comit___.gif (5649 byte)

I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono esser raggiunti soltanto col rovesciamento violento di tutto l'ordinamento sociale finora esistente. Le classi dominanti tremino al pensiero d'una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi che le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare. PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!

Karl Marx

ipc%20-%20testata.gif (20957 byte)

1.- Espropriazione della propriet� fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato.

2.- Imposta fortemente progressiva.

3.- Abolizione del diritto di successione.

4.- Confisca della propriet� di tutti gli emigrati e ribelli.

5.- Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo.

6.- Accentramento di tutti i mezzi di produzione, di scambio e di trasporto in mano allo Stato.

7.- Moltiplicazione delle fabbriche di Stato, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo.

8.- Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura.

9.- Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e della industria, misure atte ad eliminare gradualmente l'antagonismo fra citt� e campagna.

10.- Istruzione di Stato e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione dell'istruzione con la produzione materiale e cos� via.

Karl Marx

........................................................................................................................................................................................................

ML.jpg (15901 byte)

 

Il Partito Comunista d'Italia (Sezione dell'Internazionale Comunista) � costituito sulla base dei seguenti principi:

1. Nell'attuale regime sociale capitalistico si sviluppa un sempre crescente contrasto fra le forze produttive ed i rapporti di produzione, dando origine all'antitesi ed alla lotta di classe tra il proletariato e la borghesia dominante.

2. Gli attuali rapporti di produzione sono protetti dal potere dello Stato borghese, che, fondato sul sistema rappresentativo della democrazia, costituisce l'organo per la difesa degli interessi della classe capitalistica.

3. Il proletariato non pu� infrangere n� modificare il sistema dei rapporti capitalistici di produzione, da cui deriva il suo sfruttamento, senza l'abbattimento violento del potere borghese.

4. L'organo indispensabile della lotta rivoluzionaria � il partito politico di classe. Il Partito comunista, riunendo in s� la parte pi� avanzata e cosciente del proletariato, unifica gli sforzi delle masse lavoratrici, volgendoli dalle lotte per gli interessi di gruppi e per risultati contingenti alla lotta per la emancipazione rivoluzionaria del proletariato; esso ha il compito di diffondere nelle masse la coscienza rivoluzionaria, di organizzare i mezzi materiali d'azione e di dirigere nello svolgimento della lotta il proletariato.

5. La guerra mondiale, causata dalle intime insanabili contraddizioni del sistema capitalistico, le quali produssero l'imperialismo moderno, ha aperto la crisi di disgregazione del capitalismo in cui la lotta di classe non pu� che risolversi in conflitto armato tra le masse lavoratrici ed il potere degli Stati borghesi.

6. Dopo l'abbattimento del potere borghese, il proletariato non pu� organizzarsi in classe dominante che con la distruzione dell'apparato statale borghese e con la instaurazione dello Stato basato sulla sola classe produttiva ed escludendo da ogni diritto politico la classe borghese.

7. La forma di rappresentanza politica nello Stato proletario � il sistema dei Consigli dei lavoratori (operai e contadini), gi� in atto nella rivoluzione russa, inizio della rivoluzione proletaria mondiale e prima stabile realizzazione della dittatura proletaria.

8. La necessaria difesa dello Stato proletario, contro tutti i tentativi contro-rivoluzionari, pu� essere assicurata solo col togliere alla borghesia ed ai partiti avversi alla dittatura proletaria ogni mezzo di agitazione e di propaganda politica, e con l'organizzazione armata del proletariato per respingere gli attacchi interni ed esterni.

9. Solo lo Stato proletario potr� sistematicamente attuare tutte quelle successive misure d'intervento nei rapporti dell'economia sociale con le quali si effettuer� la sostituzione del capitalismo con il comunismo con la gestione collettiva di stato della produzione e della distribuzione.

10. Per effetto di questa trasformazione economica e delle conseguenti trasformazioni di tutte le attivit� della vita sociale eliminandosi la divisione della societ� in classi, andr� anche eliminandosi la necessit� dello Stato politico, il cui ingranaggio si ridurr� progressivamente a quello della razionale amministrazione delle attivit� umane.

Da "Il Comunista" del 31 gennaio 1921

.................................................................................................................................................................................

ML.jpg (15901 byte)

 

Partito Comunista dell'Unione Sovietica:

Sorto nel 1898 con il nome di Partito operaio socialdemocratico russo, nel 1903 vide il sorgere delle due opposte fazioni

dei comunisti guidati da Lenin (bolscevichi) e dei moderati socialdemocratici (menscevichi), espulsi nel 1912.

A capo del processo rivoluzionario del 1917, cui dette un indirizzo politico radicale, e conquistato il potere,

il Partito Comunista dell'Unione Sovietica si � identificato con lo Stato sovietico e la sua storia sino alla stagione

delle riforme avviate da Gorbaciov negli anni Ottanta; Il governo comunista sovietico ha costruito il primo stadio del comunismo

in URSS basato sulla proprieta' di Stato delle maggiori imprese e sulla giustizia sociale. Il sistema comunista in URSS e' finito con

il 1991 e la contro-rivoluzione borghese che ha portato al potere i liberali nazionali.

Le responsabilit� del partito nel fallito golpe dell'agosto del 1991 ne hanno decretato lo scioglimento lo stesso mese.

Riorganizzato da  Ziuganov, tuttavia, il Partito Comunista della Federazione Russa, otteneva un buon risultato alle elezioni

legislative del 1995 confermato alle elezioni presidenziali dell'anno seguente.

Nel 1998 i comunisti russi entravano in un governo di unione nazionale insieme a socialdemocratici e liberali-nazionali, un governo di

breve durata,  alle successive elezioni i comunisti del PCFR ribadivano il loro ampio bacino di consensi alle

politiche del 1999 e alle presidenziali del 2000. Nell'agosto 2002 Andrej Breznev, nipote dell'ex presidente del regime

sovietico, fondava un soggetto politico diverso da quello guidato da Ziuganov, chiamandolo Nuovo Partito Comunista Russo.

Nella sinistra russa oltre al Partito Comunista della Federazione Russa di Zyuganov ci sono vari altri

partiti comunisti rivoluzionari marxisti-leninisti che sperano di portare di nuovo la Russia al comunismo.

 

 

Kommunisticeskaja Partija Russkogo Federacija

 

comunismo o socialismo: termine che designa quelle teorie e azioni politiche che sostengono un sistema economico-politico basato sulla nazionalizzazione o socializzazione dei fattori produttivi e sul controllo di Stato, parziale o completo, dei settori economici, cos� da far prevalere gli interessi collettivi su quelli individuali. Dottrina e sistema politico-sociale fondato sul principio dell'uguaglianza reale tra i membri di una societ� e della propriet� comune dei mezzi di produzione e di scambio. Formulata gi� da Platone, ha acquistato un significato storico moderno con la rivoluzione industriale del 18� secolo. La teoria comunista fu definita dall'opera di Marx e Engels, con il "Manifesto del partito comunista" (1848) e da "Principi del comunismo" di Engels (1847). Secondo la teoria comunista di Marx, il comunismo come modello sociale si divide in due tempi o stadi. Il primo stadio del comunismo dove esiste lo stato e la dittatura del proletariato ed il secondo stadio dove si puo' abolire la moneta per una sorta' di societa' ideale di liberi ed eguali.

 

Statalismo: tendenza a rendere lo Stato il protagonista prevalente, o addirittura esclusivo di un sistema economico, tanto fornendo ai suoi organi amministrativi ampi poteri di controllo e di guida delle iniziative imprenditoriali, quanto eliminando le industrie private per sostituirvi un apparato produttivo a capitale di Stato.

 

Stato: istituzione politica che governa una societa' sulla base di leggi e di organi atti a farle mettere in pratica e rispettare. Ente formato da un governo nazionale e da istituzioni locali di amministrazione e controllo, dalle forze armate e dagli altri enti ed organi dello Stato. Unita' costituita insieme dal popolo unito sotto un solo governo e stanziato in un determinato territorio. Stato di diritto, quello in cui il governo stesso � vincolato alle norme giuridiche.

 

socialismo democratico o socialdemocrazia: termine originariamente usato nel linguaggio politico per indicare i partiti socialisti di tendenza democratica; dopo la rivoluzione comunista russa il termine indica quei movimenti socialisti, che, rifiutando il comunismo ed il pensiero marxista-leninista, perseguono programmi di riforme economiche e sociali, ma conservando le basi della vita democratica, il rispetto delle libert� fondamentali e dell'istituto democratico parlamentare.

 

liberalismo: movimento politico e culturale sorto come dottrina etica e politica che mirava a instaurare le libert� individuali, a ottenere il riconoscimento dei diritti naturali e inalienabili dell'uomo, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la creazione dell'istitutodella democrazia parlamentare allo scopo di limitare le prerogative della monarchia e promuovere la libera iniziativa in campo economico.

 

democrazia: forma di governo volta ad assicurare l'uguaglianza formale tra i cittadini i quali esercitano il potere direttamente (democrazia diretta) o per mezzo dei rappresentanti da loro stessi eletti (democrazia indiretta o rappresentativa o parlamentare) in regime di pluralismo politico.

lenincolore.gif (5787 byte)

LENIN

Capo del movimento comunista rivoluzionario in Russia ed in tutto il mondo, primo Presidente dell'Unione Sovietica

e della Internazionale Comunista.

 

<Noi in Russia nel terzo anno dopo l'abbattimento della borghesia muoviamo i primi passi sulla via del passaggio dal capitalismo alla fase inferiore del comunismo o fase socialista. Le classi hanno continuato a esistere ed esisteranno ancora per anni dappertutto, anche dopo  la conquista del potere da parte del partito comunista del proletariato.

Pu� darsi che questo termine sia pi� breve in Inghilterra, dove non ci sono i contadini. Sopprimere le classi non significa soltanto cacciare o uccidere i proprietari fondiari e i capitalisti - ci� che noi abbiamo fatto con relativa facilit� - ma vuol dire  eliminare i piccoli produttori di merci, che � impossibile cacciare, impossibile schiacciare, con i quali bisogna trovare un'intesa, che si possono trasformare, rieducare solo con un lavoro di organizzazione molto lungo, molto lento e molto prudente. Essi circondano il proletariato, da ogni parte, di un ambiente piccolo borghese, lo penetrano di questo ambiente, lo corrompono, spingono continuamente il proletariato a ricadere nella mancanza di carattere, nella dispersione, nell'individualismo, nelle alternative di entusiasmo e di abbattimento, che sono proprie della piccola borghesia. Occorre la pi� severa centralizzazione e disciplina nel seno del Partito comunista per opporsi a questi difetti, per far si che il proletariato adempia giustamente, con buon successo, vittoriosamente, la funzione organizzatrice.

La dittatura del proletariato � una lotta tenace, cruenta e incruenta, violenta e pacifica, militare ed economica, pedagogica e amministrativa, contro le forze e le tradizioni della vecchia societ� borghese. La forza dell'abitudine di milioni e decine di milioni di uomini � la pi� terribile della forze. Senza un partito di ferro, temprato nella lotta, senza un partito che goda la fiducia di tutto quanto vi � di onesto nella sua classe, senza un partito che sappia osservare lo stato d'animo delle masse e influenzarlo � impossibile condurre con successo la lotta per l'edificazione della societa' comunista.>

 

Lenin

al 2� Congresso della Internazionale Comunista

Mosca, 1920

ML.jpg (15901 byte)

 

 

comun�smo
dottrina che, riconoscendo nella propriet� privata dei beni e dei mezzi di produzione la causa dei contrasti e delle ingiustizie che caratterizzano la societ� divisa in classi, perviene a teorizzare un tipo di societ� senza classi in cui i mezzi di produzione e scambio sono propriet� di stato e la produzione-distribuzione e' decisa con il metodo della pianificazione. Il Partito comunista e' il partito politico che conforma la propria prassi a tali principi, combattendo per la rivoluzione e per l'avvento della Dittatura del proletariato al fine di creare la societa' comunista. Vedi: "manifesto del partito comunista" (Marx)  "principi del comunismo" (Engels)  "stato e rivoluzione" (Lenin).

Il programma fondamentale del Partito Comunista � di guidare il proletariato alla conquista del potere politico, abbattere la dittatura borghese, instaurare la Dittatura del proletariato ed assicurare il completo trionfo del comunismo sul capitalismo.

 

 

PCI.jpg (40104 byte)

dallo statuto del

Partito Comunista Italiano

Il Partito Comunista Italiano � l' organizzazione politica d' avanguardia della classe operaia e di tutti i lavoratori i quali, nello spirito della Resistenza e dell' internazionalismo proletario e nella realt� della lotta di classe, lottano per la indipendenza e la libert� del paese,per l'edificiazione di un regime socialista e democratico progressivo, per l'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per la valorizzazione della personalit� umana, per la pace tra i popoli e per il comunismo.

Ogni iscritto al partito ha il dovere di:

  • partecipare regolarmente alle riunioni ed essere attivo nella sua organizzazione;

  • accrescere continuamente la propria conoscenza della linea politica del partito e la propria capacit� di lavorare per realizzarla;

  • leggere, sostenere, e diffondere il giornale e le pubblicazioni del partito; acquisire e approfondire la conoscenza del marxismo e contribuire alla conquista di nuovi militanti; essere attivo nelle organizzazioni di massa;

  • osservare la disciplina del partito;

  • essere franco con il partito; leale e fraterno con i compagni e i lavoratori; cittadino esemplare;

  • esercitare la critica e l' autocritica per migliorare l' attivit� propria e del partito;

  • difendere il partito da ogni attacco.

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

 

 

!cid_034801c41cee$03b479d0$ebacd33e@userpqdtd9jmd2.jpg (70984 byte)

 

Pi� Stato meno mercato

1. Dalle analisi svolte, emerge la necessit� di una riconsiderazione generale del ruolo dello Stato nell’economia. Storicamente, il successo economico italiano � stato il risultato di una riuscita combinazione fra pubblico e privato. La grande impresa non si sarebbe sviluppata senza il sostegno, in varie forme, dello Stato e il nostro sistema economico, nel suo complesso, non sarebbe cresciuto fino a raggiungere forme di eccellenza in vari campi e livelli tecnologici adeguati senza l’impresa di Stato, o meglio, senza quell’originale sistema delle partecipazioni statali che abbiamo sperimentato per vari decenni. Di qui, l’urgenza - appunto – di “politiche economiche”, cio� di un intervento consapevole dello Stato per fermare il declino e bloccare concretamente una deriva liberista che crede illusoriamente di poter recuperare concorrenzialit� solo diminuendo i salari e liquidando i diritti dei lavoratori. Dobbiamo per� essere consapevoli che l’ambito nazionale ormai non � pi� sufficiente a realizzare “politiche economiche in un solo Paese”. La scelta europea � decisiva: avviare politiche pubbliche nel campo della ricerca, delle nuove tecnologie, della formazione professionale, cimentarsi con le urgenze di uno sviluppo eco-compatibile e dell’inserimento nel nostro mercato del lavoro – e nelle nostre societ� – delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati, si scontrer� con forze potenti che vogliono avere mano libera sull’uso del risparmio sociale per poterlo usare esclusivamente nei circuiti finanziari moltiplicatori di profitti privati. L’uso pubblico dei capitali toglie risorse al capitale finanziario internazionale, principale beneficiario della globalizzazione liberista che imperversa ormai dalla fine degli anni settanta, quando inizi� il processo di liberalizzazione internazionale dei movimenti di capitale. La questione politica cruciale che sta di fronte alla sinistra � proprio questa: come dirottare risorse dai circuiti globali del capitale finanziario e indirizzarle alla crescita economica e alla difesa del welfare nei paesi avanzati e allo sviluppo nei paesi arretrati. In questo senso � probabilmente opportuno assumere le proposte da tempo elaborate, da numerosi economisti, relative alla tassazione dell’enorme massa di capitale speculativo che oggi si sposta senza controlli e limitazioni, causando ed aggravando crisi finanziarie e monetarie (Tobin Tax). Lo scontro oggi � fra l’arricchimento privato di ristrette �lites che controllano il capitale finanziario e la crescita del nostro benessere, per lo sviluppo delle conquiste sociali, per la lotta al sottosviluppo, i grandi piani internazionali di risanamento ambientale e di accesso per tutti all’acqua e alla fonti energetiche, all’istruzione e alla sanit�. Ecco che allora la sfida che sta di fronte alla sinistra europea � quella di proporre un modello del tutto diverso da quello, oggi vincente, americano, inaccettabile non solo sul piano sociale, ma economico; infatti esso � anche perdente, nelle concrete condizioni europee (impossibilit� di reggere il doppio deficit, interno e estero, superpotenza militare, ruolo del dollaro, ecc.), sul piano della concorrenza globale.

Nel nostro Paese poi � urgente anche una grande battaglia ideale contro la visione privatistica del governo Berlusconi che, per fare cassa, sta mettendo in “svendita” un patrimonio pubblico di inestimabile valore. Siamo di fronte a una battaglia di civilt�. Pi� precisamente, si tratta di rovesciare lo slogan del pi� mercato meno Stato, soprattutto per settori ed attivit� dove la scelta politica dell'abbandono alle leggi di mercato ha mostrato il proprio fallimento. Di conseguenza, si pone immediatamente il problema delle risorse, che con coraggio (e correndo anche qualche rischio di popolarit�), la sinistra deve affrontare puntando con chiarezza e nettezza al ripristino di un’autentica progressivit� dell'imposizione fiscale, salvaguardando i redditi medio bassi (sopratutto quelli da lavoro dipendente), fornendo strumenti e risorse per la lotta all'evasione, reintroducendo la tassa sulle successioni per i grandi patrimoni. I comunisti da sempre dicono che bisogna creare una economia mista. I comunisti italiani propongono da sempre le nazionalizzazioni delle grandi aziende, specie quelle che operano in settori chiave dell'economia italiana. I comunisti hanno sempre votato no alla privatizzazione di aziende di stato. I comunisti sono per un settore di stato che sia moderno ed efficiente e possa garantire lavoro e produzione. La nazionalizzazione di una azienda e' una scelta pragmatica, si tratta di mettere la produzione al servizio dei cittadini e non i cittadini al servizio della produzione.

Si tratta di portare avanti una idea diversa di economia dove lo Stato sia presente per l'interesse della maggioranza dei cittadini. Per questo i comunisti dicono piu' Stato e meno mercato. Piu' sicurezza e meno precarieta'. I Comunisti Italiani non propongono oggi un sistema "sovietico". Non chiedono per domani la nazionalizzazione integrale del sistema economico per quanto essa sarebbe solamente che positiva per la maggioranza dei cittadini italiani. I Comunisti Italiani qui ed oggi sono per la creazione di un nuovo settore di stato che sia moderno ed efficiente. Una economia mista dove a fianco delle piccole e medie imprese private ci siano grandi imprese di stato capaci di fornire cio' di cui la societa' ha bisogno senza che i profitti vadano a singoli padroni ma allo stato e quindi alla collettivita'. Non si tratta per domani di statizzare l'economia come nei sistemi comunisti del passato. Si tratta di costruire una nuova economia mista dove lo stato sia presente attivamente nei settori della produzione e dello scambio di beni e servizi. Dove Stato e mercato possano convivere in maniera piu' equa per i cittadini.


 

COMUNISMO E' LIBERTA'

stalinaaaaaaa.jpg (31870 byte)

ipc20-20testata.gif (20957 byte)

 

 

 

 

In occasione del 90 (1882 -1972) anniversario della nascita di Giorgiio Dimitrov (18 Giugno 1882) l'on. Luigi Longo,

Presidente del PARTITO COMUNISTA ITALIANO, ha rilasciato all'agenzia di stampa bulgara B.T.A. un'intervista che qui riportiamo.

Tu che hai partecipato alle lotte difficili e gloriose del movimento comunista mondiale hai avuto occasione di conoscere personalmente Giorgio Dimitrov. Quali sono i tuoi ricordi e le tue impressioni su dl lui come uomo e militante comunista?

Incontrai pi� volte il compagno Dimitrov nelle riunioni comuniste internazionali: Congressi, Comitati esecutivi, Esecutivi " allargati". Ma ebbi anche due incontri personali " di lavoro ", come si direbbe ora, per discutere di questioni del Partito comunista italiano.

La prima volta, alla fine del 1932, a Berlino, pochi mesi prima dell'avvento al potere di Hitler, lo incontrai nella sua qualit� di dirigente dell'ufficio del komintern per l’Europa occidentale. Mi recavo a Mosca per prendere il mio posto di membro dell'Esecutivo dell'Internazionale comunista; gli avevo chiesto l'incontro per informarlo sul lavoro e la situazione del nostro partito, che allora passava un periodo molto duro e diIficile.

Il lavoro illegale era sempre pi� arduo: la repressione poliziesca e la provocazione colpivano duramente le nostre organizzazioni, ne spezzavano continuamente la rete, costruita con tanta fatica e sacrifici inauditi; militanti e dirigenti popolavano le carceri e le isole di deportazione, senza nessuna prospettiva di vicina liberazione. Nuove leve di quadri e di combattenti prendevano, � vero, il posto dei compagni arrestati - segno della combattivit� e dello spirito di sacrificio a cui il partito aveva educato ed educava i propri iscritti - ma tutto questo non bastava a dare regolarit� e continuit� al lavoro politico contro il regime fascista in Italia.

Ricordo che il compagno Dimitrov ascoltava con molto interesse quanto dicevo; mentre parlavo poneva, di tanto in tanto, qualche domanda; chiedeva spiegazioni su questo e quest'altro: era il suo metodo di affrontare le questioni, conoscerle a fondo, in tutti i loro particolari. La sua personale esperienza di organizzatore sindacale e di combattente comunista e antifascista, lo rendevano particolarmente atto a comprendere i nostri problemi e le nostre apprensioni.

Egli approv� i nostri sforzi di restare attaccati al paese, di lavorare tra le masse illuse e irreggimentate dal fascismo. Ricord� le proprie esperienze in Bulgaria, sottolineandone aspetti positivi e negativi, avvertendomi per� - e questo fu un altro tratto del suo insegnamento in quel colloquio - che ogni esperienza va valutata nella concreta situazione in cui si realizza e che non pu� essere trasportata meccanicamente in altre condizioni storiche ed ambientali.

L'importante, mi disse � mantenere sempre in ogni situazione e in ogni modo il contatto con le masse per modellare su di esse le forme dell'azione del partito, in modo per� da non perdere mai l'obiettivo di fondo della lotta di classe: l'emancipazione dei lavoratori e il loro avvento al potere.

La seconda volta che parlai personalmente con Dimitrov fu a Mosca all'inizio del 1936 - dopo il processo di Lipsia e il VII Congresso comunista internazionale. Lo incontrai nella sua qualit� di segretario generale dell'Internazionale comunista. Con lui vi era il compagno Togliatti, anch'egli membro del segretariato dell'Internazionale comunista.

Anche in quell'incontro i problemi in discussione furono le difficolt� del nostro lavoro in Italia, e la nostra azione nelle le organizzazioni di massa fasciste. Vi erano nel Partito Comunista Italiano resistenze settarie e reali difficolt� a svolgere questa attivit� su larga scala e in modo giusto.

Da quell'incontro traemmo preziose indicazioni anche per sviluppare il lavoro unitario che avevamo iniziato nei confronti dei socialisti e degli altri gruppi antifascisti. Quegli inizi ci permisero di creare dei contatti organizzativi e delle basi tra la giovent� delle fabbriche e delle universit� e con le correnti antifasciste pi� attive. Da quei contatti e da quelle basi part� la riorganizzazione del Partito comunista in Italia e anche lo svolgimento di un ampio lavoro unitario che port�, gi� durante la guerra di Spagna, alla formazione della "Brigata Garibaldi", che raccoglieva comunisti, socialisti, anarchici, repubblicani, cattolici ed indipendenti di sinistra e che tanta parte ebbe nella disfatta fascista di Guadalajara. Fu grazie all'esperienza unitaria di Spagna che durante la guerra mondiale si arriv� alla organizzazione unitaria della Resistenza italiana, che ebbe il suo sbocco vittorioso nell'insurrezione nazionale del 25 aprile, da cui nacque la Repubblica italiana.

 

Nel periodo tra le due guerre come dirigente dell'Internazionale comunista Dimitrov fu uno del protagonisti della lotta contro i nazi-fascisti. Quale � secondo te il significato del contributo che i comunisti bulgari diretti da Dimitrov hanno dato a questa lotta?

Come dirigente dell'Internazionale comunista, Dimitrov port� alla testa del movimento la sua grande esperienza di organizzatore operaio e di combattente comunista e antifascista. Fin dai primi anni della sua attivit� di organizzatore e dirigente di scioperi Dimitrov si scontr� con la violenza delle classi reazionane bulgare. Questa esperienza, la conoscenza profonda dei classici del marxismo, l'esempio della Rivoluzione russa e l'insegnamento di Lenin gli provarono in modo irrefutabile che la lotta operaia, per trionfare, doveva procedere strettamente unita all'azione generale per l'avvento di una classe nuova alla direzione della societ�, per il comunismo.

� nello scontro con il nazismo che Dimitrov assurse a simbolo ed eroe della lotta proletaria per la libert� e l'emancipazione dei popoli. L'eroismo di Dimitrov al processo di Lipsia - ha lasciato scritto il compagno Togliatti - " non � fatto soltanto di coraggio, di forza fisica e morale; � fatto prima di tutto di ragione, di valutazione fondata delle circostanze in cui si svolge il combattimento e della conclusione che non � il tracotante persecutore, in questo caso, il pi� forte, ma � il perseguitato, l'uomo in catene e minacciato di morte ". Infatti, in quel processo l'" accusato " Dimitrov diventa l'" accusatore " e il nazismo, che intendeva colpire a morte il movimento comunista e uno dei suoi massimi esponenti, ne esce invece sconfitto e svergognato.

E' da quella memorabile battaglia che la lotta contro il fascismo acquista in tutto il mondo nuovo slancio e vigore. Il VII Congresso dell'Internazionale comunista, di cui Dim�trov � il massimo protagonista e animatore, apre nuove possibilit� di unit� operaia e popolare nella lotta contro i fascisti e delinea nuove prospettive di avanzata e di accesso al potere della classe operaia. Infatti, la memorabile lotta che il popolo spagnolo inizi� un anno dopo per la difesa della propria libert� ed indipendenza nazionale ebbe, per iniziativa dell'Internazionale e dell'Unione Sovietica - grazie al famoso telegramma di Stalin a Diaz, segretario del Partito comunista spagnolo (" la causa della Spagna � la causa di tutta l'umanit� avanzata e progressiva ") - la solidariet� attiva di tutti i popoli. Questi mandarono i loro migliori figli a combattere nella Spagna repubblicana contro la rivolta dei generali franchisti, per la propria libert� e per quella spagnola, come stava scritto sulle bandiere rosse delle Brigate Internazionali,

Queste esperienze e questi insegnamenti furono portati in quegli anni dal compagno Dimitrov a base di tutta l'azione dell'Internazionale e dei partiti comunisti. Ci sia permesso di ricordare qui, con orgoglio, che in questa grande azione di rinnovamento del movimento comunista internazionale Dimitrov ebbe sempre, come stretto e fraterno collaboratore, il compagno Togliatti.

� nel fuoco di quelle bataglie e di quelle esperienze che si form� e matur� la grande resistenza dei popoli all'aggressione hitleriana e l'eroismo delle formazioni partigiane che nei vari paesi accompagnarono la lotta degli eserciti alleati che riuscirono a schiacciare in Italia e in Germania il fascismo e il nazismo e ad aprire, in Polonia, in Cecoslovacchia, in Jugoslavia, in Romania, in Bulgaria e in parte della stessa Germania la strada al comunismo.

 

Quale � Il valore del patrimonio politico ed ideale lasciato da Dlmitrov per la lotta attuale contro l'imperialismo, contro I rigurgiti fascisti, nelle condizioni In cui si sviluppa oggi il processo rivoluzionario per la salvaguardia della pace, la democrazia e per nuove avanzate del comunismo nel mondo?

Il valore politico e morale del patrimonio lasciato da Dimitrov � enorme, sul piano dell'azione politica, dell'unit� operaia e popolare, della dirittura politica e morale del combattente rivoluzionario. Ma in questo momento voglio sottolineare in particolare l'importanza del contributo che egli ha dato all'individuazione e allo smascheramento delle trame della provocazione politica di Stato, delle nefandezze e dei crimini cui essa ricorre per violentare e deviare la lotta politica all'interno dei singoli paesi e i rapporti tra gli Stati.

L'incendio del Reichstag, promosso dai nazisti per incolpare poi, nella persona di Dimitrov, i comunisti, fu la premessa da cui uscirono i campi di sterminio nazisti e le provocazioni internazionali che portarono all'occupazione (Anschluss) dell'Austria, poi all'invasione della Cecoslovacchia e allo scatenamento della seconda guerra mondiale con tutto il seguito di massacri e di rovine che ben ricordiamo.

Oggi, in alcuni paesi, contro il continuo montare ed avanzare della forza delle grandi masse popolari ed operaie guidate dal Partito comunista e dai suoi alleati di sinistra, il sistema della provocazione criminale di Stato tende a diventare sempre pi� metodo di lotta, di pressione e di governo delle forze pi� reazionarie. La cosa � evidente in vari paesi dell'America latina, e in Europa, compresa la stessa Italia e la stessa Germania federale, che pure sono state gi� cos� duramente provate dal fascismo e dal nazismo.

Nel mondo, l'America, la pi� grande Potenza imperialistica, fa sentire pesantemente la propria pressione sui paesi caduti, in conseguenza della guerra, sotto la sua dominazione politica, economica e militare. Per la salvaguardia del proprio dominio imperialistico, l'America aggredisce i nuovi regimi sorti dalla fine del colonialismo in tanti paesi, sia promuovendo complotti e colpi di Stato, sia intervenendo con le armi, direttamente, come nel Vietnam, o indirettamente, come nel Medio Oriente contro i paesi arabi, con l'ausilio di Israele.

In questa difficile e complessa situazione, nei rapporti di classe all'interno dei singoli paesi e nei rapporti tra gli Stati, l'insegnamento di Dimitrov � pi� attuale e prezioso che mai: sia per quanto riguarda la vigilanza contro le provocazioni criminali a cui ricorrono, all'interno di ogni paese, le forze pi� reazionarie, con il favore e spesso con la complicit� degli stessi governanti; sia per quanto riguarda gli intrighi e le provocazieni delle potenze imperialistiche mondiali.

L'insegnamento di Dimitrov sulla questione della provocazione si incentra, da una parte, nella denuncia e nello smascheramento della provocazione quale ne sia la forma o il colore; dall'altra, nel modo di combatterla, realizzando un'unit� delle forze operaie e democratiche antifasciste tale da poter opporre il pi� ampio, solido e combattivo fronte di lotta non solo contro i gruppi reazionari, ma anche contro tutte le compiacenze, le tolleranze e le complicit� che gruppi e movimenti, che si dicono democratici, possono prestare ai gruppi fascisti di attacco.

Tutta l'esperienza dell'ultimo mezzo secolo sottolinea l'importanza dei legami internazionali che ogni lotta di popolo ha e deve avere con quella degli altri popoli per la libert� e l'indipendenza nazionale. Del resto, le forze reazionarie di ogni paese agiscono sempre in stretti rapporti con quelle aggressive e imperialistiche di ogni parte del mondo.

Per questo, l'internazionalismo proletario di cui Dimitrov fu grande campione e maestro � pi� che mai di obbligo oggi, per chiunque voglia veramente portare un positivo contributo alla grande lotta dei popoli per la loro emancipazione e per la creazione di una nuova umanit� comunista, di cui l'Unione Sovietica e i paesi comunisti, con la loro potenza e la loro politica, sono, oggi, roccaforti e garanzie sicure.

 

(fonte - PCI: quaderni del movimento operaio - Umberto Terracini - Giorgio Dimitrov, un capo rivoluzionario - 1972)

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

 

  • PER LA DEMOCRAZIA E LO STATO SOCIALE

  • PER IL LAVORO E PER I DIRITTI

  • PER LA GIUSTIZIA SOCIALE

  • PER IL PROGRESSO E LE RIFORME

  • PER LA SINISTRA

PARTITO dei COMUNISTI ITALIANI

cid_034801c41cee03b479d0ebacd33euserpqdtd9jmd2.jpg (70984 byte)

 

IL MANIFESTO DEI COMUNISTI

 

 

 

 

 

 
Hosted by www.Geocities.ws

1