Torna alla ribalta, sempre più frequentemente, il tema della mancanza di personale nelle aziende, in vari ambiti e settori.
Specialisti
in tema di competenze quali Boyatzis, Spencer&Spencer, Goleman,
sottolineavano l’importanza delle competenze trasversali, anche definite
competenze soft. Le competenze trasversali sono "abilità interpersonali
e abilità di pensiero critico e creativo che possono essere utilizzate
in tutti i campi e in tutte le fasi della vita" (Goleman).
Date
per scontate le competenze specifiche di un’attività, quelle
trasversali incidono al 70% fino addirittura al 80% nell’applicazione
delle prime, ne fanno la differenza e determinano il successo
professionale.
In
un momento come questo in cui le aziende faticano a trovare
collaboratori qualificati, varrebbe la pena coltivare le proprie
capacità tecniche e trasversali. Quale miglior modo se non
esercitandole, acquisendo esperienza sul terreno, lavorando anche fuori
dal proprio contesto abituale, magari lontano da casa, perfezionando
così le competenze linguistiche e la conoscenza di culture diverse. Le
conoscenze culturali aiutano a sviluppare una prospettiva globale e a
diventare cittadini del mondo più consapevoli e rispettosi. Nell'era
globalizzata, è sempre più importante avere competenze culturali per
aiutare a navigare e a comprendere il mondo intorno a noi.
L’azienda
è la miglior palestra in cui applicare le proprie conoscenze
professionali ed esercitare le abilità trasversali che possono essere
riassunte in grandi categorie, quali competenze
organizzativo-metodologiche, competenze personali (relazionali,
analitiche, motivazione e orientamento al risultato, flessibilità,
adattabilità, resistenza allo stress, resilienza, iniziativa, autonomia,
affidabilità), quelle socio-relazionali (comunicazione, capacità di
gestire conflitti, persuasione, capacità di decisione, cooperazione,
teamwork, empatia), competenze gestionali e di conduzione (leadership).
Molto importanti sono pure le caratteristiche personali quali
l’interesse nel volersi migliorare continuamente. L’attenzione a
informazioni e aggiornamenti, le esperienze di vita, professionali
significative segnano l’evoluzione del collaboratore. Ad esempio, le
buone competenze relazionali necessarie all’ingegnere, lo sono pure per
il cameriere, per il venditore, per il consulente.
Un
buon cocktail di competenze professionali e competenze trasversali
consentono di conquistare posizioni e retribuzioni interessanti.
Mettiamole in risalto anche nelle lettere di candidatura.
Mirella Mozzini Scolari,
Corriere del Ticino del 16 gennaio 2023 e www.tio.ch/rubriche/ospite/1637562/competenze-quali-mozzini-scolari-mirella
POLITICA SOCIALE E POLITICA SOCIALE PLR
Giovedì 27 maggio 2022 la Direttiva
Cantonale, ha affrontato il tema di una visione PLR della politica
sociale. Alcuni esperti hanno stimolato il Presidente Speziali e la
sala, condividendo le loro analisi sugli Enti che si occupano di
socialità, lavoro e integrazione in Svizzera.
Il professor Giuliano Bonoli (UNIL e IDEHAP) invita ad una maggior attenzione sul
tema delle disuguaglianze sociali. Lo Stato dovrebbe prediligere
interventi mirati evitando, come egli segnala da tempo in alcuni suoi
studi, incentivi “ad innaffiatoio” rivelatisi insoddisfacenti. A
conclusioni simili è giunto pure il Dr. Marco Salvi di Avenir Suisse e
sottolinea come il PLR sulla socialità condivide con altri partiti i
medesimi obiettivi, ma ha una visione diversa nelle azioni da
intraprendere per raggiungerli. Entrambi incoraggiano il partito a
restar fedele ai principi e alla filosofia liberali, puntando sulla
responsabilizzazione individuale e lo stimolo al lavoro. In poche
parole, sostenere sì, ma in cambio di controprestazioni, anziché offrire
sussidi incondizionati. Entrambi sconsigliano la politica dei redditi
di base – specie se troppo alti – poiché non invitano le persone a
lavorare abbastanza. Sono state espresse criticità al riguardo delle
“rendite ponte”, in vigore dal prossimo 1° luglio a partire dai 60 anni
d’età. La misura potrebbe incoraggiare ancor più l’esclusione di
un’importante forza lavoro già dai 55 anni. Gli esperti ritengono misure
progressiste liberali gli incentivi al lavoro, gli incentivi che
favoriscono la partecipazione attiva delle donne al mercato del lavoro e
l’eliminazione del gap salariale tra donne e uomini.
Bonoli invita il PLR a dialogare maggiormente con il ceto
medio-inferiore, che lavora molto, ma a cui sono offerte limitate
possibilità d’ascensione sociale. Salvi consiglia piuttosto di puntare
al pubblico urbano. Negli ultimi anni in Svizzera, il divario della
disuguaglianza sociale non è peggiorato, contrariamente a quanto
accaduto negli Stati Uniti e nei Paesi anglofoni. In una recente
pubblicazione “sì alla formazione continua, purché mirata”, Salvi si è
espresso a favore di bonus che stimolino il longlife learning per tutte le fasce di popolazione, affinché restino al passo con le sfide del mercato del lavoro.
Bonoli mette in guardia dalle richieste di assistenzialismo da parte
dei “perdenti della globalizzazione”. Egli cita il rapporto OCSE 2002 “Making work pay”,
ritiene che il lavoro debba poter offrire maggiori vantaggi rispetto al
non lavorare. Salvi esprime dubbi in merito all’attuazione di una
simile misura in Svizzera, a causa degli aiuti sociali divenuti troppo
generosi.
L’analisi sul profilo dell’elettorato del PLR ticinese del Dr. Andrea
Pilotti (UNIL) offre ottimi spunti. Se da un lato si è in linea con i
valori medi dei partiti ticinesi, si evince un impatto inferiore del PLR
tra le persone che si ritengono insoddisfatte del proprio salario e tra
i lavoratori indipendenti.
Molti spunti interessanti vengono dal pubblico, in generale concorde nel voler incentivare il lavoro.
Decisioni politiche che sembrano interessanti e generose, a volte si
rivelano un boomerang, anziché uno stimolo al lavoro. Molti sono gli
spunti su cui il PLR è chiamato a riflettere. Particolare attenzione va
prestata alla formazione, alla flessibilità, alla responsabilizzazione
individuale e delle imprese, al ruolo dello Stato, rispettivamente della
socialità, alle misure necessarie per mantenere la pace sociale.
Valorizzare il capitale umano è fondamentale per il futuro del nostro
Paese, per garantire dei buoni cittadini e risolvere l’attuale scarsità
dei contributi alle istituzioni sociali (AVS, casse pensioni…). In tutto
questo occorre ricordarsi dei giovani, accompagnandoli nel mercato del
lavoro, affinché possano collezionare esperienze di successo.
Mirella Mozzini Scolari, membra della Direttiva PLR
https://www.plrt.ch/attualita/opinione-liberale/opinione-liberale-detail/news/politica-sociale-e-politica-sociale-plr
Parità. Le donne in politica e nelle funzioni dirigenziali: perché così poche?
La terra nei passati milioni
di anni ha avuto molti cambiamenti climatici importanti provocati da
diversi eventi particolari come eruzioni di vulcani, caduta di
asteroidi, inclinazione dell’asse
terrestre, macchie solari. Anche negli ultimi secoli ci sono stati
cambiamenti climatici minori come il periodo caldo medioevale dal 900
al 1250 circa (era stata colonizzata la Groenlandia dai vichinghi) e
la piccola era glaciale tra il 1500 e il 1850. Agli inizi del 1800
nelle alpi vallesane i fedeli pregavano ancora affinché i ghiacciai
si ritirassero. Dal 1850 in avanti è iniziato un cambiamento
climatico non più causato da eventi naturali ma dall'uomo. Con
l'inizio dell'era industriale l'uomo ha iniziato ad utilizzare il
combustibile fossile come carbone, petrolio e gas. Da quando è nata
la terra è la prima volta che i cambiamenti climatici sono causati,
almeno in parte, dall'uomo. A partire dal termine della seconda
guerra mondiale (considerato da alcuni ricercatori l'inizio
dell'antropocene) con la forte immissione di CO2, ha cominciato a
formarsi una cappa nell'atmosfera creando l'effetto serra. Questo
farà aumentare nei prossimi decenni sensibilmente la temperatura
causando lo scioglimento dei ghiacci polari e quindi l'innalzamento
del mare. Si calcola che se il mare dovesse alzarsi di 1 metro, il 50
% territorio del Bangladesh, paese tra i più poveri con 170 milioni
di abitanti, verrebbe innondato. Con aumenti minori del livello del
mare, certe isole del Pacifico dovranno essere abbandonate già nei
prossimi anni. Avremo quindi i primi «rifugiati climatici». I
cambiamenti climatici porteranno anche a disintegrazioni delle
strutture sociali che colpiranno i più vulnerabili. Secondo Union
Refugee Agency(UNHCR )«le regioni in via di sviluppo, che sono
tra le più vulnerabili dal punto di vista climatico, ospitano 84%
dei rifugiati del mondo».
Possiamo essere ancora
positivi malgrado queste previsioni? Oggi abbiamo i mezzi scientifici
per misurare, anticipare gli eventi e la scienza ci può dare gli
strumenti per contrastarli. Chi prenderà o non prenderà le
decisioni non saranno gli scienziati ma saranno i politici. Va da sè
che, oltre a sostenere i politici che prenderanno le giuste decisioni
sull'ambiente, tutti noi dovremo cambiare le nostre abitudini di
vita. E questo non vuol dire peggiorarle.
La sesta estinzione di massa
secondo molti scienziati sarà comunque inevitabile, come pure quando
il sole esaurirà il suo combustibile tra 5 miliardi di anni. Ma
questa è una storia che scriveranno altri.
Mirella Mozzini Scolari,
pubblicato il 30 gennaio 2022 su www.tio.ch/rubriche/ospite/1640981/cambiamenti-scienza-quando-mare-eventi
Sempre più spesso si parla di territorio e sostenibilità dell’ecosistema. La Confederazione ha invitato il Ticino a rivedere i piani regolatori e recuperare terreno non urbanizzato, in particolare nel Bellinzonese, dove la zona edificabile sembra essere sovradimensionata. Anche la Città di Locarno si pone da tempo degli interrogativi per rendersi più attrattiva e il 14 febbraio ha presentato nuove proposte di variante del piano regolatore del settore 4, i cui progetti innovativi contemplano un armonioso inserimento e recupero di diverse zone verdi e collegate tra loro in modo da creare dei percorsi naturalistici. Nella fattispecie è anche molto interessante l’idea d'introdurre una “cittadella dello sport” e di campetti poco strutturati, in modo da poter essere usati liberamente da giovani e meno giovani.
Già negli anni Novanta del secolo scorso, Adelio Scolari, in un’intervista rilasciata a Enrico Morresi, affermava che “in futuro si dovrà rifare il paesaggio e di risanare la «mal edilizia» fatta negli ultimi 30 anni”. Forse la gente si era resa conto che il territorio doveva essere gestito in modo razionale ed economico, e diceva «consumato il territorio di questo comune non c’è territorio di un altro comune, consumato il territorio di questo cantone, non c’è un altro cantone da poter utilizzare ulteriormente». Scolari riteneva pure che un’altra battaglia persa era la protezione delle rive dei laghi in particolare la riva bianca (quella striscia che viene coperta dalle acque durante le piene normali del lago). La riva bianca è demanio cantonale e quindi dovrebbe essere usufruibile da tutti i cittadini.
Sono trascorsi altri 30 anni da quella intervista. I comuni si sono dotati di piani regolatori e il Cantone di una “Legge cantonale di applicazione della legge federale sulla pianificazione del territorio” (1990). Malgrado ciò la prolificazione anarchica delle brutte costruzioni e la cementificazione continua. Il territorio per l’agricoltura, per lo svago e anche edificabile che lasceremo alle generazioni future, è sempre più ridotto.
Negli ultimi anni la gestione del territorio è migliorata grazie alla maggiore sensibilità della gente e di parecchi politici. La città di Locarno, ad esempio, ha pedonalizzato la Piazza Grande riportandola all’utilizzazione originale cioè luogo d’incontro (Festival del film, concerti, mercati, Locarno on Ice). Fino agli anni Novanta era un orribile e disordinato parcheggio. Altro esempio, la riva bianca sul lago Maggiore che da Mappo va fino alla foce della Verzasca, in inverno è accessibile a tutti. Durante la già citata serata informativa del 14 febbraio, abilmente moderata dal municipale Nicola Pini sono emerse informazioni confortanti: anche Locarno promette la realizzazione della passeggiata sulla riva bianca fino al delta della Maggia di Locarno.
Si può fare ancora molto? Sì, se votiamo per i politici che hanno la sensibilità per la gestione oculata del territorio.
Accanto ad esemplari testimonianze di
giovani impegnati su diversi fronti (società sportive, volontariato,
politica), si contrappongono altri giovani che vivono un forte
disagio. Si fanno sempre più considerazioni sul fenomeno del
crescente malcontento giovanile. L’adolescenza sembra iniziare
prima e terminare molto più tardi, rispetto al passato. Genitori,
scuole, aziende, autorità, associazioni, mondo politico, si
ritrovano disorientati di fronte alle insistenti proteste esplicitate
dai giovani che a volte sembrano incontrollabili.
L’adolescenza
è un momento delicato, in cui si sperimenta l’insicurezza nella
presa di coscienza del mondo circostante, il bisogno d’affermazione
e soprattutto di riconoscimento. Riconoscimento come individuo, preso
tra le proprie virtù e l’accettazione dei propri difetti.
Incoraggiamento e sostegno sono fondamentali per coltivare e far
crescere quel tanto di autostima, che alimenti il motore del
coraggio. Coraggio, la spinta necessaria per affrontare un mondo
interconnesso, globale, frenetico e soprattutto… esigente.
Importante
che i giovani possano accedere a supporti adeguati come la consulenza
psicologica, la famiglia e la scuola. Oggigiorno, accanto ai valori
è importante promuovere attività che aiutino a sviluppare la
resilienza, le competenze sociali, la capacità di gestire la miriade
di informazioni che ci investono quotidianamente attraverso internet
e in particolare i social. Fondamentale risulta l’acquisizione
della competenza di discernimento, riflessione, selezione, che
consenta di capire quali informazioni sono vere e quali sono false. O
almeno far nascere il dubbio.
Sul
territorio si moltiplicano enti pubblici e privati che cercano di
affrontare, in vari modi, il disagio giovanile e ripensano metodi e
regole. In realtà spesso i giovani si ribellano a quei vincoli che
sentono troppo stretti e che molto chiedono in termini di risultati e
competitività. Le aspettative degli adulti sono forse cresciute
troppo? E` forse utile ripensare e ricalibrare gli strumenti basilari
che si vogliono trasmettere al bambino perché possa crescere e
diventare un buon cittadino, consapevole e responsabile.
È
urgente che tutti questi enti e associazioni, nate per sostenere i
giovani, si organizzino in rete per meglio rispondere ai nuovi
bisogni della società. Gli adulti devono per primi acquisire nuove
competenze, utili a meglio comprendere le molteplici e variegate
difficoltà incontrate dai giovani. Comprendere per sostenere, per
incoraggiare l’individuo. Ciascuno vive il disagio a modo suo.
L’origine del disagio è diversa per ogni persona e le risposte non
possono essere univoche.
Al
mondo del lavoro sempre più giovani chiedono impieghi a tempo
parziale, che gli consentano una maggior libertà nel gestire il
tempo libero. Vi sono ora giovani che richiedono posti
d’apprendistato a tempo parziale. Alla politica il compito di
valutare bisogni e possibilità. Ai giovani adulti la responsabilità
di capire qual è il proprio fabbisogno per lo standard di vita che
si prefiggono.
Ogni
epoca ha attraversato e superato le proprie sfide: queste sono le
sfide attuali, che apriranno nuove finestre e nuove opportunità
verso il futuro.
Una versione abbreviata a 1800 caratteri è stata pubblicata sulla "Regione" di venerdì 3 marzo 2023
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