-Simon,
a questo Spencer, quintessenza di borghesismo anemicamente anarchico: il che vuol dire,
dare a noi alleati e protettori i dichiarati e decisi avversarii nostri.
Tale forza germinativa, tale classicit� di
efficacia, tale compendiosit� di sintesi di molte serie e gruppi di pensieri in uno
scritto di cos� poche pagine, son dovute al modo della sua origine.
Due tedeschi ne furono gli autori, ma non
vi portaron dentro, n� la sostanza, n� la forma delle personali opinioni, che a quel
tempo sapean di solito dimprecazione, di piato e di rancore in bocca ai profughi
politici, o a quelli, che, comera il caso loro, volontarii abbandonassero la patria,
per godere altrove aere pi� spirabile. N� vintrodussero direttamente
limmagine delle condizioni del loro paese, che erano politicamente misere, e
socialmente, ossia economicamente, solo per alcuni primi inizii, e solo in certi punti del
territorio, confrontabili a quelle che gi� in Francia e in Inghilterra erano ed
apparivano moderne. Vi portarono invece il pensiero filosofico, per cui solo la patria
loro sera messa e mantenuta allaltezza della storia contemporanea; di quel
pensiero filosofico, che, appunto nelle persone loro, assumeva a quel tempo la notevole
trasformazione, per la quale il materialismo, gi� rinnovato da Feuerhach, combinandosi
con la dialettica, diveniva capace di abbracciare e di comprendere il moto della storia
nelle sue cause pi� intime, e fino allora inesplorate, perch� latenti e non facili a
districare. Comunisti e rivoluzionarii ambedue, ma non per istinto, n� per puro impulso o
per passione, essi aveano quasi elaborata tutta una nuova critica della scienza economica,
e avean compreso il nesso e il significato storico del movimento proletario di qua e di
l� della Manica, ossia di Francia e dInghilterra, gi� prima che fossero chiamati a
dettare nel Manifesto il programma e la dottrina della Lega dei comunisti. Questa,
risedendo a Londra con notevoli diramazioni sul continente, avea dietro di s� un buon
tratto di vita e di sviluppo proprio, attraverso a diverse fasi. Dei due, lEngels,
autore gi� da qualche tempo di un saggio critico, che, passando sopra ad ogni correzione
subiettiva ed unilaterale, per la prima volta ritrae obiettivamente la critica
delleconomia politica dalle antitesi inerenti agli enunciati ed ai concetti
delleconomia stessa, era poi venuto in fama per un libro su la condizione degli
operai inglesi, che � il primo tentativo riuscito di rappresentare i moti della classe
operaia come resultanti dal giuoco stesso delle forze e dei mezzi di produzione.
Laltro, Marx, avea dietro di s�, in breve corso danni, lesperienza di
pubblicista radicale in Germania, e quella del pari di pubblicista a Parigi e a Bruxelles,
la escogitazione quasi matura dei primi rudimenti della concezione materialistica della
storia, la critica teoreticamente vittoriosa dei presupposti e delle illazioni della
dottrina di Proudhon, e la prima dilucidazione precisa della origine del sopravvalore
dalla compra e dalluso della forza-lavoro, cio� il primo germe delle concezioni
venute pi� tardi a maturit� di dimostrazioni, di riconnessioni e di particolari nel
Capitale. Ambedue congiunti per molte e varie vie di comunicazione ai rivoluzionarii dei
vani paesi di Europa, e specie di Francia, del Belgio e dellInghilterra, non
composero il Manifesto come saggio di personale opinione, ma anzi come la dottrina di un
partito, che, nel suo non largo ambito, era gi� nellanimo, neglintenti e
nellazione la prima Internazionale dei lavoratori.
Di qui comincia il socialismo strettamente
moderno. Qui � la linea di delimitazione da tutto il resto.
La Lega dei comunisti era divenuta tale,
dopo dessere stata Lega dei Giusti; e questa alla sua volta sera gradatamente
specificata, per chiara coscienza dintenti proletarii, dalla lega generica dei
profughi, ossia degli sbanditi. Come tipo, che rechi in s� quasi in disegno embrionale la
forma dogni ulteriore movimento socialistico e proletario, essa avea attraversato le
varie fasi della cospirazione e del socialismo egalitario. Avea metafisicato con Gr�n, e
utopizzato con Weitling. Avendo sua sede principale a Londra, sera affiatata,
rifluendo in piccola parte sopra di esso, col movimento cartista; il quale esemplificava
nel suo carattere saltuario, perch� di primo esperimento, e punto premeditato, perch�
non pi� di cospirazione o di setta, la dura e faticosa formazione del partito vero e
proprio della politica proletaria. La tendenza al socialismo non giunse a maturit� nel
cartismo, se non quando il moto suo fu prossimo a fallire, e di fatti fall�
(indimenticabili voi, Jones ed Harney!). La Lega fiutava da per tutto la rivoluzione, e
perch� la cosa era nellaria, e perch� il suo istinto e il suo metodo
dinformazioni a ci� la portava: e, mentre la rivoluzione effettivamente
scoppiava, essa si forn� nella nuova dottrina del Manifesto di un istrumento di
orientazione, che era in pari tempo unarma di combattimento. Gi� di fatti
internazionale, parte per la qualit� e origine varia dei membri suoi, ma assai pi�
ancora per listinto e per la vocazione che erano in tutti loro, essa venne a prender
posto nel movimento generale della vita politica, qual precorrimento chiaro e preciso di
tutto ci� che ora pu� ragionevolmente dirsi socialismo moderno; se cotal parola di
moderno non deve esprimere una semplice data di cronologia estrinseca, ma anzi un indice
del processo interno, ossia morfologico della societ�.
Una lunga intermissione dal 1852 al 1864,
che fu il periodo della reazione politica, e quello in pari tempo della sparizione, della
dispersione e del riassorbimento delle vecchie scuole socialistiche, separa la
Internazionale appena iniziale dellArbeiterbildungsverein di Londra, dalla
Internazionale propriamente detta, che dal 1864 al 1873 intese a parificare nelle
condizioni di lotta lazione del proletariato in Europa ed in America. Altre
intermissioni ebbe lazione del proletariato, meno che in Germania e specialmente in
Francia, dalla dissoluzione della Internazionale di gloriosa memoria, fino a questa nuova,
che ora vive di altri mezzi e si sviluppa con altri modi, consentanei quelli e questi alla
situazione politica in cui ci troviamo, e ai suggerimenti di una pi� larga e maturata
esperienza. Ma, come i sopravvissuti, tra quelli che fra il novembre e il dicembre del
1847 discussero ed accettarono la nuova dottrina, riapparvero poi su la scena pubblica
nella grande Internazionale, e son riapparsi da ultimo in questa nuova, cos� il Manifesto
� tornato via via alla luce della pubblicit�, facendo effettivamente quel giro del mondo
in tutte le lingue dei paesi civili, che sera ripromesso ma non pot� compiere al
suo primo apparire.
Quello � il vero precorrimento: quelli
furono i veri precursori nostri. Si mossero prima degli altri, di buon tempo, con passo
affrettato ma sicuro, su quella via che noi appunto dobbiamo percorrere, e che difatti
percorriamo. Mal sattaglia il nome dei precursori a quelli i quali corsero vie, che
poi sia convenuto di abbandonare: ossia a quelli i quali, per uscir di metafora,
formularono dottrine e iniziarono movimenti, senza dubbio spiegabili per i tempi e per le
circostanze in cui nacquero, ma che furon poi tutti superati dalla dottrina del comunismo
critico, che � la teoria della rivoluzione proletaria. Non � gi� che quelle dottrine e
quei tentativi fossero apparizioni accidentali, inutili e superflue. Nulla v� di
assolutamente irrazionale nel corso storico delle cose, perch� nulla v� in esso
dimmotivato, e perci� di meramente superfluo. N� a noi � dato di giungere,
nemmeno ora, alla coscienza del comunismo critico, senza ripassare mentalmente per quelle
dottrine, ripercorrendo il processo della loro apparizione e sparizione. Il fatto � che
quelle dottrine non sono soltanto passate nel tempo, o dalla memoria, ma furono
intrinsecamente sorpassate, e per la mutata condizione della societ�, e per la progredita
intelligenza delle leggi su le quali poggia la formazione ed il processo di essa.
Il momento in cui si avvera cotesto
passare, che � un sorpassare intrinsecamente, gli � quello appunto in cui il Manifesto
apparisce. Come primo indice della genesi del socialismo moderno, questo scritto, che
della nuova dottrina non reca se non i cenni pi� generali ossia i pi� facilmente
comunicabili, porta in s� le tracce del terreno storico in cui nacque, che fu quello
della Francia, dellInghilterra e della Germania. Il terreno di propagazione e di
diffusione � diventato poi via via pi� largo, ed � oramai tanto vasto quanto � il
mondo civile. In tutti i paesi, nei quali la tendenza al comunismo si � venuta
successivamente sviluppando attraverso agli antagonismi variamente atteggiati, ma pur ogni
giorno sempre pi� chiari, fra borghesia e proletariato, in parte o in tutto s�
andato poi pi� volte ripetendo il processo della prima formazione. I partiti proletarii,
che via via si son costituiti, han ripercorso gli stadii di formazione, che i precursori
primi percorsero la prima volta: se non che tale processo s� fatto da paese a paese
e di anno in anno sempre pi� breve, e per la cresciuta evidenza, urgenza ed energia degli
antagonismi, e perch� assimilare una dottrina o un indirizzo � cosa naturalmente pi�
facile, che non sia il produrre la prima volta e quella e questo. Quei collaboratori
nostri di cinquanta anni fa, furono anche per questo rispetto internazionali; perch�
dettero al proletariato delle varie nazioni, col proprio esempio ed esperimento, la
traccia anticipata e generale del lavoro da compiere.
Ma la coscienza teoretica dei socialismo
sta oggi, come prima, e come star� sempre, nella intelligenza della sua necessit�
storica, ossia nella consapevolezza del modo della sua genesi; e questa si rispecchia,
come in breve campo di osservazione e come in compendioso esempio, nella formazione
appunto del Manifesto. Esso stesso, per lintento di battaglia che si propone, non
reca in s� apparenti le tracce della sua origine; perch� si esprime in midollo di
enunciati e non in apparato di dimostrazioni. La dimostrazione � tutta
nellimperativo della necessit�. Ma la formazione si pu� tutta rifarla; e rifarla
vuoi dire ora per noi intendere per davvero la dottrina del Manifesto.
C� s� unanalisi, che,
separando astrattamente i fattori di un organismo, li distrugge in quanto elementi
concorrenti nella unit� del complesso: ma ce n e unaltra di analisi, ed essa
sola ha valore per la intelligenza della storia, ed � quella che distingue e separa gli
elementi soltanto per ravvisarvi la necessit� obiettiva della concorrenza loro nel
resultato. Oramai � opinione popolare, che il socialismo moderno sia un normale e perci�
inevitabile portato della storia attuale. La sua azione politica, che ammette, s�,
dora innanzi indugi e ritardi, ma non pi� riassorbimento totale e annichilimento,
cominci� decisamente con la Internazionale. Pi� indietro per� di questa sta il
Manifesto. La sua dottrina � innanzi tutto la luce teorica portata sul movimento
proletario; il quale, del resto, sera generato e continua a generarsi
indipendentemente dallazione di ogni dottrina. E poi � pi� che questa luce. Il
comunismo critico non sorge se non nel momento in cui il moto proletario, oltre ad essere
un resultato delle condizioni sociali, ha gi� tanta forza in s� da intendere, che queste
condizioni sono mutabili, e da intravvedere con quali mezzi e in che senso possano essere
mutate. Non bastava che il socialismo fosse un resultato della storia; ma bisognava
inoltre intendere come fosse intrinsecamente cotale resultato, e a che cosa menasse
lagitazione sua. Lenunciazione di tale consapevolezza, che cio� il
proletariato, come resultato necessario della societ� moderna, ha in s� la missione di
succedere alla borghesia, e di succederle come forza produttrice di un nuovo ordine di
convivenza, in cui le antitesi di classe dovranno sparire, fa del Manifesto un momento
caratteristico del corso generale della storia. Esso � una rivelazione, ma non gi� come
apocalissi o promessa di millennio. � la rivelazione scientifica e meditata del cammino
che percorre la nostra societ� civile (che lombra di Fourier mi sia benigna); la
quale rivelazione, pei modi come � espressa, assume la parola decisiva e direi fulminea
di chi enuncia nel fatto la necessit� del fatto stesso.
A tale stregua il Manifesto ci rid� la
storia interna della sua origine, che al tempo stesso ne giustifica la dottrina, e ne
spiega il singolare effetto e la maravigliosa efficacia. Senza perderci in molti
particolari, ecco le serie e i gruppi di elementi, che, raccolti e trasformati in quella
rapida e calzante sintesi, vi rappresentano come il nocciolo dogni ulteriore
sviluppo del socialismo scientifico.
La materia prossima, diretta ed intuitiva
� data dalla Francia e dallInghilterra, che avean gi� messo sulla scena politica
di dopo il 1830 un movimento operaio, il quale a volte si mescola e a volte si distingue
dagli altri movimenti rivoluzionarii, corre per gli estremi dalla rivolta istintiva al
disegno pratico del partito politico (p e. la Carta, e la democrazia sociale), e genera
diverse forme temporanee e caduche di comunismo, o di semicomunismo, come era quello che
allora chiamavasi socialismo.
Per riconoscere in tali moti, non pi� la
fugace apparizione di turbamenti meteorici, ma il fatto nuovo della societ� occorreva una
teoria, che non fosse, n� un semplice complemento della tradizione democratica, n� la
soggettiva correzione deglinconvenienti oramai riconosciuti della economia della
concorrenza: le quali due cose passavano allora, come � noto, per la testa e per le
bocche di molti. La nuova teoria fu appunto lopera personale di Marx e di Engels; i
quali trasferirono il concetto del divenire storico per processo di antitesi, dalla forma
astratta, che la dialettica di Hegel avea per sommi capi e negli aspetti generalissimi
gi� descritta, alla spiegazione concreta delle lotte di classe; e quel movimento storico,
che era parso passaggio di una in altra forma di idee, per la prima volta intesero come
transizione da una in altra forma della sottostante anatomia sociale, ossia da una in
altra forma della produzione economica.
Cotesta concezione storica, elevando a
teoria quel bisogno della nuova rivoluzione sociale, che era pi� o meno esplicito nella
coscienza istintiva del proletariato, e nei suoi moti passionati e subitanei,
nellatto che riconosceva la intrinseca e immanente necessit� della rivoluzione, di
questa stessa cambiava il concetto. Ci� che era parso possibile alle s�tte dei
cospiratori, come cosa che possa volersi a disegno e predisporsi a volont�, diventava un
processo da favorire, da sorreggere e da secondare. La rivoluzione diventava
lobietto di una politica, le cui condizioni son date dalla situazione complessa
della societ�: cio� un resultato, al quale il proletariato deve giungere, attraverso
lotte varie e mezzi varii di organizzazione, non ancora escogitati dalla vecchia tattica
delle rivolte. E ci� perch� il proletariato non � un accessorio, un amminicolo, una
escrescenza, un male eliminabile di questa societ� in cui viviamo; ma � il suo sostrato,
la sua condizione essenziale, il suo effetto inevitabile, e, alla sua volta, la causa che
conserva e mantiene in essere la societ� stessa: onde non pu� emanciparsi, se non
emancipando tutto e tutti, ossia rivoluzionando integralmente la forma della produzione.
Come la Lega dei Giusti era diventata Lega
dei comunisti, spogliandosi delle forme simboliche e cospiratorie, e volgendosi verso i
mezzi della propaganda e dellazione politica a grado a grado, e qualche tempo in qua
da che linsurrezione di Barb�s e Blanqui fu fallita (1839), cos� la
dottrina nuova, che la Lega stessa accettava e faceva sua, super� definitivamente le idee
che guidavano lazione cospiratoria, e convert� in termine e resultato obiettivo di
un processo ci� che i cospiratori pensavano stesse alla punta di un loro disegno, o
potesse essere lemanazione e lefflusso del loro eroismo.
E in ci� � unaltra linea ascendente
nellordine dei fatti, unaltra connessione di concetti e di dottrine.
Il comunismo cospiratorio, il blanquismo di
allora, ci fa risalire attraverso a Buonarroti, e in parte attraverso a Bazard e
alla Carboneria, fin su su alla cospirazione di Babeuf; il quale fu vero eroe di tragedia
antica, che d� di cozzo nel fato, per la ignorata incongruenza del proprio disegno con la
condizione economica del tempo, non atta ancora a mettere su la scena politica un
proletariato fornito di esplicita coscienza di classe. Da Babeuf, attraverso ad alcuni
elementi men noti del periodo giacobino, e poi a Boissel e a Fauchet, si risale
allintuitivo Morelly e al versatile e geniale Mably, e, se si vuole, sino al
caotico testamento del curato Meslier, ribellione istintiva e violenta del buon senso
contro la selvaggia oppressione del povero contadino.
Furon tutti egalitarii cotesti precursori
del socialismo violento, protestatario, cospiratorio; come egalitarii furono per la pi�
parte i cospiratori stessi. Per un singolare, ma inevitabile abbaglio, essi tutti
assunsero ad arma di combattimento, ma interpretandola e generalizzandola a rovescio,
quella medesima dottrina della eguaglianza, che sviluppatasi come diritto di natura
parallelamente alla formazione della teoria economica, era stata istrumento in mano della
borghesia, che conquistava via via la sua attuale posizione, per convertire la societ�
del privilegio in quella del liberalismo, del liberismo e del codice civile. Per tale
illazione immediata, che era in fondo una semplice illusione, e cio�, che, essendo tutti
gli uomini eguali in natura, essi abbiano ad esser tutti eguali anche nei godimenti, si
credeva che lappello alla ragione racchiudesse in s� ogni elemento e forza di
persuasione e di propaganda, e che la rapida, istantanea e violenta presa di possesso
degli istrumenti esteriori del potere politico fosse il solo mezzo per rimettere a posto i
renitenti.
Ma donde nacquero, e come si reggono
coteste disuguaglianze, che paion tanto irrazionali alla luce di un cos� semplice e
semplicistico concetto della giustizia? Il Manifesto apparve come la recisa negazione del
principio della eguaglianza, cos� ingenuamente e cos� grossolanamente inteso.
Nellatto che annuncia come inevitabile labolizione delle classi nella futura
forma di produzione collettiva, di queste classi stesse, come esse sono, come nacquero e
come divennero, d� ragione come di un fatto, che non � leccezione o la deroga ad
un principio astratto, ma anzi � lo stesso processo della storia.
Come il proletariato moderno suppone la
borghesia, cos� questa non vive senza di esso. E luno e laltra sono il
resultuto di un processo di formazione, che tutto poggia sul nuovo modo di produrre i
mezzi necessarii alla vita; cio� tutto poggia sul modo della produzione economica. La
societ� borghese � sorta dalla societ� corporativa e feudale, e ne � sorta lottando, e
rivoluzionando ci� che aveva dinanzi a s�, per impossessarsi deglistrumenti e dei
mezzi della produzione, i quali tutti poi culminano nella formazione,
nellallargamento, e nella riproduzione e moltiplicazione del capitale. Descrivere la
origine ed il progresso della borghesia, nelle sue varie fasi, esporre i suoi successi
nello sviluppo colossale della tecnica e nella conquista del mercato mondiale, indicare le
conseguenti trasformazioni politiche, che di tali conquiste sono lespressione, le
difese e il resultato, vuol dire fare al tempo stesso la storia del proletariato. Questo,
nella sua condizione attuale, � inerente allepoca della societ� borghese; ed ebbe,
ha ed avr� tante e tante fasi, quante ne ha questa societ� stessa, fino al suo
dissolvimento. Lantitesi di ricchi e di poveri, di gaudenti e di sofferenti, di
oppressori e di oppressi, non � un qualcosa di accidentale e di facilmente removibile,
come era parso agli entusiastici amatori della giustizia. Anzi � un fatto di necessaria
correlazione, dato il principio direttivo dellattuale forma di produzione; il che
apparisce nella necessit� del salariato. Questa necessit� � in s� duplice. Il
capitale non pu� impossessarsi della produzione se non a patto di proletarizzare, e non
pu� continuare ad esistere, ad esser fruttifero, ad accumularsi, a moltiplicarsi e a
trasformarsi, se non a patto di salariare i proletarizzati. E questi, alla lor volta, non
possono esistere e rinnovarsi se non a condizione di darsi a mercede, come forza di
lavoro, il cui uso � abbandonato alla discrezione, cio� alle convenienze dei possessori
del capitale. Larmonia fra capitale e lavoro sta tutta in ci�, che il lavoro � la
forza viva con la quale i proletarii di continuo mettono in moto e riproducono, con nuova
giunta, il lavoro accumulato nel capitale. Questo nesso, il quale � un resultato di uno
sviluppo, che � tutta lintima essenza della storia moderna, se d� la chiave per
intendere la ragion propria della nuova lotta di classe, di cui la concezione comunistica
� divenuta lausilio e lespressione, � daltra parte cos� fatto, che
nessuna protesta del cuore e del sentimento, nessuna argomentazione di giustizia pu�
risolverlo o disfarlo.
Per tali ragioni, rese qui da me, a quel
che spero, con plausibile popolarit�, il comunismo egalitario rimaneva battuto. La sua
impotenza pratica era una e medesima cosa con la sua incapacit� teorica a rendersi conto
delle cause delle ingiustizie, ossia delle disuguaglianze, che voleva, o coraggiosamente,
o spensieratamente atterrare od eliminare dun tratto.
Intendere la storia diventava da quel punto
in poi la cura principale dei teorici del comunismo. E come si potrebbe mai pi�
contrapporre alla dura realt� sua, intendo dire della storia, un vagheggiato e sia pure
perfettissimo ideale? N� � chi possa affermare, che il comunismo sia lo stato
naturale e necessario della vita umana, di ogni tempo e luogo, per rispetto al quale tutto
il corso delle formazioni storiche ci debba apparire come una serie di deviazioni e di
aberrazioni. N� ad esso si va, o si torna, per spartana abnegazione, o per cristiana
rassegnazione. Esso pu� essere, anzi deve essere e sar� la conseguenza del dissolversi
di questa nostra societ� capitalistica. Ma in questa la dissoluzione non pu� essere
inoculata ad arte, n� importata ab extra. Si dissolver� per il proprio peso, direbbe
Machiavelli. Cadr� come forma di produzione, che genera da s� in se stessa la costante e
progressiva ribellione delle forze produttive contro i rapporti (giuridici e politici)
della produzione; e intanto non continua a vivere, finch� vive e vivr�, se non
aumentando con la concorrenza, che genera le crisi, e con la vertiginosa estensione della
sua sfera di azione, le condizioni intrinseche della sua morte inevitabile. La morte anche
qui nella forma sociale, come � accaduto in altro ramo di scienza per la morte naturale,
� diventata un caso fisiologico.
Il Manifesto non dette, n� dovea dare il
disegno della societ� futura. Disse, invece, come la presente si dissolver� per la
dinamica progressiva delle sue forze immanenti. A intender ci� occorreva principalmente
la esposizione dello sviluppo della borghesia; e questa fu fatta in rapidi cenni, che sono
un capitolo esemplare di filosofia della storia, capace s� di ritocchi e di complementi,
e soprattutto di largo sviluppo, ma che non ammette correzione nel suo intrinseco.
Saint-Simon e Fourier, tuttoch� non
riprodotti nel tenore delle loto idee, n� imitati nellandamento delle loro
trattazioni, rimanevano, per tale elevazione teoretica, come giustificati ed inverati.
Ideologi ambedue, essi aveano per anticipazione di singolare genialit� superata dentro di
s� lepoca liberale, che nellorizzonte loro culminava nella Grande
Rivoluzione. Il primo capovolse la interpretazione della storia dal diritto
alleconomia, e dalla politica alla fisica sociale, e, in mezzo a molte incertezze
dintendimento idealistico e dintendimento positivo, trov� quasi la genesi del
terzo stato. Laltro, per ignoranza di particolari, o in genere non noti ancora, o da
lui trascurati, e per esuberanza dingegno non disciplinato, fantastic� una gran
sequela di epoche storiche, vagamente distinte e contrassegnate per certi indici del
principio direttivo delle forme di produzione e di distribuzione. E si argoment� poi di
costruire una societ� in cui le presenti antitesi sparissero. Di queste antitesi scovr�,
con acume di genialit�, e studi� con amore una principalmente: il circolo vizioso della
produzione; concorrendo in ci�, senza saperlo, col Sismondi, che nel medesimo
tempo, con altro animo e per altre vie, per lesempio delle crisi e pei denunciati
inconvenienti della grande industria e della spietata concorrenza, timido dichiarava il
fiasco della scienza economica, appena e da poco arrivata a compimento. Dallalto
della serena meditazione del mondo futuro degli armoniosi, Fourier guard� con sereno
disprezzo la miseria dei civilizzati, e scrisse tranquillo la satira della storia. Ignari
cos� luno come laltro, perch� ideologi, dellaspra lotta che il
proletariato � chiamato a sostenere, prima di metter termine allepoca dello
sfruttamento e delle antitesi, divennero, per bisogno subiettivo di conchiudere,
luno progettista e laltro utopista. Ma per divinazione afferrarono alcuni lati
notevoli dei principii direttivi della societ� senza antitesi. Il primo concep�
nettamente il governo tecnico della societ�, senza dominio delluomo su luomo;
e laltro, cio� Fourier, indovin�, intravvide e presag�, attraverso a tante e
tante stravaganze della sua lussureggiante e irrefrenata fantasia, non pochi aspetti
notevoli della psicologia e della pedagogica di quella convivenza futura, nella quale,
secondo lespressione del Manifesto: il libero sviluppo di ciascuno � la condizione
del libero sviluppo di tutti.
Il saintsimonismo sera gi� dileguato
quando il Manifesto apparve. Il foutierismo invece fioriva in Francia, e, per
lindole sua, non come partito, ma come scuola. Quando la scuola tent� di giungere
allutopia mediante la legge, i proletarii parigini erano gi� stati battuti nelle
giornate di Giugno da quella borghesia, che, battendoli, prepar� a se stessa il dominio
di un sommo ed insigne avventuriero, durato poi venti anni.
Non come voce di una scuola, ma come
promessa, minaccia e volont� di un partito, veniva alla luce la nuova dottrina dei
comunisti critici. I suoi autori e seguaci non viveano di fantasia del futuro, ma con
animo tutto intento alla esperienza e alle necessit� del presente. Viveano della
coscienza dei proletarii, cui listinto, non sorretto ancora dalla esperienza,
spingeva a rovesciare a Parigi e in Inghilterra il dominio della borghesia, con rapidit�
di mosse non dirette da una tattica studiata. Quei comunisti diffusero in Germania le idee
rivoluzionarie, furono i difensori delle vittime di Giugno, ed ebbero nella Neue
Rheinische Zeitung" un organo politico, che ora, alla distanza di tanti anni, per
fino nei brani che qua e l� ne vengon riprodotti, fa scuola. Cessate le contingenze
storiche, che nel 1848 spinsero i proletarii sul davanti della scena politica, la dottrina
del Manifesto non trov� pi�, n� base, n� terreno di diffusione. Ha aspettato degli
anni a diffondersi; perch� sono occorsi degli anni avanti che il proletariato potesse
riapparire, per altre vie e con altri modi, su la scena come forza politica, e fare di
quella dottrina il suo organo intellettuale, e trovare in essa i mezzi di orientazione.
Ma, dal giorno in cui apparve, essa fu la
critica anticipata di quel socialismus vulgaris, che veget� per lEuropa, e
specialmente in Francia, dal Colpo di Stato allapparizione della Internazionale, la
quale, del resto, nel breve periodo di sua vita, non ebbe tempo di vincerlo, di esaurirlo,
di eliminarlo del tutto. Si alimentava cotesto socialismo volgare, quando non daltro
e di pi� sconnesso, principalmente delle dottrine e assai pi� dei paradossi di Proudhon,
il quale, superato gi� da lungo tempo teoricamente da Marx, non fu praticamente battuto
se non durante la Comune, quando i seguaci suoi, per la pi� salutare lezione delle cose,
furon costretti a fare il contrario delle dottrine proprie e del maestro.
Fin dal primo momento in cui apparve,
questa nuova dottrina del comunismo fu la critica implicita di ogni forma di socialismo di
stato, da Louis Blanc a Lassalle. Il socialismo di stato, per quanto commisto allora a
tendenze rivoluzionarie, si concentrava tutto nella favola, nellHokus Pokus, del
diritto al lavoro. Questo � termine insidioso, se implica domanda che si rivolga ad un
governo, sia pure di borghesi rivoluzionarii. Questo � assurdo economico, se si ha in
mente di sopprimere la variabile disoccupazione, che influisce sul variare dei salarii,
ossia su le condizioni della concorrenza. Questo pu� essere artificio di politicanti, se
� ripiego per sedare le turbolenze di una massa agitantesi di proletarii non organizzati.
Questa � una superfluit� teoretica, per chi concepisca nettamente il corso di una
rivoluzione vittoriosa del proletariato; la quale non pu� non avviare alla
socializzazione dei mezzi di produzione, mediante la presa di possesso di questi: ossia
non pu� non avviare alla forma economica, in cui non c� n� merce n� salariato, e
nella quale il diritto al lavoro e il dovere di lavorare fanno uno nella necessit� comune
a tutti che tutti lavorino.
La favola del diritto al lavoro fin� nella
tragedia delle giornate di Giugno. La discussione parlamentare che se ne fece in seguito
fu parodia. Il piagnucoloso e retorico Lamartine, quel grande uomo di occasione, avea
avuto la opportunit� di pronunciare lultima o la penultima delle sue celebrate
frasi: Lesperienza dei popoli sono le catastrofi"; e ci� bastava per
lironia della storia.
Ma quello scritto, che era il Manifesto, di
cos� piccola mole com�, e di stile cos� alieno dalla retorica insinuazione di una
fede o di una credenza, se fu tante e tante cose come sedimento di pensieri varii ridotti
per la prima volta ad unit� intuitiva di sistema, e come raccolta di germi capaci di
largo sviluppo, non fu per�, n� pretese di essere, n� il codice del socialismo, n� il
catechismo del comunismo critico, n� il vademecum della rivoluzione proletaria. Le
quintessenze possiamo ben lasciarle allillustre Sch�ffle, a cui conto lasciamo
anche ben volentieri la famosa questione sociale che � questione di ventre. Il ventre
dello Sch�ffle fece per molti anni bella mostra di s� per il mondo, a delizia di tanti
sportisti del socialismo, ed a sollievo di tanti poliziotti. Il comunismo critico, in
verit�, cominciava appena col Manifesto; doveva svilupparsi, e difatti si � sviluppato.
Il complesso di dottrine, che ora si �
soliti di chiamare marxismo, non � giunto invero a maturit�, se non negli anni dal
60 al 70. Ci corre di certo molto dallopuscolo Capitale e lavoro
a mercede, nel quale si tocca per la prima volta, in termini precisi, del come dalla
compra e dalluso della merce-lavoro si ottenga un prodotto superiore al costo, il
che era il nocciolo della insoluta questione del plusvalore, fino agli amplii, complicati
e multilaterali sviluppi del libro del Capitale. Questo libro esaurisce la genesi
dellepoca borghese, in tutta lintima struttura sua economica; e
questepoca stessa supera intellettualmente, perch� la spiega ne suoi modi di
procedere, nelle sue leggi particolari, e nelle antitesi che essa organicamente produce, e
che organicamente la dissolvono.
E corre eguale divario dal movimento
proletario, che fall� nel 1848, a questo dei nostri giorni, che per entro a molte
difficolt�, dopo esser riapparso alla superficie della vita politica, si � venuto
sviluppando con tale e tanta costanza di processo, ma con lentezza di studiati movimenti.
Fino a pochi anni fa, cotesta regolarit� di movimento progressivo nel proletariato non si
notava ed ammirava, se non nella Germania sola, dove la democrazia sociale, come albero da
proprio terreno, dalla conferenza operaia di Norimberga del 1868 in poi, era venuta
normalmente crescendo con costanza di processo. Ma poi il fatto della Germania si � in
varie forme ripetuto in altri paesi.
Ora in questo sviluppo ampio del marxismo,
e in questo crescere del movimento del proletariato nei compassati modi dellazione
politica, non c� stata forse, come molti dicono, una attenuazione del carattere
bellicoso della originaria forma del comunismo critico? O che sia stato forse questo un
passaggio dalla rivoluzione alla cos� detta evoluzione? o anzi unacquiescenza dello
spirito rivoluzionario alle esigenze del riformismo?
Queste riflessioni ed obiezioni sorsero e
sorgono di continuo, cos� nel seno del socialismo, per bocca dei pi� accesi danimo
e di fantasia fra i suoi seguaci, come da parte degli avversarii, cui giova di
generalizzare i casi dei particolari insuccessi, delle soste e degli indugi, per
affermare, che il comunismo non ha del tutto avvenire.
Chi misuri lattuale movimento
proletario, e il suo corso vario e complicato, alla impressione che di s� dee lasciare il
Manifesto, quando la lettura di esso non sia accompagnata da altre conoscenze, pu�
facilmente credere, che qualcosa di troppo giovanile e prematuro fosse nella sicura
baldanza di quei comunisti di or fa cinquantanni. Nelle parole loro c� come
un grido di battaglia, e leco della vibrata eloquenza di alcuni oratori del
cartismo, e lannuncio quasi di un nuovo 93, ma cos� fatto, da non dar luogo a
un novello Termidoro.
E il Termidoro, invece, � venuto, e
s� ripetuto pi� volte nel mondo, in forme varie, e pi� o meno esplicite o
dissimulate; ne fossero autori, dal 1848 in qua, ex-radicali alla francese, o ex-patrioti
allitaliana, o burocratici alla tedesca, adoratori in idea del dio stato e in
pratica buoni servi del dio danaro, o parlamentari allinglese, scaltriti negli
artifici e ripieghi dellarte di governo, o perfino poliziotti in maschera di
anarchisti di Chicago, e simili. E di qui le molte proteste contro il socialismo, e di qua
e di l� le argomentazioni di pessimisti e di ottimisti contro la probabilit� del suo
successo. A molti pare che la costellazione del Termidoro non debba pi� sparire dal cielo
della storia; ossia, per parlare in prosa, che il liberalismo, che � la societ� degli
eguali in diritto presuntivo, segni lestremo limite della evoluzione umana, e che di
l� da esso non possa darsi che regresso. A ci� saccomodano volentieri tutti
quelli, che nella sola successiva estensione della forma borghese a tutto il mondo
ripongono la ragione ed il fine di ogni progresso. Ottimisti o pessimisti che siano,
trovan tutti le colonne dErcole del genere umano. Non rare volte accade che tale
sentimento, nella sua forma pessimistica, operi inconsapevolmente su molti di quelli che
vanno ad ingrossare, con gli altri d�class�s, le file dellanarchismo.
C� poi di quelli che si spingono
pi� oltre di cos�, e si metton quindi a teorizzare su la obiettiva inverosimiglianza
degli assunti del comunismo critico. Lenunciato del Manifesto, che, cio�, la
semplificazione di tutte le lotte di classe in una sola rechi in s� la necessit� della
rivoluzione proletaria, sarebbe intrinsecamente fallace per cotesti polemisti che
teorizzano. Questa dottrina nostra sarebbe infondata, come quella che pretende di trarre
una illazione scientifica ed una regola di condotta pratica dalla argomentata previsione
di un presunto fatto, il quale invece, secondo cotesti buoni e pacifici oppositori,
sarebbe un semplice punto teorico spostabile e differibile allinfinito. La pretesa
inevitabile, e finale, e risolutiva collisione tra le forze produttive e la forma della
produzione non verrebbe mai a capo, perch� si disperde difatti, secondo loro, in infiniti
particolari attriti, si moltiplica nelle parziali collisioni della concorrenza economica,
trova indugio e impedimento nei ripieghi e nelle violenze dellarte di governo. In
altri termini, la societ� presente, anzich� far crepaccio e dissolversi, rinnoverebbe in
perpetuo lopera di sua riparazione e ritocco. Ogni moto proletario, che non venga
represso con la violenza, come fu nel giugno del 1848 e nel maggio del 1871, cesserebbe
per lenta esaustione, come accadde del cartismo, che fin� nel Trades-Unionismo, cavallo
di battaglia di cotesto modo di argomentare, onore e vanto dei volgari economisti e dei
sociologi da strapazzo. Ogni moto proletario moderno sarebbe meteorico e non organico,
sarebbe un turbamento e non un processo; e noi, la merc� di cotali critici, saremmo,
malgrado nostro, tuttora utopisti.
La previsione storica, che sta in fondo
alla dottrina del Manifesto, e che il comunismo critico ha poi in seguito ampliata e
specificata con la pi� larga e pi� minuta analisi del mondo presente, ebbe di certo, per
le circostanze del tempo in cui apparve la prima volta, calore di battaglia, e colore
vivissimo di espressione. Ma non implicava, come non implica tuttora, n� una data
cronologica, n� la dipintura anticipata di una configurazione sociale, come fu ed �
proprio delle antiche e nuove profezie e apocalissi.
Leroico Fra Dolcino non era sorto di
nuovo a levar per le terre il grido di battaglia, per la profezia di Gioacchino di Fiore.
N� si celebrava nuovamente a M�nster la risurrezione del regno di Gerusalemme. Non pi�
Taborriti o Millenarii, Non pi� Fourier, che aspettasse chez soi, a ora fissa, per degli
anni, il candidato della umanit�. Non era pi� il caso che liniziatore di una nuova
vita cominciasse da s� a mettere in essere, con mezzi escogitati, e in modo unilaterale
ed artificiale, il primo nocciolo di una consociazione, che rifacesse, come albero da
germoglio, la pianta uomo: come accadde da Bellers, attraverso Owen e Cabet, fino
alla impresa dei fourieristi nei Texas, che fu la catastrofe, anzi la tomba,
dellutopismo, illustrata da un singolare epitaffio, la calda eloquenza di
Consid�rant che ammutol�. Qui non � pi� la setta, che in atto di religiosa astensione
si ritragga pudica e timida dal mondo, per celebrare in chiusa cerchia la perfetta
idea della comunanza; come dai Fraticelli gi� gi� alle colonie socialistiche di America.
Qui, invece, nella dottrina del comunismo
critico, � la societ� tutta intera, che in un momento del suo processo generale scopre
la causa del suo fatale andare, e, in un punto saliente della sua curva, la luce a se
stessa per dichiarare la legge del suo movimento. La previsione, che il Manifesto per la
prima volta accennava, era, non cronologica, di preannunzio o di promessa; ma era, per
dirla in una parola, che a mio avviso esprime tutto in breve, morfologica.
Di sotto allo strepito e al luccichio delle
passioni, su le quali di solito si esercita la cotidiana conversazione, pi� in qua dai
moti visibili delle volont� operanti a disegno, che � quello che cronisti e storici
vedono e raccontano, pi� in gi� dallapparato giuridico e politico della nostra
convivenza civile, a molta distanza indietro dalle significazioni, che la religione e
larte d�nno allo spettacolo e allesperienza della vita, sta, e consiste, e si
altera e trasforma la struttura elementare della societ�, che tutto il resto sorregge. Lo
studio anatomico di tale struttura sottostante � la Economia. E perch� la convivenza
umana ha pi� volte cambiato, o parzialmente o integralmente, nel suo apparato esteriore
pi� visibile, e nelle sue manifestazioni ideologiche, religiose, artistiche e simili,
occorre di trovare innanzi tutto i moventi e le ragioni di tali cangiamenti, che son
quelli che gli storici di solito raccontano, nelle mutazioni pi� riposte, e alla prima
meno visibili, dei processi economici della struttura sottostante. Cio�, bisogna
rivolgersi allo studio delle differenze che corrono tra le varie forme della produzione,
quando si tratti di epoche storiche nettamente distinte, e propriamente dette: e
dove si tratti di spiegarsi il succedersi di tali forme, ossia il subentrare delluna
allaltra, occorre di studiare le cause di erosione e di deperimento della forma che
trapassa: e da ultimo, quando si voglia intendere il fatto storico concreto e
determinato, bisogna studiare e dichiarare gli attriti e i contrasti che nascono dai vani
concorrenti (ossia le classi, le loro suddivisioni, e glintrecci di quelle e di
queste), che formano una determinata configurazione.
Quando il Manifesto dichiarava, che tutta
la storia fosse finora consistita nelle lotte di classe, e che in queste fu la ragione di
tutte le rivoluzioni, come anche il motivo dei regressi, esso faceva due cose ad un tempo.
Dava al comunismo gli elementi di una nuova dottrina, e ai comunisti il filo conduttore
per ravvisare nelle intricate vicende della vita politica, le condizioni del sottostante
movimento economico.
Nei cinquanta anni corsi da allora in qua,
la previsione generica di una nuova �ra storica � diventata pei socialisti larte
minuta dellintendere caso per caso quel che si convenga e sia dovere di
fare; perch� quell�ra nuova � per se stessa in continua formazione. Il comunismo
� diventato unarte, perch� i proletarii sono diventati, o sono avviati a
diventare, un partito politico. Lo spirito rivoluzionario si plasma tuttod� nella
organizzazione proletaria. Lauspicata congiunzione dei comunisti e dei proletarii �
oramai un fatto. Questi cinquantanni furono la prova sempre crescente della
ribellione sempre cresciuta delle forze produttive contro le forme della produzione.
Fuori di questa lezione intuitiva delle
cose, noi non abbiamo da offrire altra risposta, noi utopisti, a quelli che parlano ancora
di turbamenti meteorici, che, secondo lopinione loro, torneranno tutti alla calma di
questa insuperata ed insuperabile epoca di civilt�. E tale lezione basta.
A undici anni dalla pubblicazione del
Manifesto, Marx racchiudeva in chiara e trasparente formula i principii direttivi della
interpretazione materialistica della storia; e ci� nella prefazione ad un libro, che �
il prodromo del Capitale. Ecco riprodotto il brano:
Il primo lavoro da me intrapreso, per
risolvere i dubbii che mi assediavano, fu quello di una revisione critica della Filosofia
del diritto di Hegel; del quale lavoro apparve la prefazione nei
Deutsch-Franz�sische Jahrb�cher" pubblicati a Parigi nel 1844. La mia
ricerca mise capo in questo resultato: che i rapporti giuridici e le forme politiche dello
stato non possono intendersi, n� per se stessi, n� per mezzo del cos� detto sviluppo
generale dello spirito umano; ma anzi hanno radice nei rapporti materiali della vita, il
cui complesso Hegel raccoglieva sotto al nome di societ� civile, secondo luso dei
francesi ed inglesi del secolo decimottavo; e che inoltre lanatomia della societ�
civile � da cercare nelleconomia politica. Le ricerche intorno a questa, dopo
cominciatele a Parigi, io le continuai a Bruxelles, dove ero emigrato per lordine di
sfratto avuto dal signor Guizot. Il resultato generale che nebbi, e che, una volta
ottenuto, mi valse come di filo conduttore dei miei studi, pu� essere formulato come
segue:
Nella produzione
sociale della loro vita gli uomini entran fra loro in rapporti determinati, necessarii ed
indipendenti dal loro arbitrio, cio� in rapporti di produzione, i quali corrispondono a
un determinato grado di sviluppo delle materiali forze di produzione. Linsieme di
tali rapporti costituisce la struttura economica della societ�, ossia la base reale, su
la quale si eleva una soprastruzione politica e giuridica, e alla quale corrispondono
determinate forme sociali della coscienza. La maniera della produzione della vita
materiale determina innanzi e soprattutto il processo sociale, politico e intellettuale
della vita. Non � la coscienza delluomo che determina il suo essere, ma �
allincontro il suo essere sociale che determina la sua coscienza. A un determinato
punto del loro sviluppo le forze produttive materiali della societ� si trovano in
contraddizione coi preesistenti rapporti della produzione (cio� coi rapporti della
propriet�, il che � lequivalente giuridico di tale espressione), dentro dei quali
esse forze per linnanzi seran mosse. Questi rapporti della produzione, da
forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro impedimenti. E allora
subentra unepoca di rivoluzione sociale. Col cangiare del fondamento economico si
rivoluziona e precipita, pi� o meno rapidamente, la soprastante colossale soprastruzione.
Nella considerazione di tali sommovimenti bisogna sempre distinguer bene tra la
rivoluzione materiale, che pu� essere naturalisticamente constatata per rispetto alle
condizioni economiche della produzione, e le forme giuridiche, politiche, religiose,
artistiche e filosofiche, ossia le forme ideologiche, nelle quali gli uomini acquistano
coscienza del conflitto, e in cui nome lo compiono. Come non pu� farsi giudizio di quello
che un individuo � da ci� che egli sembra a se stesso, cosi del pari non pu� valutarsi
una determinata epoca rivoluzionaria dalla sua coscienza; anzi questa coscienza stessa
deve essere spiegata per mezzo delle contraddizioni della vita materiale, cio� per mezzo
del conflitto che sussiste tra forze sociali produttive e rapporti sociali della
produzione. Una formazione sociale non perisce finch� non si siano sviluppate tutte le
forze produttive per le quali essa ha spazio sufficiente; e nuovi rapporti di produzione
non subentrano, se prima le condizioni materiali di loro esistenza non siano state covate
nel seno della societ� che � in essere. Per ci� lumanit� non si propone se non
quei problemi che essa pu� risolvere; perch�, a considerare le cose dappresso, si vede,
che i problemi non sorgono, se non quando le condizioni materiali per la loro soluzione ci
son gi�, o si trovano per lo meno in atto di sviluppo. A guardar la cosa a grandi tratti,
le forme di produzione asiatica, antica, feudale, e moderno-borghese possono considerarsi
come epoche progressive della formazione economica della societ�. I rapporti borghesi
della produzione sono lultima forma antagonistica del processo sociale della
produzione antagonistica non nel senso dellantagonismo individuale, anzi di
un antagonismo che sorge dalle condizioni sociali della vita degli individui; ma le
forze produttive che si sviluppano nel seno della societ� borghese mettono gi� in essere
le condizioni materiali per la risoluzione di tale antagonismo. Con tale formazione di
societ� cessa perci� la preistoria del genere umano.
Quando Marx cos� scriveva, da parecchi
anni gi� era egli uscito dallarena politica, e non vi rientr� se non pi� tardi,
ai tempi della Internazionale. La reazione avea battuto in Italia, in Austria, in
Ungheria, in Germania la rivoluzione, o patriottica, o liberale, o democratica. La
borghesia, dal canto suo, avea battuto in pari tempo i proletarii in Francia e in
Inghilterra. Le condizioni indispensabili allo sviluppo del movimento democratico e
proletario vennero dun tratto a mancare. La schiera, non certo molto numerosa, dei
comunisti del Manifesto, che sera mescolata alla rivoluzione, e poi dopo partecip�
a tutti gli atti di resistenza e di insurrezione popolare contro la reazione, vide da
ultimo troncata la sua attivit� col memorabile processo di Colonia. I sopravvissuti del
movimento tentarono di ricominciare a Londra; ma a breve andare Marx ed Engels ed altri
volsero le spalle ai rivoluzionari di professione, e si ritrassero dallazione
prossima. La crisi era passata. Una lunga pausa sopraggiungeva. Ne era indizio la lenta
sparizione del movimento cartista, ossia del movimento proletario del paese che � la
colonna vertebrale del sistema capitalistico. La storia avea per il momento dato torto
alla illusione dei rivoluzionarii.
Prima di dedicarsi quasi esclusivamente
alla prolungata incubazione degli elementi gi� da lui trovati della critica
delleconomia politica, Marx illustr� in varii scritti la storia del periodo
rivoluzionario del 1848-50, e specie le lotte di classe in Francia, documentando cos�,
che, se la rivoluzione, nelle forme che essa avea per il momento assunte, era fallita, non
rimaneva per ci� solo smentita la teoria rivoluzionaria della storia. La traccia appena
indicata nel Manifesto veniva gi� a metter capo nella esposizione piena.
E pi� in qua lo scritto, che ha per
titolo: Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte, fu il primo tentativo di plasmare la nuova
concezione storica nel racconto di un ordine di fatti, che sia chiuso in termini di tempo
precisi. Non �, certo, piccola difficolt� quella di risalire dal moto apparente al moto
reale della storia, per iscovrirne il nesso intimo. Cio�, ci � grande difficolt� a
risalire daglindici passionati oratorii, parlamentari, elettorali e simili,
allintimo ingranaggio sociale, per iscovrire in questo, dichiarandoli, i vari
interessi dei grandi e dei piccoli borghesi, dei contadini, degli artigiani e degli
operai, dei preti e dei soldati, dei banchieri, degli usurai e della canaglia; i quali
interessi operano, consapevolmente o inconsciamente che siasi, urtandosi, elidendosi,
combinandosi, o fondendosi nella disarmonica vita dei civilizzati.
La crisi era passata, ed era passata
precisamente nei paesi, che costituivano il terreno storico dal quale il comunismo critico
era sorto. Intendere la reazione nelle sue riposte cause economiche era tutto quello che i
comunisti critici potessero fare; perch�, per il momento, intendere la reazione era come
continuare lopera della rivoluzione. Cos� accadde, in altre condizioni e forme,
venti anni dopo, quando Marx, in nome della Internazionale, scrisse nellopuscolo su
la Guerra civile in Francia una apologia della Comune, che fu al tempo stesso la critica
obiettiva di quella.
Leroica rassegnazione, con la quale
Marx usc� di dopo il 1850 dallarena politica, ha un riscontro nel suo ritiro dalla
Internazionale, dopo il Congresso dellAia nel 1872. Ai biografi i due fatti
possono interessare per ritrovarvi dentro il suo carattere personale; nel quale, in
effetti, e le idee e il temperamento, e la politica e il pensiero facevano tuttuno.
Ma in questi fatti particolari c� una significazione pi� lata, e di maggior peso
per noi. Il comunismo critico non fabbrica le rivoluzioni, non prepara le insurrezioni,
non arma le sommosse. �, s�, tuttuna cosa col movimento proletario; ma vede e
sorregge questo movimento nella piena intelligenza della connessione che esso ha, o pu� e
deve avere, con linsieme di tutti i rapporti della vita sociale. Non �, in somma,
un seminario in cui si formi lo stato maggiore dei capitani della rivoluzione proletaria;
ma � solo la coscienza di tale rivoluzione, e soprattutto, in certe contingenze, la
coscienza delle sue difficolt�.
Il movimento proletario � venuto crescendo
in modo colossale in questi ultimi trentanni. Attraverso a molte difficolt�, e con
molte vicende di passi indietro e di passi in avanti, esso ha via via assunto forme
politiche, con metodi a grado a grado escogitati e lentamente provati. I comunisti non
hanno evocato tutto ci� con lazione magica della dottrina, sparsa e comunicata con
la virt� persuasiva della parola e dello scritto. Fin dal principio seppero di essere
lestrema ala sinistra di ogni movimento proletario; ma, a misura che questo si
sviluppava e si specificava, era necessit� e dovere ad un tempo per loro, di secondare,
nei programmi e nellazione pratica dei partiti, le varie contingenze dello sviluppo
economico, e della conseguente situazione politica.
In questi cinquantanni dalla
pubblicazione del Manifesto in qua, le specificazioni e le complicazioni del movimento
proletario son divenute tali e tante, che non � oramai mente che tutte le abbracci, e
penetri, e intenda, e spieghi nelle loro vere cause e relazioni. Linternazionale
unitaria durata nel periodo di tempo del 1864-73, assolto che ebbe lufficio suo, che
fu quello di un pareggiamento preliminare nelle generali tendenze, e nelle idee comuni e
indispensabili a tutto il proletariato, dovette sparire; n� altri penser�, o potr� mai
pensare, di rifar nulla che le rassomigli.
Due cause, fra le altre, hanno fortemente
contribuito a questa vasta specificazione e complicazione del movimento proletario. La
borghesia ha sentito in molti paesi il bisogno di limitare, a propria difesa, molti degli
abusi che seguirono alla prima e subitanea introduzione del sistema industriale; e di qui
nacque la legislazione operaia, o, come altri pomposamente dice, sociale. La stessa
borghesia, o a propria difesa, o sotto la pressione delle circostanze, ha dovuto in molti
paesi allargare le generiche condizioni della libert�, e specie estendere il diritto di
suffragio. Per queste due circostanze, che han tratto il proletariato entro la cerchia
della vita politica di tutti i giorni, la sua capacit� di movimento � grandemente
cresciuta; e lagilit� e pieghevolezza maggiore, di cui esso ora � fornito, gli
permettono di contendere con la borghesia nellarena dei comizi e nelle aule
parlamentari. E come dal processo delle cose viene il processo delle idee, cos� a questo
multiforme sviluppo pratico del proletariato, che � tanto vario di forme e
dintrecci, che nessuno pu� pi� vederselo innanzi agli occhi e ripensarlo tutto, ha
corrisposto un graduale sviluppo delle dottrine del comunismo critico nellintendere
la storia e nellintendere la vita presente, fino alla minuta descrizione delle pi�
piccole parti della economia: esso, in somma, � diventato una scienza, se tal nome
vuoi essere inteso con la debita discrezione.
Ma non c� forse in tutto ci�,
dicono insistentemente alcuni, come uno sviarsi dalla dottrina semplice e imperativa del
Manifesto? Quello che si � guadagnato in estensione o complessit�, ripetono altri, non
si � forse perduto in intensit� e in precisione?
Coteste domande nascono, a mio avviso, da
un erroneo concetto del presente movimento proletario, e da una illusione ottica circa il
grado di energia e circa il valore rivoluzionario delle manifestazioni di molti anni fa.
Qualunque concessione la borghesia faccia
nellordine economico, fino alla massima riduzione delle ore di lavoro, riman sempre
vero il fatto, che la necessit� dello sfruttamento, su cui poggia tutto lordine
sociale presente, ha limiti insormontabili, oltre dei quali il capitale come privato
istrumento di produzione non ha pi� la sua ragion dessere. Se una determinata
concessione pu� oggi sedare una immediata forma di inquietezza nel proletariato, la
concessione stessa non pu� a meno di destare il desiderio di altre, e nuove, e sempre
crescenti. Il bisogno della legislazione operaia, nato in Inghilterra in anticipazione del
movimento cartista e sviluppatosi poi con esso, ottenne i suoi primi successi nel periodo
di tempo immediatamente posteriore alla caduta del cartismo stesso. I principii e le
ragioni di tale movimento furono, nellintrinseco delle cause e degli effetti,
studiati criticamente da Marx nel Capitale, e poi passarono attraverso la Internazionale
nei programmi dei partiti socialistici. Ed ecco che da ultimo tutto cotesto processo,
concentratosi nella domanda delle otto ore, � diventato nella festa del I� maggio una
rassegna internazionale del proletariato, e un modo di raccoglier glindici dei
progressi di esso. Daltra parte, la giostra politica cui il proletariato
savvezza, ne democratizza le abitudini, anzi ne fa una vera democrazia; la quale a
lungo andare non potr� pi� adagiarsi nella presente forma politica, che, come organo
della societ� dello sfruttamento, � una gerarchia burocratica, una burocrazia
giudicante, una associazione di mutuo soccorso fra i capitalisti, ed � il militarismo a
difesa dei dazii protettori, della rendita perpetua del debito pubblico, della rendita
della terra, e cos� via dellinteresse del capitale in ogni altra sua forma. I due
fatti, adunque, che hanno apparenza, secondo lopinione dei furenti e
deglipercritici, di sviare in infinito le previsioni del comunismo, si convertono
invece in nuovi mezzi e condizioni che quelle previsioni confermano. Gli apparenti
deviatori della rivoluzione si convertono, in somma, in suoi moventi.
N� bisogna inoltre esagerare la portata
della aspettazione rivoluzionaria dei comunisti di cinquanta anni fa. Data la situazione
politica dellEuropa dallora, se fu fiducia in loro, fu quella di esser
precursori, e furon di fatti: se aspettazione fu in loro, era quella
che le condizioni politiche dItalia, dAustria, di Ungheria, di Germania e di
Polonia savvicinassero alle forme moderne, e ci� � accaduto poi pi� tardi, almeno
in parte, e per altre vie: se speranza fu in essi, era questa, che il movimento
proletario di Francia e dInghilterra continuasse e si sviluppasse. La sopraggiunta
reazione spazz� via molte cose, e molti impliciti o avviati sviluppi devi� e dilazion�.
Ma spazz� anche via dal campo del socialismo la vecchia tattica rivoluzionaria: e
questi ultimi anni ne hanno creata una nuova. Ecco tutto.
N� il Manifesto volle esser altro e di
meglio, se non il primo filo conduttore di una scienza e di una pratica, che la sola
esperienza e gli anni poteano e doveano sviluppare. Ci� che esso reca intorno al generale
andamento del moto proletario concerne, dir� cos�, il solo schema e il solo ritmo. In
ci� si riflette, senza dubbio, limpressione che produceva allora su i comunisti la
esperienza dei due movimenti, che appunto cadevano sottocchi; quello di Francia,
cio�, e soprattutto il cartismo, che a breve andare fu colto da paralisi per la non
accaduta manifestazione insurrezionale del 10 aprile 1848. Ma in tale schema non � nulla
di idealizzato, che poi si converta in una tassativa tattica di guerra; come pi� volte
era difatti accaduto, che i rivoluzionari riducessero in anticipato catechismo ci� che
non pu� essere se non un semplice portato dello sviluppo delle cose.
Quello schema � diventato poi pi� vasto e
pi� complesso, grazie allallargarsi del sistema borghese, che tanta pi� parte di
mondo ha investito e comprende. Il ritmo del movimento � diventato pi� vario e pi�
lento, appunto perch� la massa operaia � entrata su la scena come vero e proprio partito
politico; il che, cambiando i modi e le scadenze dellazione, ne cambia le movenze.
Come, innanzi al perfezionamento delle armi
e degli altri mezzi di difesa, la tattica delle sommosse � apparsa inopportuna;
come la complicazione dello stato moderno fa apparire insufficiente la improvvisata
occupazione di un Hotel de Ville, per imporre ad un intero popolo il volere e le idee di
una minoranza, sia pur essa coraggiosa e progressiva: cos� dal canto suo la massa
proletaria non ist� pi� alla parola dordine di pochi capi, n� regola le sue mosse
su le prescrizioni di capitani, che possano, se mai, su le rovine di un governo di classe
o di consorteria, crearne un altro dello stesso genere. La massa proletaria, l� dove essa
si � svolta politicamente, ha fatto e fa la sua propria educazione democratica. Cio�,
elegge e discute i suoi rappresentanti, e fa sue, esaminandole, le idee e le proposte, che
quelli per anticipazione di studio o di scienza abbiano intuito e presagito; e sa gi�, o
comincia almeno ad intendere, secondo i varii paesi, che la conquista del potere politico
non dee n� pu� esser fatta da altri in nome suo, sia pure da gruppi di coraggiosi
antesignani, e che soprattutto quella conquista non pu� riuscire con un colpo di mano.
Essa, la massa proletaria, in somma, o sa, o savvia ad intendere, che la dittatura
del proletariato, la quale dovr� preparare la socializzazione dei mezzi di produzione,
non pu� procedere da una sommossa di una turba guidata da alcuni, ma deve essere e sar�
il resultato dei proletarii stessi, che siano, gi� in s�, e per lungo esercizio, una
organizzazione politica.
Lo sviluppo e lestensione del sistema
borghese furon rapidi e colossali in questi cinquanta anni. Oramai esso corrode la vecchia
e santa Russia, e crea, non che nellAmerica e nellAustralia, e
nellIndia, ma per fino nel Giappone, nuovi centri di produzione moderna, complicando
le condizioni della concorrenza, e glintrecci del mercato mondiale. Gli effetti
delle mutazioni politiche, o non mancarono, o non si faranno lungamente aspettare.
Egualmente rapidi e colossali furono i progressi del proletariato. La sua educazione
politica segna ogni giorno un nuovo passo verso la conquista del potere politico. La
ribellione delle forze produttive contro la forma della produzione, ossia la lotta del
lavoro vivo contro il lavoro accumulato, si fa ogni giorno pi� palese. Il sistema
borghese � oramai su le difese, e rivela lo stato e la posizione sua in questa singolare
contraddizione, che, cio�, il pacifico mondo della industria � diventato un immane
accampamento, entro del quale vegeta il militarismo. Lepoca dellindustria
pacifica � diventata, per lironia delle cose, lepoca del continuo
ritrovamento di nuovi e pi� potenti mezzi di guerra e di distruzione.
Il socialismo s� imposto. Per fino i
semisocialisti, per fino i ciarlatani che ingombrano di s� la stampa e le assemblee dei
nostri partiti, non sempre senza imbarazzo nostro, sono un omaggio che le vanit� e le
ambizioni di ogni maniera rendono a modo loro alla nuova potenza che sorge
allorizzonte. Malgrado il divieto anticipato del socialismo scientifico, che non �
dato a tutti dintendere, pullulano e si moltiplicano ogni istante i farmacisti della
questione sociale, che han tutti qualcosa di particolare da suggerire o da proporre, per
curare od eliminare questo o quel malanno sociale; nazionalizzazione del suolo;
monopolio dei grani da parte dello stato; statificazione delle ipoteche;
municipalizzazione dei mezzi di trasporto; finanza democratica; sciopero generale;
e cos� via, da non finirla mai! Ma la democrazia sociale elimina tutte coteste fantasie,
perch� listinto della propria situazione induce i proletarii, appena si addestrino
nellarena politica, ad intendere il socialismo in modo integrale. A intendere,
cio�, che ad una cosa sola essi devono soprattutto mirare: allabolizione, cio�,
del salariato: che una sola forma di societ� � quella che rende possibile, e anzi
necessaria, la eliminazione delle classi: e cio� lassociazione che non produce
merci; e che tal forma di societ� non � pi� lo stato, anzi � il suo opposto, ossia il
reggimento tecnico e pedagogico della convivenza umana, il selfgovernment del lavoro. Non
pi� giacobini, n� quelli eroicamente giganti del 93, n� quelli in caricatura del
1848!
Democrazia sociale! - Ma non � questa, si
ripete da molti, una evidente attenuazione della dottrina del comunismo, che fu espressa
in termini cos� vibrati e risoluti nel Manifesto?
Non occorre certo di ricordare,
come il nome di democrazia sociale avesse in Francia significati di molto varii fra loro
dal 1837 al 1848, che tutti poi si diluirono in un vago sentimento. N� giova di
spiegarsi, come i tedeschi sian riusciti a esprimere in tale denominazione, il
cui significato nel caso loro � da cercare solo nel contesto del fatto stesso, tutto il
ricco ed ampio sviluppo del loro socialismo, dallepisodio di Lassalle, oramai
superato ed esaurito, fino ai giorni nostri. Certo � che democrazia sociale pu�
significare, ha significato e significa tante cose, che n� furono, n� sono, n� saranno
mai, n� il comunismo, n� il consapevole avviamento alla rivoluzione proletaria. Certo �
del pari, che il socialismo contemporaneo, anche nei paesi dove lo sviluppo suo � pi�
chiaro, preciso e progredito, ha sopra di s� di molta scoria dalla quale deve via via
liberarsi lungo il suo cammino; e certo �, infine, che a tanti intrusi e ingrati ospiti
fra noi fa da scudo e da coverchio la troppo lata denominazione di democrazia sociale. Ma
qui preme di dire ben altro, e di fissare lattenzione sopra un punto di capitale
importanza.
Conviene innanzi tutto di accentuare la
prima parola del termine composto, non gi� a risolvere ogni questione, ma ad
ovviare ad equivoci ed alterazioni. Democratica fu la costituzione della Lega dei
comunisti; democratico fu il suo modo di procedere, anche nellaccogliere,
discutendola, la nuova dottrina; democratica fu la sua condotta nel mescolarsi alla
rivoluzione del 1848, e nel partecipare alla resistenza insurrezionale contro
linvadente reazione; democratico fu, da ultimo, perfino il modo della sua
dissoluzione. In quel primo incunabulo dei nostri attuali partiti, in quella, dir� cos�,
prima cellula del nostro complesso, elastico e sviluppatissimo organismo, oltre alla
coscienza della missione da compiere come precorrimento, era gi� la forma e il metodo di
convivenza, che soli convengono ai preparatori della rivoluzione proletaria. La setta era
superata di fatto. Il predominio immediato e fantastico dellindividuo era gi�
eliminato. Predominava la disciplina attinta alla esperienza della necessit�, e alla
dottrina, che di quella necessit� deve essere appunto la coscienza riflessa. Cos� fu
parimenti della Internazionale, il cui procedere parve autoritario solo a quelli, che non
riuscirono ad introdurvi e a farvi valere limportuna o fatua autorit� propria.
Cos� � e deve essere nei partiti proletarii, e dove ci� non �, o non pu� essere
ancora, lagitazione proletaria, elementare appena e confusa, genera soltanto
illusioni, o d� pretesto allintrigo. Ci� che cos� non �, sar� la conventicola,
nella quale accanto allilluso siede il pazzo e la spia. O sar� la setta dei
Fratelli Internazionali, che come parassita si attacc� alla Internazionale, e la espose
al discredito. O la cooperativa, che degeneri in impresa, o si venda a un potente. O il
partito operaio non politico, che studia fra le altre cose le contingenze del mercato, per
introdurre la tattica degli scioperi nelle sinuosit� della concorrenza. O da ultimo
laccozzaglia dei malcontenti, per la pi� parte spostati e piccoli borghesi, che
speculano sul socialismo come su di una fra le tante altre frasi della moda politica.
Tutti questi ed attrettali impedimenti la democrazia sociale s� trovato fra i piedi
sul suo cammino, e dovette pi� volte, come deve tuttora di quando in quando,
sbarazzarsene. N� sempre valse larte della persuasione. Il pi� delle volte
convenne e conviene rassegnarsi, e aspettare che gli illusi traessero o traggano dalla
dura scuola del disinganno lammaestramento, che non sempre si riceve volentieri per
via dei ragionamenti.
Coteste intrinseche difficolt� del
movimento proletario, che la scaltra borghesia pu� spesso fomentare, e difatti sfrutta,
formano una non piccola parte della storia interna del socialismo di questi ultimi anni.
Il socialismo non trov� impedimenti al suo
sviluppo soltanto nelle condizioni generali della concorrenza economica, e nella
resistenza dellapparato politico; ma anche nelle condizioni stesse della massa
proletaria, e nella meccanica non sempre chiara, per quanto inevitabile, dei suoi
movimenti lenti, vani, complessi, spesso antagonistici e contraddittorii. E ci� oscura
agli occhi di molti la cresciuta ed acuita semplificazione di tutte le lotte di classe,
nellunica lotta tra capitalisti e lavoratori proletarizzati.
Il Manifesto, come non avea scritto,
secondo luso degli utopisti, letica e la psicologia della societ� futura
cos� non dett� la meccanica di questo processo di formazione e di sviluppo, in cui noi
ci troviamo. Era gi� molto che alcuni pionieri dischiudessero la via, su la quale
conviene di mettersi per intenderla e provarla. Del resto, luomo � lanimale
esperimentale per eccellenza, e perci� ha una storia, anzi perci� solo fa la sua propria
storia.
In questo cammino del socialismo
contemporaneo, che � il suo sviluppo perch� � la sua esperienza, ci siamo incontrati
nella massa dei contadini.
Il socialismo, che si era dapprima
praticamente e teoricamente fissato e svolto nello studio e nella esperienza degli
antagonismi tra capitalisti e proletarii nellambito della produzione industriale
propriamente detta, s� da ultimo appressato alla massa nella quale vegeta
lidiotismo della campagna. Conquistare la campagna � la quistione del giorno:
malgrado che il quintessenziale Sch�ffle avesse da gran tempo collocato in quella, a
difesa dellordine, i cranii anticollettivistici dei contadini. La eliminazione, o
laccaparramento della industria domestica per opera del capitale;
lallargamento della industria agraria nella forma capitalistica; la sparizione della
piccola propriet�, o la sua erosione mediante le ipoteche; il dileguarsi dei demanii
comunali; lusura, le tasse e il militarismo; tutte coteste cose insieme
cominciano ad operar miracoli anche in quei cranii, presuntivi custodi della
conservazione.
A tale impresa si � messo innanzi tutti il
socialismo tedesco, che era portato dal fatto stesso della sua colossale espansione dalla
citt� ai piccoli centri, a toccare inevitabilmente i confini della campagna. Le prove
saranno lunghe e non facili, anzi dure; il che spiega, e scusa, e scuser� per un pezzo
gli errori che furono e saranno commessi ai primi passi. Finch� i contadini non saranno
conquistati, noi avremo sempre alle spalle quell idiotismo della campagna, che fa o
rinnova inconsapevolmente, appunto perch� idiotismo, il 18 Brumaio e il 2 dicembre.
Con questa conquista della campagna andr�
molto probabilmente di pari passo lo sviluppo della societ� moderna in Russia. Quando
quel paese sar� entrato nell�ra liberale, con tutti i difetti e
glinconvenienti che di questa son proprii, ossia con tutte le forme di sfruttamento
e di proletarizzazione schiettamente moderne, ma coi vantaggi ed i compensi per� dello
sviluppo politico del proletariato, la democrazia sociale non avr� pi� da temere
minaccia di improvvisi pericoli esterni; e quelli interni essa si trover� di aver vinto
in pari tempo con la conquista dei contadini.
Istruttivo, � senza dubbio, il caso
dellItalia. Questo paese, data che ebbe gi� in su la fine del Medioevo
lavviata allepoca capitalistica, usc� per secoli dalla circolazione della
storia. Caso tipico di decadenza documentata, e studiabile precisamente nelle sue fasi!
Rientr� in parte nella storia ai tempi della dominazione napoleonica. Risorta ad unit� e
diventata stato moderno, dopo lepoca della reazione e delle cospirazioni, e nei modi
e per le vicende che tutti sanno, lItalia si � trovata di avere di recente tutti
glinconvenienti del parlamentarismo, e del militarismo, e della finanza di novello
stile, non avendo per� in pari tempo la forma piena della produzione moderna, e la
conseguente capacit� della concorrenza a condizioni eguali. Impedita di concorrere coi
paesi dindustria avanzata, per la mancanza assoluta del carbon fossile, per la
scarsezza del ferro e per la deficiente preparazione delle operosit� e delle attitudini
tecniche, aspetta ora, o si lusinga, che le applicazioni della elettricit� le dian modo
di riguadagnare il tempo perduto, come si vede per glindizii dei varii tentativi da
Biella a Schio. Uno stato moderno in una societ� quasi esclusivamente agricola, e in gran
parte di vecchia agricoltura: ci� crea un sentimento di universale disagio, ci�
d� la generale coscienza della incongruenza di tutto e dogni cosa!
Di qui la incoerenza e la inconsistenza dei
partiti, di qui le facili oscillazioni dalla demagogia alla dittatura, di qui la folla, la
turba, linfinita schiera dei parassiti della politica, e poi dei progettisti, dei
fantastici e deglinventori didee. Rischiara di luce vivissima questo singolare
spettacolo d� uno sviluppo sociale impedito, ritardato, intralciato e perci� incerto,
lacuto ingegno, che se non � sempre frutto ed espressione di molta e vera coltura
moderna, reca per� in s�, per vecchio abito di millenare civilt�, limpronta di un
raffinamento cerebrale quasi insuperabile. LItalia non fu, per ragioni ovvie,
terreno proprio di una autogenetica formazione di idee e di tendenze socialistiche.
Filippo Buonarroti, italiano, da amico gi� del minore dei Robespierre divenne il compagno
di Babeuf, e fu poscia pi� tardi il rinnovatore del babuvismo nella Francia di dopo il
1830! Il socialismo fece la sua prima apparizione in Italia ai tempi della Internazionale,
nella confusa e incoerente forma del bakuninismo; e non come movimento di massa
proletaria, ma anzi come di piccoli borghesi, di d�class�s e di rivoluzionari per
impulso e per istinto. Di recente, in questi ultimi anni, il socialismo vi si � andato
fissando e concretando in una forma che riproduce, con molta incertezza per�, ossia con
poca precisione, il tipo generale della democrazia sociale.Ebbene, in Italia, il primo
segno di vita, che il proletariato abbia dato di s�, � consistito nelle sollevazioni dei
contadini di Sicilia, alle quali altre dello stesso tipo ne tennero dietro sul continente,
ed altre assai probabilmente ne succederanno in seguito. Non � ci� assai significativo?
Dopo tale scorsa nel campo del socialismo
contemporaneo, si torna volentieri col pensiero e con lanimo al ricordo di quei
primi precursori nostri di cinquanta anni fa, i quali documentarono nel Manifesto la presa
di possesso di un posto avanzato sulla via del progresso. N� ci� � da intendere
segnatamente ed esclusivamente per rispetto ai soli teorici della schiera; cio� per Marx
ed Engels. Luno e laltro avrebbero esercitato in ogni caso e sempre, o dalla
cattedra, o dalla tribuna, o con gli scritti, una non piccola influenza su la politica e
su la scienza, tale e tanta era in loro la potenza e la originalit� dellingegno e
la estensione delle conoscenze, quando anche non si fossero imbattuti mai sul cammino
della vita nella Lega dei comunisti. Ma intendo dire di quegli uomini, che nel gergo vano
ed orgoglioso della letteratura borghese sarebber detti oscuri: di quel calzolaio
Bauer, di quei sarti Lessner ed Eccarius, di quel miniaturista Pf�nder, di
quellorologiaio Moll, di quel Lochner, o come altro si chiamino quei che primi
iniziarono consapevolmente il nostro movimento. Sta come indice della loro apparizione il
motto: Proletarii di tutto il mondo, unitevi. Sta come resultato dellopera loro: il
passaggio del socialismo dallutopia alla scienza. La sopravvivenza dellistinto
loro e del loro primitivo impulso nellopera nostra delloggi, � il titolo
indimenticabile, che quei precursori si acquistarono alla gratitudine di tutti i
socialisti.
Come italiano ritorno io tanto pi�
volentieri su questo primo inizio del socialismo moderno, perch�, per la mia parte
almeno, non rimanga senza effetto un recente monito dellEngels:
E cos� la scoverta, che, sempre e da per
tutto, le condizioni e gli accadimenti politici trovino la loro spiegazione nelle
rispettive condizioni economiche, non sarebbe stata punto fatta da Marx nellanno
1845, ma anzi dal signor Loria nel r886. Per lo meno egli � riuscito ad imporre tale
credenza ai suoi concittadini, e da che il suo libro fu tradotto in Francia, anche ad
alcuni francesi, e pu� ora andare attorno per lItalia tronfio e pettoruto, come
scovritore di una teoria che fa epoca; finch� i socialisti del suo paese non trovino il
tempo di strappare allillustre Loria le rubate penne di pavone.
Vorrei finire; ma conviene mindugi
ancora.
Da tutte le parti e da tutti i campi si
levano proteste, sorgono lamenti, si affacciano obiezioni contro il materialismo storico.
E al coro mescolano, di qua e ai l�, la voce loro i socialisti immaturi, i socialisti
filantropici, o i socialisti sentimentali e alquanto isterici. E poi ricomparisce, come
monito, la questione del ventre. E son tanti quelli che giuocano di scherma logica con le
categorie astratte dellegoismo e dellaltruismo; e per molti vien sempre in
buon punto la ormai inevitabile lotta per lesistenza!
Morale! Ma non labbiamo noi udita da
un pezzo gi� la lezione di cotesta morale dellepoca borghese, dalla Favola delle
Api di quel Mandeville, che fu coetaneo della prima formazione della Economia classica? E
la politica di cotesta morale non fu spiegata, con caratteri di insuperata ed
indimenticabile classicit�, dal primo grande scrittore politico dellepoca
capitalistica, da Machiavelli: non inventore lui, ma anzi fedele ed accurato segretario ed
estensore del machiavellismo? E la giostra logica dellegoismo e dellaltruismo
non ci sta tutta sottocchi, dal reverendo Malthus, a cotesto tenue, vacuo, prolisso
e noioso ragionatore, che � loramai indispensabile Spencer? Lotta per
lesistenza! Ma volete osservarne, studiarne ed intenderne una, che sia pi�
intuitiva per noi di questa che � sorta e giganteggia nellagitazione proletaria? O
� forse che volete voi ridurre la spiegazione di cotesta lotta, la quale si svolge
e si esercita nel campo supernaturale della societ�, che luomo stesso si � creato
attraverso la storia, col lavoro, con la tecnica e con le istituzioni, e che luomo
stesso pu� cambiare con altre forme di lavoro, di tecnica e di istituzioni,
semplicemente a quella pi� generale della lotta, che piante ed animali, e gli uomini
stessi in quanto sono puramente animali, combattono nellambito immediato della
natura?
Ma stiamo allargomento nostro.
Il comunismo critico non si � rifiutato
mai, n� si rifiuta, di accogliere in s� tutta la molteplice e ricca suggestione
ideologica, etica, psicologica e pedagogica, che pu� venirgli dalla conoscenza e dallo
studio di quante mai forme furono di comunismo e di socialismo, da Falea di Calcedonia a
Cabet. Anzi gli � precisamente con lo studio e per la conoscenza di tali forme, che si
sviluppa e si fissa la coscienza del distacco del socialismo scientifico da tutto il
resto. E chi in tale studio vorr� rifiutarsi di riconoscere, ad esempio, che Tommaso Moro
fu un animo eroico e uno scrittore insigne del socialismo? E chi vorr� non rendere nel
proprio animo un tributo di straordinaria ammirazione a Roberto Owen, il quale primo
acquis� alletica del comunismo questo principio indiscutibile: che il carattere e
la morale degli uomini sono il necessario resultato delle condizioni in cui essi vivono, e
delle circostanze in cui si trovano e si sviluppano? E inoltre i comunisti critici si
credono in dovere, nel ripensare alla storia, di pigliar partito per tutti gli oppressi,
quale che fosse la sorte loro; e fu invero sempre quella di rimanere oppressi, o di
aprir le vie, dopo breve ed efimero successo, a nuovo dominio di nuovi oppressori!
Ma c� un punto in cui i comunisti
critici si distinguono nettamente da tutte le altre forme e maniere di comunismo e di
socialismo antico, moderno, o contemporaneo: e questo punto � di capitale importanza.
Essi non possono ammettere, che le passate
ideologie rimanessero senza effetto, e che i passati tentativi del proletariato fossero
sempre superati e vinti, per un puro accidente della storia, o per un capriccio, per cos�
dire, delle circostanze. Tutte quelle ideologie, per quanto riflettessero, infatti, il
sentimento implicito o diretto delle antitesi sociali, ossia delle reali lotte di classe,
con alta coscienza della giustizia e con profonda devozione a un forte ideale, rivelan
tutte per� lignoranza delle cause vere e della natura effettiva delle antitesi,
contro le quali si levavano con atto rapido di ribellione spesso eroica. Di qui il
carattere di utopia! E cos� noi ci rendiamo parimenti conto del fatto, che le condizioni
di oppressione di altri tempi, per quanto pi� barbare e crudeli, non dessero luogo a
quella accumulazione di energia, a quella continuit� di resistenza e di opera, che si
trovano, si avverano e si svolgono nel proletariato dei tempi nostri. � il cambiamento
della societ� nella sua struttura economica, � la formazione del proletariato nuovo
nellambito della grande industria e dello stato moderno, � lapparire di
questo proletariato su la scena politica: sono le cose nuove, in somma, che hanno
ingenerato il bisogno di idee nuove. E per ci� il comunismo critico non moralizza, non
predice, non annunzia, n� predica, n� utopizza: ha gi� la cosa in mano, e nella
cosa stessa ha messo la sua morale e il suo idealismo.
Per tale nuova orientazione, che ai
sentimentali par dura, perch� troppo vera, veristica ed effettuale, noi siamo in grado di
rifarci regressivamente su la storia del proletariato, e degli altri oppressi da altri
metodi di oppressione, che questo precedettero. E ne vediamo le varie fasi; e ci rendiamo
conto dellinsuccesso del cartismo; e poi pi� indietro di quello della cospirazione
degli Eguali; e risaliamo ancora pi� in l� alle varie sommosse e resistenze e guerre,
come fu quella famosa dei contadini di Germania, e poi pi� in su alla jacquerie, e ai
Ciompi, e a Fra Dolcino. E in tutti questi fatti e avvenimenti scorgiamo forme e fenomeni
correlativi al divenire della borghesia, a misura che essa dilacera, sconvolge, vince e
sfascia il sistema feudale. Lo stesso possiamo fare per le lotte di classe del mondo
antico; ma solo in parte, e con minor chiarezza. Questa storia del proletariato e delle
altre classi di oppressi, e delle vicende delle loro rivolte, ci � gi� guida sufficiente
per intendere come e perch� fossero premature, o immature, le ideologie del comunismo di
altri tempi.
La borghesia, se non � giunta ancora e da
per tutto al termine della sua evoluzione, � giunta di certo in alcuni paesi quasi
allapice di questa. Subordina, nelle nazioni pi� progredite, le varie e multiformi
maniere di produzione di altri tempi, sia per diretto o sia per indiretto, allazione
ed alla legge del capitale. E cos�, o semplifica, o tende a semplificare le varie lotte
di classe, che per la loro molteplicit� in altri tempi si elisero, in questa sola tra il
capitale, che ogni prodotto del lavoro umano indispensabile alla vita converte in merce, e
la massa proletarizzata, che offre a mercede la sua forza di lavoro, diventata
anchessa semplice merce. Il segreto della storia si � semplificato. Siamo alla
prosa. E come questa presente, ossia la modernissima lotta di classe � la semplificazione
di tutte le altre, cos� il comunismo del Manifesto semplific� in rigidi e generali
enunciati teorici la multiforme suggestione ideologica, etica, psicologica e pedagogica
delle altre forme di comunismo, non negandole, ma elevandole di grado. Siamo alla prosa;
ed anche il comunismo diventa prosa: ossia � scienza. Per ci� il Manifesto non ha
retorica di proteste, n� reca piati. Non lamenta il pauperismo per eliminarlo. Non spande
lagrime su niente. Le lagrime delle cose si sono gi� rizzate in piedi, da s�, come forza
spontaneamente rivendicatrice. Letica e lidealismo consistono oramai in ci�:
mettere il pensiero scientifico in servizio del proletariato, Se questa etica non pare
morale abbastanza ai sentimentali, che sono il pi� delle volte isterici e fatui, vadano a
chiedere laltruismo al gran pontefice Spencer. Ne dar� loro la sciatta, e insipida,
e inconcludente definizione: e di ci� si appaghino.
Ma, dunque, si tratta di estendere alla
spiegazione di tutta la storia il solo fattore economico?
Fattori storici! Ma questa � espressione
da empiristi della ricerca, o da astratti analizzatori, o da ideologi che ripetono Herder.
La societ� � un complesso, ovvero un organismo, come dicon quelli che volentieri
adoperano cos� ambigua immagine, e si perdon poi ad almanaccare sul valore e su
luso analogico di tale espressione. Questo complesso si � formato ed ha cambiato
pi� volte. Quale la spiegazione di tale mutamento?
Gi� molto prima che Feuerbach desse il
colpo di grazia alla spiegazione teologica della storia (luomo ha fatto la
religione, e non la religione luomo!), il vecchio Balzac lavea volta in
satira, facendo degli uomini le marionette di Dio. E non avea gi� Vico ritrovato, che la
Provvidenza non opera ab extra nella storia, ma anzi opera come quella persuasione, che
gli uomini hanno della esistenza sua? E lo stesso Vico, gi� un secolo avanti al Morgan,
non avea ridotto la storia tutta ad un processo, che luomo compie da s� come per
una successiva esperimentazione, che � ritrovamento della lingua, delle religioni, dei
costumi e del diritto? Non era parso a Lessing, che la storia fosse una educazione del
genere umano? Non avea Gian Giacomo gi� visto, che le idee nascono dai bisogni? Non
tocc� quasi da vicino Saint-Simon, quando non fantasticava di epoche organiche ed
inorganiche, la genesi reale del terzo stato: e le sue idee, tradotte in prosa, non
dettero in Agostino Thierry, un vero innovatore delle ricerche critiche sul passato?
Nel primo cinquantennio di questo secolo, e
specie nel periodo dal 1830-50, le lotte di classe, che gli storici antichi e quelli della
Italia della Rinascenza avean cos� vivamente descritte, per quanto ne desse loro
occasione di esperienza langusto ambito delle repubbliche di citt�, eran cresciute
e serano ingrandite di qua e di l� dalla Manica in proporzione e in evidenza sempre
maggiori. Nate nellambito della grande industria, illustrate dal ricordo e dallo
studio della Grande Rivoluzione, diventavano esse intuitivamente istruttive, perch�, con
maggiore o con minore chiarezza e consapevolezza, trovavano la loro attuale e suggestiva
espressione nei programmi dei partiti politici: p. e., libero scambio, o dazii sul grano
in Inghilterra, e cos� via. La concezione della storia si cambiava in Francia a vista
docchi, cos� nellala destra come nellala sinistra dei partiti
letterarii, da Guizot a Louis Blanc, e fino al tenue e modesto Cabet. La sociologia era il
bisogno del tempo, e, se cerc� invano la sua espressione teoretica in Comte, scolastico
ritardatario, trov� di certo lartista in Balzac, che fu il vero rinvenitore della
psicologia delle classi. Riporre nelle classi e nei loro attriti il subietto reale della
storia, e il moto di questa nel moto di quelle, ecco ci� che si andava cercando e
scovrendo: e di ci� bisognava fissare in termini la precisa teoria.
Luomo ha fatto la sua storia, non per
metaforica evoluzione, n� per correr su la linea di un presegnato progresso. Lha
fatta, creandone a se stesso le condizioni; cio�, formando a se stesso, mediante il
lavoro, un ambiente artificiale, e sviluppando successivamente le attitudini tecniche, e
accumulando e trasformando i prodotti della operosit� sua, per entro a tale ambiente. Noi
di storia ne abbiamo una sola: n� quella reale, che � effettivamente accaduta, possiamo
noi confrontare con unaltra meramente possibile. Dove trovare le leggi di tale
formazione e sviluppo? Le antichissime formazioni non ci son chiare alla prima. Ma questa
societ� borghese, come nata di recente, e non giunta ancora a pieno sviluppo nemmeno in
ogni parte di Europa, serba in s� le tracce embriogenetiche della sua origine e del suo
processo, e le mette in piena evidenza nei paesi in cui sorge appena sotto ai nostri
occhi, p. e., nel Giappone. Come societ� che trasforma tutti i prodotti del lavoro umano
in merci, mediante il capitale, come societ� che suppone il proletariato, o lo crea, e
che ha in s� linquietezza, la turbolenza, la instabilit� delle continue
innovazioni, essa � nata in tempi certi, con modi assegnabili e chiari, per quanto varii.
Di fatti, nei diversi paesi ha modi differenti di sviluppo: dove, p. es., comincia prima
che altrove, come in Italia., e poi si arresta; e dove, come in Inghilterra, procede
costantemente per tre secoli di economica espropriazione delle precedenti forme di
produzione, o della vecchia propriet�, come dicesi nella lingua dei giuristi. In un paese
essa si fa a grado a grado, combinandosi con le forze preesistenti, e di quelle subisce
linflusso per adattamento, come fu il caso della Germania, ed ecco che in altro
paese rompe linvolucro e le resistenze in modo violento, come accadde in Francia,
dove la Grande Rivoluzione rappresenta il caso pi� intensivo e vertiginoso di azione
storica che si conosca, ed � perci� la pi� grande scuola di sociologia.
In brevi e magistrali tratti, come ho gi�
notato, cotesta formazione della societ� moderna, ossia borghese, fu tipicamente rifatta
nel Manifesto; dove n� dato il generale profilo anatomico, negli aspetti successivi
di corporazione, commercio, manifattura e grande industria, aggiuntavi la indicazione
degli organi ed apparati derivati e complessi, che sono il diritto, le costituzioni
politiche e cos� via. Ed ecco che gli elementi primi della teoria per ispiegare la storia
col principio delle lotte di classe ci eran gi� implicitamente.
Questa medesima societ� borghese, che
rivoluzion� tutte le precedenti forme di produzione, avea fatto luce a se stessa e al suo
processo, creando la dottrina della sua struttura, ossia la Economia. Essa difatti non �
nata e non si � svolta nella incoscienza che fu propria delle societ� primitive; ma anzi
alla luce meridiana del mondo moderno, dalla Rinascenza in qua.
La Economia, come tutti sanno, nacque
frammentaria in origine nella prima epoca della borghesia, che fu del commercio e delle
grandi scoverte geografiche; ossia nella prima fase del mercantilismo, e poi nella seconda
di esso. E nacque, per rispondere dapprima a speciali questioni: � legittimo
linteresse?; conviene agli stati e alle nazioni di accumular danaro?; e cos� di
seguito. Crebbe poi, estendendosi a pi� complessi aspetti del problema della ricchezza, e
si svilupp� nella transizione dal mercantilismo alla manifattura, e da ultimo pi�
rapidamente e pi� risolutamente nella transizione da questa alla creazione della grande
industria. Fu lanima intellettuale della borghesia che conquistava la societ�. Era
gi�, come disciplina, quasi condotta a termine nei suoi principali lineamenti alla
vigilia della Grande Rivoluzione; e fu segnacolo alla ribellione contro le vecchie forme
del feudo, della corporazione, del privilegio, delle limitazioni al lavoro e cos� via:
cio� fu segnacolo di libert�. Perch�, di fatti, il diritto di natura, che si venne
sviluppando dai precursori di Grozio fino a Rousseau, a Kant e alla costituzione del
93, non fu se non il duplicato e il complemento ideologico della Economia; tanto �
che, spesso, e cosa e complemento si confondono in uno nella mente e nei postulati degli
scrittori, come � il caso tipico dei fisiocratici. Come dottrina scever�, distinse,
analizz� gli elementi e le forme del processo della produzione, circolazione e
distribuzione, riducendo il tutto in categorie: danaro, danaro-capitale, interesse,
profitto, rendita della terra, salario, e cos� di seguito. Corse sicura, con costante
incremento di analisi, e pi� spiccatamente da Petty a Ricardo. Padrona essa sola del
campo, incontr� rare obiezioni. Lavor� su due presupposti, che poco o punto si dette
pensiero di difendere, tanto parevano evidenti: e, cio�, che lordine sociale che
illustrava fosse lordine naturale; e che la propriet� privata dei mezzi di
produzione fosse una cosa sola con la libert� umana: il che faceva del salariato, e della
inferiorit� dei salariati, condizioni dessere indispensabili. In altre parole, non
vide la condizionalit� storica delle forme che dichiarava e spiegava. Le stesse antitesi
che incontr� per via, nei tentativi di una conseguente sistematica pi� volte provata e
mai riuscita, cerc� di eliminarle logicamente; come � il caso di Ricardo nel tentativo
di combattere la non meritata rendita della terra.
In principio del secolo scoppiano violente
le crisi, e quei primi movimenti operai, che hanno la loro origine immediata e diretta
nellacuta disoccupazione. Lillusione dellordine naturale � rovesciata!
La ricchezza ha generato la miseria! La grande industria, alterando tutti i rapporti della
vita, ha aumentato i vizii, le malattie, la soggezione: essa, in somma, � causa di
degenerazione! Il progresso ha generato il regresso! Come fare, perch� il progresso non
generi altro che progresso; e cio� prosperit�, salute, sicurezza, educazione e sviluppo
intellettuale egualmente per tutti? In questa domanda � tutto Owen; che ebbe di comune
con Fourier e con Saint-Simon questo carattere: del non richiamarsi oramai pi�
allabnegazione o alla religione, e del volere risolvere e superare le antitesi
sociali, senza diminuzione della energia tecnica ed industriale delluomo, anzi con
lincremento di essa. Owen divent� comunista per cotesta via; ed � il primo che sia
divenuto tale entro allambito e per lesperienza della grande industria
moderna. Lantitesi pare dapprima sia tutta riposta nella contraddizione tra il modo
della distribuzione e il modo della produzione. Questa antitesi bisogna dunque vincerla in
una societ�, che produca collettivamente. Owen divent� utopista. Questa societ�
perfetta bisogna sperimentalmente avviarla; e lui ci si mise con eroica costanza, con
abnegazione impareggiabile, con matematica precisione di particolari argomentati ed
escogitati.
Posta cotesta immediata antitesi tra
produzione e distribuzione, si seguirono in Inghilterra, da Thompson a Bray, molti
scrittori di un socialismo che non pu� dirsi strettamente utopistico, ma deve dirsi
unilaterale, perch� mirante a correggere i rivelati e denunciati vizii della societ� con
uno o pi� rimedii. Di fatti, la prima tappa che si faccia da chiunque si metta per la
prima volta su la via del socialismo, gli � di mettere in contraddizione la produzione
con la distribuzione. E poi nascono spontanee queste ingenue domande: perch� non abolire
il pauperismo; non eliminare la disoccupazione; non toglier di mezzo lintermedio
della moneta; non favorire lo scambio diretto dei prodotti in ragione del lavoro che
contengono; non dare al lavoratore lintero prodotto del suo lavoro?, e simili.
Queste domande risolvono le cose dure, tenaci e resistenti della vita reale in tanti
ragionamenti, e mirano a combattere il sistema capitalistico come fosse un meccanismo, cui
si tolgano o si aggiungano, pezzi, ruote ed ingranaggi.
Con tutte coteste tendenze la ruppero
recisamente i comunisti critici. Essi furono i successori e continuatori della Economia
classica. Questa � la dottrina della struttura della presente societ�. Ora non � dato a
nessuno di combattere cotesta struttura praticamente, e rivoluzionariamente, senza
rendersi innanzi tutto conto esatto degli elementi, e forme e rapporti suoi, approfondendo
appunto la dottrina che la illustra. Queste forme, e elementi, e rapporti si generarono,
s�, in date condizioni storiche; ma ora sono, e sono resistenti, e connessi, e
correlativi fra loro, e perci� costituiscono sistema e necessit�. Come passar sopra a
tale sistema con un atto di negazione logica, e come eliminarlo coi ragionamenti?
Eliminare il pauperismo? Ma se � condizione necessaria del capitalismo! Dare
alloperaio lintero frutto del suo lavoro? Ma dove se ne andrebbe il profitto
del capitale? E dove e come il danaro speso in merci potrebbe crescere di un tanto,
se fra tutte le merci che incontra, e con le quali si scambia, non ce ne fosse appunto
una, che produce a chi la compra pi� di quel che gli costi; e se questa merce non fosse
appunto la forza-lavoro presa a salario? Il sistema economico non � una fila o una
sequela di astratti ragionamenti; ma � anzi un connesso ed un complesso di fatti, in cui
si genera una complicata tessitura di rapporti. Pretendere che questo sistema di fatti,
che la classe dominatrice si � venuto costituendo a gran fatica, attraverso i secoli, con
la violenza, con lastuzia, con lingegno, con la scienza, ceda le armi,
ripieghi, o si attenui, per far posto ai reclami dei poveri, o ai ragionamenti dei loro
avvocati, gli � cosa folle. Come chiedere labolizione della miseria, senza
rovesciare tutto il resto? Chiedere a questa societ�, che essa muti anzi rovesci il suo
diritto, che � la sua difesa, gli � chiederle lassurdo. Chiedere a questo stato,
che esso cessi dallessere lo scudo e anzi il baluardo di questa societ� e di questo
diritto, � volere lillogico. Cotesto socialismo unilaterale, che, senza essere
strettamente utopistico, parte dal preconcetto che la storia ammetta la errata-corrige
senza rivoluzione, ossia senza fondamentale mutazione nella struttura elementare e
generale della societ� stessa, o � una ingenuit�, o � un imbarazzo. La sua incoerenza
con le rigide leggi del processo delle cose si faceva chiara appunto in Proudhon; che, o
riproduttore inconsapevole, o diretto ricopiatore di alcuni dei socialisti unilaterali
inglesi, voleva intendere, fermare o mutare la storia su la punta di una definizione, o
con larma di un sillogismo.
I comunisti critici riconobbero il diritto
della storia di fare il suo cammino. La fase borghese � superabile, s�, e sar�
superata. Ma, finch� dura, ha le sue leggi. La relativit� di queste sta nel fatto,
che esse si formarono e si svilupparono in determinate condizioni; ma relativit� non vuol
dire semplice opposto di necessit�, ossia fugacit�, mera apparenza, o anzi bolla di
sapone. Possono sparire e spariranno, per il fatto stesso del mutarsi della societ�. Ma
non cedono allarbitrio soggettivo, che annunci una correzione, proclami una riforma,
o formuli un progetto. Il comunismo sta dalla parte del proletariato, perch� in questo
solo consiste la forza rivoluzionaria, che rompe, infrange, sommuove e dissolve la
presente forma sociale, e pone dentro di questa via via nuove condizioni; anzi, per essere
pi� esatti, col fatto stesso del suo moto dimostra, che le condizioni nuove vi si creano,
e fissano, e svolgono fin da ora di gi�.
La teoria della lotta di classe era
trovata. Si conosceva da due capi: nelle origini della borghesia, il cui processo
intrinseco era gi� reso chiaro dalla scienza delleconomia; e in questa apparizione
del nuovo proletariato, condizione ed effetto al tempo stesso della nuova forma di
produzione. La relativit� delle leggi economiche era scoverta; ma al tempo stesso era
riconfermata la loro relativa necessit�. E in ci� � tutto il metodo e la ragione della
nuova concezione materialistica della storia. Errano quelli che, chiamandola
interpretazione economica della storia, credono di intendere e di fare intender tutto.
Questaltra designazione qui si conviene meglio a certi tentativi analitici, che,
pigliando a parte, di qua i dati delle forme e categorie economiche, e di l� p. e. il
diritto, la legislazione, la politica, il costume, studiano poi i vicendevoli influssi dei
varii lati della vita cos� astrattamente e cos� soggettivamente distinti.
Tuttaltro � il fatto nostro. Qui siamo nella concezione organica della storia. Qui
� la totalit� e la unit� della vita sociale che si ha innanzi alla mente. Qui � la
economia stessa (intendo dire dellordinamento di fatto e non della scienza intorno
ad esso) che vien risoluta nel flusso di un processo, per apparir poi in tanti stadii
morfologici, in ciascun dei quali fa da relativa sostruzione del resto, che le �
corrispettivo e congruo. Non si tratta, in somma, di estendere il cosiddetto fattore
economico, astrattamente isolato, a tutto il resto, come favoleggiano gli obiettatori; ma
si tratta invece e innanzi tutto di concepire storicamente la economia, e di spiegare il
resto delle mutazioni storiche per le mutazioni sue. E in ci� � la risposta a tutte le
critiche, che si levano da tutti i campi della dotta ignoranza, o della ignoranza male
addottrinata, non escluso quello di quei socialisti, che siano immaturi, o sentimentali, o
isterici. E in tale risposta � anche chiarito, perch� Marx scrivesse, nel Capitale, non
il primo libro del comunismo critico, ma lultimo grande libro intorno alla economia
borghese.
Il Manifesto fu scritto quando la
orientazione storica non andava ancora pi� in l� del mondo classico, delle antichit�
germaniche appena dichiarate, e della tradizione biblica da poco tempo cominciata a
ridurre alle condizioni prosaiche di ogni altra storia profana. Altra � ora la
orientazione nostra, perch� si risale alla preistoria ariana, e alle antichissime
formazioni dellEgitto, e a quella della Mesopotamia, che precedono ogni ricordo di
tradizioni semitiche. E poi si risale pi� indietro, nella linea della cos� detta
preistoria, ossia della storia non scritta. La geniale esplorazione e combinazione del
Morgan ci ha dato lintima conoscenza della societ� antica ossia prepolitica, e la
chiave per intendere come da quella sian poi sorte le formazioni posteriori, che hanno i
loro indici nella monogamia, nello sviluppo della famiglia paterna, nellapparire
della propriet�, dapprima gentilizia, poscia familiare e infine individuale, e nel
successivo fissarsi delle alleanze delle genti, nelle quali poi si origina lo stato. E
tutto ci� � illustrato, cos� dalla conoscenza del processo della tecnica nella scoverta
e nelluso dei mezzi ed istrumenti del lavoro, come dallintendimento
dellazione che quel processo esercit� sul complesso sociale, spingendolo su certe
vie, e facendogli percorrere certi stadii. Tali scoverte e combinazioni sono ancora capaci
di molte correzioni, specie per la varia maniera specifica come pu� essersi avverato in
diverse parti del mondo il passaggio dalla barbarie alla civilt�. Sta per� ora
indiscutibile il fatto: che noi abbiamo gi� chiare sottocchi le generali tracce
embriogenetiche dello sviluppo umano, dal comunismo primitivo a quelle complesse
formazioni, che, come p. e. lo stato di Atene o di Roma con costituzione di cittadini per
classi di censo, rappresentavano fino a poco fa nella tradizione scritta le colonne
dErcole della ricerca. Le classi, che il Manifesto presupponeva, furono oramai
risolute nel loro processo di formazione; e gi� in questo si riconosce lo schema generale
di ragioni e cause economiche peculiari e proprie, ossia cos� fatte, che non ripetono le
categorie della scienza economica di questa nostra epoca borghese. Il sogno di Fourier,
dinquadrare lepoca dei civilizzati nella serie di un lungo e vasto processo,
s� avverato. Fu scientificamente risoluto il problema della origine della
disuguaglianza fra gli uomini, che Gian Giacomo avea tentato con argomenti di geniale
dialettica, e con pochi dati di fatto.
In due punti, per noi estremi, ci � chiaro
il processo umano. Nelle origini della borghesia, tanto recenti e tanto illustrate dalla
scienza delleconomia; e nella antica formazione della societ� a classi, nel
passaggio dalla barbarie superiore alla civilt� (ossia allepoca dello stato),
secondo le denominazioni del Morgan. Ci� che sta di mezzo � quello che finora trattarono
cronisti e storici propriamente detti, e poi giuristi, teologi e filosofi. Pervadere ed
investire tutto cotesto campo di conoscenze con la nuova concezione storica, non � cosa
facile. N� conviene darsi fretta, schematizzando. Innanzi tutto conviene di fissare per
quanto possibile la relativa economica di ciascuna epoca, per ispiegarsi specificamente le
classi che in quella si svilupparono; non astraendo da dati ipotetici od incerti, e non
generalizzando le nostre condizioni per estenderle a quelle di ogni tempo. A ci�
occorrono falangi di addottrinati. Cos�, ad esempio, � unilaterale ci� che nel
Manifesto � detto su la primissima origine della borghesia, come nata dai servi del
Medioevo, via via incorporati nelle citt�. Quel modo dorigine fu proprio della
Germania, e di altri paesi che ne riproducono il processo. Non risponde al caso
dellItalia, della Francia meridionale e della Spagna, che furon poi i paesi nei
quali cominci� appunto la prima storia della borghesia, ossia della civilt� moderna. In
questa prima fase sono le premesse di tutta la societ� capitalistica, come Marx avvert�
in una nota al primo volume del Capitale. Questa prima fase, che raggiunse la sua forma
perfetta nei Comuni italiani, � la preistoria di quella accumulazione capitalistica, che
Marx studi� con tanta evidenza di particolari nella serie chiara e compiuta della
evoluzione dellInghilterra. Ma di ci� basta.
I proletarii non possono mirare che
allavvenire. Ai socialisti scientifici preme innanzi tutto il presente, come quello
in cui spontaneamente si sviluppano e maturano le condizioni dellavvenire. La
conoscenza del passato giova ed interessa praticamente, solo in quanto essa pu� dar luce
e orientazione critica a spiegarsi il presente. Per ora basta che i comunisti critici,
gi� cinquantanni fa, abbiano escogitato e ritrovato gli elementi primissimi della
nuova e definitiva filosofia della storia. A breve andare tale intendimento
simporr� per la provata impossibilit� di pensare il contrario: e la scoverta
parr� luovo di Colombo. E forse prima che una schiera di dotti usi ed applichi tale
concezione estesamente, plasmandola, cio�, nel racconto continuativo di tutta la storia,
i successi del proletariato saranno tali, che lepoca borghese parr� a tutti
superabile, perch� prossima ad essere superata. Intendere � superare (Hegel).
Quando il Manifesto, gi� cinquanta anni
fa, elevava i proletarii, da compatiti miseri, a predestinati sotterratori della
borghesia, alla immaginazione degli scrittori di esso, che mal dissimulavano
lidealismo della loro intellettuale passione nella gravit� dello stile, assai
angusto doveva apparire il perimetro del presagito cimitero. Il perimetro probabile, per
figura di fantasia, non abbracciava allora se non la Francia e lInghilterra, e
avrebbe appena lambito gli estremi confini di altri paesi, come ad esempio della Germania.
Ora cotesto perimetro ci appare immenso, per lestendersi rapido e colossale della
forma della produzione borghese, che allarga, generalizza e moltiplica, per contraccolpo,
il movimento del proletariato, e fa vastissima la scena su la quale spazia
laspettativa del comunismo. Il cimitero singrandisce a perdita di vista. Pi�
forze di produzione il mago va evocando, e pi� forze di ribellione contro di s� esso
suscita e prepara.
A quanti furono comunisti ideologici,
religiosi ed utopistici, o a dirittura profetici od apocalittici, parve sempre in passato,
che il regno della giustizia, della eguaglianza e della felicit� dovesse avere per teatro
il mondo intero. Per ora la conquista del mondo la fa lepoca dei civilizzati; cio�
la societ�, che si regge su le antitesi delle classi, e su la dominazione di classe,
nella forma della produzione borghese (il Giappone insegni!). La coesistenza delle due
nazioni in uno e medesimo stato, che fu gi� precisata dal divino Platone, si perpetua.
Lacquisizione della Terra al comunismo non � cosa del domani. Ma pi� larghi si
fanno i confini del mondo borghese, pi� popoli vi entrano, abbandonando e sorpassando le
forme inferiori di produzione, ed ecco che pi� precise e sicure divengono le aspettazioni
del comunismo: soprattutto perch� decrescono, nel campo e nella gara della concorrenza, i
deviatori della conquista e della colonizzazione. La Internazionale dei proletarii, che
era appena embrionale nella Lega dei comunisti di cinquanta anni fa, diventata oramai
interoceanica, dice ed afferma intuitivamente ogni primo di Maggio, che i proletari di
tutto il mondo sono realmente e operosamente uniti. I prossimi o futuri sotterratori della
borghesia, e i loro nipoti e pronipoti, ricorderanno in perpetuo la data del Manifesto dei
comunisti.
Roma, 7 aprile 1895
1. Questo mio scritto non � un rifacimento del Manifesto
Comunista, come se volessi adattarlo alle presenti condizioni; n� io ne do qui
lanalisi o il commento. Scrivo, come dice il titolo, soltanto in memoria.
2. Intendo dire di quella che ironicamente � chiamata nel
Manifesto: del socialismo vero, ossia tedesco. Quel paragrafo che � inintelligibile a chi
non sia pratico della filosofia tedesca di allora, specie in certe sue forme di acuta
degenerazione, fu opportunamente omesso nella traduzione spagnola.
3. Da parecchi anni e sono gi� otto nei corsi
universitari che intitolo, o genesi del socialismo moderno, o storia generale del
socialismo, o della interpretazione materialistica della storia, ho avuto agio e tempo
dimpossessarmi di tale letteratura, e di ridurla ad una certa evidenza prospettica e
sistematica. Cosa per se stessa difficile, ma soprattutto in Italia, dove non �
tradizione di scuole socialiste, e dove la vita del partito � cos� nuova, da non dare
per s� esempio istruttivo di formazione e di processo. Ma questo saggio non � la
riproduzione di alcuna delle mie lezioni. Le lezioni non sono i libri che servono a farle;
n�, pubblicando delle lezioni, si fanno per davvero dei libri, nel senso esplicito e
pieno della parola.
4. Bisogna insistere sulla espressione di democratica
socializzazione dei mezzi di produzione, perch� laltra di propriet�
collettiva,oltre a contenere un certo errore teoretico, in quanto che scambia
lesponente giuridico col fatto reale economico, nella mente poi di molti si confonde
con lincremento dei monopoli, con la crescente stratificazione dei servizi pubblici,
e con tutte le altre fantasmagorie del sempre rinascente socialismo di stato, il cui
segreto � di aumentare in mano alla classe degli oppressori i mezzi economici della
oppressione.
5. Pagine 23 in 8� nella edizione originale, London, febbraio
1848, che io devo alla impareggiabile cortesia dellEngels. Dico qui di passaggio,
che ho vinto la tentazione di aggiungere a questo scritto delle note bibliografiche, o di
letteratura, o di rinvio, o di citazioni, perch�, a mettermi su cotesta via, ne sarebbe
uscito un saggio di erudizione, o a dirittura un libro, anzich� un opuscolo. Ma il
lettore vorr� credermi in parola, che non v� allusione, accenno, o sottinteso in
queste pagine, che non si riferisca a fonti e fatti, attinenti al soggetto, e anzi alla
totalit� delle fonti e dei fatti.
6. Gli Umrisse zu einer Kritik der Nationaloekonomie apparvero nei
Deutsch-Franz�sische Jahrb�cher", Paris 1844, a pp. 86-114; e il libro col
titolo: Die Lage der arbeitenden Klasse in England apparve in prima edizione a Lipsia nel
1845.
7. Fiorirono in questi ultimi anni molti giuristi, i quali
cercarono nelle correzioni al Codice Civile i mezzi pratici per elevare la condizione del
proletariato. Ma perch� non chiedono al papa che si faccia capo della lega dei liberi
pensatori? - Almeno pi� degli altri � il caso di quello scrittore italiano, che,
occupatosi di recente della lotta di classe, chiede che, accanto al codice che garentisce
i diritti del capitale, ne sorga un altro a garenzia dei diritti del lavoro!
8. Tale sviluppo � il Capitale di Marx, che io non mi perito di
chiamare per tale rispetto una filosofia della storia.
9. Non sono alieno dal riconoscere con Anton Merger, che
Saint-Simon non fu veramente utopista, come furono in forma spiccata, tipica e classica,
Fourier e Owen.
10. Devo al Partei-Archiv di Berlino daver avuto per dei
mesi a mia disposizione un esemplare completo dellirreperibile giornale.
11. Mis�re de la philosophie par Karl Marx, Paris et Bruxelles
1847.
12. Dico opuscolo, riferendomi alla forma in cui fu ridotto lo
scritto, a scopo di propaganda, nel 1884. In origine furono articoli della Neue
Rheinische Zeitung", aprile del 1849, che riproducevano delle conferenze tenute al
Circolo operaio tedesco di Bruxelles" nel 1847.
13. Capitolo secondo del Manifesto del Partito Comunista.
14. Zur Kritik der politischen Oekonomie, Berlin 1859, pp. IV-VI
della prefazione.
15. Quegli articoli apparsi nella "Neue Rheinische
Zeitung", Politisch-Oekonomische Revue, Hamburg 1850, furono di recente riprodotti
dallEngels (Berlin 1895) in opuscolo preceduto da una sua prefazione. Il titolo
dellopuscolo � precisamente: Le lotte di classe in Francia nel 1848-50.
16. Questo scritto di Marx apparve a New York nel 1852 in una
rivista. Fu riprodotto poscia pi� volte in Germania. Ora pu� leggersi anche in francese:
Lille 1891, ed. Delory.
17. Engels tratta a fondo nella prefazione al citato opuscolo, e
altrove, dello sviluppo obiettivo della nuova tattica rivoluzionaria.
18. Malon dava a questa parola un altro significato: avvertenza al
lettore! E poi, del resto: ne sutor ultra crepidam.
19. La storia delle Trades-Unions insegni; tanto pi� in quanto
oscura agli occhi di molti la necessaria evoluzione del socialismo.
20. Nello scrivere la prima volta queste parole intendevo di
alludere ai socialisti francesi principalmente. Ma la recente discussione del programma
agrario proposto alla democrazia sociale di Germania conferma le origini di fato delle
difficolt� da me indicate. (Nota alla 2� ediz., ottobre 1895).
21. Diverso fu il caso della Germania. Ivi, di dopo il 1830, il
socialismo venuto di fuori si diffuse come corrente letteraria, e sub� le alterazioni
filosofiche di cui Gr�n fu il rappresentante tipico. Ma gi� prima che apparisse la nuova
dottrina, il socialismo proletario avea raggiunto nella persona, nella propaganda e negli
scritti del Weitling una forma di notevole e caratteristica originalit�. Come Marx diceva
nel Vorw�rts" (Parigi) del 1844, era quello il gigante in culla.
22. Ci� molti chiamano marxismo. Il marxismo �, e rimane
dottrina. N� da una dottrina piglian sostanza e nome i partiti. Moi je ne suis pas
marxiste" diceva - indovinate - proprio Marx in persona!
23. Questi stabil� pel primo i rapporti tra la Lega e Marx, e
tratt� per la redazione del Manifesto. Mor� poi nella insurrezione del 1849 allo scontro
del Murg.
24. Nella prefazione al terzo volume del Capitale di Marx, Hamburg
1894, pp. XIX-XX. La data del 1845 si riferisce principalmente al libro: Die heilige
Familie, Frankfurt 1845, che scrissero in collaborazione Marx ed Engels. Quel libro
occorre innanzi tutto di leggere, se si vuole intendere la originazione teorica del
materialismo storico.
25. Mi fermo a questo nome, perch� Cabet fu contemporaneo appunto
del Manifesto. O dovrei forse scendere alle forme sportive di Bellamy e di Hertzka?
26. Come �, p.e., il caso di Mably rispetto a Mercier de la
Rivi�re, compendiatore del fisiocratismo; per tacere di Godwin, Hall e di altri.
27. Son quelli che parve anni fa ad Anton Merger li avesse
scoverti lui, come autori del socialismo scientifico, e come autori poi plagiati!
28. Perci� i critici alla Wieser e simili propongono di
abbandonare la teoria del valore di Ricardo, perch� quella mena al socialismo.
29. Nasceva allora, specie in Prussia, la illusione di un
monarcato sociale, che passando sopra allepoca liberale, armonicamente risolvesse la
cos� detta questione sociale. Questa fisima si riprodusse poi in seguito in infinite
variet� di socialismo cattedratico, e di stato. Alle varie forme di utopismo ideologico e
religioso se n� aggiunta cos� una nuova: lutopia burocratica e fiscale;
ossia lutopia dei cretini.
30. Per es. Rogers.
31. Chi avrebbe pensato pochi anni fa alla scoverta ed
allautentica interpretazione di un antico diritto babilonese?
32. Nota 189 a p. 682 della quarta ediz. Tedesca. Corrisponde a p.
315 della trad. francese. |