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6.D Meteorologia e valanghe

6.D.1 Previsione locale del tempo

Queste note di meteorologia sono particolarizzate per il territorio alpino italiano [558] [559] . Le considerazioni qui esposte possono venir meno in condizioni territoriali e orografiche diverse. Esse rappresentano comunque una metodologia di analisi e previsione locale del tempo applicabile in ogni luogo.
Le condizioni climatiche condizionano l'attivita` esterna (campi, battute, ricerca di ingressi, scavi) e, anche se indirettamente, qualla interna (regime idrico, circolazione d'aria, rientro dopo una uscita). Pertanto una interpretazione delle condizioni atmosferiche e` importante per pianificare l'attivita`: selezionare gli obiettivi, scegliere l'equipaggiamento, ...
Per fare una analisi e previsione locale del tempo e` importante avere un quadro generale a grande scala in cui inquadrare le osservazioni locali. Questo quadro e` fornito dalle fonti di informazioni ufficiali: bollettini meteorologici e nivometeorologici (radio e tv), giornali quotidiani, siti web dedicati alle condizioni e previsioni meteorologiche.
L'informazione meteorologica dei bollettini e` spesso approssimativa lacunosa, povera di dettaglio, e viene aggiornata ad intervalli lunghi. Questi bollettini sono inoltre "sparsi", senza diffusione regolare, standardizzata e organica. Molti quotidiani riportano la carta del tempo al suolo, ma questa rappresenta solo una visione parziale e istantanea dello stato del tempo. Siti internet hanno varie carte meteorologiche (copertura, venti, precipitazioni, temperatura, pressione) e immagini da satellite. Inoltre per le diverse carte sono disponibili dati a diverse ore, permettendo cosi` di fare una stima della evoluzione dinamiche delle condizioni.
Queste fonti di informazione permettono comunque solo una analisi a grande scala, cioe` danno un quadro di riferimento per una previsione locale del tempo. Inoltre durante i campi in zone remote e` necessario affidarsi alle sole proprie osservazioni per fare una previsione delle condizioni atmosferiche locali.


Fronte caldo
Fig. 229. Fronte caldo
Su grande scala si hanno zone di bassa pressione e zone di alta pressione. Intorno alle zone di bassa pressione il movimento dell'aria avviene in senso antiorario e ascendente. Salendo l'aria si raffredda e tende a condensare il vapor d'acqua formando nuvole. Quindi le depressioni tendono generalmente ad apportare aria umida e calda determinando cattivo tempo.
Le zone di alta pressione sono "anticicloniche". Intorno alle zone di alta pressione i venti soffiano in senso orario. L'aria scende verso il basso e scaldandosi diminuisce la sua umidita` relativa, diventa secca, e dissolve le nuvole.


Fronte freddo
Fig. 230. Fronte freddo
I fronti sono le zone dove si incontrano masse d'aria con caratteristiche diverse. Si ha un fronte freddo quando una massa d'aria fredda va incontro ad aria calda e tende ad incunearsi sotto. E` preceduto da un calo di pressione e di temperatura, e provoca fenomeni violenti e di breve durata (temporaleschi con nubi cumuliformi). Il fronte freddo e` solitamente veloce e copre una area ridotta (circa 100 km). I fronti freddi sono indicati da linee con profili a cuspidi nella direzione del moto.
Un fronte caldo e` invece una massa d'aria calda che si muove contro aria fredda e tende a salire sopra. Da` luogo a sistemi nuvolosi estesi ed ampie precipitazioni. Il fronte caldo e` piu` lento ed esteso (1000 km). Ha nubi alte (cirri) che tendono ad invadere tutto il cielo diventando sempre piu` fitte. I fronti caldi sono indicati con linee con profili semicircolari nella direzione del moto.


Nuvole: cirri
Fig. 231. Nuvole: cirri
La previsione locale del tempo viene effettuata con osservazioni dirette (venti, nuvole, aspetto del cielo) e con misurazioni (pressione atmosferica, temperatura, umidita`) ripetute ad intervalli regolari.
La temperatura puo` essere misurata con un termometro, comunque la sensibilita` umana e` sufficiente a percepire variazioni di mezzo grado. Per l'umidita` ci possiamo affidare alle nostre sensazioni, oppure ad un igrometro.
Le misurazioni delle pressione possono essere fatte con un altimetro. Se questo e` mantenuto in un punto fisso, una indicazione di aumento di quota indica una diminuzione della pressione (segno di peggioramento del tempo). Viceversa una indicazione di diminuzione di quota indica un innalzamento della pressione. Una variazione di 10 metri corrisponde a circa un millibar.
Se l'altimetro non resta nello stesso punto ma viene spostato, occorre riferire i valori letti sullo strumento a dei punti di quota nota, in modo da ottenere l'andamento della variazione di pressione atmosferica. Per esempio se durante una salita l'altimetro indica un dislivello maggiore di quello riportato sulla carta topografica, la pressione e` diminuita. Se invece l'altimetro indica un dislivello minore, la pressione e` aumentata.


Nuvole: cirrocumuli
Fig. 232. Nuvole: cirrocumuli
Variazioni significative sono dell'ordine di 100-150 m in 12 ore. Variazioni di poche decine di metri sono dovute al ciclo termico diurno. In estate, durante le belle giornate la quota aumenta nel primo pomeriggio e diminuisce alla mattina a causa del diverso riscaldamento dell'aria che ne varia la temperatura e quindi la densita`. A una maggior temperatura corrisponde una minor densita` (per la legge dei gas: P / d = T, la pressione diviso la densita` e` proporzionale alla temperatura), e quindi una minor pressione atmosferica (che e` data dal peso della colonna d'aria sovrastante); questo viene rilevato dall'altimetro come un aumento di quota.


Nuvole: strati
Fig. 233. Nuvole: strati
In estate si hanno variazioni rapide che generano spesso condizioni temporalesche. In inverno le variazioni sono piu` lente e meglio monitorabili nel tempo.
La direzione dei venti (stimata osservando il movimento delle nuvole) e` indice delle condizioni del tempo. Se sono disposti da SW, S, SE, apportano aria umida e relativamente calda che, sui rilievi, si solleva, raffredda e condensa, generando perturbazionii estese. Venti da NW, N, NE portano aria fredda (che puo` dar luogo a temporali estivi quando si solleva contro i rilievi) e solitamente meno umida: in genere si ha brutto tempo a nord dei monti (dove l'aria si solleva e condensa l'umidita`) e bel tempo a sud (dove l'aria scende, piu` secca e calda).


Nuvole: altocumuli
Fig. 234. Nuvole: altocumuli
La direzione dei venti viene valutata osservando il movimento delle nuvole allo zenit (cioe` sopra la testa); il movimento delle nuvole nei pressi delle cime delle montagne e delle dorsali risente della orografia e non e` indicativo della direzione dei venti. La variazione della direzione dei venti e` indice di cambiamento del tempo. Se le condizioni migliorano i venti tendono a ruotare verso NW, N. Se peggiorano verso SE, S.


Nuvole: cumuli
Fig. 235. Nuvole: cumuli
La brezza e` un leggero vento dovuto alla differenze di temperatura causata dalla insolazione durante il ciclo diurno. Di notte la brezza scende dai monti verso le valli (da terra verso il mare), di giorno va nella direzione opposta. Quindi il regime di brezza e` tipico di condizioni di bel tempo. La cessazione di un regime di brezza e` indice di peggioramento delle condizioni.
La tipologia delle nuvole, e la loro evoluzione nell'arco della giornata sono indicatori delle condizioni atmosferiche. In inverno cielo terso in montagna e foschie mattutine in pianura e nelle valli sono indice di bel tempo. In estate, in condizioni di bel tempo si puo` avere formazione di cumuli pomeridiani in dissoluzione durante la notte. Nubi alte e formate da ghiaccio (cirri e cirrostrati: cielo "velato") sono indicatori di perturbazioni: il loro apparire all'orizzonte (a SW, S) indica l'arrivo di un fronte caldo; il loro dissolversi indica l'allontanamento della perturbazione.
I cirri sono nubi molto alte (6000 m) formate da cristalli di ghiaccio; sono tipici di bel tempo ed indicano la direzione del vento in quota. Cirrostrati sono nubi di cristalli di ghiaccio, di spessore che arriva al migliaio di metri. Sono relativamente trasparenti; la loro presenza e` indicata da un alone attorno al sole o alla luna dovuto alla rifrazione della luca da parte dei cristalli di ghiaccio. Anche il colore rosso del cielo all'alba e` segno di nubi di ghiaccio.
Altocumuli sono nubi di media quota (3000-4000 m) ed indicano l'arrivo di un fronte freddo; dopo un periodo di cattivo tempo indicano una transizione verso il bello. Appaiono come bande parallele di masse rotonde (cielo a pecorelle). Si formano per convezione di uno strato d'aria sollevato dal fronte freddo. Se presenti in mattinata, nel pomeriggio possono svilupparsi cumuli.
I cumulonembi sono nubi ad andamento verticale generate da forti sollevamenti convettivi. Molto alti (arrivano a 12000 m), ed estesi, sono associati a fenomeni violenti (temporali con grandine). In estate, cumuli pomeridiani, sempre piu` estesi e con tendenza ad organizzarsi verticalmente sono indice dell'avvicinarsi di un temporale. Quando sulla parte superiore dei cumuli si formano protuberanze a forma di piccole torri il temporale e` proprio imminente.
Nembostrati sono nubi basse (2000 m) e scure, composte principalmente da goccioline d'acqua, e ghiaccio e neve se la temperatura e` bassa. Sono accompagnate da precipitazioni. Gli stratocumuli sono bassi strati di nubi rotondeggianti, con sprazzi di cielo sereno nel mezzo. Sono accompagnati da precipitazioni di poca intensita`.
Strati e altostrati (3000-4000 m), tendono a coprire il cielo e indicano l'arrivo di una perturbazione.

La tabella sottostante riassume queste considerazioni.
  Stabile bello In peggioramento In miglioramento Tempo brutto
Venti Direzione e intensita`. In quota venti da N, NW, NE deboli, verso la pianura ed in estate brezze In basso le brezze sono rimpizzate da venti da SE, E; in quota venti da SW. Sopra i 1500 m, i venti ruotano da sud verso W, NW, N. In basso venti da W, NW. Oltre 1500 m da S, SW. In basso da S, SE, E.
Altimetro Indicazione di altezza. In inverno varia poco. In estate aumenta 10-30 m durante la notte, e diminuisce nel pomeriggio (20-50 m). In inverno aumento costante (max 100-150 m in 24 h). In estate aumento rapido (max 100 m in 6-10 h). In inverno diminuzione costante (100-150 m in 24 h). In estate diminuzione rapida (specie dopo un temporale) in 3-4 h. Valori piu` alti rispetto all'altezza dei punti quotati.
Temperatura Bassa d'inverno. Alta d'estate. Freddo al mattino. In aumento d'inverno. In diminuzione d'estate. In diminuzione d'inverno In aumento d'estate. In aumento in inverno In diminuzione in estate. Mite al mattino.
Umidita` Bassa Aumenta l'umidita'. Diminuisce l'umidita'. L'umidita` e` alta.
Cielo Azzurro o grigio chiaro al sorgere del sole. Foschie dense in pianura, che si dissolvono col sole. Rosso di sera, breve ma intenso. Azzurro molto tenue quasi celeste-grigio in montagna. Biancastro in pianura. Aloni attorno al sole e alla luna. Coperto al mattino. Grigio all'alba, e sereno al tramonto. Azzurro carico (in caso di schiarite), rosso al sorgere del sole. Il sole tramonta dietro una cortina di nubi. Alone lunare e tremolio delle stelle.
Nubi Quando i sono, possono essere alta con forma esile, quasi trasparente, o basse a cumulo (che non aumenta di dimensione e svanisce la sera). Alte (cirri cirrostrati) provenienti da SE, S, SW. Al tramonto l'orizzonte e` pieno di nubi. Orizzonte scoperto dalla parte dove provengono le nubi. A sprazzi si intravede l'azzurro del cielo. Compatte, coprono tutto il cielo.

6.D.2 Link meteo

AINEVA http://www.aineva.it
Valle d'Aosta http://www.regione.vda.it
Piemonte http://www.regione.piemonte.it/meteo
Lombardia http://www.arpalombardia.it/meteo
Trentino http://www.meteotrentino.it
Alto Adige http://www.provinz.bz.it/meteo
Veneto http://www.arpa.veneto.it/csvdi
Friuli Venezia Giulia http://www.regione.fvg.it/valanghe.htm
MeteoMount http://meteomount.sail.it
Appennini htpp://www.corpoforestale.it
Servizio Valanghe Italiano http://www.cai-svi.it
Svizzera http://www.meteosvizzera.ch
Francia http://www.meteo.france.com
Austria http://www.lawinen.at/austria
Istituto Federale per lo Studio di Neve e Valanghe (Davos) http://www.slf.ch/avalanche/avalanche-it.html

6.D.3 Difesa dai fulmini

In prossimita` dei fulmini la temperatura arriva intorno ai 10000-15000°C. Bisogna quindi prestare attenzione alla attivita` elettrica durante i temporali specialmente in montagna dove i fulmini sono piu` frequenti.
Il problema principale non sono le scariche dei fulmini vere e proprie (solitamente attratte piu` dalle cime delle montagne che da noi) ma le scariche secondarie che dal basso (da terra) vanno verso le cime seguendo il percorso a minor resistenza.
Riportiamo alcune regole di sicurezza in caso di temporale:

Riparo dai fulmini
Fig. 236. Riparo dai fulmini

6.D.4 Pericolo valanghe

La ricerca di cavita` sui pendii coperti di neve, o l'attivita` durante il periodo invernale-primaverile, puo` comportare il rischio di incorrere in valanghe [560] [561] [562] [563] [564] [565] .
Se c'e` una situazione di pericolo di valanghe (secondo i bollettini nivo-meteorologici grado maggiore di quattro) e` meglio non avventurarsi alla ricerca di nuove grotte. Invece puo` succedere di essere colti da forti nevicate all'uscita da grotta: in tal caso e` difficile desistere dal tentare di raggiungere il rifugio lasciando quello (piu` sicuro) della grotta. Naturalmente bisogna essere preparati per una attesa dentro la cavita` a poca distanza dall'ingresso: bisogna essersi portati vestiti di ricambio, piumino, cibo, fornelletto, ... E quando viene l'elicottero a soccorrerci, non ci serve l'imbrago: scende uno specialista che ci issa con un imbrago apposito. Puo` capitare che dovremo lasciare gli zaini: prepariamo le piccole cose importanti da portare con noi.

6.D.4.1 Nivologia

Dal punto di vista speleologico la neve e` una roccia sedimentaria cristallina. Dal punto di vista chimico la neve e` acqua cristallizzata con una percentuale d'aria, che va dal 50 (neve bagnata) al 98% (neve polverosa o "folle"). Durante l'assestamento la percentuale d'aria si riduce; il ghiaccio in montagna contiene ancora circa il 10% d'aria.
La neve puo` contenere anche una percentuale di acqua disciolta. La neve fresca ha in media il 10% d'acqua. Le tabelle sotto riportano la classificazione della neve in base alla sua umidita` e i pesi specifici delle nevi. Per verificare se la neve e` o meno senza coesione si fa il test della pala: si prende un blocco di neve sulla pala, se si disgraga con deboli scossoni la neve e` senza coesione. La neve senza coesione e` meno pericolosa della neve con coesione. Nella prima le valanghe sono polverose (pero` le grosse valanghe "nubiformi" sono molto pericolose), nella seconda sono valanghe ricoprenti a lastroni e blocchi.
Classificazione della neve (umidita`)
Neve asciutta Temperatura <0°C non si riesce a fare palle di neve (neve polverosa)
Neve poco umida Temperatura circa 0°C appiccicosa
Neve umida   Comprimendola gocciola acqua
Neve bagnata   Cola acqua
Neve molto bagnata   Imbibita d'acqua (neve marcia)
  Peso specifico [Kg/m3]
Fresca senza coesione 30 - 50
Fresca debole coesione 50 - 100
Fresca forte coesione 100 - 200
Vecchia asciutta 200 - 400
Vecchia bagnata 300 - 500
Scorrevole 150 - 300
Nevato 500 - 800
Ghiaccio 800 - 900
I fattori climatici che influenzano il rischio di valanghe sono
Si hanno precipitazioni nevose fino a circa 1.5°C, e questo corrisponde a circa 300 metri sotto lo zero termico [566] . Lo zero termico e` l'altezza a cui l'atmosfera ha una temperatura di 0°C. Esso si misura con sonde meteorologiche lanciate nell'atmosfera perche` al suolo la temperatura varia con le ore del giorno (insolazione). La temperatura nell'atmosfera decresce con l'altezza di circa 6.5°C/Km (gradiente termico), percui un grado e mezzo corrisponde a circa 300 m.
L'intensita` e` la quantita` di neve che cade in un dato tempo. Intensita` elevate corrispondono a 3-5 cm/ora, oppure 20-30 cm/giorno. Intensita` di 50 cm/giorno sono molto elevate (anche se in casi eccezionali si possono avere precipitazioni nevose molto piu` intense). Una precipitazione intensa dopo un periodo di bel tempo freddo su un manto consolidato produce uno strato superficiale non legato, che puo` generare valanghe.
L'assestamento e la compressione della neve riduce il rischio di valanghe. Esso dipende dalla temperatura; e` alto intorno a 0°C e basso a temperature sotto zero. Il manto nevoso assume una struttura a strati, dovuta ai periodi di deposizione e assestamento. Su un pendio gli strati subiscono anche scorrimenti, percio` la neve ha un moto combinato verticale (assestamento) e lungo il pendio (scorrimento). Questo moto, detto neviflusso, e` in genere di alcuni millimetri al giorno, ma puo` arrivare anche a decimetri. Se gli strati sono di diversa natura, tendono a muoversi in modo diverso e si inducono tensioni fra loro.
L'andamento della temperatura, determinato dalle condizioni climatiche, influenza il rischio di valanghe. Un riscaldameto veloce aumenta il pericolo perche` riduce l'adesione fra strati superficiali e profondi. Un riscaldamento lento invece riduce le tensioni e produce un assestamento. Un periodo di freddo conserva lo stato di tensione presente nel manto nevoso. Un raffreddamento consolida il manto nevoso. Bisogna inoltre tener conto delle variazioni, nel corso della giornata, delle condizioni dovute all'irraggiamento (le ore pomeridiane sono le piu` pericolose).
La neve fresca riflette la radiazione per oltre il 90e quella vecchia riflette tra il 40 e il 70percio` la superficie ricoperta di neve assorbe poca energia solare. Inoltre la neve e` abbastanza termicamente isolante perche` contiene aria. Ne risulta un gradiente termico all'interno del manto nevoso, dal suolo verso l'esterno. Questo puo` provocare all'interno evaporazione d'acqua e successiva solidificazione con formazione della brina di profondita` che forma una interfaccia fra strati che ne diminuisce il legame e favorisce il scivolamento.
Basta un vento moderato (velocita` superiore a 25-30 Km/ora) per creare accumuli di neve (la neve trasportata dal vento e` detta "neve ventata") che formano zone favorevoli per le valanghe.

Valanghe: tensioni nel manto nevoso
Fig. 237. Valanghe: tensioni nel manto nevoso
Quello che conta dunque per la generazione di valanghe non e` tanto la formazione della neve (cioe` il tipo di neve, la cristallizzazione, etc.) ma soprattutto Quando il peso di una parte del manto nevoso supera il valore delle tensioni che lo trattengono si innesca una valanga e l'energia delle tensioni viene trasformata in energia cinetica della neve che scivola la quale assume facilmente fin dall'inizio velocita` oltre 50 Km/ora.
Il profilo stratigrafico e penetrometrico rileva la successione degli strati, la curva di temperatura, e, per ogni strato, spessore, durezza, forma e dimensioni dei cristalli, e umidita`. Questa analisi e` adeguata per la previsione di grosse valanghe (catastrofiche), ma non per piccole valanghe locali perche` manca una misura del valore della resistenza di base (attrito fra gli strati). Questa puo` essere stimata col test del cuneo di slittamento: si tratta di una fetta triangolare di 3 m2 di superficie (un triangolo isoscele di 2.5 m di base e 2.5 m d'altezza, disposto con la base in orizzontale e l'altezza lungo il pendio), e alto quanto il manto nevoso (o almeno 1.5 m) tagliata nel manto nevoso in un posto indicativo, per pendenza, innevamento, esposizione, etc. Una persona sale sul cuneo e cerca di farlo scivolare. Si definiscono vari gradi di slittamento (tabella). Se poi c'e` un punto in cui il pendio ha una pendenza maggiore di quella dove si e` fatto il cuneo, si segue la regola pratica che cinque gradi di pendenza in piu` corrispondono ad un grado in meno nella tabella.
Test del cuneo
1 spontaneo prima di salire Pericolo
2 mentre si sale
3 con la persona
4 flessioni sul posto Precauzione
5 salti sul posto
6 salto dall'alto Sicuro
7 compatto
Le resistenze secondarie sono quelle alla trazione, compressione, e tagli laterali. Queste dipendono dalla durezza degli strati e sono stimate con test di penetrazione, detto test della mano. Nella tabella sotto sono riportati i gradi di compattezza in base alla possibilita` di affondare nella neve, il pugno, le quattro dita, un dito, etc. La terza colonna riporta i valori di pressione corrispondenti.
Test della mano
molto tenera pugno 0 - 2 Kg neve slegata o legata
tenera quattro dita 2 - 15 Kg neve legata
semidura un dito 15 - 50 Kg
dura matita 50 - 100 Kg
molto dura coltello >100
compatta     ghiaccio

6.D.4.2 Valanghe

Ogni pendio (con inclinazione superiore a 25°) innevato, puo` produrre una valanga. La neve poi non resta sempre uguale; cambia con le condizioni climatiche, temperatura e vento. Sia un freddo molto intenso che un forte caldo possono innescare fenomeni fisici che rendono instabile il manto nevoso. Il vento accumula la neve: sia mentre nevica sia dopo. Puo` creare zone con pochissima neve e accumuli pronti a cadere. Cambi di temperature dovuti a pioggia, o vento caldo di caduta (phon), o scirocco.
Sui pendii la neve si assesta scivolando a valle. Questo induce tensioni nel manto nevoso che possono portare al distacco di lastroni indotto da (anche piccole) sollecitazioni. I lastroni possono sfaldarsi o (se piu` duri) rompersi in blocchi. La maggior parte delle valanghe si produce su pendii con inclinazione compresa fra 28 e 45 gradi. Le valanghe possono staccarsi anche in boschi radi e al margine di quelli fitti. Piccoli arbusti favoriscono le valanghe poiche` producono la "brina di profondita`", un debole strato di coesione sotto il manto nevoso.
Cedimenti improvvisi sotto i piedi indicano la presenza di strati interni deboli (pericolo valanghe). Crepe o fratture indicano invece un assestamento del manto nevoso.
I segni premonitori delle valanghe sono Per avere poi una valanga ci deve essere sufficiente pendenza, e uno strato di neve coerente sun un piano di slittamento. Altri fattori sono l'esposizione (che determina quindi il riscaldamento e la temperatura) l'accumulo da parte del vento, a forma del terreno (pendio, canalone, etc.).
Il vento e` pericoloso in quanto crea cornici e lastroni e trasporta neve fresca nelle zono sottovento, compattandola, senza che questa leghi agli strati sottostanti. Gia` un vento moderato e` in grado di trasportare accumuli di neve.
Classificazione del vento
  Velocita` (Km/h) Pressione (Kg/m2) Effetti
Vento debole 12 7 il fazzoletto si muove debolmente, si sente sul viso
Vento moderato 25 13 fazzoletto teso, fastdioso
Vento forte 50 27 fischi del vento, con freddo intenso e` doloroso
Vento tempestoso 75 58 vento che urla, vette e creste "fumanti", rami spezzati, difficile procedere controvento
Vento violento (uragano) 100 90 impossibile procedere, danni ad alberi e case
Dunque
Spesso la copertura nevosa e` instabile: resiste finche` non sopravviene il peso della persona, questa poi induce lo scollamento che genera la valanga. E non occorre che sia una grossa valanga per travolgerla e sommeggerla. Bastano pochi metri cubi di neve. E uno travolto puo` morire a mezzo metro di profondita`. La neve puo` divenire molto compatta nella valanga ed e` quasi impossibile liberarsi da solo.
Quando si procede in una zona con rischio di valange si sta` distanziati (distanza di sicurezza, ma a vista), si porta lo zaino sulle spalle, senza le braccia infilate negli spallacci, e ognuno tiene uno spezzone di circa dieci metri di corda (ma non ci si lega in cordata). Tenere la bocca e il naso coperti da passamontagna o sciarpa. Il primo sceglie la via. L'ultimo e` il piu` esperto, e il penultimo lo controlla.


Valanghe: probabilita` di sopravvivenza
Fig. 238. Valanghe: probabilita` di sopravvivenza
Quando si e` travolti cercare di tenere la bocca chiusa e respirare col naso. Su come reagire ci sono suggerimenti contrarstanti: assumere una posizione rannicchiata, oppure cercare di nuotare e creare una camera d'aria. La figura mostra le probabilita` di sopravvivenza al passare del tempo (in minuti) per una persona seppellita da una valanga [567] .
Trovare un travolto e` una impresa ardua senza mezzi specifici (Arva, sondini, pala) ed adeguato addestramento. I compagni devono cercare di osservare attentamente cosa succede al travolto. Quando la valanga si ferma uno sta fermo e un altro si muove diretto da quello fermo verso il punto dove questi ha visto il travolto per l'ultima volta. Cercarlo piu` a monte e` supefluo.
Poi ci si libera dagli zaini e si cerca il travolto (e` molto utile in questi momenti la pala da neve). Ascoltare eventuali richiami e cercare oggetti. Se non si trova imediatamente, cercare di fare un setacciamento sistematico. Se si trova il travolto entro 15 minuti ci sono buone probabilita` che sia vivo. Dopodiche` questi rischia di morire per asfissia lenta associata ad ipotermia ed arresto cardiaco. Puo` sopravvivere oltre i 45 minuti se ha trovato una sacca d'aria. Su una zona con un fronte di estensione di 50 m e una lunghezza di 200 m si puo` localizzare il travolto in pochi minuti con mezzi appropriati (arva, sondino) e liberarlo velocemente (usando la pala). Con le mani si riesce a scavare solo la neve fresca.
Se lo si ritrova, non "tirarlo" fuori, ma liberarlo scavando, poiche` puo` essere leso. Liberargli prima le vie respiratorie. Controllare la respirazione, etc. : tutte le procedure per gli infortunati.
L'ARVA [568] e` uno strumento molto efficace per ridurre i tempi di ritrovamento di un sepolto (in media da 120 min. a 35 min.; questo pero` riduce la probabilita` di morire solo da 76 a circa 62poiche` come detto, oltre 15 minuti e` molto improbabile sopravvivere). Naturalmente dev essere in buono stato (batterie cariche e apparecchio rispondente alle caratteristiche della sua classe di funzionamento) e bisogna saperlo usare (non si puo` mettersi a leggere il manuale di istruzioni solo quando occorre cercare uno che sta` sotto la neve). Percio` e` necessaria una conoscenza tecnico-pratica dello strumento.
Un suggerimento per la sicurezza del ritrovamento sotto valanghe e` l'uso del pallone da valanga che permette una ricerca ottica del travolto.

6.D.4.3 Scala unificata del pericolo da valanghe

Questa sottosezione riporta la scala del pericolo di valanghe per sci alpinisti, escursionisti e sciatori fuori pista [569] . Questa scala e` importante anche per lo speleologo che si appresta ad una uscita di battuta su una zona innevata in tardo inverno. Naturalmente prima di partire per una escursione sulla neve bisogna consultare i bollettini nivometeorologici.
Debole (Faible, Gering, Low)
Il manto nevoso e` in genere ben consolidato e stabile. Il distacco e` possibile solo con un forte sovraccarico (es. gruppo compatto di speleologi, uso di esplosivo), soprattutto sui pendii ripidi estremi. Sono possibili solo piccole valanghe spontanee. Condizioni generalmente sicure.
Moderato (Limite', Maessig, Moderate)
Il manto nevoso e` moderatamente consolidato su alcuni pendii, per il resto e` ben consolidato. Il distacco e` possibile con forte sovraccarico (vedi 8.B.1) soprattutto sui pendii ripidi indicati. Non sono da aspettarsi grandi valanghe spontanee. Condizioni favorevoli per battute, ma occorre considerare adeguatamente locali zone pericolose (di solito descritte in modo piu` dettagliato nel bollettino nivometereologico).
Marcato (Marque`, Erheblich, Considerable)
Il manto nevoso presenta un consolidamento da debole a moderato su molti pendii ripidi (cioe` con inclinazione superiore a circa 30 gradi). Il distacco di valanghe e` probabile con debole sovraccarico (es. singolo speleologo) soprattutto sui pendii ripidi indicati. In alcune situazioni sono possibili valanghe spontanee di media grandezza e, in singoli casi, anche grandi valanghe. Le possibilta` di battute sono limitate ed e` richiesta una buona capacita` di valutazione locale.
Forte (Fort, Gross, High)
Il manto nevoso e` debolmente consolidato sulla maggior parte dei pendii ripidi. Il distacco di valanghe e` probabile gia` con debole sovraccarico (vedi 8.B.4) sulla maggior parte dei pendii ripidi. In alcune situazioni sono da aspettarsi molte valanghe spontanee di media grandezza, talvolta anche grandi valanghe. Le possibilita` di battuta sono fortemente limitate ed e` richiesta una notevole capacita` di valutazione locale.
Molto forte (Tres fort, Sher gross, Very high)
Il manto nevoso e` in genere debolmente consolidato e per lo piu' instabile. Sono da aspettarsi numerose grandi valanghe spontanee, anche su terreno moderatamente ripido. Le battute non sono generalmente posiibili.

6.D.5 Segnali di emergenza


Segnali di soccorso
Fig. 239. Segnali di soccorso
Il segnale convenzionale internazionale di richiesta di soccorso e` la posizione con le braccia alzate a "V" (figura). La posizione con un braccio alzato ed uno abbassato indica che non si richiede soccorso [570] .
Per richiedere aiuto si fanno segnali visivi (agitando panni rossi), luminosi (con torcia elettrica), acustici (fischi), o altro, con una frequenza di sei al minuto, intervallati di pause della durata di un minuto. Per rispondere ad una richiesta di aiuto si fanno simili segnali, ma con una frequenza di tre al minuto, e sempre intervallati da pause di un minuto.
L'elicottero per atterrare ha bisogno di una piazzuola di 20 metri di diametro, con una zona piana di quattro metri di diametro. Intorno la piazzuola deve essere libera per una una elevazione sopra i 45°, in modo da permettere all'elicottero di avvicinarsi. Una persona si dispone al margine della piazzuola, inginocchiato, con le spalle al vento e la braccia sollevate a "V", e resta li` per dirigere l'atterraggio cercando di tenere contatto visivo col pilota. Tutti gli altri stanno lontano dalla piazzuola (almeno 20 metri). E` bene ancorare oggetti leggeri che potrebbero svolazzare in giro a causa delle pale dell'elicottero.

marco corvi - Tue Jan 22 14:12:47 2008
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