Danila Comastri Montanari

La campana dell’arciprete

Saga contadina con delitto

Le campagne bolognesi nell’età della restaurazione pontificia. Un delitto nella torre campanaria della pieve di Triario. Un vecchio prete, che confida nella Provvidenza. Un medico giacobino. Una ragazza troppo bella. Uno stalliere, un fattore, una marchesa, una strega, un cappellano, una perpetua, un massone, un cicisbeo, un trovatello, eccetera eccetera....

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Collegamento alla pagina delle recensioni. "La campana dell'arciprete" a puntate su Il giornale di Brescia - Presentazione di Marco Bertoldi

QUALCHE CENNO SULLA TRAMA

Siamo nel 1824, ai tempi della Restaurazione pontificia dopo la sconfitta del sogno napoleonico. Monsignor Priamo Gasparri, un vecchio prete di campagna sordo ormai alla sua stessa missione, vivacchia stancamente in una pieve della bassa bolognese, sfogando l'apatia nei peccati di gola.

Una mattina, mentre l'aricprete sta gustando un ottima colazione assieme al giovane Don Carlo, il sagrestano piomba in canonica e annuncia di aver trovato nella torre campanarianella torre campanaria il cadavere di una parrocchiana con la testa fracassata.

La ragazza, bella e di dubbia reputazione, è la Meglina, figlia del mezzadro Beppe Cavazza. La Milizia Pontificia liquida il caso in quattro e quattr' otto, senza ulteriori indagini. Ma Don Priamo ha notato alcuni particolari che non quadrano: conoscendo la negligenza del sacrestano Serafino, non può spiegarsi un riquadro troppo pulito sul pavimento senza suppore che il corpo sia stato spostato; presso il cadavere inoltre, rinviene una strana medaglietta della Madonna, spaccata in due; infine si accorge che la ragazza era incinta.

A poco a poco l'arciprete si convince con raccapriccio che la giovane è stata uccisa. Ma da chi? Meglina era bella e benestante, sposarla sarebbe stato un affare per qualsiasi giovanotto del paese... Perplesso, Don Priamo decide di indagare più a fondo, a comiciare dalla famiglia della vittima, e si reca al fondo Merlo per la veglia funebre. Scopre così che il rozzo mezzadro Beppe ogni sera si ubriaca e picchia la moglie, infatuato com'è di Bianca, vedova dell'unico figlio maschio, che vive ancora coi suoceri. La moglie Argia, dal canto suo, nutre un odio feroce per la nuora, mentre volontieri copriva le scappatelle dell'adorata figlia, della cui gravidanza non era affatto all'oscuro. Al fondo Merlo vivono poi parecchi lavoranti, con cui la Meglina usava civettare, tra cui lo stalliere Albino, un ragazzone di bell'aspetto e di animo semplice. Ma la bella Meglina era assiduamente corteggiata anche da Giovanni, l'apprendista fabbro, che in paese gode fama di testa calda, tanto che alcuni spergiurano appartenga alla carboneria, alla massoneria o ad altre simili sette diaboliche. Infine la figlia del mezzadro non disdegnava nemmeno le attenzioni del marchesino Orlando, proprietario di tutte le terre del contado, che abita nell'antico castello a pochi chilometri dalla pieve.

Sconcertato da ciò che ha scoperto sui parrocchiani che credeva di conoscere tanto bene, monsignor Gasparri confida i suoi dubbi al suo unico amico, Cesare Cantalupi, ex-ufficiale napoleonico, un medico giacobino e anticlericale che ha fatto ammenda del suo passato per poter continuare ad esercitare sotto il dominio pontificio, ma conserva inatatti i suoi ideali illuministi e rivoluzionari. I due, diversissimi per formazione e mentalità, vengono spesso a diverbio, ma sono uniti dallo stesso, profondo senso di giustizia e dalla comune passione per il tressette, un gioco napoletano da poco importato in Emilia, in cui il prete è imbattibile.

I due improvvisati investigatori cominciano così a indagare sul delitto...


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