Dov’è finita
l’«intellighenzia» scientifica?
Carlo Casiraghi - 27
febbraio 2003
Gentile Prof. Iakov
Levi,
Lei ha scritto in Eva. Verginità e castrazione nel mito greco e
nell’oriente semitico una frase che mi ha portato a riflettere su
di un aspetto del periodo che stiamo vivendo:
«Il passato dei
popoli, come quello dei singoli individui, non è qualcosa di
concluso, chiuso e a sé stante, bensì invade il presente e ne
determina la sorte, è l’altro capo di quel filo che teniamo in mano
al presente e che, seguendolo, ci può portare all’interno del
labirinto, simbolo dell’utero materno e del bisogno di sapere e di
ricollegarsi, come la traccia mnestica dell’esperienza intrauterina
fa da modello arcaico e inconscio di ogni attrattore verso il
passato».
Queste sue parole mi hanno spinto a rileggere con più
attenzione la lezione trentacinquesima di «Introduzione alla
psicanalisi» di S. Freud, intitolata «Una concezione del mondo», o
per dirla con la lingua tedesca dell’autore, la “Weltanschauung”.
Devo dirle, sinceramente, che questa parte del pensiero freudiano
riletto alla luce del momento storico attuale, ha prodotto in me un
effetto completamente diverso da quello che suscitò in me decine di
anni fa quando lo lessi per la prima volta. Vorrei ricordare a tutti
un passaggio di queste riflessioni del padre della
psicanalisi:
«...La nostra più viva speranza per il futuro è che
l’intelletto (lo spirito scientifico, la ragione) col tempo ottenga
una preminenza dittatoriale sulla vita psichica dell’uomo. La natura
della ragione garantisce che in seguito essa non mancherà di
concedere al lato emotivo dell’anima umana e a quanto ne discende il
posto che gli spetta. Ma la coartazione collettiva imposta da un
simile dominio della ragione si rivelerà come il più forte vincolo
d’unione tra gli uomini fra loro e aprirà la strada a unioni
ulteriori. Ciò che si oppone a un tale sviluppo, come la proibizione
di pensare della religione, è un pericolo per il futuro
dell’umanità...».
Caro professor Levi, la mia domanda a questo
punto le parrà scontata. Vorrei sapere da lei dove sono finiti più
di un secolo di studi psicanalitici, antropologici,
storico-archeologici, biomedici e di tutto quello che può
ricollegarsi alla comprensione dell’essere umano? E’ possibile che
vengano sistematicamente occultati e taciuti al grande pubblico?
Capisco benissimo che i “poteri forti” abbiano poco da rallegrarsi
da una divulgazione di massa di tali principi e che altrettanto
difficile sia rendere popolari idee talmente lontane dal “comune
sentire”. Ma in un momento talmente difficile per l’intera umanità,
in giorni in cui milioni di persone si interrogano su cause e su
possibili soluzioni a temi come la guerra, il terrorismo e
l’insicurezza generale delle nostre società, non le pare che chi di
dovere esprima almeno il suo parere? Mai come in questi giorni si è
visto dare spazio mediatico a qualsiasi categoria che abbia qualcosa
da esprimere sui temi sopraindicati. Politici, militari, preti,
pacifisti giornalisti, attori e menestrelli. Eppure mai mi è
capitato di cogliere un intervento di uno psicanalista sui perché di
questa congiuntura epocale. Gli studiosi del pensiero umano vengono
“rispolverati” solo per quei casi di comune delinquenza o di isolata
follia omicida, per spiegarci cose che, ormai, anche il più
inesperto in materia psicologica conosce più che bene. Chiuderei
questo mio intervento utilizzando ancora una frase che Sigmund Freud
mette in quella trentacinquesima lezione, ricordandomi che venne
formulata quando nessuno poteva nemmeno lontanamente presagire un
ritorno feudale a una novella guerra di religione:
«...Il
giudizio riassuntivo della scienza sulla concezione religiosa è
dunque questo: mentre le singole religioni contendono fra loro su
quale di esse sia in possesso della verità, noi riteniamo che il
contenuto di verità della religione possa essere del tutto
trascurato...»
E mai come oggi ce ne stiamo dimenticando.
Cordialmente,
Carlo
Re: Dov’è finita
l’«intellighenzia» scientifica?
Iakov Levi - 27 febbraio
2003
«...La nostra più viva
speranza per il futuro è che l’intelletto (lo spirito scientifico,
la ragione) col tempo ottenga una preminenza dittatoriale sulla vita
psichica dell’uomo”.
Gentile sig. Casiraghi,
Confesso che non
mi sento di concordare con la frase di Freud da Lei citata.
Non
perché sia pessimista di natura, al contrario, ma perché preferisco
il Freud scienziato che ci ha ammonito dal lasciare che
considerazioni di carattere emotivo dettino la nostra capacità di
valutazione obiettiva.
Freud ci ha mostrato come sia lo psichismo
inconscio a dettare le nostre azioni (acting out), e non la
cosidetta ragione. Non vedo nessun motivo per dedurre che il futuro
ci porterà un maggiore dominio della ragione sulle nostre azione di
quello che ci abbia portato il passato.
Il nostro compito di
analisti, sia dello psichismo collettivo come di quello individuale,
non è di essere ottimisti o pessimisti ma di esporre il risultato
delle nostre analisi. Se questo ci porta ad inferire una prognosi
non – edificante per il prossimo futuro, è un rischio che dobbiamo
essere in grado di sostenere.
Per quello che riguarda la seconda
parte della sua questione:
“Vorrei sapere da lei dove sono finiti
più di un secolo di studi psicanalitici, antropologici,
storico-archeologici, biomedici e di tutto quello che può
ricollegarsi alla comprensione dell’essere umano? E’ possibile che
vengano sistematicamente occultati e taciuti al grande
pubblico?”
La psiche collettiva funziona esattamente come quella
individuale, anzi, con maggiore tenacia e determinazione. Soluzioni
egoiche millenarie o centenarie vengono difese poiché hanno
comportato un investimento energetico. Sono state acquisite a caro
prezzo. Lo scopo è quello di abbassare le tensioni e di mantenere un
equilibrio percepito come precario. La questione non è, quindi, se
nuove scoperte vengano taciute o no. Il punto è se queste possono
essere ascoltate ed assorbite senza essere percepite come
destabilizzanti. Se una collettività non è in grado di sostenere
verità minacciose per l’equilibrio psichico collettivo, queste
possono anche venire gridate ai quattro venti, ma non verranno
capite. Nella migliore delle ipotesi verranno trivializzate e
scopate sotto il tappeto, nella peggiore verranno resistite
violentemente e i loro portatori scomunicati o, peggio,
ridicolizzati.
A questo punto, ognuno deve fare le proprie scelte
e stabilire le proprie priorità.
Chi ha bisogno a tutti i costi
dell’approvazione del suo prossimo, è meglio che non si occupi di
psicostoria o di psicoanalisi.
Iakov Levi
Dov’è finita
l’«intellighenzia» scientifica?
Carlo Casiraghi - 3 marzo
2003
Gentile prof. Iakov Levi,
Lei ha cortesemente risposto al mio messaggio: «Non vedo nessun
motivo per dedurre che il futuro ci porterà un maggiore dominio
della ragione sulle nostre azione di quello che ci abbia portato il
passato». E poi ancora: «Se una collettività non è in grado di
sostenere verità minacciose per l’equilibrio psichico collettivo,
queste possono anche venire gridate ai quattro venti, ma non
verranno capite... Chi ha bisogno a tutti i costi dell’approvazione
del suo prossimo, è meglio che non si occupi di psicostoria o di
psicoanalisi». Il punto non era, mi permetta, se e come conquistare
l'approvazione in merito alle idee da lei stesso sostenute in molti
dei suoi studi. Mi domandavo molto più semplicemente se
l’«intellighenzia» scientifica abbia mai ricevuto precise pressioni
a non divulgare le proprie conclusioni e riflessioni in merito a
temi come la religione, idee che, concordo pienamente con lei,
sarebbero assolutamente destabilizzanti per la maggior parte delle
persone che ne venissero a conoscienza. Eppure, non mi pare che in
altri campi gli psicanalisti o gli studiosi di psicologia si
astengano da proporre le proprie idee su molti argomenti inerenti
l’essere umano. E non credo che il motivo per cui certi temi possono
essere analizzati da un punto di vista della scienza psicanalitica
risieda unicamente nella loro scarsa valenza destabilizzatrice. In
poche parole, mi chiedevo perché è "normale" sentire in televisione
uno psicanalista che ci spiega il come e il perché la signora
Franzoni abbia potuto uccidere il piccolo Samuele, ma assolutamente
impensabile vedere lei, caro professor Levi, che con rassicuranti
sorrisi rivolti al conduttore Bruno Vespa cercasse di far passare un
concetto come quello espresso nel suo Bellissimo articolo "Pinocchio
- il rito iniziatico di un burattino": «Solo identificandosi con il
padre e rinascendo da lui, il figlio riceve la legittimazione ad
avere un pene completo e di avere accesso ai rapporti eterosessuali.
Vita, pene, sperma e virilità sono dunque il feudo assoluto del
padre. A questo concetto si riallaccia quello della Santa Trinità,
dove il Figlio, completato il proprio rito puberale iniziatico
attraverso la Crocifissione, sale in cielo a ricongiungersi e ad
identificarsi con il Padre, e così si ripristina la completezza del
genitale, che era stata turbata dal peccato originale di evirazione
e cannibalismo dell'orda primitiva sul corpo del
Padre».
Cordialmente, Carlo Casiraghi
Re: Scienza, psicoanalisi e
religione cattolica
Quirino Zangrilli - 3 marzo
2003
: Il punto non era, mi
permetta, se e come
: conquistare l'approvazione in merito alle
idee da
: lei stesso sostenute in molti dei suoi studi. Mi
:
domandavo molto più semplicemente se
: l’«intellighenzia»
scientifica abbia mai ricevuto
: precise pressioni a non
divulgare le proprie
: conclusioni e riflessioni in merito a temi
come la
: religione, idee che, concordo pienamente con lei,
:
sarebbero assolutamente destabilizzanti per la
: maggior parte
delle persone che ne venissero a
: conoscienza.
Credo che sia abbastanza
istruttivo per tutti venire a conoscenza di alcune pacate
osservazioni fatte dallo storico Yosef Hayim Yerushalmi, professore
di Storia e cultura ebraica alla Columbia University, fatte cadere,
se ancora ci fosse bisogno, nel dimenticatoio. Sono affermazioni
chiarissime, di forza dirompente, che nel nostro paese non hanno
avuto la minima eco (mi chiedo anche se la gente legga più di un
libro l’anno...): “...Wilbelm. Schmidt era un insigne esponente
della scuola di Vienna di etnologia storica, professore
universitario, prete cattolico, membro della Società missionaria
della Parola Divina (Verbum Deí). Etnologo di fama mondiale, diresse
dal 1927 al 1939 il Museo etnografico lateranense di Roma. L'opera
della sua vita fu il mastodontico Ursprung der Gottesidee (L'origine
dell'ídea di Dio)... ...Freud non viene nominato in nessuno dei
volumi dell'Ursprung di Schmidt, e devo confessare che in principio
le sue preoccupazioni mi parvero esagerate, forse persino un po'
paranoiche. Nel 1930 Schmidt pubblicò un manuale di storia comparata
delle religioni in un solo volume. Effettivamente, questo libro
contiene un netto e conciso rifiuto di Totem e tabú, che
fondamentalmente ricapitola le critiche dell'antropologo americano
A. L. Kroeber. Tuttavia, nemmeno qui c'è qualcosa di personale, o
qualcosa che esca dai normali Emiti dell'attacco scientifico". Non
cosí, invece, in una conferenza ormai dimenticata che Schmidt tenne
a Vienna nel novembre 1928 e pubblicò l'anno seguente su un
periodico di Berlino chiamato «Nationalwirtschaft» con il titolo Der
Odipus-Komplex der Freudscben Psycboanalyse und die Ebegestaltung
des Bolschewismus (Il complesso di Edipo della psicoanalisi
freudiana e le condizioni del matrimonio nel bolscevismo). Se il
titolo è inquietante, il contenuto è spaventoso. Gran parte
dell'articolo, uno dei tanti nei quali Schmidt attacca la
psicoanalisi`, è una critica etnologica delle teorie di Freud che
ricalca Kroeber. Il tono è relativamente moderato finché Schmidt non
arriva all'idea esposta da Freud in Totem e tabú: la comunione
cristiana è la ripetizione dell'uccisione e del divoramento
primordiale del Padre. Per Schmídt tale idea costituisce « il limite
dell'atrocità », il superamento di ciò che è intellettualmente e
spiritualmente accettabile `. La parte cruciale è quella che collega
Freud al bolscevismo. Qui Schmidt annuncia esplicitamente che darà
libero sfogo ai propri sentimenti davanti alla rivoltante origine
che Freud attribuisce alla religione, alla moralità e alla società.
Pur non dicendo che il comunismo sovietico ha preso dalla
psicoanalisi le sue teorie sociali, Schmídt sostiene che Freud e i
bolscevichí hanno la stessa mira: distruggere la famiglia. Il
complesso di Edipo si può eliminare solo in due modi: togliendo la
proibizione dell'incesto oppure strappando il neonato ai genitori.
Secondo Schmidt, in Unione Sovietica entrambi i processi sono a buon
punto; a suo avviso nemmeno le altre teorie di Freud sono astratte.
L'avvenire di un'illusione chiede l'eliminazione della religione; il
concetto freudiano secondo il quale la religione è un'illusione non
è che una variante del dogma marxista che considera la religione
l'oppio dei popoli. Tra freudianesimo e bolscevismo c'è una entente
cordiale'. Probabilmente in Italia Schmidt mise in moto il Vaticano
perché chiedesse al governo fascista di porre fine al movimento
psicoanalítico italiano. Il Vaticano, pare, scelse come suo
emissario padre Agostino Gemelli, professore di psicologia e rettore
dell'Università Cattolica di Milano, fidando nella sua amicizia di
lunga data con Mussolini. In realtà, Gemelli aveva militato con
Mussolini nelle file socialiste da giovane; poi le loro strade si
erano separate: l'uno era diventato psichiatra e aveva preso gli
ordini francescani, l'altro era diventato capo del fascismo italiano
`. Non ho ancora avuto modo di ricostruire nei particolari
l'attività di Schmidt contro la psicoanalisi in Italia, ma nei suoi
articoli ci sono elementi sufficienti per affermare che Freud aveva
tutti i motivi di essere preoccupato. Se a questo si aggiungono i
continui dubbi sulla fondatezza delle sue prove storiche, le
esitazioni e i conflitti di Freud quando si trattò di scrivere e di
pubblicare L'uomo Mosè e la religione monoteistica diventano piú che
comprensibili. Nei suoi panni, chi non sarebbe stato «ambivalente»?”
(Il Mosè di Freud, Yerushalmi, Einaudi)
Con la citazione volevo
assolutamente confermare che in Italia la psicoanalisi abbia subito,
come nel resto d'Europa, una vera e propria persecuzione.
L'operazione più efficace tentata dalla Chiesa cattolica per
distruggerla è stata quella di mettere dei suoi emissari all'interno
del movimento psicoanalitico. Chi ha ripreso sulle sue spalle
l'eredità del pensiero di Freud ne sa qualcosa...
Cordiali saluti
Quirino
Zangrilli
Re: Scienza, psicoanalisi e
religione cattolica
Carlo Casiraghi - 3 marzo
2003
Gentile Prof.
Zangrilli,
con la sua risposta lei ha puntualmente confermato i
dubbi che mi avevano portato a chiedere un intervento all’interno di
questo forum al professor Levi, il quale mi ha consigliato di
riflettere sulla prima regola, ipotizzo da non esperto in materia,
della procedura psicanalitica: «Lo scopo è quello di abbassare le
tensioni e di mantenere un equilibrio percepito come precario. La
questione non è, quindi, se nuove scoperte vengano taciute o no. Il
punto è se queste possono essere ascoltate ed assorbite senza essere
percepite come destabilizzanti». Io ho interpretato queste parole di
Iakov Levi come un invito a riflettere sull’inutilità di una terapia
che non fosse accettata o richiesta dal paziente. Eppure, tutto
quello che sono riuscito a leggere delle opere di Freud e di altri
studiosi, sulla “pressione” posta in essere contro determinate
teorie, avvalora in me l’idea di trovarci di fronte non tanto ad una
scelta “etico-deontologica” della società psicanalitica, ma a un
vero e proprio atto coercitivo. Di nuovo voglio riflettere sulle
parole del professor Levi, ma nessuno può convincermi che, se
lasciata libera, la “Weltanschauung” scientifica potrebbe almeno
fornire validi strumenti di analisi, quantomeno alle future
generazioni. Quello che voglio cercare di capire è se le scelte
collettive come quelle individuali siano assolutamente congruenti
con quelle di carattere politico. Io mi sono formato la convinzione
che certe sfere gerarchiche sappiano molto bene ciò che potrebbe
succedere se nelle scuole venissero letti testi come “Totem e tabù”
o come “L’uomo Mosè e la religione monoteistica” da Lei citati. (Per
inciso vorrei confermarle che è molto probabile che siano pochi
quelli che leggono più di un libro all’anno. Tanto è vero che nella
biblioteca del comune in cui risiedo e nell’intero comprensorio,
formato da una mezza dozzina di altre biblioteche della zona, che
dovrebbe essere una delle più avanzate d’Italia, non certo una delle
ultime, ovvero la ricca e progredita Brianza, alla mia richiesta di
consultare “L’uomo Mosè e la religione monoteistica” mi ero sentito
rispondere che non era tra i libri in possesso di nessuna delle
biblioteche del comprensorio !!). In conclusione, caro professor
Zangrilli voglio ringraziarla anticipatamente per qualsiasi altro
riferimento librario o personale che volesse fornirmi in merito al
difficile cammino di quella parte del pensiero umano che «...afferma
che non vi è altra fonte di conoscenza dell’universo all’infuori
dell’elaborazione intellettuale di osservazioni accuratamente
vagliate - quindi all’infuori di ciò che noi chiamiamo ricerca - e
che, oltre a questa, non vi è alcuna conoscenza proveniente da
rivelazione, da intuizione o da divinazione». (S. Freud,
“Introduzione alla psicanalisi”). Cordialmente,
Carlo
Casiraghi
Re: Scienza, psicoanalisi e
religione cattolica
Quirino Zangrilli - 4 marzo
2003
: ...nessuno può convincermi
che, se lasciata
: libera, la “Weltanschauung” scientifica
potrebbe
: almeno fornire validi strumenti di analisi,
:
quantomeno alle future generazioni. Quello che
: voglio cercare
di capire è se le scelte collettive
: come quelle individuali
siano assolutamente
: congruenti con quelle di carattere
politico. Io mi
: sono formato la convinzione che certe sfere
: gerarchiche sappiano molto bene ciò che potrebbe
:
succedere se nelle scuole venissero letti testi
: come “Totem e
tabù” o come “L’uomo Mosè e la
: religione monoteistica” da Lei
citati.
Gentile Sig.
Casiraghi,
intanto la ringrazio molto per la assiduità con cui ci
segue.
Vorrei precisare, però, che su questo argomento io la
penso, in sostanza, come il Dott. Levi.
Nel senso che non credo,
francamente, che se pure esistesse una diffusione sostanziale delle
opere di Freud nelle scuole, questa si tradurrebbe, tout court, in
una presa di coscienza di profondi insights inconsci.
Vero è,
comunque, che si potrebbe evitare il condizionamento pavloviano (che
dunque agisce solo sul preconscio-conscio) di questa pseudocultura
oscurantista ed animistica che inflaziona i mass media del giorno
d'oggi.
Le voglio raccontare la mia esperienza, senza avere la
presunzione, che questa possa valere da esempio.
Dopo aver letto
varie opere di Freud da adolescente, ho studiato le Opere complete
durante la mia formazione didattica, dunque dopo aver terminato la
mia micropsicoanalisi personale che, secondo i suoi statuti,
dovrebbe condurre alla dissoluzione dei conflitti
utero-infantili.
E' ovvio che la comprensione profonda dei
contenuti è stata notevolmente superiore. Ho continuato, però, a
riprendere la lettura di Freud ciclicamente, privilegiando gli
argomenti di maggior interesse attuale.
Una volta mi si è
presentata, nel corso della lettura di alcuni brani del Maestro, una
sorta di afasia: non riuscivo a comprendere (abbracciare al mio
interno, secondo l'etimologia) i contenuti di ciò che leggevo, anche
se a livello razionale comprendevo perfettamente il senso di ciò che
era scritto.
Per farla breve, non credo che uno studente abbia la
possibilità di comprendere davvero i contenuti della scienza di
Freud, nel senso che, inevitabilmente, si attiverebbe la sequenza:
angoscia - rimozione - ignoranza.
Questo per dirle che ritengo
che i contenuti psicoanalitici possano essere interiorizzati solo
nel corso di un'analisi propriamente detta.
E' ovvio che concordo
con Lei nel ritenere che l'Opera di questo grande scienziato debba
essere debitamente conosciuta dai nostri studenti, né più né meno di
quanto si studi il latino o l'algebra.
Cordiali saluti
Quirino
Zangrilli
Inconscio collettivo ed
attualita'(per Iakov Levi)
Maurizio Calamelli - 2
marzo 2003
Gent. sig. Levi, prendendo
spunto dalla sua affermazione: :" La psiche collettiva funziona
esattamente come quella individuale, anzi, con maggiore tenacia e
determinazione. Soluzioni egoiche millenarie o centenarie vengono
difese poiché hanno comportato n investimento energetico. Sono state
acquisite a caro prezzo. Lo scopo è quello di abbassare le tensioni
e di mantenere un equilibrio percepito come precario. "
volevo
chiederle alcune cose a proposito degli avvenimenti degli utimi anni
(dall' 11 settembre in poi): Lei ha offerto una chiave di lettura
molto interessante per capire come mai persone giovani appartenenti
alla medio-alta borghesia mussulmana decidano di lanciarsi su una
coppia di grattacieli newyorkesi [esplosione psicotica in seguito
all'incontro con l'Occidente iconodulo, regressione intrauterina con
i suoi peni fantasma, ect (mi scusi per le imprecisioni;avrei
preferito fare riferimento piu' preciso ai suoi lavori ma il forum ha
avuto qualche problema)]
La cosa che mi sembra molto
interessante analizzare adesso e' l'impatto che da un punto di vista
psicoanalitico l'11 settembre possa aver avuto sulla psiche
occidentale e su quella americana in particolare. Le chiedo: -se un
individuo/collettivita' "normale",nel senso cioe' che ha raggiunto
felicemente il livello edipo-genitale,subisce un'attacco "castrante"
che tipo di meccanismi mette in atto? Regredisce al
livello"sadico-anale" con la conseguente idea di possesso e
controllo su tutti e su tutto? E se a subire l'attacco castrante
e'una persona/societa'che, come lei sostiene, si trova in una deriva
" border-line" che cosa ci si puo' ragionevolmente aspettare? Ed
ancora che effetto puo' avere sulla psiche di un'individuo/societa'
"psicotica" , come quella islamica, un'aggressione che confermi i
suoi delirii questa volta non piu' allucinati ma reali? (per
parafrasare Kissinger "Anche un paranoico puo' avere dei nemici").
In poche parole oltre alle motivazioni nobili (eliminare un
sanguinario dittatore, democratizzare il medio-oriente,ect,);
geopolitiche (controllo delle risorse petrolifere , contenimento di
Cina, Europa, Russia) per lei come psicostorico quali sono in questo
momento le pulsioni collettive inconsce degli Stati Uniti? E quelle
della "pacifista"Europa, dell'Islam arabo, di Israele?
Grazie in
anticipo e cordiali Saluti
Maurizio Calamelli
Re: Inconscio collettivo
ed attualita'(per Iakov Levi)
Iakov Levi - 3 marzo
2003
Gent. Sig.
Calamelli,
Lei scrive:
“-se un individuo/collettivita'
"normale",nel senso cioe' che ha raggiunto felicemente il livello
edipo-genitale,subisce un'attacco "castrante" che tipo di
meccanismi
mette in atto? Regredisce al
livello"sadico-anale"
con la conseguente idea di possesso e
controllo su
tutti e su tutto?E se a subire l'attacco
castrante
e'una persona/societa'che,come lei sostiene,si
trova
in una deriva " border-line" che cosa ci si puo' ragionevolmente
aspettare?”
un individuo/collettivita' "normale” che vengono
attaccati non interpretano l’evento come “castrante” ma come attacco
da cui devono difendersi in modo efficente. Rimarranno, in tutti gli
stadi del conflitto, sul solido terreno del Principio di Realtà, e
non verranno reattivate fantasie arcaiche che non hanno più ragione
di essere.
In breve, solo chi si sente castrato interpreta un
attacco come castrante, e reagisce reattivando livelli psichici che
niente hanno a che fare con il Principio di Realtà. Non è mai
l’evento che induce alla regressione ma la sua interpretazione.
Questo è valido sia per la collettività che per l’individuo. Ognuno
interpreta gli eventi esterni a seconda del livello psicosessuale in
cui si trova, e si trova lì per l'interpretazione a posteriori di
eventi arcaici ontogenetici e filogenetici.
Alla stessa maniera
ci si può aspettare che una persona/societa' che si trova in una
deriva " border-line", reagirà da borderline, ovvero, rifugiandosi
in fantasie dove la realtà viene negata. Questo è quello che stà
succedendo oggi in Europa: “la realtà non ci piace, quindi non
esiste”, e al suo posto viene allucinata una realtà che meglio si
adatti alla posizione fluttuante dell’utero nel liquido amniotico,
dove gli eventi esterni vengono percepiti solo in maniera
estremamente distorta, filtrati dalla membrana della placenta e
attutiti dal liquido amniotico. In questo stadio il feto non può
distinguere tra realtà esterna e i suoi bisogni simbiotici con la
placenta che lo ospita. Gli eventi esterni possono solo essere un
elemento di disturbo.
In un'individuo/societa' "psicotica" ,come
quella islamica, non c’è bisogno di un’aggressione affinché i suoi
deliri vengano confermati. Uno psicotico vive una realtà interna
persecutoria che non ha bisogno di conferme esterne. Abbiamo visto
come gli estremisti islamici abbiano attaccato l’America, non nel
quadro di una strategia articolata, ma per indurla a
ritaliare.
Che cosa si aspettavano dopo aver distrutto i più
importanti grattacieli d’America? Di ricevere il premio Oscar per il
miglior attore e per la migliore sceneggiatura?
Era ovvio che
l’America avrebbe reagito distruggendo il regime Talibani in
Afganistan.
Così adesso hanno perso l’Afganistan e sono contenti
poichè si sentono le vittime. Lo stesso per l’Iraq, e per i
palestinesi che hanno manipolato Israele a rioccuparli di
nuovo.
I Talibani hanno perso l’Afganistan, Saddam perderà
l’Iraq, e i palestinesi stanno perdendo l’indipendenza che era stata
loro offerta su un piatto d’argento.
Uno psicotico è contento
solo quando ha perso tutto, e lo è ancora di più se nel processo è
riuscito a distruggere, oltre a sé stesso, anche il suo
“persecutore”, che lui stesso ha eletto a tale.
Mi riprometto di
tradurre in italiano, appena avrò un po’ di tempo, parti di “Hatred
for Women and Islamic Terror”, che si trova sul mio sito, così che
possa essere letto anche da chi non legge l’inglese.
Iakov
Levi
Psicostoria o
propaganda?
Maurizio Calamelli - 4
marzo 2003
Gent. sig Levi
e'
pensabile che la distruzione dei 2 gratttaceli
piu' alti di New
York con il valore simbolico ad
essi associato (Freud docet),non
abbia avuto alcuna ripercussione sulla inconscio collettivo
americano?
Non era tutto l'Occidente("vecchio" e "nuovo mondo")
che si trovava in una deriva border-line?
E' solo l'europa
adesso?
Puo' darsi che abbia interpretato come "castrante" l'11
settembre a causa del mio livello psicosessuale, ma a giudicare le
reazioni dei media americani alle posizioni franco-tedesche
(le
vignette dei giornali americani sono molto istruttive a
proposito);la sua interpretazione
mi sembra molto
riduttiva.Sembra proprio che la conclusione del suo ragionamento sia
che:
a parte l'America che sta' reagendo in maniera matura ed
Israele(forse solo
un po' narcisista);tutte le altre societa'che
vi si contrappongono siano border-
line,psicotiche,ect.Se non
fosse per il suo comprensibilissimo coinvolgimento ci sarebbe
veramente da dubitare se la psicostoria non sia una forma raffinata
di propaganda.Con simpatia
Maurizio Calamelli
Re: Psicostoria o
propaganda?
Iakov Levi - 4 marzo
2003
Gent. Sig.
Calamelli,
Apprezzo qualsiasi opinione, particolarmente se
divergente dalla mia, a condizione che sia sostenuta da
argomentazioni concrete. Quello che gli anglofoni chiamano: "to the
point".
Quando sostengo che la società europea sia entrata in una
fase borderline e quella islamica in una fase paranoidale, lo faccio
portando argomentazioni che possono essere accettate o respinte,
certamente discusse.
Quando lei indulge in frasi come sopra,
invece, dimostra di preferire la verbosità alla discussione, le
frasi fatte ad argomentazioni concrete, e l'autocompiacimento
all'analisi.
Iakov Levi
Re: "To the point"
Maurizio Calamelli - 4
marzo 2003
Gent. Sig Levi,
Per
andare direttamente al punto:
".... Il fatto che oggi la maggior
afflizione stia diventando il borderline personality disorder (BPD),
al posto delle tradizionali nevrosi ossessive, mi era noto come
psicostorico, in quanto mi era stato confermato dai colleghi
americani che riportano adirittura statistiche precise. Come
facciano a fare statistiche per ogni cosa, per me è un mistero, ma
l'impressione che alle nevrosi peculiari di una società oppressiva
si sia sostituito il borderline disorder di una società permissiva,
mi viene confermata da sempre più parti ...."
("Sacralita',intoccabilita'e tabu'" di Iakov Levi nel sito
internet www.geocities.com/psychohistory2001/)
Le ripeto quindi
la domanda:
da un'individuo/societa'(in questo caso quella
occidentale in generale e quella americana nel caso specifico)che
sia entrata in una fase border-line che tipo di comportamento ci si
puo' raginevolmente aspettare in seguito ad un'avvenimento come
quello dell'11 settembre che da un punto di vista simbolico(Freud
docet) avra' sicuramente avuto qualche impatto sull'inconscio
collettivo?
Se la sua risposta e' quella precedentemente
fornita,allora il passaggio sopraindicato e' inesatto; se invece la
sua analisi e' corretta allora la sua risposta è quantomeno
contraddittoria.
Saluti. Maurizio Calamelli
Re: "to the point"
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Inviato da: Iakov Levi il
March 05, 2003 at 20:11:43:
In risposta a: Re: "to the
point"
Inviato da M.Calamelli il March 04, 2003 at 23:41:35:
Gent Sig. Calamelli,
Lei scrive:
"da un'individuo/societa'(in questo caso quella
occidentale in
generale e quella americana nel
caso specifico)che sia entrata in una
fase
border-line che tipo di comportamento ci si
puo'
raginevolmente aspettare in seguito ad
un'avvenimento come
quello dell'11 settembre
che da un punto di vista simbolico(Freud
docet)
avra' sicuramente avuto qualche impatto
sull'inconscio
collettivo?"
Come non esistono due individui,
pur
diagnosticati come borderline o di un’altra
affezione
psichica, che condividano esattamente
gli stessi sintomi, così non
esistono due
società, che pur entrando entrambi sotto il tetto
di
questa definizione, condividano le stesse
peculiarità e reagiscano
esattamente alla stessa
maniera.
Tantopiù se si prende in
considerazione che
persone e culture diverse possono arrivare allo
stesso livello psicosessuale regressivo prendendo
strade diverse.
Vedi, all'interno dell'Islam, arabi
e persiani, e all’interno della
cultura
occidentale Americani e Europei.
Malgrado la direzione sia
la stessa, il percorso
della caduta può essere completamente diverso.
Al
dunque, quello che decide dell'acting out finale è
la
distribuzione economica della libido.
Da come hanno reagito gli
americani dopo l'11
Settembre, mi sembra che per il momento abbiano
conservato un sufficente livello di Principio di
Realtà, da
permettere loro, almeno per il
momento, di “agiren” entro i parametri
di
questo. Ciò non vuol dire che siano esenti da
fantasie
regressive. Vuol dire che gli elementi
causanti la capitolazione
regressiva non sono
ancora giunti a maturazione.
In parole povere,
non hanno ancora accumulato
sufficente senso di colpa da indurre il
crollo
definitivo della loro società. Cosa che invece
sembra stia
succedendo agli Europei, in quanto
questi ultimi hanno perso qualsiasi
stamina e
istinto di conservazione. Vedi la condizione
della
natalità in Europa e la politica economica
della Banca Centrale
Europea. Su questo verrà
pubblicato un articolo a parte.
Confesso
che prima dell'11 Settembre la mia
prognosi sull'America era molto
peggiore. Avevo
semplicemente anticipato i tempi. Quello che mi
ha
indotto a modificare la mia opinione è stato
il rigurgito di coesione
interna che gli
americani hanno esperimentato con l'attacco ai
gemelli.
Chi ha seguito da vicino gli eventi e l'atmosfera
in
America nei mesi susseguenti l'attacco può
confermare quello che sto
dicendo. Sono stati la
coesione e il rinforzamento del senso di
appartenenza, che sono sempre il miglior antidoto
contro il
borderline disorder, ad alleviare il
senso di colpa collettivo, come
nelle tribù
primitive la coesione del gruppo allevia il senso
di
colpa per il parricidio.
Dal momento che l'estraneazione e la perdita
d'identità, che a loro volta si ricollegano
all'elaborazione
posteriore dell'imago paterna,
sono le causali del borderline
disorder,
esperimentando un rigurgito di autoidentità, si
sono
anche allontanati da una full fledged
regression.
Quanto durerà
non lo so, ma per il momento le
cose stanno così. Mi sembra che sia
ragionevole
dedurre che, passato questo periodo di
autoaffermazione, il trend principale in
direzione della
regressione sarà ripreso, ma
lasciamo ai profeti la profezia.
Si
può dire che l'11 Settembre sia stato il bivio
dove sia avvenuta la
divergenza tra Europa e
America. I primi hanno accellerato il trend
regressivo, con l'esacerbazione
dell'estraneazione e del denial
del Principio di
Realtà, mentre i secondi hanno esperimentato un
balzo, anche se probabilmente temporale, in
direzione opposta.
Trends psicostorici a lunga
scadenza mostrano sempre queste
contro-onde
all'interno dell'onda principale.
Iakov Levi
Links
Paranoia e borderline disorder
Islam e clitoridectomia
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