Antonio Montanari



Profilo di una crisi.

Biografia di Galeotto di Pietramala, cardinale "malatestiano".
Edizione minore, 2016

8. La visita a Valence

Galeotto di Pietramala resta per più di tre mesi a Valence [R. Brun, «Annales avignonnaises de 1382 à 1410, extraites des archives de Datini», «Mémoires de l'Institut historique de Provence», 12 , Marsiglia 1935, p. 40]. Il Vescovo di Valence è dal 1390 Jean Gérard de Poitiers (ca. 1368-1452), succeduto a Amedeo di Saluzzo (1361-28.6.1419).
Amedeo di Saluzzo era legato a Galeotto di Pietramala dallo stesso interesse verso la cultura, appartenendo a quel «cenacolo umanistico formato dai chierici ed intellettuali, i quali ruotavano attorno a Benedetto XIII ed alla sua celebrata biblioteca ricca di opere giuridiche e stupefacente per i testimoni della classicità che vi venivano custoditi» [A. Bartocci, Il cardinale Bonifacio Ammannati legista avignonese ed un suo opuscolo contra Bartolum sulla capacità successoria dei Frati Minori, «Rivista internazionale di Diritto Comune», 17, Roma 2006, pp. 251-297, p. 267].
Coville osserva: «le cardinal qui à Avignon attirait le plus volontieri écrivains et humanistes était Galeotto» [«La vie intellectuelle…», 1941, p. 403].
Degli episcopati di Valence e di Die, Amedeo di Saluzzo è amministratore tra novembre 1383 e giugno 1388. Il 23 dicembre 1383 Amedeo è creato Anticardinale da Clemente VII, il cui padre era cugino della madre di Amedeo, Beatrice, figlia di Ugo conte di Ginevra [P. Rosso, «Cultura e devozione fra Piemonte e Provenza. Il testamento del cardinale Amedeo di Saluzzo (1362-1419)», Cuneo 2007 Rosso, p. 13].
Il nuovo Antipapa Benedetto XIII, eletto il 28 settembre 1394, invia poi Amedeo di Saluzzo in legazione a Ferdinando re di Aragona. Successivamente (1390) Amedeo lascia il partito di Benedetto XIII e s'accosta a quello di Bonifacio IX (eletto nel 1389), il quale lo nomina cancelliere della Chiesa di Roma. Nel 1403 Amedeo diventa Camerlengo e Protodiacono del Sacro Collegio.
Insomma, l'itinerario di Amedeo di Saluzzo rassomiglia molto a quello di Galeotto di Pietramala. Il quale, come abbiamo già visto, con l'epistola «Ad Romanos» (1394) propone pubblicamente il percorso di risoluzione dei contrasti tra Roma ed Avignone, con la «via cessationis» o «via cessionis», consistente nelle dimissioni del Pontefice di Avignone, quel Benedetto XIII presso cui si era rifugiato lo stesso Galeotto.
Poi Galeotto giustifica lo stesso Pontefice per la sua risposta negativa alla sua proposta contenuta nell'epistola «Ad Romanos».
Va ricordato pure il ruolo del re di Francia Carlo VI che intendeva riunificare la cristianità (come scrive Franco Gaeta, «Il tramonto del Medioevo», cit., pp. 289-291), partendo proprio dalla «via cessionis» della rinuncia di entrambi i Papi. Il rifiuto che esprimono, porta la Francia a sottrarsi (1407) alla loro obbedienza, e provocano la crisi dell'autorità papale, poi risolta soltanto al Concilio di Costanza.
Il soggiorno di Galeotto a Valence va collegato anche a quanto si prepara appunto in Francia: la corona «fece deliberare la sottrazione d'obbedienza dall'assemblea del clero tenutasi a Parigi tra il maggio e l'agosto 1398» [Rosso, p. 18].
Scomparso Clemente VII il 16 settembre 1394, Galeotto da Pietramala si trova (il 28 settembre) al conclave per l'elezione del nuovo Antipapa Benedetto XIII, l'aragonese Pedro Martínez de Luna (1328-1423).
Poco dopo, comunque prima di dicembre [Ornato, p. 28], Galeotto «scripsit gravem epistolam ad cives Romanos; in qua eos primo redarguit quod ipsi fuerint auctores schismatis, deinde hortatur ut eidem Benedicto, quem multis laudibus ornat, obedientiam prestent», come leggiamo in Stefano Baluzio [col. 1363].
Riproduciamo qualche brano di questa epistola «Ad Romanos» [Baluzio, col. 1544; «Haec epistola habetur in codice 822 Bibliothecae Colbertinae», col. 1363].
«Tempus est jam, si Deus adjuverit, fugare tantam pestem. et tartari claudere portas, ne schismaticorum spiritus repleautur in posterum, faucesquae satanae insatiabiles stringere, ne christiano cibo quotidie epuletur. In hoc vos meditar decet, in hoc animi vires colligere, in hoc omnis vestra debet esse intentio, ut ecclesiam resarcitam Domino praesentetis, quam sic inconsulte, dividere non puduit».
Come agire?
«Schisma in potestate nostra creare, nutrire ac fovere possumus, illud autem tollere, cum velimus, non est nostrum.»
Poi Galeotto parla di Benedetto XIII, «qui potens est et vult omnes nostros morbos curare, sed illos praesertim qui schismatis putredine catholica corpora corruperunt». Ai Romani dice: «Audite, quaeso, monita sua sancta, salubres eius preces esaudite».
Infine Galeotto tesse un incondizionato elogio di Benedetto XIII: «Ejus mores et integritatem, benignitatem, mansuetudinem, caritatem, pietatem, sinceritatem, aliis forte in populis predicare non incongruum, vobis autem jam diu persuasum esse scio. Nostis hominem et ejus virtutes».
Benedetto XIII ha scelto di riunire la Chiesa, per presentarla a Dio tutta risarcita, lui che la trovò così lacerata: «optat interimere schisma, et jam foedam belluam mactare sua manu». Per questo vi incita, ed implora il vostro aiuto. Partendo da ciò, Galeotto prega i Romani di appoggiare Benedetto «ad candidam ecclesiae unionem».
Come si è visto, le speranze di Galeotto vanno deluse perché Benedetto XIII cambia opinione.

Al cap. 9. Vienne, 8 febbraio 1398.
Al capitolo precedente.

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